23/06/2020

Fantasy e sci-fi per affrontare meglio i problemi

Veronica Colella Pubblicato il 23/06/2020 Aggiornato il 23/06/2020

Libri e film fantasy o di fantascienza non sono una fuga dalal realtà, al contrario . Secondo gli psicologi insegnano ad affrontare gli imprevisti e le novità

fantasy - sci-fi

I pregiudizi sulla fantascienza e sul fantasy tendono a sminuire l’importanza di queste letture (o visioni), che invece potrebbero rivelarsi fondamentali per sviluppare il dono della resilienza.

Anziché rappresentare una via di fuga dal mondo reale, permettono di affrontare dilemmi etici e morali radicati nella vita quotidiana. In più, stimolano il pensiero creativo e insegnano a familiarizzare con tutto ciò che è bizzarro e inaspettato.

A sostenerlo è Esther Jones, professoressa associata all’Università di Clark il cui campo di ricerca sono proprio i messaggi etici, politici e sociali nella fantascienza contemporanea.

Quando la realtà diventa soffocante

Se le storie ambientate in mondi alternativi conquistano tanti lettori (o spettatori), riflette Jones in un articolo pubblicato su The Conversation, è proprio perché soffriamo di un sovraccarico di realtà. A farne le spese sono soprattutto le generazioni più giovani, dotate di un accesso alle informazioni senza precedenti ma anche della consapevolezza di avere un potere di intervento piuttosto limitato. La pandemia è stata solo l’ultima grande crisi con cui abbiamo dovuto confrontarci e non sarà di certo l’ultima. Proprio per questo abbiamo bisogno di narrativa il cui scopo è esplorare l’ambiguità dell’esistenza e abituarci a fare pace con l’incertezza. Il fatto che queste storie siano spesso popolate da draghi e navi spaziali non deve trarre in inganno: le prospettive offerte dagli autori sono spesso inedite e complesse, con il vantaggio di concedere un distanziamento psicologico ed emotivo che permette di non sentirsi sopraffatti.

Due stereotipi da smontare

La letteratura di evasione ha una cattiva fama che riposa su due stereotipi ormai datati. Il primo è che si tratti di un genere inferiore, più affine alla letteratura per ragazzi che a quella per adulti. E la letteratura per ragazzi, fa notare sardonicamente la scrittrice per l’infanzia Katherine Rundell, “non è ricca, non è originale, non è profonda”. Il secondo è che inviti a rimandare all’infinito il momento di affrontare i problemi, cercando rifugio in un universo inoffensivo e privo di pericoli. Niente di più sbagliato, almeno secondo Neil Gaiman. Nel suo discorso di accettazione alla medaglia Newbery, pubblicato all’interno della raccolta Questa non è la mia faccia (Mondadori), invita a considerare la narrativa in termini di sopravvivenza. Da bambino, le storie gli hanno permesso di sperimentare le cose della vita “nel modo in cui un avvelenatore del Settecento sperimentava i veleni, assumendoli in dosi minuscole, in modo da essere poi in grado di ingerire sostanze che avrebbero ucciso chi non fosse assuefatto”.

Il potere della fantasia, secondo la scienza

Se l’opinione di scrittori e docenti di letteratura può sembrarvi di parte, c’è anche quella degli psicologi che Jones cita a sostegno della sua tesi. Uno studio del 2016 dell’Università di Fielding suggerisce che le storie abbiano la capacità di cambiarci nel profondo, innescando un processo di “empatia duale” in cui elaboriamo a livello personale le esperienze vissute attraverso i personaggi. Mentre ci addentriamo in una nuova storia, il nostro mondo interiore si riassesta mettendo in discussione quello che crediamo di sapere, vagliando nuove idee e aiutandoci a dare un senso alle nostre emozioni in maniera mediata ma non per questo meno efficace.