Spotting: quando preoccuparsi
Il sanguinamento intermestruale è una condizione frequente durante l’età fertile e nel periodo della premenopausa, momenti in cui gli ormoni subiscono importanti oscillazioni. È sempre importante consultare il ginecologo
Perdite di sangue scarse, di colore rosso scuro o marroni tra un ciclo mestruale e l’altro? Questo fenomeno si chiama spotting (dall’inglese to spot, che significa “macchiare”). Le cause possono essere molteplici e per semplicità si possono distinguere in funzionali e organiche. Nel primo gruppo rientrano quelle condizioni per le quali si verifica uno squilibrio ormonale. «Nel secondo il motivo scatenante può essere una patologia organica benigna come la presenza di cisti ovariche, fibromi uterini, polipi della cervice o dell’endometrio, cioè il tessuto che riveste l’utero», spiega la dottoressa Serena Polizzi, ginecologa dell’IRCCS San Gerardo di Monza, esperta di patologia benigna, endometriosi ed endocrinologia dell’infanzia e dell’adolescenza. E ancora ectopia cervicale (meglio conosciuta come piaghetta del collo dell’utero), infezioni sessualmente trasmesse, istmocele (nelle pazienti che hanno subiti uno o più tagli cesarei) o una patologia organica maligna come tumori della cervice uterina e dell’endometrio.
Le alterazioni ormonali
La regolarità del ciclo mestruale è influenzata in modo negativo dallo stress psichico-fisico e alimentare, per esempio nel caso di diete troppo drastiche, associate a intensa attività fisica e a variazioni repentine di peso in eccesso o difetto. In circa il 10% delle donne che iniziano a usare contraccettivi – pillola, cerotto, anello e dispositivo sottocutaneo- può verificarsi spotting nei primi uno/tre mesi di assunzione, per via di una fase di adattamento alla nuova esposizione ormonale.
Alcuni farmaci (antibiotici, cortisone, alcuni antidepressivi e antipsicotici) specie se assunti insieme alla pillola anticoncezionale possono interferire nel suo assorbimento causando perdite e riducendone la capacità contraccettiva.
Il 5% delle donne presenta spotting durante l’ovulazione, mentre nelle donne in perimenopausa le perdite ematiche e l’irregolarità mestruale sono legate al fisiologico esaurimento della funzionalità ovarica che comporta riduzione della produzione del progesterone a causa dei cicli anovulatori. Anche condizioni come l’ipotiroidismo e la sindrome dell’ovaio policistico possono alterare il ciclo mestruale.
Dolce attesa e menopausa
Un capitolo a parte meritano questi due momenti della vita, perché ogni perdita di sangue deve essere indagata tempestivamente. «Durante il primo trimestre di gravidanza, lo spotting potrebbe essere causato dal fisiologico annidamento dell’embrione o in altri casi, specie se associato a dolore, potrebbe essere dovuto a una minaccia di aborto o a un impianto anomalo extra-uterino della gravidanza», continua. Nel secondo e terzo trimestre l’eventuale sanguinamento deve essere indagato: può essere segno di un’anomalia nella placenta o di una minaccia di parto prematuro. In menopausa, le perdite ematiche possono essere la spia di patologie tumorali e non vanno ignorate.
Lo stile di vita
Lo spotting è imprevedibile, ma se si escludono le cause organiche, le anomalie del ciclo mestruale possono essere prevenute attraverso uno stile di vita sano che prevede un’alimentazione varia e bilanciata come il modello della dieta mediterranea (facendo attenzione a quei cibi che possono avere alto contenuto di estrogeni come le carni bianche e la soia) e attività fisica moderata e regolare, per mantenere il corretto peso corporeo. No al fumo e all’eccesso di alcol, responsabili di infiammazione e formazione di radicali liberi.
Sotto controllo
Gli esami di primo livello sono la visita ginecologica con esame obiettivo e tramite lo speculum, pap-test ed ecografia transvaginale (o transaddominale in caso di paziente vergine). Lo specialista, se lo riterrà opportuno, potrà richiedere esami di secondo livello che varieranno in base al sospetto clinico: esami ormonali, tamponi cervico-vaginali (in caso di sospetta infezione), oppure l’isteroscopia, che attraverso la distensione della cavità uterina con soluzione fisiologica e l’introduzione di una telecamera al suo interno consente di verificare la presenza di neoformazioni come miomi, polipi o tumori endometriali per poi procede se necessario alla biospia dei tessuti. La terapia cambia a seconda della causa e potrà essere medica o chirurgica.
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