Sole sicuro
Mentre avanza la ricerca sul melanoma, il tumore più aggressivo della cute, i dermatologi sottolineano l’importanza della prevenzione con un utilizzo corretto dello strumento più prezioso a disposizione: il solare
Sole e tumori della pelle. Il legame è ormai conclamato e la ricerca scientifica punta a giocare la carta della prevenzione, la strada più efficace per godere a pieno dei benefici della vita all’aria aperta, arginando i concreti rischi che un’esposizione eccessiva e sconsiderata ai raggi Uv può provocare.
Sempre di più, sempre più giovani
Il melanoma è il tumore della cute più aggressivo. I numeri non lasciano dubbi: 12.700 casi stimati nel 2023, secondo i dati de “I numeri del cancro 2023” di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), di cui 7.000 nuove diagnosi fra gli uomini e 5.700 fra le donne.
Ma a preoccupare è anche il fatto che il melanoma colpisca sempre più i giovani, soprattutto per colpa di comportamenti sconsiderati in infanzia e in adolescenza.
«Eritemi significativi entro i 20 anni di età lasciano infatti una traccia profonda di cui si paga lo scotto in età adulta» commenta il dottor Michele Tiano, dermatologo presso Humanitas.
Come avanza la ricerca
«La prognosi e la sopravvivenza dal melanoma maligno dipendono fortemente dalla diagnosi precoce e dal trattamento altrettanto tempestivo» precisa il dottor Renato Parente, responsabile di Anatomia Patologica dell’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino. È seguendo questo principio cardine che uno studio finanziato dalla Fondazione Humanitas per la Ricerca ha rivolto l’attenzione a due biomarcatori che potrebbero permettere di valutare meglio il rischio di progressione della malattia. «Gli attuali criteri adottati per monitorare la possibile evoluzione dei melanomi allo stadio iniziale, cioè lo spessore e il grado di ulcerazione, non consentono di valutare appieno il rischio di progressione della malattia che si verifica nel 15% dei melanomi ad apparente bassa malignità. I finanziamenti di Fondazione Humanitas per la Ricerca hanno permesso di avviare uno studio, svolto su 140 pazienti, per confermare l’affidabilità di due biomarcatori, chiamati Ambra1 e Loricrina, che consentirebbe di individuare il melanoma ad alto rischio in persone con malattia a uno stadio iniziale». Un passo in avanti importante quindi per individuare precocemente l’evoluzione della patologia e per scegliere con maggiore personalizzazione i trattamenti terapeutici necessari a fermarla.
L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di agosto, ora in edicola.
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