VENLAFAXINA AUR 10CPS 150MG RP

8,01 €

Prezzo indicativo

Principio attivo: VENLAFAXINA CLORIDRATO
  • ATC: N06AX16
  • Descrizione tipo ricetta: RR - RIPETIBILE 10V IN 6MESI
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio:

Data ultimo aggiornamento: 27/02/2016

Trattamento di episodi depressivi maggiori. Prevenzione delle ricadute di episodi depressivi maggiori. Trattamento del disturbo da ansia generalizzata. Trattamento del disturbo da ansia sociale. Trattamento del disturbo da panico, con o senza agorafobia.
Ogni capsula a rilascio prolungato contiene 37,5 mg di venlafaxina (come cloridrato). Ogni capsula a rilascio prolungato contiene 75 mg di venlafaxina (come cloridrato). Ogni capsula a rilascio prolungato contiene 150 mg di venlafaxina (come cloridrato). Eccipienti con effetti noti: Ogni capsula contiene 43,6 mg di saccarosio. Ogni capsula contiene 87,1 mg di saccarosio. Ogni capsula contiene 174,3 mg di saccarosio. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.

Controindicazioni

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminossidasi (MAOI) è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia.
La venlafaxina non deve essere iniziata per almeno 14 giorni dopo la sospensione del trattamento con gli inibitori irreversibili delle MAO.
La venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con qualunque altro inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

Posologia

Posologia Episodi depressivi maggiori La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno.
I pazienti senza una risposta alla dose iniziale di 75 mg/die possono trarre benefici da aumenti di dose fino ad una dose massima di 375 mg una volta al giorno.
Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.
Se clinicamente raccomandato a causa della gravità dei sintomi, gli aumenti di dose possono essere fatti ad intervalli più frequenti, ma comunque non inferiori a 4 giorni.
A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
Si deve mantenere la dose efficace più bassa.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Il trattamento a lungo termine può essere appropriato anche per la prevenzione delle recidive di episodi depressivi maggiori (EDM).
Nella maggior parte dei casi la dose raccomandata nella prevenzione delle recidive di EDM è la stessa di quella usata durante l’episodio corrente.
La terapia con medicinali antidepressivi deve essere proseguita per almeno 6 mesi dopo la remissione.
Disturbo da ansia generalizzata La dose iniziale raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno.
I pazienti senza una risposta adeguata alla dose iniziale di 75 mg/die possono trarre benefici da aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg una volta al giorno.
Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
Si deve mantenere la dose efficace più bassa.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Disturbo da ansia sociale La dose raccomandata di venlafaxina a rilascio prolungato è di 75 mg una volta al giorno.
Non c’è evidenza che dosi più elevate conferiscano un beneficio aggiuntivo.Tuttavia, in singoli pazienti senza una risposta adeguata alla dose iniziale di 75 mg/die, possono essere presi in considerazione aumenti fino ad una dose massima di 225 mg una volta al giorno.
Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
Si deve mantenere la dose efficace più bassa.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Disturbo da panico Si raccomanda l’uso di una dose di 37,5 mg/die di venlafaxina a rilascio prolungato per 7 giorni.
Il dosaggio deve poi essere aumentato a 75 mg/die.
I pazienti senza una risposta adeguata alla dose di 75 mg/die possono trarre benefici da aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg una volta al giorno.
Si può aumentare la dose ad intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
Si deve mantenere la dose efficace più bassa.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito diversi mesi, o più a lungo.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Pazienti anziani Non sono ritenuti necessari particolari aggiustamenti della dose di venlafaxina solo sulla base dell’età del paziente.
Tuttavia, si deve esercitare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (ad es.
a causa della possibilità di compromissione renale, possibili alterazioni nella sensibilità ed affinità dei neurotrasmettitori che insorgono con l’età).
Si deve sempre ricorrere alla dose efficace più bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando è necessario incrementare la dose.
Popolazione pediatrica L’uso di venlafaxina non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti.
Studi clinici controllati in bambini ed adolescenti con disturbo depressivo maggiore non sono riusciti a dimostrare l’efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
L’efficacia e la sicurezza di venlafaxina per altre indicazioni non sono state stabilite nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Pazienti con compromissione epatica Nei pazienti con compromissione epatica lieve e moderata, si deve considerare in generale una riduzione della dose del 50%.
Tuttavia, a causa della variabilità interindividuale nella clearance, una personalizzazione della dose può essere auspicabile.
Ci sono dati limitati per pazienti con compromissione epatica grave.
Si raccomanda cautela e si deve considerare di ridurre la dose di oltre il 50%.
Devono essere valutati i potenziali benefici rispetto ai rischi nel trattamento dei pazienti con compromissione epatica grave.
Uso nei pazienti con compromissione renale Benché non sia necessaria alcuna modifica nella dose per i pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (GFR) tra 30 e 70 ml/minuto, si consiglia comunque cautela.
Per i pazienti che necessitano emodialisi e in pazienti con compromissione renale grave (GFR < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%.
A causa della variabilità interindividuale nella clearance in questi pazienti, una personalizzazione della dose può essere auspicabile.
Sintomi da astinenza osservati con la sospensione di venlafaxina La sospensione improvvisa deve essere evitata.
Quando si interrompe il trattamento con venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente nell’arco di almeno 1-2 settimane per ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere paragrafo 4.4 e 4.8).
Se in seguito alla riduzione della dose o alla sospensione del trattamento si verificano sintomi insopportabili, si può considerare di riprendere con la dose precedentemente prescritta.
Successivamente il medico può continuare a ridurre la dose, ma in maniera più graduale.
Modo di somministrazione Per uso orale.
Si raccomanda l’assunzione di venlafaxina a rilascio prolungato con cibo, circa alla stessa ora del giorno.
La capsula deve essere ingerita intera con del liquido e non deve essere dimezzata, frantumata, masticata o sciolta in acqua.
I pazienti trattati con venlafaxina compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina capsule a rilascio prolungato al dosaggio giornaliero equivalente più vicino.
Ad es.
venlafaxina compresse a rilascio immediato 37,5 mg due volte al giorno può essere sostituita con venlafaxina capsule a rilascio prolungato 75 mg una volta al giorno.
Possono essere necessari aggiustamenti individuali della dose.
Le capsule di venlafaxina a rilascio prolungato contengono sferoidi che rilasciano lentamente il principio attivo nel tratto digestivo.
La porzione insolubile di questi sferoidi viene eliminata e può essere osservata nelle feci.

Avvertenze e precauzioni

Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico La depressione è associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio-correlati).
Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa.
Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento.
È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasi del miglioramento.
Altre patologie psichiatriche per le quali la venlafaxina è prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidio-correlati.
Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore.
Le stesse precauzioni osservate quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore si devono pertanto osservare con altre patologie psichiatriche.
Pazienti con storia di eventi suicidio-correlati, o che manifestano un grado significativo di idea suicida prima dell’inizio del trattamento, sono a rischio maggiore di pensieri suicidi o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente monitorati durante il trattamento.
Una metanalisi degli studi clinici condotti con farmaci antidepressivi in confronto con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicida nella fascia di età inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo.
La terapia farmacologica deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose.
I pazienti (e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessità di monitorare qualsiasi peggioramento clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidi o di cambiamenti inusuali del comportamento e di cercare immediatamente un consulto medico se questi sintomi si presentano.
Popolazione pediatrica Venlafaxina non deve essere utilizzata per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Comportamenti suicidio-correlati (tentativi di suicidio e pensieri suicidi) e ostilità (principalmente aggressività, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini ed adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo.
Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari.
Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti.
Sindrome serotoninergica Con il trattamento con la venlafaxina, come con altri farmaci serotoninergici, può verificarsi la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, in particolare con l’uso concomitante di altri agenti che possono avere effetti sul sistema dei neurotrasmettitori serotoninergici (inclusi i triptani, gli SSRI, gli SNRI, litio, sibutramina, Erba di San Giovanni [Hypericum perforatum], fentanil e i suoi analoghi, tramadolo, destrometorfano, tapentadolo, petidina, metadone e pentazocina), con agenti medicinali che inibiscono il metabolismo della serotonina (quali gli inibitori delle MAO, ad es.
il blu di metilene), alcuni precursori della serotonina (quali i supplementi del triptofano) o gli antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere modifiche dello stato mentale (es.
agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (es.
tachicardia, pressione ematica labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (es.
iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (es.
nausea, vomito, diarrea).
Nella sua forma più grave, la sindrome serotoninergica può essere scambiata con una sincope vasovagale (NMS), che include ipertermia, rigidità muscolare, instabilità autonomica con possibile rapida fluttuazione dei segni vitali e delle alterazioni dello stato mentale.
Se è clinicamente raccomandato il trattamento concomitante con venlafaxina e altri agenti che possono avere effetti sui sistemi del neurotrasmettitore serotoninergico e/o dopaminergico, si consiglia attenta osservazione del paziente in particolare durante l’inizio del trattamento e agli incrementi di dose.L’uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (ad es.
gli integratori di triptofano) non è raccomandato.
Glaucoma ad angolo stretto In associazione con la venlafaxina, si può verificare midriasi.
Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso).
Pressione arteriosa Aumenti dose-dipendente della pressione arteriosa sono stati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina.
Nell’esperienza post-marketing sono stati riportati casi di elevata pressione arteriosa che hanno richiesto un trattamento immediato.
Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per casi di elevata pressione arteriosa e un’ipertensione preesistente deve essere controllata prima di iniziare il trattamento con venlafaxina.
La pressione arteriosa deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e dopo aumenti di dose.
Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione arteriosa, quali quelli con funzionalità cardiaca compromessa.
Frequenza cardiaca Si può verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi più alti.
Si deve prestare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca.
Malattia cardiaca e rischio di aritmia L’uso di venlafaxina non è stato valutato in pazienti con recente anamnesi di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile.
Pertanto la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti.
Nell’esperienza post-marketing, casi di prolungamento dell’intervallo QTC, torsioni di punta (TdP), tachicardia ventricolare ed aritmia cardiaca fatale sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in casi di overdose o in pazienti con altri fattori di rischio per il prolungamento dell’intervallo QTC e per la TdP.
La valutazione di rischi e benefici deve essere considerata prima di prescrivere venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca o di prolungamento dell’intervallo QTC. Convulsioni Durante la terapia con venlafaxina si possono presentare convulsioni.
Come tutti i farmaci antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi di convulsioni, e i pazienti interessati devono essere attentamente monitorati.
Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sviluppino convulsioni.
Iponatriemia Si possono verificare casi di iponatriemia e/o di sindrome da inadeguata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH) con l’uso di venlafaxina.
Ciò si è verificato più frequentemente in pazienti con deplezione di liquidi o disidratati.
Pazienti anziani, pazienti che assumono diuretici e pazienti con deplezione di liquidi per altre ragioni, possono essere maggiormente a rischio per questo evento.
Sanguinamento anormale I medicinali che inibiscono la captazione della serotonina possono portare a funzionalità piastrinica ridotta.
Eventi di sanguinamento correlati all’uso di SSRI e SNRI variano da ecchimosi, ematomi, epistassi e petecchie a emorragie gastrointestinali e pericolose per la vita.
Il rischio di emorragia può essere aumentato in pazienti che assumono venlafaxina.
Come con altri inibitori della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in trattamento con anticoagulanti e inibitori piastrinici.
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)/inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) possono aumentare il rischio di emorragia postpartum (vedere paragrafi 4.6 e 4.8).
Colesterolo sierico Sono stati registrati aumenti clinicamente significativi del colesterolo sierico nel 5,3% dei pazienti trattati con venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo dopo un trattamento di almeno tre mesi in studi clinici placebo-controllati.
La misurazione dei livelli sierici di colesterolo deve essere presa in considerazione durante un trattamento prolungato.
Co-somministrazione con agenti per la perdita di peso Non sono state dimostrate la sicurezza e l’efficacia della terapia con la venlafaxina in associazione con agenti per la perdita di peso, compresa la fentermina.
La somministrazione contemporanea di venlafaxina e di agenti per la perdita di peso non è raccomandata.
La venlafaxina non è indicata per la perdita di peso né in monoterapia né in combinazione con altri prodotti.
Mania/ipomania Si possono manifestare mania/ipomania in una piccola proporzione di pazienti con disturbi dell’umore che abbiano assunto antidepressivi, inclusa la venlafaxina.
Come con altri antidepressivi la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi personale o familiare di disordini bipolari.
Aggressività Si può verificare aggressività in una piccola proporzione di pazienti che abbiano assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina.
Ciò è stato riportato all’inizio del trattamento, alla modifica del dosaggio e all’interruzione del trattamento.
Come con altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi di aggressività.
Sospensione del trattamento Sintomi da astinenza sono comuni quando si interrompe il trattamento, soprattutto se in caso di brusca interruzione (vedere paragrafo 4.8).
Negli studi clinici, gli eventi avversi osservati all’interruzione del trattamento (durante e dopo la riduzione della dose), si sono verificati in circa il 31% dei pazienti trattati con venlafaxina e nel 17% dei pazienti che assumevano placebo.
Il rischio di sintomi da astinenza può dipendere da diversi fattori, inclusi la durata e la dose della terapia e la velocità di riduzione della dose.
Le reazioni più comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (inclusa la parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea.
Generalmente questi sintomi sono da lievi a moderati; tuttavia, in alcuni pazienti possono essere di grave intensità.
Si verificano di solito entro i primi giorni dall’interruzione del trattamento, ma sono stati riportati casi molto rari di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente dimenticato di assumere una dose.
Generalmente, questi sintomi sono auto-limitanti e di solito si risolvono entro 2 settimane, sebbene in alcuni individui possano durare più a lungo (2-3 mesi o più).
Si consiglia pertanto di ridurre gradualmente la somministrazione di venlafaxina quando si interrompe il trattamento in un tempo di diverse settimane o mesi, secondo i bisogni di ciascun paziente (vedere paragrafo 4.2).
Acatisia/irrequietezza psicomotoria L’uso della venlafaxina è stato associato con lo sviluppo di acatisia, caratterizzata da una irrequietezza soggettivamente spiacevole e stressante e da bisogno di muoversi spesso accompagnato da una incapacità a restare seduto o fermo.
È più probabile che si verifichi entro le prime settimane di trattamento.
Nei pazienti che riportano questi sintomi un aumento della dose può essere dannoso.
Secchezza delle fauci Il 10% dei pazienti trattati con venlafaxina riporta secchezza della bocca.
Ciò può comportare un aumentato rischio di carie e si deve avvertire i pazienti dell’importanza dell’igiene dentale.
Diabete Il trattamento con SSRI o con venlafaxina può alterare il controllo glicemico nei pazienti affetti da diabete.
Può essere necessario aggiustare la dose di insulina e/o di antidiabetici orali.
Disfunzione sessuale Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e della serotonina-noradrenalina (SNRI) possono causare sintomi di disfunzione sessuale (vedere paragrafo 4.8).
Sono stati segnalati casi di disfunzione sessuale a lungo termine con persistenza dei sintomi dopo l’interruzione dell’uso di SSRI/SNRI.
Interazioni farmaco-esami di laboratorio In pazienti che assumono venlafaxina sono stati riferiti casi di falso-positivo ai test di screening nelle urine per il dosaggio immunologico della fenciclidina (PCP) e dell’anfetamina.
Ciò è dovuto alla mancanza di specificità dei test di screening.
Risultati falsi positivi ai test possono essere previsti per diversi giorni dopo l’interruzione della terapia con venlafaxina.
I test di conferma, ad esempio la gascromatografia/spettrometria di massa, distingueranno la venlafaxina dalla PCP e dall’anfetamina.
Saccarosio Venlafaxina Aurobindo contiene sfere di zucchero che contengono saccarosio.
I pazienti affetti da problemi ereditari di intolleranza al fruttosio, malassorbimento di glucosio-galattosio o carenza di saccarosio-isomaltasi non devono assumere questo medicinale.

Interazioni

Inibitori delle monoaminossidasi (I-MAO) I-MAO irreversibili non selettivi La venlafaxina non deve essere usata in combinazione con I-MAO irreversibili non selettivi.
Non si deve iniziare l’uso di venlafaxina per almeno 14 giorni dopo l’interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo.
Si deve interrompere il trattamento con la venlafaxina per almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Inibitore selettivo reversibile della MAO-A (moclobemide)L’associazione della venlafaxina con un I-MAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, non è raccomandata, a causa del rischio di sindrome serotoninergica.
Dopo il trattamento con un I-MAO reversibile, si può attendere un periodo di astinenza inferiore a 14 giorni prima di iniziare il trattamento con venlafaxina.
Si raccomanda di interrompere l’assunzione di venlafaxina per almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO reversibile (vedere paragrafo 4.4).
I-MAO non selettivi reversibili (linezolid) L’antibiotico linezolid è un debole I-MAO reversibile e non selettivo, e non deve essere prescritto ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4).
Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con I-MAO e cominciato quella con venlafaxina, o avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con I-MAO.
Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiro e ipertermia con manifestazioni rassomiglianti la sindrome neurolettica maligna, convulsioni e morte.
Sindrome serotoninergica Come con altri farmaci serotoninergici, con la venlafaxina si può verificare la sindrome serotoninergica, soprattutto con l’uso concomitante di altri farmaci che possono modulare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (inclusi i triptani, gli SSRI, gli SNRI, litio, sibutramina, il tramadolo, Erba di San Giovanni [Hypericum perforatum], fentanil e i suoi analoghi, tramadolo, destrometorfano, tapentadolo, petidina, metadone e pentazocina), con medicinali che interferiscono con la metabolizzazione della serotonina (quali gli I-MAO, ad es.
il blu di metilene), con precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) o con gli antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Se il trattamento concomitante della venlafaxina con un SSRI, un SNRI o con un agonista del recettore della serotonina (triptano) è clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, soprattutto all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose.
Non si raccomanda l’uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) (vedere paragrafo 4.4).
Medicinali che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale (SNC) Il rischio dell’utilizzo di venlafaxina in associazione con altri medicinali che agiscono sul SNC non è stato valutato in modo sistematico.
Pertanto, si deve usare cautela quando la venlafaxina è assunta in combinazione con altri farmaci che agiscono sul SNC.
Etanolo È stato dimostrato che la venlafaxina non aumenta la compromissione delle capacità mentali e motorie causata dall’etanolo.
Comunque, si deve raccomandare ai pazienti di evitare il consumo di alcool durante l’assunzione di venlafaxina, come con tutti gli altri medicinali attivi sul SNC.
Medicinali che prolungano l’intervallo QT Il rischio di un prolungamento dell’intervallo QTC e/o di aritmie ventricolari (es.
TdP) è aumentato con l’uso concomitante di altri medicinali che prolungano l’intervallo QTC.
La co-somministrazione di tali medicinali deve essere evitata (vedere paragrafo 4.4).
Classi rilevanti includono: • antiaritmici di classe Ia e III (e.
chinidina, amiodarone, sotalolo, dofetilide); • alcuni antipsicotici (es.
tioridazina); • alcuni macrolidi (es.
eritromicina); • alcuni antistaminici; • alcuni antibiotici chinolonici (es.
moxifloxacina).
Il suddetto elenco non è esaustivo ed altri medicinali noti per prolungare in modo significativo l’intervallo QT devono essere evitati Effetti di altri medicinali sulla venlafaxina Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4) Uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo in metabolizzatori forti (MI) e in metabolizzatori poveri (MP) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC più alte sia di venlafaxina (70% e 21% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) che di O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) a seguito della somministrazione di ketoconazolo.
L’uso concomitante di venlafaxina con inibitori del CYP3A4 (ad es.
atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) può aumentare i livelli di venlafaxina e di O-desmetilvenlafaxina.
Pertanto si raccomanda cautela se la terapia del paziente comprende l’uso concomitante di venlafaxina e di un inibitore del CYP3A4.
Effetto della venlafaxina su altri medicinali Farmaci metabolizzati dagli isoenzimi del citocromo P450 Studi in vivo che la venlafaxina è un inibitore relativamente debole del CYP2D6.
La venlafaxina in vivo non ha inibito il CYP3A4 (alprazolam e carbamazepina), il CYP1A2 (caffeina), e il CYP2C9 (tolbutamide) o il CYP2C19 (diazepam).
Litio La sindrome serotoninergica può verificarsi con l’uso concomitante di venlafaxina e litio (vedere Sindrome serotoninergica).
Diazepam La venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam.
Il diazepam sembra non influenzi la farmacocinetica né della venlafaxina né del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina.
Non è noto se esista un’interazione di tipo farmacocinetico e/o farmacodinamico con altre benzodiazepine.
Imipramina La venlafaxina non ha influenzato la farmacocinetica dell’imipramina e della 2-OH-imipramina.
C’è stato un incremento dose-dipendente della AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina è stata somministrata giornalmente in dosi da 75 mg a 150 mg.
L’imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’O-desmetilvenlafaxina.
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Si deve prestare cautela quando si somministrano contemporaneamente imipramina e venlafaxina.
Aloperidolo Uno studio di farmacocinetica con l’aloperidolo ha mostrato una diminuzione del 42% della clearance orale totale, un incremento del 70% dell’AUC, un incremento del 88% della Cmax ma nessuna modifica dell’emivita dell’aloperidolo.
Ciò deve essere tenuto in considerazione in pazienti trattati contemporaneamente con aloperidolo e venlafaxina.
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Risperidone La venlafaxina ha fatto aumentare l’AUC del risperidone del 50%, ma non ha modificato in maniera significativa il profilo farmacocinetico della parte attiva totale (risperidone più 9-idrossirisperidone).
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Metoprololo La somministrazione concomitante di venlafaxina e metoprololo a volontari sani in uno studio di interazione farmacocinetica per entrambi i medicinali ha comportato un aumento di circa il 30-40% delle concentrazioni plasmatiche del metoprololo, senza alcuna alterazione delle concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, l’α-idrossimetoprololo.
Il significato clinico di questo dato nei pazienti ipertesi non è noto.
Il metoprololo non ha alterato il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina.
La co-somministrazione della venlafaxina con il metoprololo deve essere effettuata con cautela.
Indinavir Uno studio di farmacocinetica con l’indinavir ha mostrato una riduzione del 28% della AUC e una riduzione del 36% della Cmax dell’indinavir.
L’indinavir non ha modificato la farmacocinetica della venlafaxina e della O-desmetilvenlafaxina.
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Contracettivi orali Nell’esperienza post-marketing sono state riportate gravidanze indesiderate in donne che assumevano contraccettivi orali mentre erano in terapia con la venlafaxina.
Non c’è una chiara evidenza che queste gravidanze sia il risultato di un’interazione con la venlafaxina.
Non è stato fatto nessuno studio di interazione con i contraccettivi ormonali.

Effetti indesiderati

Riassunto del profilo di sicurezza Le reazioni avverse riportate come molto comuni (>1/10) negli studi clinici sono state nausea, secchezza della bocca, emicrania e sudorazione (inclusi sudori notturni).
Tabella delle reazioni avverse Le reazioni avverse sono elencate di seguito secondo classe sistemica d’organo, categoria di frequenza e ordine decrescente di gravità medica all’interno di ogni categoria di frequenza.
Le frequenze sono definite come: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100 e <1/10), non comune (≥1/1.000 e <1/100), raro (≥1/10.000 e < 1/1.000), molto raro (<1/10.000) e non nota (la frequenza non può essere valutata dai dati disponibili).
Sistema corporeo Molto comune Comune Non comune Raro Molto raro Non nota
Patologie del sistema emolinfopoietico    Agranulocitosi*, anemia aplastica*, pancitopenia*, neutropenia* Trombocitopenia* 
Disturbi del sistema immunitario    Reazione anafilattica*  
Patologie endocrine    Inappropriata secrezione di ormone antidiuretico* Aumento della prolattina ematica* 
Disturbi del metabolismo e della nutrizione  Appetito ridotto  Iponatremia*  
Disturbi psichiatrici Insonnia Stato confusionale*, depersonalizza-zione*, sogni anomali, nervosismo, diminuzione della libido, agitazione*, anorgasmia Mania, ipomania, allucinazione, derealizzazione, disfunzione dell’orgasmo, bruxismo*, apatia Delirio*  Idea suicida e comporta-menti suicidaria, aggressivitàb
Patologie del sistema nervoso Cefalea*c, capogiri, sedazione Acatisia*, tremore, parestesia, disgeusia Sincope, mioclono, disturbo dell’equilibrio*, coordinazione anormale*, discinesia* Sindrome neurolettica maligna (SNM)*, sindrome serotoninergica*, convulsioni, distonia* Discinesia tardiva* 
Patologie dell’occhio  Compromissione della visione, disturbo della accomodazione inclusa visione offuscata, midriasi  Glaucoma ad angolo chiuso*  
Patologie dell’orecchio e del labirinto  Tinnito*    Vertigini
Patologie cardiache  Tachicardia, palpitazioni*   Torsione di punta*, tachicardia ventricolare*, fibrillazione ventricolare, prolungamento del tratto QT sull’elettro-cardiogramma* 
Patologie vascolari  Iperventilazione, vampate di calore Ipotensione ortostatica, ipotensione*   
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche  Dispnea*, sbadigliamento  Malattia polmonare interstiziale*, eosinofilia polmonare*  
Patologie gastrointestinali Nausea, secchezza della bocca, costipazione Diarrea*, vomito Emorragia gastrointestinale* Pancreatite*  
Patologie epatobiliari   Anomalie nei test di funzionalità epatica* Epatite*  
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Iperidrosi* (inclusa sudorazione notturna)* Eruzione cutanea, prurito* Orticaria*, alopecia*, ecchimosi, angioedema*, reazione di fotosensibilità Sindrome di Stevens-Johnson*, necrolisi epidermica tossica*, eritema multiforme*  
Patologie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo  Ipertonia  Rabdomiolisi*  
Patologie renali e urinarie  Minzione ritardata, ritenzione urinaria, pollachiuria* Incontinenza urinaria*   
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella  Menorragia*, metrorragia*, disfunzione erettile, disturbo dell’eiaculazione    Emorragia postpartumd
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministra-zione  Affaticamento, astenia, brividi*   Emorragia della mucosa* 
Esami diagnostici  Perdita di peso, aumento di peso colesterolo ematico aumentato   Prolungamento del tempo di sanguinamento* 
* Reazioni avverse identificate in post-commercializzazione.
a Casi di idea suicida e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o immediatamente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
b Vedere paragrafo 4.4.
c In studi clinici raggruppati, l’incidenza dell’emicrania con venlafaxina e con placebo è stata simile.
d L’evento è stato riferito per la classe terapeutica di SSRI/SNRI (vedere paragrafi 4.4 e 4.6).
L’interruzione del trattamento con venlafaxina (soprattutto quando brusca) comporta comunemente sintomi da astinenza.
Le reazioni più comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, vertigini, cefalea e sindrome influenzale.
Generalmente tali eventi sono da lievi a moderati ed autolimitanti; tuttavia, in alcuni pazienti possono essere gravi e/o prolungati.
Pertanto si raccomanda che si debba interrompere gradualmente l’assunzione mediante una riduzione progressiva della dose, quando il trattamento con venlafaxina non sia più necessario (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).
Popolazione pediatrica In generale, il profilo delle reazioni avverse di venlafaxina riscontrate (in studi clinici placebo-controllati) nei bambini e negli adolescenti (di età compresa tra 6 e 17 anni) è stato simile a quello osservato negli adulti.
Come per gli adulti sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, aumento della pressione ematica e aumento del colesterolo sierico (vedere paragrafo 4.4).
In studi clinici pediatrici è stata osservata come reazione avversa l’ideazione suicida.
Ci sono stati anche aumentati casi di ostilità e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo.
In particolare, le seguenti reazioni avverse sono state osservate nei pazienti pediatrici: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

Gravidanza e allattamento

Gravidanza Non sono disponibili dati adeguati sulla somministrazione di venlafaxina a donne in gravidanza.
Studi su animali hanno mostrato tossicità sulla riproduzione (vedere paragrafo 5.3).
Il rischio potenziale per l’uomo è sconosciuto.
La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.
Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi nei neonati se la venlafaxina è utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima.
Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata.
Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto.
Dati epidemiologici suggeriscono che l’uso di SSRI in gravidanza, in particolare verso il termine della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nel bambino.
Benché non vi siano studi sull’associazione dell’ipertensione polmonare persistente con il trattamento con SNRI, questo potenziale rischio non può essere escluso con la venlafaxina tenendo conto del meccanismo d’azione correlato (inibizione della ricaptazione della serotonina).
I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o ad addormentarsi.
Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione.
Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.
I dati osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia postpartum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
Allattamento La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, sono escrete nel latte materno.
Sono stati riferiti casi post-marketing di bambini allattati al seno che hanno manifestato pianto, irritabilità e sonno anomalo.
Inoltre, dopo l’interruzione dell’allattamento, sono stati riferiti sintomi coerenti con la sospensione di venlafaxina.
Non si può escludere un rischio per il lattante.
Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con venlafaxina, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con venlafaxina per la donna.
Fertilità È Stata osservata una riduzione della fertilità in uno studio in cui i ratti maschi e femmine sono stati esposti a O-desmetilvenlafaxina.
La rilevanza di questo dato nell’uomo non è nota (vedere paragrafo 5.3).

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.

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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.