ULTOMIRIS EV 1FL 3ML 100MG/ML

7.474,51 €

Prezzo indicativo

Principio attivo: RAVULIZUMAB
  • ATC: L04AJ02
  • Descrizione tipo ricetta: OSP - USO OSPEDALIERO
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio:

Data ultimo aggiornamento: 06/01/2022

Emoglobinuria parossistica notturna (EPN) Ultomiris è indicato nel trattamento di pazienti adulti e pediatrici con peso corporeo pari o superiore a 10 kg affetti da EPN: - in pazienti con emolisi e uno o più sintomi clinici indicativi di un’elevata attività di malattia - in pazienti clinicamente stabili dopo trattamento con eculizumab per almeno gli ultimi 6 mesi. Sindrome emolitico uremica atipica (SEUa) Ultomiris è indicato nel trattamento di pazienti adulti e pediatrici con peso corporeo pari o superiore a 10 kg affetti da SEUa che sono naïve agli inibitori del complemento o che sono stati trattati con eculizumab per almeno 3 mesi e hanno evidenziato una risposta a eculizumab. Miastenia gravis generalizzata (MGg) Ultomiris è indicato come terapia aggiuntiva alla terapia standard per il trattamento di pazienti adulti affetti da MGg e positivi agli anticorpi anti-recettore dell’acetilcolina (AChR). Disturbo dello spettro della neuromielite ottica (Neuromyelitis optica spectrum disorder, NMOSD) Ultomiris è indicato nel trattamento di pazienti adulti affetti da NMOSD positivi agli anticorpi anti-acquaporina 4 (AQP4) (vedere paragrafo 5.1).
Ultomiris è una formulazione a base di ravulizumab, prodotto in colture cellulari di ovaio di criceto cinese (CHO) mediante tecnologia del DNA ricombinante. Ultomiris 300 mg/3 mL concentrato per soluzione per infusione Ogni flaconcino da 3 mL contiene 300 mg di ravulizumab (100 mg/mL). Dopo la diluizione, la concentrazione finale della soluzione da infondere è 5O mg/mL. Eccipiente(i) con effetti noti Sodio (4,6 mg per il flaconcino da 3 mL) Ultomiris 1100 mg/11 mL concentrato per soluzione per infusione Ogni flaconcino da 11 mL contiene 1 100 mg di ravulizumab (100 mg/mL). Dopo la diluizione, la concentrazione finale della soluzione da infondere è 50 mg/mL. Eccipiente(i) con effetti noti Sodio (16,8 mg per il flaconcino da 11 mL) Ultomiris 300 mg/30 mL concentrato per soluzione per infusione Ogni flaconcino da 30 mL contiene 300 mg di ravulizumab (10 mg/mL). Dopo la diluizione, la concentrazione finale della soluzione da infondere è 5 mg/mL. Eccipiente(i) con effetti noti Sodio (115 mg per il flaconcino da 30 mL) Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
- Pazienti con infezione da Neisseria meningitidis non risolta all’inizio del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
- Pazienti non attualmente vaccinati contro Neisseria meningitidis, a meno che non ricevano un trattamento profilattico con antibiotici appropriati fino a 2 settimane dopo la vaccinazione (vedere paragrafo 4.4).

Posologia

Ravulizumab deve essere somministrato da un operatore sanitario e sotto la supervisione di un medico esperto nella gestione di pazienti con patologie ematologiche, renali, neuromuscolari o neuroinfiammatorie.
Posologia Pazienti adulti con EPN, SEUa, MGg o NMOSD Il regime posologico raccomandato consiste in una dose di carico, seguita da dosi di mantenimento, somministrate mediante infusione endovenosa.
Le dosi da somministrare si basano sul peso corporeo del paziente, come indicato nella Tabella 1.
Per i pazienti adulti (≥ 18 anni di età), le dosi di mantenimento devono essere somministrate una volta ogni 8 settimane, a partire da 2 settimane dopo la somministrazione della dose di carico.
Lo schema di somministrazione può variare occasionalmente di ± 7 giorni rispetto al giorno di infusione programmato (eccetto per la prima dose di mantenimento di ravulizumab), ma la dose successiva deve essere somministrata secondo lo schema originario.
Tabella 1: Regime posologico di ravulizumab in base al peso corporeo per pazienti adulti con peso corporeo superiore o pari a 40 kg
Intervallo di peso corporeo (kg) Dose di carico (mg) Dose di mantenimento (mg)* Intervallo di somministrazione
da ≥ 40 a < 60 2 400 3 000 Ogni 8 settimane
da ≥ 60 a < 100 2 700 3 300 Ogni 8 settimane
≥ 100 3 000 3 600 Ogni 8 settimane
*La prima dose di mantenimento è somministrata 2 settimane dopo la dose di carico.
Le istruzioni per l’inizio del trattamento in pazienti naïve al trattamento con inibitori del complemento o che provengono dalla terapia con eculizumab sono riportate nella Tabella 2.
Tabella 2: Istruzioni per l’inizio del trattamento con ravulizumab
Popolazione Dose di carico di ravulizumab in base al peso corporeo Tempistica della prima dose di mantenimento di ravulizumab in base al peso corporeo
Attualmente non in trattamento con ravulizumab o eculizumab All’inizio del trattamento 2 settimane dopo la dose di carico di ravulizumab
Attualmente in trattamento con eculizumab Al momento della successiva dose di eculizumab programmata 2 settimane dopo la dose di carico di ravulizumab
Pazienti pediatrici con EPN o SEUa Pazienti pediatrici con peso corporeo ≥ 40 kg Questi pazienti devono essere trattati secondo le raccomandazioni posologiche valide per gli adulti (vedere Tabella 1).
Pazienti pediatrici con peso corporeo da ≥ 10 kg a < 40 kg Le dosi basate sul peso corporeo e gli intervalli di somministrazione per i pazienti pediatrici da ≥ 10 kg a < 40 kg sono riportati nella Tabella 3.
Per i pazienti che passano dalla terapia con eculizumab a quella con ravulizumab, la dose di carico di ravulizumab deve essere somministrata 2 settimane dopo l’ultima infusione di eculizumab; le dosi di mantenimento devono essere poi somministrate secondo il regime posologico in base al peso corporeo riportato nella Tabella 3, a partire da 2 settimane dopo la somministrazione della dose di carico.
Tabella 3: Regime posologico di ravulizumab in base al peso corporeo per pazienti pediatrici affetti da EPN o SEUa di peso inferiore a 40 kg
Intervallo di peso corporeo (kg) Dose di carico (mg) Dose di mantenimento (mg)* Intervallo di somministrazione
da ≥ 10 a < 20 600 600 Ogni 4 settimane
da ≥ 20 a < 30 900 2 100 Ogni 8 settimane
da ≥ 30 a < 40 1 200 2 700 Ogni 8 settimane
*La prima dose di mantenimento è somministrata 2 settimane dopo la dose di carico.
Ravulizumab non è stato studiato in pazienti pediatrici affetti da EPN di peso inferiore a 30 kg.
La posologia raccomandata per questi pazienti si basa sulla posologia utilizzata per i pazienti pediatrici affetti da SEUa, secondo i dati di farmacocinetica/farmacodinamica (PK/PD) disponibili nei pazienti affetti da SEUa ed EPN trattati con ravulizumab.
L’EPN è una malattia cronica e si raccomanda di continuare il trattamento con ravulizumab per tutta la vita del paziente, a meno che l’interruzione di ravulizumab non sia clinicamente indicata (vedere paragrafo 4.4).
Nella SEUa, il trattamento con ravulizumab per risolvere le manifestazioni di microangiopatia trombotica (MAT) deve avere una durata minima di 6 mesi, oltre la quale la durata del trattamento deve essere considerata singolarmente per ogni paziente.
I pazienti che presentano un rischio più elevato di recidiva di MAT, come determinato dall’operatore sanitario curante (o come clinicamente indicato), possono richiedere una terapia cronica (vedere paragrafo 4.4).
Nei pazienti adulti affetti da MGg o NMOSD, il trattamento con ravulizumab è stato studiato unicamente nel contesto della somministrazione cronica (vedere paragrafo 4.4).
Ravulizumab non è stato studiato in pazienti affetti da MGg con malattia di classe V alla scala MGFA.
Somministrazione supplementare successivamente al trattamento con scambio plasmatico (SP), plasmaferesi (PP) o immunoglobulina per via endovenosa (IVIg) È stato dimostrato che lo scambio plasmatico (SP), la plasmaferesi (PP) e la somministrazione di immunoglobulina per via endovenosa (IVIg) riducono i livelli sierici di ravulizumab.
Una dose supplementare di ravulizumab è richiesta nel contesto di SP, PP o IVIg (Tabella 4).
Tabella 4: Dose supplementare di ravulizumab dopo PP, SP o IVIg
Intervallo di peso corporeo (kg) Dose di ravulizumab più recente (mg) Dose supplementare (mg) dopo ogni intervento di SP o PP Dose supplementare (mg) dopo il termine di un ciclo di IVIg
da ≥ 40 a < 60 2 400 1 200 600
3 000 1 500
da ≥ 60 a < 100 2 700 1 500 600
3 300 1 800
≥ 100 3 000 1 500 600
3 600 1 800
Tempistica della dose supplementare di ravulizumab Entro 4 ore dopo ogni intervento di SP o PP Entro 4 ore dal termine di un ciclo di IVIg
Sigle: IVIg = immunoglobulina per via endovenosa; kg = chilogrammo; SP = scambio plasmatico; PP = plasmaferesi.
Popolazioni speciali Anziani Non è necessario un aggiustamento della dose per i pazienti con EPN, SEUa, MGg o NMOSD di età pari o superiore a 65 anni.
Non esistono prove che indichino la necessità di adottare precauzioni particolari per il trattamento della popolazione geriatrica, sebbene l’esperienza con ravulizumab nei pazienti anziani con EPN, SEUa o NMOSD negli studi clinici sia limitata.
Compromissione renale Non è richiesto un aggiustamento della dose per i pazienti con compromissione renale (vedere paragrafo 5.2).
Compromissione epatica La sicurezza e l’efficacia di ravulizumab non sono state studiate in pazienti con compromissione epatica; tuttavia, i dati farmacocinetici suggeriscono che non è necessario un aggiustamento della dose in pazienti con compromissione epatica.
Popolazione pediatrica La sicurezza e l’efficacia di ravulizumab nei bambini con peso corporeo inferiore a 10 kg affetti da EPN o SEUa non sono state stabilite.
I dati al momento disponibili sono riportati nel paragrafo 4.8, ma non può essere fatta alcuna raccomandazione per la posologia.
La sicurezza e l’efficacia di ravulizumab in bambini affetti da MGg o NMOSD non sono state stabilite.
Non ci sono dati disponibili.
Modo di somministrazione Solo per infusione endovenosa.
Questo medicinale deve essere somministrato tramite un filtro da 0,2 mcm e non deve essere somministrato come iniezione endovenosa rapida o in bolo.
Ultomiris 300 mg/30 mL concentrato per soluzione per infusione non deve essere miscelato con Ultomiris 300 mg/3 mL o 1100 mg/11 mL concentrati per soluzione per infusione.
Ultomiris 300 mg/3 mL e 1100 mg/11 mL concentrati per soluzione per infusione Ultomiris concentrato per soluzione per infusione è fornito in flaconcini da 3 mL e 11 mL (100 mg/mL) e deve essere diluito a una concentrazione finale di 50 mg/mL.
Dopo la diluizione, Ultomiris deve essere somministrato per infusione endovenosa con una pompa a siringa o una pompa a infusione nell’arco di un periodo minimo compreso tra 0,17 e 1,3 ore (da 10 a 75 minuti) a seconda del peso corporeo (vedere Tabella 5 e Tabella 6 di seguito).
Tabella 5: Velocità di somministrazione della dose di Ultomiris 300 mg/3 mL e 1100 mg/11 mL concentrato per soluzione per infusione
Intervallo di peso corporeo (kg)a Dose di carico (mg) Durata minima dell’infusione minuti (ore) Dose di mantenimento (mg) Durata minima dell’infusione minuti (ore)
da ≥ 10 a < 20b 600 45 (0,8) 600 45 (0,8)
da ≥ 20 a < 30b 900 35 (0,6) 2 100 75 (1,3)
da ≥ 30 a < 40b 1 200 31 (0,5) 2 700 65 (1,1)
da ≥ 40 a < 60 2 400 45 (0,8) 3 000 55 (0,9)
da ≥ 60 a < 100 2 700 35 (0,6) 3 300 40 (0,7)
≥ 100 3 000 25 (0,4) 3 600 30 (0,5)
a Peso corporeo al momento del trattamento.
b Solo per le indicazioni EPN e SEUa.
Tabella 6: Velocità di somministrazione delle dosi supplementari di Ultomiris 300 mg/3 mL e 1100 mg/11 mL concentrato per soluzione per infusione
Intervallo di peso corporeo (kg)a Dose supplementareb (mg) Durata minima dell’infusione minuti (ore)
da ≥ 40 a < 60 600 15 (0,25)
1 200 25 (0,42)
1 500 30 (0,5)
da ≥ 60 a < 100 600 12 (0,20)
1 500 22 (0,36)
1 800 25 (0,42)
≥ 100 600 10 (0,17)
1 500 15 (0,25)
1 800 17 (0,28)
a Peso corporeo al momento del trattamento.
b Fare riferimento alla Tabella 4 per la scelta della dose supplementare di ravulizumab.
Ultomiris 300 mg/30 mL concentrato per soluzione per infusione Ultomiris concentrato per soluzione per infusione è fornito in flaconcino da 30 mL (10 mg/mL) e deve essere diluito a una concentrazione finale di 5 mg/mL.
Dopo la diluizione, Ultomiris deve essere somministrato per infusione endovenosa con una pompa a siringa o una pompa a infusione nell’arco di un periodo minimo compreso tra 0,4 e 3,3 ore a seconda del peso corporeo (da 22 a 194 minuti) (vedere Tabella 7 e Tabella 8 di seguito).
Tabella 7: Velocità di somministrazione della dose di Ultomiris 300 mg/30 mL concentrato per soluzione per infusione
Intervallo di peso corporeo (kg)a Dose di carico (mg) Durata minima dell’infusione minuti (ore) Dose di mantenimento (mg) Durata minima dell’infusione minuti (ore)
da ≥ 10 a < 20b 600 113 (1,9) 600 113 (1,9)
da ≥ 20 a < 30b 900 86 (1,5) 2 100 194 (3,3)
da ≥ 30 a < 40b 1 200 77 (1,3) 2 700 167 (2,8)
da ≥ 40 a < 60 2 400 114 (1,9) 3 000 140 (2,4)
da ≥ 60 a < 100 2 700 102 (1,7) 3 300 120 (2,0)
≥ 100 3 000 108 (1,8) 3 600 132 (2,2)
a Peso corporeo al momento del trattamento.
b Solo per le indicazioni EPN e SEUa.
Tabella 8: Velocità di somministrazione delle dosi supplementari di Ultomiris 300 mg/30 mL concentrato per soluzione per infusione
Intervallo di peso corporeo (kg)a Dose supplementareb (mg) Durata minima dell’infusione minuti (ore)
da ≥ 40 a < 60 600 30 (0,5)
1 200 60 (1,0)
1 500 72 (1,2)
da ≥ 60 a < 100 600 23 (0,4)
1 500 60 (1,0)
1 800 65 (1,1)
≥ 100 600 22 (0,4)
1 500 60 (1,0)
1 800 65 (1,1)
a Peso corporeo al momento del trattamento.
b Fare riferimento alla Tabella 4 per la scelta della dose supplementare di ravulizumab.
Per le istruzioni sulla diluizione del medicinale prima della somministrazione, vedere paragrafo 6.6.

Avvertenze e precauzioni

Tracciabilità Al fine di migliorare la tracciabilità dei medicinali biologici, il nome e il numero di lotto del medicinale somministrato devono essere chiaramente registrati.
Infezione meningococcica grave A causa del suo meccanismo d’azione, l’uso di ravulizumab aumenta la suscettibilità del paziente all’infezione/sepsi meningococcica (Neisseria meningitidis).
Può verificarsi un’infezione meningococcica dovuta a qualsiasi sierogruppo (vedere paragrafo 4.8).
Per ridurre il rischio di infezione, tutti i pazienti devono essere vaccinati contro l’infezione meningococcica almeno due settimane prima di iniziare il trattamento con ravulizumab, a meno che il rischio di ritardare la terapia con ravulizumab non superi il rischio di sviluppare un’infezione meningococcica.
I pazienti che iniziano il trattamento con ravulizumab prima che siano trascorse 2 settimane dalla somministrazione del vaccino contro il meningococco devono ricevere una profilassi antibiotica appropriata fino a 2 settimane dopo la vaccinazione.
Per prevenire i sierogruppi meningococcici comunemente patogeni, si raccomandano i vaccini contro i sierogruppi A, C, Y, W135 e B, ove disponibili.
I pazienti devono essere vaccinati o rivaccinati in accordo alle vigenti linee guida nazionali sulla vaccinazione.
Se il paziente passa dal trattamento con eculizumab a quello con ravulizumab, i medici devono verificare che la vaccinazione contro il meningococco sia ancora valida in base alle linee guida nazionali sulla vaccinazione.
La vaccinazione può non essere sufficiente a prevenire l’infezione meningococcica.
Devono essere considerate le linee guida ufficiali sull’uso appropriato degli agenti antibatterici.
Casi di infezione/sepsi meningococcica gravi o fatali sono stati segnalati in pazienti trattati con ravulizumab e in pazienti trattati con altri inibitori del complemento terminale.
Tutti i pazienti devono essere monitorati per rilevare segni precoci di infezione e sepsi meningococcica, valutati immediatamente in caso di sospetta infezione e trattati con antibiotici appropriati.
I pazienti devono essere informati di questi segni e sintomi e della necessità di consultare immediatamente il medico.
I medici devono fornire ai pazienti un opuscolo informativo e una scheda per il paziente.
Immunizzazione Prima di iniziare la terapia con ravulizumab, si raccomanda di procedere alla vaccinazione dei pazienti in accordo alle linee guida di vaccinazione vigenti.
La vaccinazione può attivare ulteriormente il complemento.
Di conseguenza, i pazienti con malattie complemento-mediate possono manifestare un aumento di segni e sintomi della malattia sottostante.
Pertanto, i pazienti devono essere attentamente monitorati in relazione ai sintomi della malattia dopo la vaccinazione raccomandata.
I pazienti di età inferiore a 18 anni devono essere vaccinati contro le infezioni da Haemophilus influenzae e pneumococco e devono aderire rigorosamente alle raccomandazioni nazionali sulla vaccinazione per ogni fascia d’età.
Altre infezioni sistemiche La terapia con ravulizumab deve essere somministrata con cautela in pazienti con infezioni sistemiche in fase attiva.
Ravulizumab blocca l’attivazione del complemento terminale; pertanto, i pazienti possono manifestare una maggiore suscettibilità alle infezioni causate da batteri della specie Neisseria e da batteri capsulati.
Sono state segnalate infezioni gravi da batteri della specie Neisseria (diversi da Neisseria meningitidis), incluse infezioni gonococciche disseminate.
Ai pazienti devono essere fornite le informazioni presenti nel foglio illustrativo, al fine di sensibilizzarli in merito alle potenziali infezioni gravi e ai relativi segni e sintomi.
I medici devono fornire consulenza ai pazienti in merito alla prevenzione della gonorrea.
Reazioni correlate a infusione La somministrazione di ravulizumab può provocare reazioni sistemiche correlate a infusione e reazioni allergiche o da ipersensibilità, inclusa anafilassi (vedere paragrafo 4.8).
In caso di reazione sistemica correlata a infusione, se compaiono segni di instabilità cardiovascolare o compromissione respiratoria, la somministrazione di ravulizumab deve essere interrotta e devono essere istituite adeguate misure di supporto.
Interruzione del trattamento per l’EPN Se i pazienti affetti da EPN sospendono il trattamento con ravulizumab, devono essere attentamente monitorati per rilevare eventuali segni e sintomi di emolisi intravascolare grave, identificata da livelli di LDH (lattato deidrogenasi) elevati accompagnati da un’improvvisa riduzione delle dimensioni del clone EPN o dell’emoglobina, oppure dalla ricomparsa di sintomi quali stanchezza, emoglobinuria, dolore addominale, respiro affannoso (dispnea), evento avverso vascolare importante (inclusa trombosi), disfagia o disfunzione erettile.
I pazienti che interrompono il trattamento con ravulizumab devono essere monitorati per almeno 16 settimane al fine di rilevare emolisi e altre reazioni.
Se compaiono segni e sintomi di emolisi dopo l’interruzione, inclusi elevati livelli di LDH, considerare la ripresa del trattamento con ravulizumab.
Interruzione del trattamento per la SEUa Non esistono dati specifici sull’interruzione di ravulizumab.
In uno studio osservazionale prospettico a lungo termine, l’interruzione del trattamento con inibitori della frazione C5 del complemento (eculizumab) ha determinato un tasso di recidiva di MAT 13,5 volte superiore e ha evidenziato una tendenza alla riduzione della funzionalità renale, rispetto ai pazienti che hanno continuato il trattamento.
Qualora sia necessario interrompere il trattamento con ravulizumab, i pazienti devono essere strettamente e continuativamente monitorati per rilevare eventuali segni e sintomi di MAT.
Tuttavia, il monitoraggio può essere insufficiente a prevedere o prevenire le complicanze gravi della MAT.
Le complicanze della MAT post-interruzione possono essere identificate da una delle seguenti osservazioni: - vengono osservati in concomitanza almeno 2 dei seguenti risultati di laboratorio: diminuzione della conta piastrinica del 25% o più rispetto al basale o alla conta piastrinica di picco durante il trattamento con ravulizumab; aumento della creatinina sierica del 25% o più rispetto al basale o al nadir durante il trattamento con ravulizumab; oppure aumento dell’LDH sierica del 25% o più rispetto al basale o al nadir durante il trattamento con ravulizumab (i risultati devono essere confermati da una seconda misurazione) Oppure - uno dei seguenti sintomi di MAT: alterazione dello stato mentale o crisi convulsive, o altre manifestazioni extrarenali della MAT, incluse anomalie cardiovascolari, pericardite, sintomi gastrointestinali/diarrea; o trombosi.
Qualora si verifichino complicanze della MAT dopo l’interruzione di ravulizumab, si dovrebbe considerare la ripresa del trattamento con ravulizumab iniziando con la dose di carico e con la dose di mantenimento (vedere paragrafo 4.2).
Interruzione del trattamento per la MGg Poiché la MGg è una malattia cronica, i pazienti che traggono beneficio dal trattamento con ravulizumab e interrompono tale trattamento devono essere monitorati per i sintomi della malattia sottostante.
Se i sintomi di MGg si manifestano dopo l’interruzione del trattamento, deve essere considerato il riavvio del trattamento con ravulizumab.
Interruzione del trattamento per la NMOSD Poiché la NMOSD è una malattia cronica, i pazienti che traggono beneficio dal trattamento con ravulizumab e interrompono tale trattamento devono essere monitorati per i sintomi di una recidiva della NMOSD.
Se i sintomi della NMOSD si ripresentano dopo l’interruzione del trattamento, deve essere considerato il riavvio del trattamento con ravulizumab.
Passaggio da eculizumab a ravulizumab Nei pazienti affetti da MGg che non rispondono al regime posologico approvato di eculizumab, il trattamento con ravulizumab non è raccomandato.
Contenuto di sodio Ultomiris 300 mg/3 mL e 1100 mg/11 mL concentrati per soluzione per infusione Dopo diluizione con soluzione iniettabile di sodio cloruro 9 mg/mL (0,9%), questo medicinale contiene 0,18 g di sodio per 72 mL alla dose massima equivalente a 9,1% dell’assunzione massima giornaliera raccomandata dall’OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.
Ultomiris 300 mg/30 mL concentrato per soluzione per infusione Dopo diluizione con soluzione iniettabile di sodio cloruro 9 mg/mL (0,9%), questo medicinale contiene 2,65 g di sodio per 720 mL alla dose massima equivalente a 133% dell’assunzione massima giornaliera raccomandata dall’OMS che corrisponde a 2 g di sodio per un adulto.

Interazioni

Non sono stati effettuati studi d’interazione.
Sulla base del potenziale effetto inibitorio di ravulizumab sulla citotossicità complemento-dipendente di rituximab, ravulizumab può ridurre gli effetti farmacodinamici attesi di rituximab.Il trattamento cronico con immunoglobulina umana per via endovenosa (IVIg) può interferire con il meccanismo di riciclo endosomiale del recettore Fc neonatale (FcRn) degli anticorpi monoclonali come ravulizumab e quindi ridurre le concentrazioni sieriche di ravulizumab.
Vedere paragrafo 4.2 per una guida in caso di trattamento concomitante con SP, PP o IVIg.

Effetti indesiderati

Riassunto del profilo di sicurezza Le reazioni avverse più comuni con ravulizumab sono cefalea (30%), infezione delle vie respiratorie superiori (21,1%), nasofaringite (20,1%), diarrea (18,1%), piressia (17,6%), nausea (14,6%), artralgia (14,1%), dolore dorsale (13,5%), stanchezza (13,1%), dolore addominale (12,3%), capogiro (10,5%) e infezione delle vie urinarie (10,2%).
Le reazioni avverse più gravi sono infezione meningococcica (0,7%) incluse sepsi meningococcica, encefalite meningococcica, infezione meningococcica (vedere paragrafo 4.4) e infezione gonococcica disseminata (0,2%).
Tabella delle reazioni avverse La Tabella 9 riporta le reazioni avverse osservate negli studi clinici e nell’esperienza post-commercializzazione.
Le reazioni avverse sono elencate in base alla classificazione per sistemi e organi (SOC) secondo MedDRA e alla frequenza, utilizzando la seguente convenzione: molto comune (≥ 1/10); comune (≥ 1/100, < 1/10); non comune (≥ 1/1 000, < 1/100); raro (≥ 1/10 000, < 1/10 00); molto raro (< 1/10 000) e non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
All’interno di ogni gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono presentate in ordine di gravità decrescente.
Tabella 9: Reazioni avverse da farmaci negli studi clinici e nell’esperienza postcommercializzazione
Classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA Molto comune (≥ 1/10) Comune (≥ 1/100, < 1/10) Non comune (≥ 1/1 000, < 1/100)
Infezioni ed infestazioni Infezione delle vie urinariea, infezione delle vie respiratorie superiori, nasofaringite  Infezione meningococcicab, infezione gonococcica disseminatac
Disturbi del sistema immunitario   Ipersensibilitàe Reazione anafilatticad
Patologie del sistema nervoso Cefalea, capogiro  
Patologie gastrointestinali Diarrea, nausea, dolore addominale Vomito, dispepsia 
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo   Orticaria, prurito, eruzione cutanea 
Patologie del tessuto muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Artralgia, dolore dorsale Mialgia, spasmi muscolari 
Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione Piressia, stanchezza Malattia simil-influenzale, brividi, astenia 
Traumatismi, intossicazioni e complicazioni da procedura   Reazione correlata a infusione 
a Infezione delle vie urinarie è un termine di gruppo che comprende i termini preferiti infezione delle vie urinarie, infezione batterica delle vie urinarie, infezione enterococcica delle vie urinarie e infezione delle vie urinarie da Escherichia b Infezione meningococcica comprende i termini preferiti infezione meningococcica, sepsi meningococcica ed encefalite meningococcica c Infezione gonococcica disseminata comprende i termini preferiti infezione gonococcica disseminata e infezione gonococcica d Stimata sull’esperienza post-commercializzazione e Ipersensibilità è un termine di gruppo per il termine preferito ipersensibilità a farmaci con causalità correlata e termine preferito ipersensibilità Descrizione di reazioni avverse selezionate Infezione/sepsi/encefalite meningococcica La vaccinazione riduce, ma non elimina, il rischio di infezioni meningococciche.
Negli studi clinici < 1% dei pazienti ha sviluppato infezioni meningococciche gravi durante il trattamento con ravulizumab; tutti erano pazienti adulti affetti da EPN o NMOSD che erano stati vaccinati.
Per informazioni sulla prevenzione e sul trattamento di una sospetta infezione meningococcica, vedere il paragrafo 4.4.
Nei pazienti trattati con ravulizumab, le infezioni meningococciche si sono presentate sotto forma di sepsi meningococcica ed encefalite meningococcica.
I pazienti devono essere informati dei segni e sintomi di infezione meningococcica e della necessità di consultare immediatamente il medico.
Reazioni correlate a infusione Negli studi clinici le reazioni correlate a infusione sono state comuni (≥ 1%).
Questi eventi, di severità da lieve a moderata e transitori, includevano dolore dorsale, dolore addominale, spasmi muscolari, riduzione della pressione arteriosa, aumento della pressione arteriosa, brividi febbrili, fastidio agli arti, ipersensibilità (reazione allergica), disgeusia (gusto sgradevole) e sonnolenza.
Queste reazioni non hanno richiesto l’interruzione di ravulizumab.
Immunogenicità Negli studi condotti in pazienti adulti con EPN (n = 475), in uno studio condotto sull’EPN in pazienti pediatrici (n = 13), negli studi condotti nella SEUa (n = 89), in uno studio condotto sulla MGg (n = 86) e in uno studio condotto sulla NMOSD (n = 58), sono stati segnalati 2 casi (0,3%) di sviluppo di anticorpi anti-farmaco durante il trattamento con ravulizumab (1 paziente adulto affetto da EPN e 1 paziente adulto affetto da SEUa).
Questi anticorpi sono stati di natura transitoria, a basso titolo e non correlati alla risposta clinica o ad eventi avversi.
Popolazione pediatrica Emoglobinuria parossistica notturna (EPN) Nei pazienti pediatrici affetti da EPN (n = 13, età da 9 a 17 anni) arruolati nello studio pediatrico sull’EPN (ALXN1210-PNH-304), il profilo di sicurezza è sembrato simile a quello osservato nei pazienti adulti affetti da EPN.
Le reazioni avverse più comuni riportate nei pazienti pediatrici affetti da EPN sono state dolore addominale, nausea, nasofaringite e cefalea, verificatisi in 3 pazienti (23,1%).
Sindrome emolitico uremica atipica (SEUa) Nei pazienti pediatrici con evidenza di SEUa (n = 34, età da 10 mesi a meno di 18 anni) inclusi nello studio ALXN1210-aHUS-312, il profilo di sicurezza di ravulizumab è sembrato simile a quello osservato nei pazienti adulti con evidenza di SEUa.
I profili di sicurezza nei differenti sottogruppi di pazienti in età pediatrica appaiono simili.
I dati di sicurezza per i pazienti di età inferiore a 2 anni sono limitati a quattro pazienti.
Le reazioni avverse più comuni (≥ 20%) riportate nei pazienti pediatrici sono state piressia, vomito, diarrea, cefalea, nasofaringite, infezione delle vie respiratorie superiori e dolore addominale.
Miastenia gravis generalizzata (MGg) Ravulizumab non è stato studiato in pazienti pediatrici affetti da MGg.
Disturbo dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD) Ravulizumab non è stato studiato in pazienti pediatrici affetti da NMOSD.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato nel sito web: https://www.aifa.gov.it/content/segnalazionireazioni-avverse.

Gravidanza e allattamento

Donne in età fertile Le donne in età fertile devono usare misure contraccettive efficaci durante e fino a 8 mesi dopo il trattamento.
Gravidanza I dati clinici relativi all’uso di ravulizumab in donne in gravidanza non esistono.
Non sono stati condotti studi preclinici di tossicologia riproduttiva con ravulizumab (vedere paragrafo 5.3).
Sono stati condotti studi di tossicità riproduttiva nel topo utilizzando la molecola surrogata murina BB5.1, per valutare l’effetto del blocco del C5 sul sistema riproduttivo.
In questi studi non sono state individuate tossicità riproduttive specifiche correlate alla sostanza in esame.
È noto che le immunoglobuline G (IgG) umane attraversano la barriera placentare umana; di conseguenza, ravulizumab può provocare un’inibizione del complemento terminale nella circolazione fetale.
Gli studi sugli animali non sono sufficienti a dimostrare una tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3).
Nelle donne in gravidanza l’uso di ravulizumab può essere considerato dopo una valutazione dei rischi e dei benefici.
Allattamento Non è noto se ravulizumab sia escreto nel latte materno.
Studi preclinici di tossicologia riproduttiva, condotti nel topo con la molecola surrogata murina BB5.1, non hanno evidenziato sulla prole eventi avversi derivanti dal consumo di latte delle madri trattate.
Il rischio per i lattanti non può essere escluso.
Poiché molti medicinali e immunoglobuline sono escreti nel latte materno umano e a causa delle potenziali reazioni avverse gravi nei lattanti, l’allattamento deve essere interrotto durante il trattamento con ravulizumab e fino a 8 mesi dopo il trattamento.
Fertilità Non sono stati condotti studi preclinici specifici sulla fertilità con ravulizumab.
Gli studi preclinici di tossicologia riproduttiva condotti nei topi con una molecola surrogata murina (BB5.1) non hanno individuato effetti avversi sulla fertilità per le femmine o i maschi trattati.

Conservazione

Conservare in frigorifero (2 °C - 8 °C) Non congelare.
Tenere il flaconcino nell’imballaggio esterno per proteggere il medicinale dalla luce.
Per le condizioni di conservazione dopo la diluizione vedere paragrafo 6.3.

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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.