VENLAFAXINA ALT 14CPS 75MG RM
5,60 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 21/04/2011
Trattamento degli episodi di depressione maggiore. Prevenzione delle ricorrenze degli episodi di depressione maggiore. Trattamento del disturbo d’ansia generalizzata. Trattamento del disturbo d’ansia sociale. Trattamento del disturbo da panico, con o senza agorafobia.
Una capsula rigida a rilascio modificato contiene venlafaxina cloridrato equivalente a 75 mg e 150 mg di venlafaxina. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminoossidasi (I-MAO) è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia.
Non si deve iniziare l’assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dalla interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile.
La somministrazione della venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e 4.5). Posologia
- Posologia Episodi di depressione maggiore La dose iniziale raccomandata di venlafaxina capsule rigide a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno.
I pazienti che non rispondono ad una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre giovamento da incrementi di dose fino ad un massimo di 375 mg/die.
Gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più.
Se clinicamente garantito a causa della gravità dei sintomi, gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli più frequenti, comunque non inferiori a 4 giorni.
A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Un trattamento a lungo termine per la prevenzione delle ricorrenze di episodi depressivi maggiori (MDE) può anche essere appropriato.
Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle ricorrenze di MDE è uguale a quella utilizzata durante l’episodio stesso.
Il trattamento con medicinali antidepressivi deve durare per almeno 6 mesi successivi la remissione della malattia.
Disturbo d'ansia generalizzata La dose iniziale raccomandata per la venlafaxina a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno.
I pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die possono beneficiare di aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg/die.
Gli aumenti della dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Disturbo d’ansia sociale La dose raccomandata di venlafaxina a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno.
Non ci sono prove che dosi più alte apportino benefici maggiori.
Comunque, in singoli pazienti non rispondenti alla dose iniziale di 75 mg/die, incrementi fino alla dose massima di 225 mg/die possono essere considerati.
Gli incrementi della dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Disturbo da panico Si raccomanda di usare una dose di 37,5 mg/die di venlafaxina a rilascio modificato per 7 giorni.
La dose deve essere aumentata a 75 mg/die.
I pazienti che non rispondono alla dose di 75 mg/die possono beneficiare di aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg/die.
Gli aumenti della dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4).
La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più.
Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Pazienti anziani Non si ritiene necessario alcun adattamento specifico della dose della venlafaxina esclusivamente sulla base dell’età.
Comunque, si deve usare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (per es., a causa della possibilità di insufficienza renale, della potenziale alterazione della sensibilità e dell'affinità dei neurotrasmettitori che si verifica con l’età).
Si deve sempre utilizzare la dose efficace più bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando si richiede un aumento della dose.
Popolazione pediatrica L’uso della venlafaxina non è raccomandato in bambini ed adolescenti.
Studi clinici controllati condotti su bambini e adolescenti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
L’efficacia e la sicurezza di venlafaxina in altre indicazioni in bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni non è stata stabilita.
Pazienti con insufficienza epatica In pazienti con insufficienza epatica da lieve a moderata, in genere una riduzione della dose del 50% deve essere considerata.
Comunque, a causa della variabilità individuale della clearance, una individualizzazione della dose sarebbe preferibile.
Esistono dati limitati su pazienti con insufficienza epatica grave.
Si raccomanda di usare cautela e una riduzione della dose di più del 50% deve essere presa in considerazione.
Si deve valutare il beneficio potenziale rispetto ai rischi nel trattamento di pazienti con grave insufficienza epatica.
Pazienti con insufficienza renale Sebbene non sia necessario alcun adeguamento della dose per pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 mL/minuto, si raccomanda di usare cautela.
Per pazienti che necessitano di emodialisi ed in pazienti con grave insufficienza renale (VFG < 30 mL/min), la dose deve essere ridotta del 50%.
A causa della variabilità individuale della clearance in questi pazienti, una individualizzazione del dose sarebbe preferibile.
Sintomi da astinenza osservati all’interruzione del trattamento con venlafaxina Si deve evitare una brusca interruzione del trattamento.
Quando si interrompe l’assunzione di venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente nell’arco di un periodo di almeno 1-2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8).
Se si verificano sintomi insopportabili in seguito della diminuzione della dose o a seguito dell’interruzione del trattamento, si può prendere in considerazione di ripristinare la dose precedentemente prescritta.
Successivamente, il medico può continuare a diminuire la dose, ma in modo più graduale.
Modo di somministrazione Uso orale Si raccomanda di assumere le capsule a rilascio modificato di venlafaxina con il cibo, all’incirca alla stessa ora ogni giorno.
Le capsule devono essere ingerite intere con del liquido e non devono essere divise, rotte, masticate o disciolte.
I pazienti in trattamento con venlafaxina in compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina in capsule rigide a rilascio modificato alla dose giornaliera equivalente più vicina.
Per esempio, dall’assunzione di venlafaxina da 37,5 mg in compresse a rilascio immediato due volte al giorno si può passare all’assunzione di venlafaxina da 75 mg in capsule rigide a rilascio modificato una volta al giorno.
Può essere necessario un adattamento individuale della dose. Avvertenze e precauzioni
- Sovradosaggio I pazienti devono essere avvertiti di evitare l'uso di alcool, tenendo conto dei relativi effetti sul SNC e della possibilità di peggioramento clinico delle patologie psichiatriche, nonché delle possibili interazioni avverse con la venlafaxina, inclusi effetti di depressione del SNC (paragrafo 4.5).
Il sovradosaggio di venlafaxina è stato riportato prevalentemente in associazione a alcool e/o altri medicinali, inclusi casi con esito fatale (paragrafo 4.9).
Al fine di ridurre il rischio di sovradosaggio, si deve prescrivere la quantità minima di medicinale che consenta una buona gestione del paziente (vedere 4.9).
Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico La depressione è associata a un aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio -correlati).
Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa.
Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive i pazienti devono essere strettamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento.
È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasi di miglioramento.
Altre patologie psichiatriche per le quali la venlafaxina è prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidio-correlati.
Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore.
Le stesse precauzioni osservate quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore si devono pertanto osservare con altre patologie psichiatriche.
I pazienti con storia di eventi suicidio-correlati o che manifestano un significativo grado di ideazione di suicidio prima dell’inizio del trattamento sono a rischio maggiore di ideazione o di tentativo di suicidio devono essere strettamente monitorati durante il trattamento.
Una meta-analisi di studi clinici condotti con medicinali antidepressivi controllati con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha dimostrato un aumentato rischio di comportamento suicida nella fascia di età inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo.
La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolari quelli ad alto rischio, soprattutto nelle prime fasi del trattamento e dopo cambiamenti della dose.
I pazienti (e coloro che forniscono assistenza ai pazienti) devono essere istruiti sulla necessità di monitorare l’eventuale comparsa di qualsiasi peggioramento clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di variazione insolita del comportamento, e di consultare immediatamente il medico in caso di comparsa di questi sintomi.
Popolazione pediatrica Venlafaxina Alter non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Comportamenti suicidio-correlati (tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (principalmente aggressività, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini ed adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo.
Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari.
Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti.
Sindrome serotoninergica Con il trattamento con la venlafaxina, come con altri farmaci serotoninergici, può verificarsi lo sviluppo di una sindrome serotoninergica potenzialmente pericolosa per la vita o di reazioni simili a sindrome neurolettica maligna (SNM) in particolare con l’uso concomitante di altri farmaci serotoninergici, (inclusi SSRI, SNRI e triptani), con agenti che compromettono il metabolismo della serotonina come MAO-inibitori (ad esempio blu di metilene), o con antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere modifiche dello stato mentale (es.: agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (es.: tachicardia, pressione ematica labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (es.: iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (es.: nausea, vomito, diarrea).
La sindrome serotoninergica nella sua forma più grave, può assomigliare a SNM, e comprende ipertermia, rigidità muscolare, instabilità autonomica con possibile rapida fluttuazione dei segni vitali e alterazioni dello status mentale.
Se il trattamento concomitante con venlafaxina e altri agenti che possono influenzare il sistema di neurotrasmettitori serotoninergici e/o dopaminergici è clinicamente giustificato, si raccomanda un'attenta osservazione del paziente, in particolare durante la fase iniziale del trattamento e ad ogni aumento della dose.
Non è raccomandato l'uso concomitante di venlafaxina con precursori della serotonina (come gli integratori di triptofano).
Glaucoma ad angolo stretto In associazione con la venlafaxina si può verificare midriasi.
Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso).
Pressione ematica Aumenti dose-dipendente della pressione ematica sono stati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina.
Nell’esperienza post-marketing sono stati riportati casi di elevata pressione ematica grave che hanno richiesto un trattamento immediato.
Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per casi di elevata pressione ematica e un’ipertensione pre-esistente deve essere controllata prima di iniziare il trattamento con venlafaxina.
La pressione ematica deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e dopo aumenti di dose.
Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione ematica, quali quelli con funzionalità cardiaca compromessa.
Frequenza cardiaca Si può verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi più alti.
Si deve prestare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca.
Malattia cardiaca e rischio di aritmia L’uso di venlafaxina non è stato valutato in pazienti con recente anamnesi di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile.
Pertanto, la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti.
Nell’esperienza post-marketing, casi di prolungamento del QTc, torsione di punta (TdP), tachicardia ventricolare e aritmia cardiaca fatale sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in casi di overdose o in pazienti con altri fattori di rischio per prolungamento del QTc/TdP.
La valutazione dei rischi e benefici deve essere considerata prima di prescrivere venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca o prolungamento del QTc.
Convulsioni Durante la terapia con venlafaxina si possono presentare convulsioni.
Come tutti i farmaci antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi di convulsioni, e i pazienti interessati devono essere attentamente monitorati.
Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sviluppino convulsioni.
Iponatriemia Si possono verificare casi di iponatriemia e/o di sindrome da inadeguata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH) con l'uso di venlafaxina.
Ciò si è verificato più frequentemente in pazienti con deplezione di liquidi o disidratati.
Pazienti anziani, pazienti che assumono diuretici, e pazienti con deplezione di liquidi per altre ragioni, possono essere maggiormente a rischio per questo evento.
Sanguinamento anormale I medicinali che inibiscono la captazione della serotonina possono portare a funzionalità piastrinica ridotta.
Gli eventi emorragici correlati all'uso di SSRI e SNRI variano da ecchimosi, ematomi, epistassi e petecchie a emorragie gastrointestinali e potenzialmente letali.
Il rischio di emorragia può essere aumentato in pazienti che assumono venlafaxina.
Come con altri inibitori della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in trattamento con anticoagulanti e inibitori piastrinici.
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)/inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) possono aumentare il rischio di emorragia postpartum (vedere paragrafi 4.6 e 4.8).
Colesterolo sierico Sono stati registrati aumenti clinicamente significativi del colesterolo sierico nel 5,3% dei pazienti trattati con venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo dopo un trattamento di almeno tre mesi in studi clinici placebo-controllati.
La misurazione dei livelli sierici di colesterolo deve essere presa in considerazione durante un trattamento a lungo termine.
Co-somministrazione con agenti per la perdita di peso Non sono state dimostrate la sicurezza e l’efficacia della terapia con la venlafaxina in combinazione con agenti per la perdita di peso, compresa la fentermina.
La somministrazione contemporanea di venlafaxina e di agenti per la perdita di peso non è raccomandata.
La venlafaxina non è indicata per la perdita di peso né in monoterapia né in combinazione con altri prodotti.
Mania/ipomania Si possono manifestare mania/ipomania in una piccola proporzione di pazienti con disturbi dell'umore che abbiano assunto antidepressivi, inclusa la venlafaxina.
Come con altri antidepressivi la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi personale o familiare di disordini bipolari.
Aggressività Si può verificare aggressività in una piccola proporzione di pazienti che abbiano assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina.
Ciò è stato riportato all’inizio del trattamento, alla modifica del dosaggio e all’interruzione del trattamento.
Come con altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi di aggressività.
Sospensione del trattamento Sintomi di astinenza sono comuni quando si interrompe il trattamento, soprattutto se in caso di brusca interruzione (vedere il paragrafo 4.8).
Negli studi clinici, gli eventi avversi osservati all’interruzione del trattamento (durante e dopo la riduzione della dose), si sono verificati in circa il 31% dei pazienti trattati con venlafaxina e nel 17% dei pazienti che assumevano placebo.
Il rischio di sintomi da sospensione dipende da diversi fattori, compresa la durata del trattamento, la dose terapeutica utilizzata e la velocità di riduzione della dose.
Le reazioni più comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (compresa parestesia), disturbi del sonno (inclusa insonnia e sogni intensi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea.
In genere, questi sintomi sono da lievi a moderati: anche se in alcuni pazienti possono essere di grave intensità.
Si verificano di solito entro i primi giorni dall’interruzione del trattamento, ma sono stati riportati casi molto rari di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente dimenticato di assumere una dose.
In genere, questi sintomi sono auto limitanti e si risolvono nell’arco di 2 settimane; comunque, in alcune persone possono persistere più a lungo (2-3 mesi o più).
Si consiglia pertanto di ridurre gradualmente la somministrazione di venlafaxina quando si interrompe il trattamento in un tempo di diverse settimane o mesi, secondo i bisogni di ciascun paziente (vedere il paragrafo 4.2).
Disfunzione sessuale Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e della serotonina-noradrenalina (SNRI) possono causare sintomi di disfunzione sessuale (vedere paragrafo 4.8).
Sono stati segnalati casi di disfunzione sessuale a lungo termine con persistenza dei sintomi dopo l’interruzione dell’uso di SSRI/SNRI.
Acatisia/irrequietezza psicomotoria L’uso della venlafaxina è stato associato con lo sviluppo di acatisia, caratterizzata da una irrequietezza soggettivamente spiacevole o stressante e da bisogno di muoversi spesso accompagnato da una incapacità a restare seduto o fermo.
È più probabile che si verifichi entro le prime settimane di trattamento.
Nei pazienti che riportano questi sintomi un aumento della dose può essere dannoso.
Secchezza delle fauci Il 10% dei pazienti trattati con venlafaxina riporta secchezza delle fauci.
Ciò può comportare un aumentato rischio di carie e si deve avvertire i pazienti dell'importanza dell'igiene dentale.
Diabete Nei pazienti con il diabete, il trattamento con SSRI o venlafaxina può alterare il controllo glicemico.
Può essere necessario un aggiustamento della dose d’insulina o dell’antidiabetico orale.
Interazioni con i test di laboratorio sui farmaci Sono stati segnalati falsi positivi ai test di screening immunologici per la fenciclidina (PCP) e per l'anfetamina nelle urine di pazienti che assumevano la venlafaxina.
Ciò è dovuto alla mancanza di specificità dei test di screening.
È possibile attendersi dei risultati di falso positivo dei test per diversi giorni successivi all'interruzione della terapia con la venlafaxina.
Test di conferma, quali gas cromatografia/spettrometria di massa, distingueranno la venlafaxina da PCP e anfetamina. Interazioni
- Inibitori delle monoaminoossidasi (I-MAO) I-MAO irreversibili non selettivi La venlafaxina non deve essere usata in combinazione con I-MAO irreversibili non selettivi.
Non si deve iniziare l’uso di venlafaxina per almeno 14 giorni dopo l’interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo.
Si deve interrompere il trattamento con la venlafaxina per almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Inibitore selettivo reversibile della MAO-A (moclobemide)L’associazione della venlafaxina con un I-MAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, è controindicata, a causa del rischio di sindrome serotoninergica.
Dopo il trattamento con un I-MAO reversibile, si può attendere un periodo di astinenza inferiore a 14 giorni prima di iniziare il trattamento con venlafaxina.
Si raccomanda di interrompere l’assunzione di venlafaxina per almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO reversibile (vedere paragrafo 4.4).
I-MAO non selettivi reversibili (linezolid) L’antibiotico linezolid è un debole I-MAO reversibile e non selettivo, e non deve essere prescritto ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4).
Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con un IMAO e cominciato quella con venlafaxina, o avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con un I-MAO.
Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiro e ipertermia con manifestazioni rassomiglianti la sindrome neurolettica maligna, convulsioni e morte.
Sindrome serotoninergica Come con altri farmaci serotoninergici, con la venlafaxina si può verificare la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, soprattutto con l’uso concomitante di altri farmaci che possono modulare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (come i triptani, gli SSRI, gli SNRI, il litio, la sibutramina, il tramadolo o l’erba di San Giovanni [Hypericum perforatum]), con medicinali che interferiscono con la metabolizzazione della serotonina (come gli I-MAO ad esempio blu di metilene), o con precursori della serotonina (come i supplementi di triptofano).
Se il trattamento concomitante con venlafaxina e un SSRI, un SNRI o con un agonista del recettore della serotonina (triptano) è clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, soprattutto all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose.
L’uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) non è raccomandato (vedere paragrafo 4.4).
Medicinali che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale (SNC) Il rischio dell’utilizzo di venlafaxina in combinazione con altri medicinali che agiscono sul SNC non è stato valutato in modo sistematico.
Pertanto, si deve usare cautela quando la venlafaxina è assunta in combinazione con altri farmaci che agiscono sul SNC.
Etanolo: I pazienti devono essere avvertiti di evitare l'uso di alcool, tenendo conto dei relativi effetti sul SNC e della possibilità di peggioramento clinico delle patologie psichiatriche, nonché delle possibili interazioni avverse con la venlafaxina, inclusi effetti di depressione del SNC.
Medicinali che prolungano l'intervallo QT Il rischio di un prolungamento dell'intervallo QTc e/o di aritmie ventricolari (ad es.
TdP) è aumentato con l'uso concomitante di altri medicinali che prolungano l'intervallo QTc.
La co-somministrazione di tali medicinali deve essere evitata (vedere paragrafo 4.4).
Le classi rilevanti includono: • antiaritmici di classe Ia e III (ad esempio chinidina, amiodarone, sotalolo, dofetilide); • alcuni antipsicotici (ad esempio tioridazina); • alcuni macrolidi (ad es.
eritromicina); • alcuni antistaminici; • alcuni antibiotici chinolonici (ad esempio moxifloxacina).
Il suddetto elenco non è esaustivo ed altri singoli medicinali noti per aumentare significativamente l'intervallo QT devono essere evitati.
Effetti di altri medicinali sulla venlafaxina Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4) Uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo in metabolizzatori forti (MI) e in metabolizzatori poveri (MP) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC più alte sia di venlafaxina (70% e 21% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) che di O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) a seguito della somministrazione di ketoconazolo.
L’uso concomitante di venlafaxina con inibitori del CYP3A4 (ad es.: atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) può aumentare i livelli di venlafaxina e di O-desmetilvenlafaxina.
Pertanto, si raccomanda cautela se la terapia del paziente comprende l’uso concomitante di venlafaxina e di un inibitore del CYP3A4.
Effetto della venlafaxina su altri medicinali Medicinali metabolizzati dagli Isoenzimi del Citocromo P450 Studi in vivo indicano che la venlafaxina è un inibitore relativamente debole del CYP2D6.
La venlafaxina non ha inibito in vivo il CYP3A4 (alprazolam e carbamazepina), CYP1A2 (caffeina) e CYP2C9 (tolbutamide) o CYP2C19 (diazepam) in vivo.
Litio La sindrome serotoninergica può verificarsi con l’uso concomitante di venlafaxina e litio (vedere Sindrome serotoninergica).
Diazepam La venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam.
Il diazepam sembra non influenzi la farmacocinetica né della venlafaxina né del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina.
Non è noto se ci sia interazione di tipo farmacocinetico e/o farmacodinamico con altre benzodiazepine.
Imipramina La venlafaxina non ha influenzato la farmacocinetica dell’imipramina e della 2-OH-imipramina.
C’è stato un incremento dose-dipendente della AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina è stata somministrata giornalmente in dosi da 75 mg a 150 mg.
L’imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’O-desmetilvenlafaxina.
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Si deve prestare cautela quando si somministrano contemporaneamente imipramina e venlafaxina.
Aloperidolo Uno studio di farmacocinetica con l’aloperidolo ha mostrato una diminuzione del 42% della clearance orale totale, un incremento del 70% dell’AUC, un incremento del 88% della Cmax ma nessuna modifica dell’emivita dell’aloperidolo.
Ciò deve essere tenuto in considerazione in pazienti trattati contemporaneamente con aloperidolo e venlafaxina.
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Risperidone La venlafaxina ha fatto aumentare l’AUC del risperidone del 50%, ma non ha modificato in maniera significativa il profilo farmacocinetico della parte attiva totale (risperidone più 9-idrossirisperidone).
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Metoprololo La somministrazione concomitante di venlafaxina e metoprololo a volontari sani in uno studio di interazione farmacocinetica per entrambi i medicinali ha comportato un aumento di circa il 30-40% delle concentrazioni plasmatiche del metoprololo, senza alcuna alterazione delle concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, l’α-idrossimetoprololo.
Il significato clinico di questo dato nei pazienti ipertesi non è noto.
Il metoprololo non ha alterato il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina.
La co-somministrazione della venlafaxina con il metoprololo deve essere effettuata con cautela.
Indinavir Uno studio di farmacocinetica con l’indinavir ha mostrato una diminuzione del 28% dell’AUC e del 36% della Cmax dell’indinavir.
L’indinavir non ha modificato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’ODV.
Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Contraccettivi orali Nell'esperienza post-marketing sono state segnalate gravidanze indesiderate in soggetti che assumevano contraccettivi orali durante il trattamento con venlafaxina.
Non vi è chiara evidenza che queste gravidanze siano il risultato dell'interazione farmacologica con venlafaxina.
Non sono stati effettuati studi di interazione con contraccettivi ormonali. Effetti indesiderati
- Riassunto del profilo di sicurezza Le reazioni avverse riportate come molto comuni (>1/10) negli studi clinici sono state nausea, secchezza delle fauci, emicrania e sudorazione (inclusi sudori notturni).
Elenco tabulare delle reazioni avverse Le reazioni avverse sono elencate di seguito secondo classe sistemica d’organo, categoria di frequenza e ordine decrescente di gravità all'interno di ciascuna categoria di frequenza.
Le frequenze sono definite come: molto comune (≥ 1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1000, <1/100), raro (≥1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10,000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
*Reazioni avverse segnalate nel post-marketing a Casi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o immediatamente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).Classe sistemica d’organo Molto comune Comune Non comune Raro Molto raro Non nota Patologie del sistema emolinfopoietico Agranulocitosi*, Anemia aplastica*, Pancitopenia*, Neutropenia* Trombocitopenia* Disturbi del sistema immunitario Reazioni anafilattiche* Patologie endocrine Secrezione inadeguata dell’’ormone antidiuretico* Aumento della prolattina nel sangue* Disturbi del metabolismo e della nutrizione Perdita di appetito Iponatremia* Disturbi psichiatrici Insonnia Stato confusionale*, Depersonalizzazione*, Sogni anormali, Nervosismo, Diminuzione della libido, Agitazione*, Anorgasmia Mania, Ipomania, Allucinazione, Derealizzazione, Orgasmo anormale, Bruxismo*, Apatia Delirium* Ideazione suicidaria e comportamento suicidarioa, Aggressivitàb Patologie del sistema nervoso Emicrania *c, Capogiro, Sedazione Acatisia*, Tremore, Parestesia, Disgeusia Sincope, Mioclono, Disturbo dell’equilibrio*, Coordinazione anormale*, Discinesia* Sindrome neurolettica maligna (SNM)*, Sindrome serotoninergica*, Convulsione, Discinesia* Discinesia tardiva* Patologie dell’occhio Disturbi della visione, Anomalie dell’accomodazione, inclusa visione offuscata, Midriasi Glaucoma ad angolo chiuso* Patologie dell’orecchio e del labirinto Tinnito* Vertigini Patologie cardiache Tachicardia, Palpitazioni* Torsione di punta*, Tachicardia ventricolare*, Fibrillazione ventricolare, Prolungamento dell’intervallo QT Patologie vascolari Ipertensione, Vampate di calore Ipotensione ortostatica, Ipotensione* Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Dispnea*, Sbadigli Disturbo polmonare interstiziale*, Eosinofilia polmonare* Patologie gastrointestinali Nausea, Bocca secca, Stipsi Diarrea*, Vomito Emorragia gastrointestinale* Pancreatite* Patologie epatobiliari Test di funzionalità epatica anormale* Epatite* Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Iperidrosi* (compresi sudori notturni)* Rash, Prurito* Orticaria*, Alopecia*, Ecchimosi, Angioedema*, Reazione di fotosensibilità Sindrome di Stevens-Johnson*, Necrolisi epidermica tossica*, Eritema multiforme* Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Ipertonia Rabdomiolisi* Patologie renali e urinarie Esitazione urinaria, Ritenzione urinaria, Pollachiuria* Incontinenza urinaria Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Menorragia*, Metrorragia*, Disfunzione erettile, Disturbi nell’eiaculazione Emorragia postpartum ** Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Stanchezza, Astenia, Brividi* Emorragia mucosale* Esami diagnostici Perdita di peso, Aumento di peso, Aumento del colesterolo nel sangue Prolungamento del tempo di sanguinamento *
b vedere il paragrafo 4.4.
c In studi clinici a gruppi, l’incidenza della cefalea con la venlafaxina e con placebo erano simili.
** L’evento è stato riferito per la classe terapeutica di SSRI/SNRI (vedere paragrafi 4.4 e 4.6).
Interruzione del trattamento L’interruzione della terapia con la venlafaxina (soprattutto se improvvisa) comporta comunemente sintomi da astinenza.
Le reazioni più comunemente riferite sono capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusa insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, vertigine, cefalea e sindrome influenzale.
In genere, questi eventi sono da lievi a moderati ed auto-limitanti; comunque, in alcuni pazienti possono essere gravi o prolungati.
Pertanto, quando il trattamento con la venlafaxina non è più necessario, si raccomanda di interromperlo gradualmente diminuendo progressivamente il dosaggio (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).
Popolazione pediatrica In generale, il profilo delle reazioni avverse da venlafaxina riscontrate (in studi clinici placebo-controllati) nei bambini e negli adolescenti (di età compresa tra 6 e 17 anni) è stato simile a quello osservato negli adulti.
Come per gli adulti sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, aumento della pressione ematica e aumento del colesterolo sierico (vedere paragrafo 4.4).
In studi clinici pediatrici è stata osservata come reazione avversa l’ideazione suicidaria.
Ci sono stati anche aumentati casi di ostilità e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo.
In particolare, le seguenti reazioni avverse sono state osservate nei pazienti pediatrici: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza Non sono disponibili dati adeguati sull’uso della venlafaxina nelle donne in stato di gravidanza.
Studi sugli animali hanno dimostrato la tossicità riproduttiva del farmaco (vedere il paragrafo 5.3).
Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.
La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.
Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi nei neonati se la venlafaxina è utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima.
Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata.
Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto.
Dati epidemiologici indicano che l’uso di SSRIs in gravidanza, in particolare nelle ultime fasi della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nei neonati (IPPN).
Sebbene non esistano studi che abbiano investigato una correlazione della IPPN al trattamento con farmaci SNRI, questo rischio potenziale con velafaxina non può essere ignorato, se si prende in considerazione il meccanismo d'azione connesso (inibizione della ricaptazione della serotonina).
I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o ad addormentarsi.
Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione.
Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.
I dati osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia postpartum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
Allattamento La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno.
Ci sono dati di post-marketing su neonati allattati al seno che riportano pianto persistente, irritabilità, e difficoltà ad addormentarsi.
Sintomi da sospensione sono stati osservati anche dopo l’interruzione dell’allattamento al seno.
Non si può escludere un rischio per il lattante.
Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Venlafaxina Alter, considerando il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con Venlafaxina Alter per la donna.Fertilità In uno studio in cui sia i ratti maschi che quelli femmine sono stati esposti a O-desmetilvenlafaxina è stata osservata una riduzione della fertilità.
La rilevanza umana di questo risultato non è nota (vedere paragrafo 5.3). Conservazione
- Non conservare a temperatura superiore ai 30°C.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.