Fase 2: dopo il lockdown hai voglia di stare da sola? Non sentirti in colpa
Cene in terrazza e passeggiate in compagnia non fanno ancora per voi? Prendete tempo. Un po' di prudenza e il bisogno di tornare gradualmente alle vecchie abitudine sono legittimi e non mettono in discussione l'affetto per amici e parenti
Finalmente è arrivato il momento di rimettere il naso fuori, anche se debitamente coperto dalla mascherina. Gradualmente ci si potrà incontrare per il piacere di farlo, senza bisogno di motivazioni inattaccabili da esibire tramite autocertificazione. Una bella notizia accompagnata da un nuovo interrogativo: come si fa ad ammettere di voler stare ancora un pochino da soli senza offendere nessuno?
Le occasioni di socializzare iniziano a fiorire anche con i locali aperti solo a metà e sembra un peccato non coglierle al volo. Ma è legittimo anche voler preservare una piccola oasi di solitudine, questa volta per scelta.
Quando stare soli fa bene
I pregi della solitudine non sono stati cancellati dal Coronavirus. L’isolamento ha richiesto il sacrificio della parte di noi a cui il contatto con gli altri fa bene, anche e soprattutto fisicamente, ma non ci ha privati del bisogno di introspezione e di silenzio. Non vale solo per gli introversi, che tra gli sbalzi d’umore tipici della quarantena hanno sperimentato anche la strana euforia di poter tenere gli impegni in sospeso, né per chi è rimasto a strettissimo contatto con coinquilini, familiari o partner. Anche la persona più socievole ha bisogno di uno spazio tutto suo per rigenerarsi e lasciar fluire la creatività. Per non sentirsi sopraffatti ha senso rientrare nel mondo un pochino alla volta, alternando i weekend dedicati agli amici con quelli dedicati a se stessi.
Ridurre le videochiamate? Si può
Il revival delle videochiamate è stato una croce e una delizia. Ci ha permesso di mantenere intatti alcuni degli aspetti più belli del relazionarsi con gli altri, come sorridersi e guardarsi negli occhi. Allo stesso tempo ha comportato un’impercettibile ma sistematica violazione della propria intimità che non sempre si accetta di buon grado. Così c’è chi ha imparato tecniche ninja per uscire dalle chiamate di gruppo senza attirare troppo l’attenzione, spegnendo prima il microfono e poi la telecamera, e chi si è aggrappato all’evergreen della batteria scarica per tagliare corto o passare a una più rilassante telefonata tradizionale, o ancora meglio un messaggio vocale. Se non ci va di continuare a fissare aperitivi e appuntamenti virtuali non dovremmo sentirci in difetto. Questa nuova fase può essere inaugurata anche limitando il tempo passato davanti a uno schermo, almeno fuori dall’orario di lavoro. Dopotutto, per avere qualcosa da raccontarci quando saremo finalmente insieme è necessario restituire alla vita privata un po’ di mistero.
Accettare la nuova normalità
Dietro alla reticenza con cui tentenniamo sulla cena in terrazza o sulla passeggiata al parco non c’è (solo) la voglia di rimanere in tuta, o l’imbarazzo per l’aspetto selvatico dei capelli dopo tre mesi senza parrucchiere. C’è anche la diversa percezione del rischio maturata negli ultimi mesi, che vale la pena di ascoltare. La disinvoltura con cui eravamo abituati a stringerci come sardine sui mezzi pubblici è sostituita da ingressi contingentati e dubbi legittimi su quanto sia opportuno spostarsi, anche all’interno del proprio Comune. In un certo senso noi cittadini europei non abbiamo mai avuto tanta libertà di scelta come in questa Fase 2. La paura di deludere o di sembrare paranoici non deve prevalere sulle considerazioni razionali, che è giusto continuare a fare sapendo che un po’ di prudenza non mette in discussione l’affetto che proviamo per gli altri.
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