Piangere fa bene. Anche agli uomini

Redazione Pubblicato il 29/08/2016 Aggiornato il 30/08/2016

Le lacrime aiutano a sfogare emozioni che, se represse, finiscono con il trasformarsi in disturbi, dalle difficoltà respiratorie ai problemi gastrointestinali

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Una forte gioia, un attimo di dolore ma anche uno scoppio di allegria “sopra le righe”: sono questi gli stimoli che attivano il meccanismo, in parte ancora misterioso, delle lacrime. L’impulso a piangere nasce nel cervello. Ad essere coinvolto è l’ipotalamo che trasmette alle ghiandole lacrimali lo stimolo a produrre le lacrime.

Si pensa però che l’origine del pianto possa già iniziare nella zona limbica, la parte del cervello collegata alle emozioni profonde, alle sensazioni meno controllabili.

Una necessità basic

Gli psicologi sono d’accordo: sfogare tristezza, rabbia, disappunto ma anche gioia e allegria con le lacrime è un bisogno irrinunciabile. Una necessità “basic” per l’essere umano che, se repressa, finisce per creare un vero ingorgo emotivo. Chi si sforza di non piangere può, infatti, soffrire di veri disturbi: dalle difficoltà respiratorie ai problemi gastrointestinali.

Non a caso la tear therapy (ovvero la “terapia delle lacrime”) è nata e si è diffusa in una delle società che, per tradizioni e cultura, è tra le più ritrose nell’esprimere le emozioni: quella giapponese. Nelle sedute di tear therapy si viene spinti a piangere liberamente e copiosamente, complici film e racconti commoventi, nell’intimità di stanzette attrezzate.

Emotività “al femminile”?

Il pianto è visto spesso come una forma di emotività “al femminile”. Questo è vero soprattutto per ragioni culturali e sociologiche: per tradizione alla donna è concesso esprimere i suoi sentimenti con il pianto, mentre l’uomo in lacrime viene tradizionalmente visto come poco virile. Ma il pianto nasce unisex. E tale rimane fino alle soglie dell’adolescenza.

Uomini che piangono

Negli ultimi anni l’uomo si sta riappropriando delle lacrime. Mai visti così tanti sportivi, personaggi televisivi, uomini politici piangere in pubblico. Le lacrime vi sembrano strumentali? Non più di quelle femminili. Uomini e donne piangono sostanzialmente per gli stessi motivi: dolore, frustrazione, rabbia, oppure felicità, sollievo, soddisfazione… E per calcolo.

La differenza principale l’hanno individuata due ricercatrici americane, Thalia Goldstein e Ellen Winner, che hanno mostrato a un campione di uomini e donne film, serie tv, spezzoni di pièce teatrali commoventi registrandone le reazioni. Le donne piangono molto anche per empatia, perché si identificano con i sentimenti altrui. Gli uomini solo se hanno davvero vissuto sulla propria pelle la stessa esperienza.

In coppia

Per molti uomini è uno dei momenti più imbarazzanti del rapporto di coppia. E, in teoria, il meno erotico. Una ricerca isreaeliana ha dimostrato che le lacrime delle donne contengono sostanze chimiche che abbassano il desiderio sessuale maschile. Per contro, però, esiste anche la dacrifilia, l’eccitazione che si prova vedendo il proprio partner piangere. Per empatia, per il desiderio di essere utili. O per sadismo. E la perversione è dietro l’angolo.

Sul lavoro

Un altro campo in cui le lacrime sono viste con sospetto è quello lavorativo. Momento irrazionale per eccellenza, il pianto viene allontanato dagli ambienti di lavoro e associato a un’idea di debolezza. In realtà, secondo gli psicologi, non sempre piangere è sinonimo di fragilità. Anzi, se non si esagera, mostrare quando è possibile il lato più umano, quello meno perfetto, può essere un modo per evidenziare, oltre a quelle professionali, anche doti umane.