Body positivity: felici di essere se stesse
Un corpo che non corrisponde ai canoni estetici dominanti non è solo un peso sgradito, da guardare con rifiuto: scoprire che si può essere vincenti anche se si è in conflitto con la propria immagine aiuta a trovare la serenità
Accettarsi con i propri difetti e imparare ad amarsi non è facile. Questo vale soprattutto per il proprio corpo, che non sempre corrisponde ai canoni ideali di bellezza imposti dalla cultura e dalla società in cui viviamo.
Si possono vivere esperienze bellissime e si possono compiere azioni gratificanti e utili anche con un corpo che non ci piace: iniziare a riconoscerlo è il primo passo verso l’accettazione di sé.
Una storia di adaptiveness
Muriel De Gennaro è una social influencer 24enne, attivista del movimento Body Positivity: è una ragazza curvy che ha fatto del suo sovrappeso e delle difficoltà che ha incontrato nella vita un mezzo per parlare agli altri di inclusione, di corpo, di cambiamenti (dentro e fuori) e di come si raggiungono l’accettazione di sé e la serenità. A un recente webinar organizzato da Sloggi, e dedicato all’importanza dell’adaptiveness nel mondo di oggi, ha raccontato il suo percorso, che a giudizio della psicologa e psicoterapeuta Ilaria Riviera può essere un esempio per tante giovani donne, grasse, troppo magre, in conflitto con la propria immagine e, più in generale, alle prese con una profonda mancanza di autostima.
Fase 1 – le insicurezze dell’adolescenza
Per Muriel il rapporto con corpo è problematico fin da piccola. Dopo la perdita del papà, inizia a sfogare la rabbia nel cibo, servendosene per riempire il suo vuoto: alle fine della scuola elementare e alle medie arrivano così l’aumento di peso e le prime critiche, le battutine, l’ironia altrui. La scelta di iniziare una dieta consente a Muriel di perdere parecchi chili, ma inizia il “periodo fisarmonica”, con diete e dimagrimenti, seguiti ogni volta da un nuovo acquisto di peso. Non arriva la serenità perché, nel tentativo continuo di piacere agli altri, non lavora su se stessa per accettarsi ed è in conflitto con quel corpo che non vuole mostrare nemmeno al mare, in costume.
Fase 2 – il lavoro e i social
Aprire il suo canale Youtube è un nuovo modo per trovare uno spazio dove essere se stessa senza paura di essere giudicata: un posto che nella realtà ha sempre fatto fatica a trovare. Attraverso quel diario, Muriel comincia a parlare agli altri di temi sempre più seri e importanti, come quello dell’inclusività, e a trasformare i social in un lavoro. Ma non mancano le critiche e i commenti degli hater, a causa del suo fisico oversize, e quel corpo continua a essere per lei qualcosa con cui non riesce a fare pace: tanto che modifica le foto da postare, dimagrendole in modo molto marcato.
Fase 3 – la svolta
Il cambiamento arriva dopo un invito a una sfilata di intimo per donne curvy in piazza del Duomo, a Milano: pur essendo terrorizzata accetta e, grazie a quella sfida, esce dalla sua comfort zone. Intorno a lei sfilano altre ragazze oversize, con i suoi stessi disagi: la condivisione con loro e la vittoria contro le paure della vigilia le danno la forza per cominciare a guardare quel corpo con occhi nuovi. Inizia ad accettarlo, a non vederlo più come un ostacolo, trova l’autostima, torna al mare, smette di modificare le foto e di mettere vestiti che la coprano. E porta la tematica del corpo sui social, acquistando consapevolezza e serenità. Oggi Muriel ha imparato che anche dagli eventi più difficili e dolorosi si può uscire più forti.
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