L’invidia: superala così
L’invidia colpisce soprattutto le donne e nasce dall’egocentrismo ma anche dall’insicurezza. È un vizio triste, da cui non si trae piacere ma tormento. Per questo bisogna libersarsene, in 3 step
Buone o cattive, generose o egoiste, almeno una volta nella vita a tutte è capitato di essere colpite da una fitta di invidia. Eppure non se ne parla. Solo a nominarla ci si sente deboli e inferiori. Ma negata a parole, si rivela nei gesti. Un solo sguardo può bastare.
L’invidia è un sentimento triste. È l’unico vizio senza piacere, da cui non si trae gratificazione, ma tormento.
Chi ne è oggetto sente fastidio, disagio. E chi la prova? A volte dura solo un attimo e poi scompare. Altre volte diventa un pensiero negativo che si riversa contro se stesse. Cerchiamo allora di capire cos’è, perché nasce e come si supera.
Al femminile
Le donne sono più invidiose degli uomini. Lo si capisce osservando il cameratismo che unisce gli uomini e la rivalità che più spesso divide le donne. Trova dimostrazione in fiabe e film. L’invidia nasce dal senso di impotenza e umiliazione e le donne li hanno provati. Un tempo non potevano mostrarsi aggressive, e l’unica possibilità era rifugiarsi nel rancore. Ma cosa invidiano le donne? Semplice: le altre donne. In passato per doti come bellezza e fascino, oggi anche per questioni professionali, economiche e culturali.
Perché lei sì e io no?
Perché lei sì e io no? è la domanda che guida l’invidiosa. Insicura e poco realizzata, oppure narcisista ed egocentrica, vive confrontandosi con le altre. Se da quei confronti esce perdente, la sua frustrazione aumenta. Ogni vittoria altrui è per lei una sconfitta. Sguardo attento e indagatore, finisce per dimenticarsi di se stessa e dei propri desideri.
Non sempre l’invidiosa è una perdente. Anche una donna bella, di successo, con una situazione familiare positiva, può provare invidia. Può per esempio accadere che si imbatta in un’amica intellettuale che le fa sentire il suo valore culturale. Lei ha molte frecce al suo arco. L’altra ne ha solo una che però lei non ha. E allora scatta l’invidia.
Anche in famiglia.
È un sentimento talmente insidioso da riuscire a intrufolarsi anche tra persone che si amano, o legate da forti sentimenti di affetto. Nella coppia può essere presente. Esiste infatti l’invidia di un marito davanti a un riconoscimento della moglie. Le donne invece raramente invidiano l’uomo. Il rapporto tra madre e figlia può essere problematico perché riguarda la bellezza, la giovinezza che passano dalla prima alla seconda.
Come combatterla
1) Ammetterla. Un modo per esorcizzare l’invidia è ammetterla dicendo all’oggetto di questa passione “ti invidio”. In questo modo è come se neutralizzasse il sentimento negativo: confessandolo si spegne, si rende piccolo, si impedisce che cresca dentro di sé.
2) Trasformarla in competizione. In alcuni casi può essere trasformata in sana competizione e può diventare lo spunto per migliorarsi.
3) Farla diventare l’occasione per conoscersi davvero. Può anche diventare l’occasione per ritrovare il contatto con se stesse, cercando di capire quali sono i propri desideri reali. Bisogna domandarsi se l’oggetto del desiderio (dal più banale al più serio) è davvero importante per noi. Capirei se davvero possederlo ci renderebbe più felici, realizzate. E nello stesso rivalutare le cose che abbiamo già, restituendo loro il giusto valore. La propria identità, anche se imperfetta, è unica, e se ci si ferma riflettere si capisce che non la si cambierebbe con quella di nessun altro.
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