PERINDOPRIL IND TE 30CPR 2,5+
10,40 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 08/06/2013
Ipertensione essenziale.
Ogni compressa rivestita con film contiene 1,704 mg di perindopril, corrispondenti a 2,5 mg di perindopril tosilato convertito in situ in perindopril sodio, e 0,625 mg di indapamide. Eccipiente con effetto noto: Ogni compressa rivestita con film contiene 74,056 mg di lattosio monoidrato. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Relative al perindopril: - Ipersensibilità al principio attivo o a qualsiasi altro ACE-inibitore; - Anamnesi di angioedema (edema di Quincke) associato a precedente terapia con ACE-inibitori (vedere paragrafo 4.4); - Angioedema ereditario o idiopatico; - Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.4 e 4.6); - L'uso concomitante di Perindopril e Indapamide Teva con medicinali contenenti aliskiren è controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o danno renale (velocità di filtrazione glomerulare GFR < 60 ml/min/1.73 m²) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1); - Uso concomitante con terapia a base di sacubitril/valsartan.
Perindopril non deve essere iniziato prima che siano trascorse almeno 36 ore dall’ultima dose di sacubitril/valsartan (vedere anche paragrafi 4.4 e 4.5); - Trattamenti extracorporei che causano il contatto del sangue con superfici caricate negativamente (vedere paragrafo 4.5); - Importante stenosi bilaterale dell’arteria renale o stenosi dell'arteria in caso di un unico rene funzionante (vedere paragrafo 4.4).
Relative a indapamide - Ipersensibilità al principio attivo o a qualsiasi altro sulfonamidico; - Danno renale grave (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min); - Encefalopatia epatica; - Patologia epatica grave; - Ipokaliemia.
Relative a Perindopril e Indapamide Teva - Ipersensibilità ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati nel paragrafo 6.1.
Poiché non ci sono esperienze terapeutiche sufficienti, Perindopril e Indapamide Teva non deve essere utilizzato nei: - Pazienti in dialisi; - Pazienti con insufficienza cardiaca scompensata non trattata. Posologia
- Posologia La dose abituale è di una compressa rivestita con film di Perindopril e Indapamide Teva 2,5 mg/0,625 mg al giorno come dose singola, da assumere preferibilmente al mattino e prima di un pasto.
Se la pressione non è controllata dopo un mese di trattamento, la dose può essere raddoppiata.
Popolazioni speciali Anziani (vedere paragrafo 4.4) Il trattamento deve essere iniziato alla normale dose di una compressa rivestita con film di Perindopril e Indapamide Teva 2,5 mg/0,625 mg al giorno.
Compromissione renale (vedere paragrafo 4.4) In caso di grave compromissione renale (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min), il trattamento è controindicato.
Nei pazienti con compromissione renale moderata (clearance della creatinina tra 30 - 60 ml/min), la dose massima è una compressa di Perindopril e Indapamide Teva 2,5 mg/0,625 mg al giorno.
Nei pazienti con clearance della creatinina superiore o uguale a 60 ml/min non è richiesta alcuna modifica della dose.
Il follow-up abituale deve prevedere un controllo frequente dei livelli della creatinina e del potassio.
Compromissione epatica (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.2) In caso di grave patologia epatica, il trattamento è controindicato.
Nei pazienti con patologia epatica moderata, non è richiesta alcuna modifica della dose.
Popolazione pediatrica La sicurezza e l’efficacia del perindopril/indapamide nella popolazione pediatrica non sono state accertate.
Non ci sono dati disponibili.
Perindopril e Indapamide Teva 5 mg/1,25 mg non deve essere somministrato a bambini ed adolescenti.
Modo di somministrazione Uso orale. Avvertenze e precauzioni
- Avvertenze speciali Comuni a perindopril e indapamide Con l’associazione a dose bassa di Perindopril e Indapamide Teva 2,5 mg/0,625 mg non si è osservata una riduzione significativa delle reazioni avverse rispetto ai dosaggi più bassi approvati per i singoli componenti, ad eccezione dell’ipokaliemia (vedere paragrafo 4.8).
Non può essere escluso un aumento della frequenza di reazioni idiosincrasiche qualora il paziente venga trattato simultaneamente con due antipertensivi mai assunti prima.
Per ridurre al minimo questo rischio, il paziente deve essere attentamente monitorato.
Litio L’uso concomitante del litio e dell’associazione perindopril e indapamide non è generalmente raccomandata (vedere paragrafo 4.5).
Relative a perindopril Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) Esiste l’evidenza che l'uso concomitante di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperkaliemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta).
Il duplice blocco del RAAS attraverso l'uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciò deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.
Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell'angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.
Diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio L’associazione di perindopril con diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio e sostituti del sale contenenti potassio è generalmente sconsigliata (vedere paragrafo 4.5).
Neutropenia/agranulocitosi/trombocitopenia/anemia In pazienti trattati con ACE-inibitori sono stati riscontrati casi di neutropenia/agranulocitosi, trombocitopenia e anemia.
Nei pazienti con funzionalità renale normale e in assenza di altri fattori di complicazione, raramente compare neutropenia.
Il perindopril deve essere somministrato con estrema cautela a pazienti con collagenopatie vascolari, trattati con agenti immunosoppressori, con allopurinolo o procainamide, o che presentino una combinazione di questi fattori di complicazione, specialmente in presenza di antecedente danno renale.
Alcuni di questi pazienti hanno sviluppato infezioni gravi, che in pochi casi non hanno risposto a una terapia antibiotica intensiva.
In caso di utilizzo di perindopril su questi pazienti, si consiglia un monitoraggio periodico della conta dei globuli bianchi e i pazienti dovrebbero essere informati riguardo alla necessità di riferire ogni eventuale segno di infezione (ad es., mal di gola, febbre) (vedere paragrafi 4.5 e 4.8).
Ipertensione renovascolare Nei pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale o stenosi dell'arteria in caso di un unico rene funzionante in trattamento con ACE inibitori, vi è un aumentato rischio di ipotensione e insufficienza renale (vedere paragrafo 4.3).
Il trattamento con diuretici può essere un fattore contribuente.
In pazienti con stenosi unilaterale dell’arteria renale, in caso di modifiche anche lievi dei livelli di creatinina sierica, può verificarsi una perdita della funzionalità renale.
Ipersensibilità/angioedema Nei pazienti trattati con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, incluso il perindopril, è stata segnalata raramente la comparsa di angioedema al viso, alle estremità, alle labbra, alla lingua, alla glottide e/o alla laringe (vedere paragrafo 4.8).
Queste manifestazioni possono comparire in qualunque momento durante il trattamento.
In questi casi, il trattamento con perindopril deve essere immediatamente sospeso e il paziente tenuto sotto osservazione fino alla completa risoluzione dei sintomi prima di essere dimesso.
Nei casi di edema limitati al volto e alle labbra, la risoluzione si ottiene generalmente senza alcun trattamento, benché gli antistaminici possano essere utili per dare sollievo ai sintomi.
L’angioedema associato all’edema laringeo può essere fatale.
Se l’edema coinvolge lingua, glottide o laringe, comportando una probabile ostruzione delle vie aeree, si devono istituire tempestivamente terapie appropriate, quali l’iniezione sottocutanea di una soluzione di epinefrina 1:1000 (da 0,3 ml a 0,5 ml), e/o devono essere intraprese immediatamente le opportune misure terapeutiche per assicurare la pervietà delle vie aeree.
Si è osservata una maggiore incidenza di angioedema nei pazienti neri trattati con ACE-inibitori rispetto ai soggetti non neri.
I pazienti con precedenti di angioedema non correlato a terapie con ACE-inibitori presentano un rischio superiore di comparsa di angioedema quando vengono trattati con un ACE-inibitore (vedere paragrafo 4.3).
Raramente nei pazienti trattati con ACE-inibitori è stato segnalato angioedema intestinale.
Questi pazienti hanno presentato dolore addominale (con o senza nausea o vomito); in alcuni casi non si era verificato in precedenza angioedema del volto e i livelli della C1 esterasi erano normali.
L’angioedema è stato diagnosticato mediante TAC addominale o ecografia oppure con intervento chirurgico e i sintomi si sono risolti dopo la sospensione dell’ACE-inibitore.
L’angioedema intestinale deve essere incluso nella diagnosi differenziale dei pazienti trattati con ACE-inibitori che presentano dolore addominale.
L’uso concomitante degli ACE-inibitori e di sacubitril/valsartan è controindicato in considerazione dell’aumento del rischio di angioedema.
Il trattamento con sacubitril/valsartan non deve essere iniziato prima che siano trascorse almeno 36 ore dall’ultima dose di perindopril.
Il trattamento con perindopril non deve essere iniziato prima che siano trascorse almeno 36 ore dall’ultima dose di sacubitril/valsartan (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
L’uso concomitante di ACE-inibitori e inibitori di NEP (ad es.
racecadotril), inibitori di mTOR (per esempio sirolimus, everolimus, temsirolimus) e gliptine (per esempio linagliptin, saxagliptin, sitagliptin, vildagliptin) può determinare un aumento del rischio di angioedema (per esempio rigonfiamento delle vie aeree o della lingua, associato o meno a difficoltà respiratorie) (vedere paragrafo 4.5).
Occorre cautela nell’iniziare la terapia con racecadotril, inibitori di mTOR (per esempio sirolimus, everolimus, temsirolimus) e gliptine (per esempio linagliptin, saxagliptin, sitagliptin, vildagliptin) in un paziente che sta già assumendo un ACE-inibitore.
Reazioni anafilattoidi durante trattamento di desensibilizzazione Sono stati segnalati casi isolati di reazioni anafilattoidi prolungate e che hanno messo in pericolo di vita pazienti in terapia con ACE-inibitori sottoposti a trattamento desensibilizzante per punture di imenotteri (api, vespe).
Gli ACE-inibitori devono essere impiegati con cautela nei pazienti allergici desensibilizzati ed evitati completamente nei pazienti sottoposti a immunoterapia con veleni.
Tuttavia, tali reazioni possono essere prevenute sospendendo temporaneamente l’ACE-inibitore almeno 24 ore prima di intraprendere il trattamento desensibilizzante, in quei pazienti che necessitano sia del trattamento con ACE-inibitori che della terapia desensibilizzante.
Reazioni anafilattoidi durante aferesi delle LDL Raramente sono state osservate reazioni anafilattoidi a rischio di vita nei pazienti in terapia con ACE-inibitori e sottoposti ad aferesi delle lipoproteine a bassa densità (LDL) con destrano solfato.
Queste reazioni possono essere prevenute sospendendo temporaneamente il trattamento con l’ACE-inibitore prima di ogni aferesi.
Pazienti in emodialisi Sono state osservate reazioni anafilattoidi in pazienti dializzati con membrane ad alto flusso (per es.
AN 69) in trattamento con ACE-inibitori.
In questi casi, occorre usare un altro tipo di membrana per la dialisi o una diversa classe di antipertensivi.
Aldosteronismo primario I pazienti con iperaldosteronismo primario generalmente non rispondono alla terapia con farmaci antiipertensivi che agiscono per inibizione del sistema renina-angiotensina.
Pertanto, l'uso di questo farmaco non è raccomandato.
Gravidanza Non si deve iniziare una terapia a base di ACE-inibitori durante la gravidanza.
A meno che il proseguimento della terapia a base di ACE-inibitori non venga considerato essenziale, le pazienti che hanno in programma una gravidanza dovrebbero passare a trattamenti antipertensivi alternativi con un consolidato profilo di sicurezza per l’utilizzo durante la gravidanza.
Una volta diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE-inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).
Relative all’indapamide Encefalopatia epatica In caso di compromissione della funzionalità epatica, i diuretici tiazidici e analoghi alle tiazidi possono provocare particolarmente in caso di squilibrio elettrolitico, un’encefalopatia epatica che può progredire in coma epatico.
In questi casi, la somministrazione del diuretico deve essere immediatamente interrotta.
Fotosensibilità Durante l’uso di diuretici tiazidici e analoghi alle tiazidi sono state osservate reazioni di fotosensibilità (vedere paragrafo 4.8).
Se la fotosensibilità si verifica durante il trattamento, si raccomanda di sospendere immediatamente la terapia.
Qualora si ritenga necessario somministrare di nuovo il diuretico, si consiglia di proteggere le aree esposte dal sole o dai raggi UVA artificiali.
Precauzioni per l’uso Comuni a perindopril e indapamide: Danno renale In caso di grave danno renale (clearance della creatinina < 30 ml/min), il trattamento è controindicato.
Nei pazienti ipertesi senza preesistenti lesioni renali apparenti, per i quali le analisi del sangue dimostrano una insufficienza renale funzionale, il trattamento deve essere sospeso ed eventualmente ripreso utilizzando una dose inferiore oppure uno solo dei componenti.
In questi pazienti, il follow-up deve prevedere un monitoraggio frequente del potassio e della creatinina dopo due settimane di trattamento e successivamente ogni due mesi nel periodo di stabilità terapeutica.
L’insufficienza nella funzione renale è stata riscontrata principalmente in pazienti con grave insufficienza cardiaca o con insufficienza nella funzione renale sottostante, compresa stenosi dell’arteria renale.
Il farmaco non è raccomandato in presenza di stenosi dell’arteria renale bilaterale o di un solo rene funzionante.
Ipotensione e squilibrio idroelettrolitico Esiste il rischio di ipotensione improvvisa in presenza di preesistente deplezione di sodio (in particolare in pazienti con stenosi dell’arteria renale).
Pertanto, i segni clinici di squilibrio idroelettrolitico, che può manifestarsi in occasione di un episodio intercorrente di diarrea o di vomito, devono essere sistematicamente esaminati.
In questi pazienti deve essere effettuato un regolare controllo degli elettroliti plasmatici.Un’ipotensione marcata può richiedere un’infusione endovenosa di soluzione fisiologica isotonica.
Un’ipotensione transitoria non costituisce una controindicazione al proseguimento del trattamento.
Una volta ristabilita una volemia ed una pressione arteriosa soddisfacenti, è possibile riprendere il trattamento a una dose ridotta o utilizzando uno solo dei componenti.
Livelli di potassio L’associazione di perindopril e indapamide non impedisce l’insorgenza di ipokaliemia, soprattutto nei pazienti diabetici o con insufficienza nella funzione renale.
Come per ogni altro antipertensivo contenente un diuretico, deve essere effettuato un regolare controllo dei livelli plasmatici di potassio.
Relative al perindopril Tosse A seguito di somministrazione di inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, è stata osservata la comparsa di tosse secca.
Questa tosse è caratterizzata da persistenza e scomparsa dopo l’interruzione del trattamento.
In presenza di questo sintomo si deve considerare una possibile eziologia iatrogena.
Qualora la prescrizione di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina sia ritenuta necessaria, si può prendere in considerazione la prosecuzione del trattamento.
Popolazione pediatrica L’efficacia e la tollerabilità del perindopril, da solo o in associazione, nei bambini e negli adolescenti non sono state stabilite.
Rischio di ipotensione arteriosa e/o insufficienza renale (in caso di insufficienza cardiaca, deplezione idrosalina, ecc.) Nel corso di marcate deplezioni idrosaline (stretto regime iposodico o trattamento diuretico prolungato), è stata osservata una notevole stimolazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone in pazienti con pressione inizialmente bassa, in casi di stenosi dell’arteria renale, di insufficienza cardiaca congestizia o di cirrosi con edema e ascite.
Il blocco di questo sistema da parte di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina può perciò causare, soprattutto alla prima assunzione e nel corso delle prime due settimane di trattamento, un brusco calo pressorio e/o un aumento della creatinina plasmatica, segni di una insufficienza renale funzionale.
Quest’ultima può essere occasionalmente ad insorgenza acuta, benché si verifichi raramente e dopo un intervallo di tempo variabile.
In questi casi, il trattamento deve essere iniziato con una dose più bassa e con incrementi progressivi.
Pazienti anziani Prima dell’inizio del trattamento, devono essere controllate la funzionalità renale e la potassiemia.
La dose iniziale deve essere adattata successivamente in base alla risposta pressoria, specialmente in caso di deplezione idrosalina, per evitare la comparsa di improvvisa ipotensione.
Aterosclerosi Il rischio di ipotensione esiste in tutti i pazienti, ma una cautela particolare è richiesta nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica o insufficienza circolatoria cerebrale, che devono pertanto iniziare il trattamento con una dose bassa.
Ipertensione renovascolare Il trattamento dell’ipertensione renovascolare è la rivascolarizzazione.
Tuttavia, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono risultare utili nei pazienti affetti da ipertensione renovascolare in attesa di un intervento chirurgico correttivo o quando la soluzione chirurgica non è possibile.
Qualora Perindopril e Indapamide Teva venga prescritto a pazienti con stenosi dell’arteria renale accertata o sospetta, il trattamento deve essere iniziato in ambiente ospedaliero e a dose bassa, monitorando la funzionalità renale e i livelli di potassio, poiché alcuni pazienti hanno sviluppato un’insufficienza renale funzionale rivelatasi reversibile con l’interruzione della terapia.
Insufficienza cardiaca/grave insufficienza cardiaca Nei pazienti con insufficienza cardiaca grave (stadio IV) il trattamento deve essere iniziato sotto stretto controllo medico con una dose iniziale ridotta.
Il trattamento con beta-bloccanti nei pazienti ipertesi con insufficienza coronarica non deve essere interrotto: l’ACE-inibitore deve essere associato al beta-bloccante.
Pazienti diabetici Nei pazienti con diabete mellito insulinodipendente (tendenza spontanea ad avere elevati livelli di potassio) il trattamento deve essere iniziato sotto supervisione medica con una dose iniziale ridotta.
Nei pazienti diabetici precedentemente trattati con antidiabetici orali o insulina, i livelli glicemici devono essere attentamente monitorati, particolarmente durante il primo mese di trattamento con un ACE-inibitore (vedere paragrafo 4.5).
Differenze etniche Come per altri inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, l’azione antipertensiva del perindopril sembra essere apparentemente meno efficace nei pazienti neri rispetto ai soggetti non neri, probabilmente a causa di una maggiore prevalenza di stati di bassa renina nella popolazione ipertesa nera.
Chirurgia/anestesia Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono causare ipotensione in caso di anestesia, specie se l’anestetico somministrato possiede una potenziale azione ipotensiva.
Si raccomanda pertanto, se possibile, di interrompere il trattamento con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina a lunga durata d’azione, come il perindopril, un giorno prima dell’intervento chirurgico.
Stenosi della valvola aortica o mitrale/cardiomiopatia ipertrofica Gli ACE-inibitori devono essere usati con cautela nei pazienti con ostruzione del tratto d’efflusso del ventricolo sinistro.
Insufficienza epatica Raramente, il trattamento con ACE-inibitori è stato associato a una sindrome che ha inizio con ittero colestatico e progredisce fino alla necrosi epatica fulminante e (talora) alla morte.
Il meccanismo di questa sindrome non è noto.
I pazienti trattati con ACE-inibitori che sviluppano ittero o marcato incremento degli enzimi epatici devono sospendere l’assunzione dell’ACE-inibitore e ricevere un follow-up medico appropriato (vedere paragrafo 4.8).
Iperkaliemia Sono stati osservati aumenti del potassio sierico in alcuni pazienti trattati con ACE-inibitori, incluso perindopril.
Gli ACE-inibitori possono causare iperkaliemia perché inibiscono il rilascio di aldosterone.
L'effetto di solito non è significativo nei pazienti con funzionalità renale normale.
I fattori di rischio per lo sviluppo di iperkaliemia comprendono i pazienti con insufficienza della funzione renale, peggioramento della funzionalità renale, età (> 70 anni), diabete mellito, eventi intercorrenti, in particolare disidratazione, scompenso cardiaco acuto, acidosi metabolica e uso concomitante di diuretici risparmiatori di potassio (ad es.
spironolattone, eplerenone, triamterene, amiloride...), integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio; sono inoltre a rischio più elevato i pazienti che assumono altri farmaci associati ad un incremento del potassio sierico (ad es.
eparine, cotrimossazolo noto anche come trimetoprim/sulfametossazolo, altri ACE inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II, acido acetilsalicilico ≥ 3 g/giorno, inibitori della COX-2 e FANS non selettivi, agenti immunosoppressivi come ciclosporina o tacrolimus, trimetoprim) e soprattutto antagonisti dell'aldosterone o bloccanti del recettore dell'angiotensina.
L'uso di integratori di potassio, diuretici risparmiatori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio, in particolare nei pazienti con funzionalità renale compromessa, può portare a un aumento significativo del potassio sierico.
L’iperkaliemia può causare aritmia grave, talvolta fatale I diuretici risparmiatori del potassio e i bloccanti del recettore dell’angiotensina devono essere usati con cautela nei pazienti in terapia con ACE-inibitori e si devono contestualmente monitorare il potassio sierico e la funzione renale.
Se l’uso concomitante dei farmaci sopra menzionati è ritenuto appropriato, essi devono essere usati con cautela e con frequenti controlli del potassio sierico (vedere paragrafo 4.5).
Relative all’indapamide Equilibrio idroelettrolitico Livelli di sodio La natriemia deve essere controllata prima di iniziare il trattamento, e successivamente a intervalli regolari.
La riduzione dei livelli di sodio può essere inizialmente asintomatica, perciò è indispensabile eseguire controlli regolari.
Questi controlli devono essere ancora più frequenti nei pazienti anziani e cirrotici (vedere paragrafi 4.8 e 4.9).
Qualsiasi trattamento diuretico può causare iponatriemia, a volte con conseguenze molto gravi.
L'iponatriemia con ipovolemia può essere responsabile di disidratazione e ipotensione ortostatica.
La perdita concomitante di ioni cloruro può portare ad alcalosi metabolica compensativa secondaria: l'incidenza e il grado di questo effetto sono lievi.
Livelli di potassio La deplezione potassica con ipokaliemia rappresenta il rischio maggiore dei diuretici tiazidici e analoghi alle tiazidi.
L'ipokaliemia può causare disturbi muscolari.
Sono stati segnalati casi di rabdomiolisi, principalmente nel contesto di grave ipokaliemia.
La possibile insorgenza di ipokaliemia (<3,4mmol/l) deve essere prevenuta in alcuni pazienti ad alto rischio, quali gli anziani e/o i soggetti malnutriti, politrattati o meno, i cirrotici con edema e ascite, i coronaropatici ed i pazienti con insufficienza cardiaca.
In questi casi, infatti, l’ipokaliemia aumenta la tossicità cardiaca dei glicosidi cardiaci e il rischio di disturbi del ritmo cardiaco.
Anche i soggetti con intervallo QT lungo, di origine sia congenita che iatrogena, sono a rischio.
L’ipokaliemia, come la bradicardia, agisce da fattore predisponente alla comparsa di gravi disturbi del ritmo cardiaco, in particolare torsioni di punta, che possono avere esiti fatali.
Tutti questi casi richiedono controlli più frequenti dei livelli di potassio.
Il primo controllo del potassio plasmatico deve essere effettuato nel corso della prima settimana di trattamento.
Se si accertano livelli bassi di potassio è necessario correggerli.
L'ipokaliemia riscontrata in associazione con una bassa concentrazione sierica di magnesio può essere refrattaria al trattamento a meno che non venga corretto il magnesio sierico.
Livelli di calcio I diuretici tiazidici e analoghi alle tiazidi possono ridurre l’escrezione urinaria del calcio e provocare un aumento leggero e transitorio dei livelli plasmatici di calcio.
Livelli marcatamente elevati di calcio possono essere associati a un iperparatiroidismo non diagnosticato.
In questo caso, il trattamento deve essere interrotto prima di controllare la funzione paratiroidea.
Magnesio plasmatico I diuretici tiazidici e affini, inclusa indapamide, possono aumentare l’escrezine urinaria di magnesio, che può provocare ipomagnesemia (vedere paragrafi 4.5 e 4.8).
Glicemia Nei pazienti diabetici è importante controllare i livelli ematici di glucosio, specie quando i livelli di potassio sono bassi.
Acido urico Nei pazienti iperuricemici può aumentare la tendenza agli attacchi di gotta.
Funzionalità renale e diuretici: I diuretici tiazidici e analoghi alle tiazidi sono pienamente efficaci solo se la funzionalità renale è normale o solo leggermente alterata (livelli di creatinina inferiori approssimativamente a 25 mg/l, ovvero 220 mcmol/l nell’adulto).Nei soggetti anziani, il valore della creatininemia deve essere correlato all’età, al peso e al sesso del paziente, secondo la formula di Cockroft: clcr = (140 - età) x peso corporeo / 0,814 x livello plasmatico di creatinina.
con: età espressa in anni, peso corporeo in kg, livello plasmatico di creatinina espresso in micromol/l.
Questa formula è valida per i soggetti anziani di sesso maschile e deve essere corretta per le donne moltiplicando il risultato per 0,85.
L’ipovolemia, dovuta alla perdita di acqua e di sodio causata dal diuretico all’inizio del trattamento, provoca una riduzione della filtrazione glomerulare.
Ciò può comportare a sua volta un aumento dell’urea ematica e dei livelli di creatinina.
Questa insufficienza renale funzionale transitoria non induce conseguenze negative nei pazienti con funzionalità renale normale, ma può però aggravare un danno renale preesistente.
Effusione coroidale, miopia acuta e glaucoma ad angolo chiuso secondario: I farmaci sulfamidici o derivati da sulfamidici possono causare una reazione idiosincrasica che determina effusione coroidale con difetti del campo visivo, miopia transitoria e glaucoma acuto ad angolo chiuso.
I sintomi includono insorgenza acuta di ridotta acuità visiva o dolore oculare e si manifestano generalmente entro poche ore o settimane dall'inizio del trattamento.
Il glaucoma acuto ad angolo chiuso non trattato può portare alla perdita permanente della vista.
Il trattamento primario è l’interruzione dell'assunzione del farmaco il più rapidamente possibile.
Potrebbe essere necessario prendere in considerazione trattamenti medici o chirurgici rapidi se la pressione intraoculare rimane incontrollata.
I fattori di rischio per lo sviluppo di glaucoma acuto ad angolo chiuso possono includere una storia di allergia alla sulfonamide o alla penicillina.
Sportivi: Gli sportivi devono essere informati del fatto che questo medicinale contiene un principio attivo che può indurre una reazione positiva ai test di controllo antidoping.
Eccipienti Lattosio I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
Sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa, cioè essenzialmente ‘senza sodio’. Interazioni
- Comuni a perindopril e indapamide Uso concomitante non raccomandato Litio Sono stati segnalati incrementi reversibili delle concentrazioni sieriche di litio e tossicità durante la somministrazione concomitante di litio e ACE-inibitori.
L’uso dell’associazione perindopril e indapamide con litio non è raccomandata, ma se tale associazione dovesse rivelarsi necessaria, deve essere effettuato un controllo rigoroso dei livelli sierici di litio (vedere paragrafo 4.4).
Uso concomitante che richiede particolare cautela Baclofen Potenziamento dell’effetto antipertensivo.
Occorre controllare la pressione arteriosa e la funzionalità renale e adattare la posologia dell’antipertensivo, se necessario.
Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) (incluso l’acido acetilsalicilico ≥ 3g/giorno) Quando gli ACE-inibitori sono somministrati contemporaneamente a farmaci antinfiammatori non steroidei (ad esempio, acido acetilsalicilico a regimi di dosaggio antinfiammatorio, inibitori della COX-2 e FANS non selettivi), può verificarsi un’attenuazione dell’effetto antipertensivo.
L’uso concomitante di ACE-inibitori e FANS può portare a un maggiore rischio di peggioramento della funzionalità renale, inclusa possibile insufficienza renale acuta, e un aumento del potassio sierico, specialmente in pazienti con preesistente funzionalità renale compromessa.
L’associazione deve essere somministrata con cautela, specie negli anziani.
I pazienti devono essere adeguatamente idratati e la funzionalità renale deve essere monitorata dall’inizio della terapia e successivamente a intervalli regolari.
Uso concomitante che richiede particolare cautela Antidepressivi analoghi all’imipramina (triciclici), neurolettici Potenziamento dell’effetto antipertensivo e aumento del rischio di ipotensione ortostatica (effetto additivo).
Relative al perindopril I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) attraverso l'uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperkaliemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all'uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.1).
Farmaci che aumentano il rischio di angioedema L'uso concomitante di ACE inibitori con sacubitril/valsartan è controindicato poiché aumenta il rischio di angioedema (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Sacubitril/valsartan non deve essere iniziato fino a 36 ore dopo l'assunzione dell'ultima dose di perindopril.
La terapia con perindopril non deve essere iniziata fino a 36 ore dopo l'ultima dose di sacubitril/valsartan (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
L'uso concomitante di ACE inibitori con racecadotril, inibitori di mTOR (ad es.
sirolimus, everolimus, temsirolimus) e gliptine (ad es.
linagliptin, saxagliptin, sitagliptin, vildagliptin) può aumentare il rischio di angioedema (vedere paragrafo 4.4).
Farmaci che inducono iperkaliemia Sebbene il potassio sierico di solito rimanga entro i limiti normali, in alcuni pazienti trattati con Perindopril e Indapamide Teva può verificarsi iperkaliemia.
Alcuni farmaci o classi terapeutiche possono aumentare l'insorgenza di iperkaliemia: aliskiren, sali di potassio, diuretici risparmiatori di potassio (es.
spironolattone, triamterene o amiloride), ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell'angiotensina II, FANS, eparine, agenti immunosoppressori come la ciclosporina o tacrolimus, trimetoprim e cotrimoxazolo (trimetoprim/sulfametossazolo), poiché è noto che il trimetoprim agisce come un diuretico risparmiatore di potassio come l'amiloride.
Lacombinazione di questi farmaci aumenta il rischio di iperkaliemia.
Pertanto, la combinazione di Perindopril e Indapamide Teva con i suddetti farmaci non è raccomandata.
Se è indicato l'uso concomitante, devono essere usati con cautela e monitorando frequentemente il potassio sierico.
Uso concomitante controindicato (vedere paragrafo 4.3) Aliskiren Nei pazienti diabetici o con compromissione renale, il rischio di iperkaliemia, il peggioramento della funzione renale e la morbilità e la mortalità cardiovascolare aumentano.
Trattamenti extracorporei I trattamenti extracorporei che causano il contatto del sangue con superfici caricate negativamente come la dialisi o l’emofiltrazione con alcuni tipi di membrana ad alto flusso (ad es.
membrane poliacrilonitriliche) e l’aferesi delle lipoproteine a bassa densità con destrano solfato, causano un aumentato rischio di reazioni anafilattoidi gravi (vedere paragrafo 4.3).
Se tale trattamento è necessario, dovrebbe essere considerato l’utilizzo di un diverso tipo di membrana dialitica o una diversa classe di farmaci antipertensivi.
Uso concomitante non raccomandato Aliskiren In pazienti diversi dai diabetici o con danni renali, il rischio di iperkaliemia, il peggioramento della funzione renale e della morbilità e mortalità cardiovascolare aumentano (vedere paragrafo 4.4).
Terapia concomitante con ACE inibitore e bloccante dei recettori dell’angiotensina È stato riportato in letteratura che in pazienti con malattia aterosclerotica conclamata, insufficienza cardiaca o diabete con danno d’organo terminale, la terapia concomitante con ACE inibitore e bloccante del recettore dell’angiotensina è associata ad una più elevata frequenza di ipotensione, sincope, iperkaliemia e peggioramento della funzionalità renale (inclusa insufficienza renale acuta) in confronto all’uso di un singolo agente del sistema renina-angiotensina-aldosterone.
Il doppio blocco (ad es.
associando un ACE inibitore con un antagonista del recettore dell’angiotensina II) deve essere limitato a casi definiti singolarmente con stretto monitoraggio della funzionalità renale, dei livelli di potassio e della pressione sanguigna (vedere paragrafo 4.4).
Estramustina Rischio di un aumento degli effetti avversi come edema angioneurotico (angioedema).
Diuretici risparmiatori di potassio (es.
triamterene, amilorideâE.|), potassio (sali) Iperkaliemia (potenzialmente letale), specialmente in associazione a danno renale (effetti additivi iperkaliemici).
L’associazione di perindopril con i farmaci sopramenzionati non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4).
Se, nonostante ciò, l’uso concomitante è necessario, devono essere usati con cautela e con un monitoraggio frequente del potassio sierico.
Per l’uso dello spironolattone nell’insufficienza cardiaca, vedere paragrafo “Associazioni che necessitano di particolari precauzioni”.
Uso concomitante che richiede particolare cautela: Antidiabetici (insulina, agenti ipoglicemizzanti orali) Studi epidemiologici hanno suggerito che la somministrazione concomitante di ACE inibitori e farmaci antidiabetici (insuline, agenti ipoglicemizzanti orali) può causare un aumento dell’effetto di abbassamento del glucosio ematico con rischio di ipoglicemia.
Questo fenomeno sembra verificarsi maggiormente durante le prime settimane del trattamento in associazione e in pazienti con compromissione renale.
Diuretici non risparmiatori di potassio Pazienti che assumono diuretici, e specialmente quelli che presentano deplezione del volume e/o salina, possono presentare una eccessiva riduzione della pressione sanguigna dopo l’inizio della terapia con un ACE inibitore.
La possibilità di effetti ipotensivi può essere ridotta con l’interruzione del diuretico, con l’aumento del volume o con l’assunzione di sale prima di iniziare la terapia con dosi basse e progressive di perindopril.
• Nell’ipertensione arteriosa, quando la terapia diuretica iniziale può aver causato deplezione di sale/volume, il diuretico deve essere interrotto prima di iniziare l’ACE inibitore, nel qual caso un diuretico non risparmiatore di potassio può essere successivamente reintrodotto o l’ACE inibitore deve essere iniziato con un basso dosaggio e progressivamente aumentato.
• Nell’insufficienza cardiaca congestizia trattata con diuretici, l’ACE inibitore deve essere iniziato con un dosaggio molto basso, possibilmente dopo la riduzione del dosaggio del diuretico non risparmiatore di potassio associato.
In tutti i casi, la funzionalità renale (livelli di creatinina) deve essere monitorata durante le prime settimane di terapia con ACE inibitore.
Diuretici risparmiatori di potassio (eplerenone, spironolattone) Co-somministrazione con eplerenone o spironolattone a dosi tra 12,5 mg e 50 mg al giorno e con basse dosi di ACE inibitori: per il trattamento dell’insufficienza cardiaca di classe II-IV (NYHA) con frazione di eiezione <40%, e precedentemente trattata con ACE inibitori e diuretici dell’ansa, espone a rischio di iperkaliemia, potenzialmente letale, specialmente in caso di non osservanza delle raccomandazioni prescrittive di questa associazione.
Prima di iniziare l’associazione, controllare l’assenza di iperkaliemia e di compromissione renale.
Uno stretto monitoraggio della kaliemia e creatinemia è raccomandato una volta a settimana nel primo mese di trattamento e, successivamente una volta al mese.
Uso concomitante che richiede particolare cautela Agenti antipertensivi e vasodilatatori L’uso concomitante di questi agenti può aumentare l’effetto ipotensivo del peridopril.
L’uso concomitante di nitroglicerina e altri nitrati, o altri vasodilatatori, può ulteriormente ridurre la pressione sanguigna.
Allopurinolo, citostatici o immunosoppressori, corticosteroidi sistemici o procainamide La somministrazione concomitante di ACE-inibitori può portare a un incremento del rischio di leucopenia (vedere paragrafo 4.4).
Farmaci anestetici Gli ACE-inibitori possono potenziare gli effetti ipotensivi di alcuni anestetici (vedere paragrafo 4.4).
Simpaticomimetici I simpaticomimetici possono ridurre gli effetti antipertensivi degli ACE inibitori.
Oro Sono state segnalate raramente reazioni nitritoidi (i sintomi includono arrossamento del viso, nausea, vomito e ipotensione) in pazienti in terapia con oro iniettabile (aurotiomalato di sodio) e terapia concomitante con ACE-inibitori, perindopril incluso.
Relative all’indapamide Uso concomitante che richiede particolare cautela Farmaci che possono indurre torsioni di punta A causa del rischio di ipokaliemia, l’indapamide deve essere somministrata con cautela quando viene usata in associazione a medicinali che possono indurre torsioni di punta come, ma non limitato a: - gli antiaritmici di classe IA (ad es.chinidina, idrochinidina, disopiramide); - gli antiaritmici di classe III (ad es.
amiodarone, dofetilide, ibutilide, bretilio, sotalolo); - alcuni antipsicotici: le fenotiazine (ad es.
clorpromazina, ciamemazina, levomepromazina, tioridazina, trifluoperazina), le benzamidi (ad es.
amisulpride, sulpiride, sultopride, tiapride), i butirrofenoni (ad es.
droperidolo, aloperidolo), altri antipsicotici (ad es.
pimozide), altre sostanze (ad es.
bepridil, cisapride, difemanil, eritromicina IV, alofantrina, mizolastina, moxifloxacina, pentamidina, sparfloxacina, vincamina IV, metadone, astemizolo, terfenadina.
Prevenzione dell’ipokaliemia e relativa correzione, se necessario: monitoraggio dell’intervallo QT.
Farmaci che abbassano il livello di potassio Amfotericina B (per via endovenosa), glucocorticoidi e mineralcorticoidi (per via sistemica), tetracosactide, lassativi stimolanti: aumentano il rischio di ridurre i livelli di potassio (effetto additivo).
Monitorare i livelli di potassio e correggerli, se necessario; è richiesta particolare attenzione in caso di trattamento con digitalici.
Devono essere usati lassativi non stimolanti.
Preparazioni con digitalici La riduzione dei livelli di potassio e/o magnesio predispone agli effetti tossici dei digitalici.
È necessario controllare i livelli di potassio e magnesio, eseguire ECG e, se necessario, riconsiderare il trattamento.
Allopurinolo Il trattamento concomitante con indapamide può aumentare l’incidenza di reazioni di ipersensibilità all’allopurinolo.
Uso concomitante che richiede qualche cautela Diuretici risparmiatori di potassio (amilodide, spironolattone, triamterene) Benché le combinazioni razionali siano utili in alcuni pazienti, possono comunque verificarsi ipokaliemia o iperkaliemia (soprattutto in pazienti con insufficienza renale o diabete).
Il potassio plasmatico e l’ECG dovrebbero essere monitorati e, se necessario, il trattamento dovrebbe essere riconsiderato.
Metformina Acidosi lattica dovuta alla metformina causata da un’eventuale insufficienza renale funzionale legata ai diuretici, in particolare ai diuretici dell’ansa.
Non utilizzare la metformina se i livelli di creatinina plasmatica superano 15 mg/l (135 micromol/l) nell’uomo e 12 mg/l (110 micromol/l) nella donna.
Mezzi di contrasto iodati In caso di disidratazione provocata dai diuretici, esiste un aumentato rischio di insufficienza renale acuta, in particolare quando vengono somministrate alte dosi di mezzi di contrasto iodati.
È necessario provvedere alla reidratazione prima della somministrazione del mezzo iodato.
Calcio (sali) Rischio di ipercalcemia dovuto a riduzione dell’eliminazione del calcio per via urinaria.
Ciclosporina, tacrolimus Rischio di aumento della creatininemia senza variazione dei livelli circolanti di ciclosporina, anche in assenza di deplezione idrosalina.
Corticosteroidi, tetracosactide (via sistemica) Riduzione dell’effetto antipertensivo (ritenzione idrosalina dovuta ai corticosteroidi). Effetti indesiderati
- a.
Riassunto del profilo di sicurezza La somministrazione di perindopril inibisce il sistema renina-angiotensina-aldosterone e tende a ridurre la perdita di potassio indotta dall’indapamide.
Il 2% dei pazienti trattati con Perindopril Tosilato ha riportato ipokaliemia (livello di potassio < 3,4 mmol/l).
Le reazioni avverse segnalate più comunemente sono: - con perindopril: capogiri, cefalea, parestesia, disgeusia, compromissione della visione, vertigini, tinnito, ipotensione, tosse, dispnea, dolore addominale, costipazione, dispepsia, diarrea, nausea, vomito, prurito, eruzione cutanea, spasmi muscolari e astenia.
- con indapamide: ipokaliemia, reazioni di ipersensibilità, principalmente dermatologiche, in soggetti predisposti ad allergia e reazioni asmatiche e eruzione maculo-papulosa.
• Tabella delle reazioni avverse I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati durante gli studi clinici e/o nell’utilizzo post marketing e divisi per classe di frequenza come segue: Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
*frequenza calcolata dagli studi clinici per eventi avversi individuati da segnalazioni spontanee. Descrizione di reazioni avverse selezionate: Durante gli studi clinici di fase I e III che hanno confrontato indapamide 1,5 mg e 2,5 mg, l’analisi dei livelli di potassio plasmatico ha mostrato un effetto dose-dipendente dell’indapamide: - Indapamide 1,5 mg: concentrazioni plasmatiche di potassio <3,4 mmol/l sono state osservate nel 10% dei pazienti e concentrazioni <3,2 mmol/l nel 4% dei pazienti dopo 4-6 settimane di trattamento.Classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA Effetti indesiderati Frequenza Perindopril Indapamide Infezioni e infestazioni Riniti Molto raro - Patologie del sistema emolinfopoietico Eosinofilia Non comune* - Agranulocitosi (vedere paragrafo 4.4) Molto raro Molto raro Anemia aplastica - Molto raro Pancitopenia Molto raro - Leucopenia Molto raro Molto raro Neutropenia (vedere paragrafo 4.4) Molto raro - Anemia emolitica Molto raro Molto raro Trombocitopenia (vedere paragrafo 4.4) Molto raro Molto raro Disturbi del sistema immunitario Ipersensibilità (reazioni principalmente dermatologiche, in soggetti con una predisposizione ad allergie e reazioni asmatiche) - Comune Patologie endocrine Sindrome da inappropriata secrezione dell’ormone antidiuretico (SIADH) Raro - Disturbi del metabolismo e della nutrizione Ipokaliemia - Comune Ipoglicemia (vedere paragrafi 4.4 e 4.5) Non comune* - Iperkaliemia reversibile su interruzione (vedere paragrafo 4.4) Non comune* - Iponatriemia (vedere paragrafo 4.4) Non comune* Non nota Ipocloremia - Raro Ipomagnesemia - Raro Ipercalcemia - Molto raro Disturbi psichiatrici Alterazioni dell’umore Non comune - Disturbi del sonno Non comune - Depressione Non comune* - Confusione Molto raro - Patologie del sistema nervoso Capogiri Comune - Cefalea Comune Raro Parestesia Comune Raro Disgeusia Comune - Sonnolenza Non comune* - Sincope Non comune* Non nota Possibilità di ictus celebrale secondario a eccessiva ipotensione in pazienti ad alto rischio (vedere paragrafo 4.4) Molto raro - Possibilità di encefalopatia epatica in caso di insufficienza epatica (vedere paragrafi 4.3 e 4.4) - Non nota Patologie dell’occhio Compromissione della visione Comune Non nota Effusione coroidale (vedere paragrafo 4.4) - Non nota Miopia acuta (vedere paragrafo 4.4) - Non nota Glaucoma acuto ad angolo chiuso (vedere paragrafo 4.4) - Non nota Visione offuscata - Non nota Patologie dell’orecchio e del labirinto Vertigini Comune Raro Tinnito Comune - Patologie cardiache Palpitazioni Non comune* - Tachicardia Non comune* - Angina pectoris (vedere paragrafo 4.4) Molto raro - Aritmia (inclusa bradicardia, tachicardia ventricolare e fibrillazione atriale) Molto raro Molto raro Infarto del miocardio, possibilmente secondario a eccessiva ipotensione in pazienti ad altro rischio (vedere paragrafo 4.4) Molto raro - Torsioni di punta (vedere paragrafi 4.4 e 4.5) - Non nota Patologie vascolari Ipotensione (e effetti correlati all’ipotensione) (vedere paragrafo 4.4) Comune Molto raro Vasculite Non comune* - Rossore Raro* - Fenomeno di Raynaud Non nota Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Tosse (vedere paragrafo 4.4) Comune - Dispnea Comune - Broncospasmo Non comune - Polmonite eosinofila Molto raro - Patologie gastrointestinali Dolore addominale Comune - Stipsi Comune Raro Diarrea Comune - Dispepsia Comune - Nausea Comune Raro Vomito Comune Non comune Secchezza della bocca Non comune Raro Pancreatite Molto raro Molto raro Angioedema intestinale Molto raro Patologie epatobiliari Epatite (vedere paragrafo 4.4) Molto raro Non nota Funzione epatica anormale - Molto raro Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Prurito Comune - Eruzione cutanea Comune - Eruzione maculo-papulosa - Comune Orticaria (vedere paragrafo 4.4) Non comune Molto raro Angioedema (vedere paragrafo 4.4) Non comune Molto raro Porpora - Non comune Iperidrosi Non comune - Reazione di fotosensibilità Non comune* Non nota Pemfigoide Non comune* - Aggravamento della psoriasi Raro* - Eritema multiforme Molto raro - Necrolisi epidermica tossica - Molto raro Sindrome di Stevens-Johnson - Molto raro Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Spasmi muscolari Comune Non nota Possibile peggioramento di preesistente lupus erimatoso acuto disseminato - Non nota Artralgia Non comune* - Mialgia Non comune* Non nota Rabdomiolisi - Non nota Patologie renali e urinarie Insufficienza renale Non comune Molto raro Anuria/oliguria Raro - Insufficienza renale acuta Raro Molto raro Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Disfunzione erettile Non comune Non comune Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Astenia Comune - Dolore al petto Non comune* - Malessere Non comune* - Edema periferico Non comune* - Piressia Non comune* - Affaticamento - Raro Esami diagnostici Aumento dell’urea ematica Non comune* - Aumento della creatinina ematica Non comune* - Aumento della bilirubina ematica Raro - Aumento degli enzimi epatici Raro Non nota Riduzione emoglobina e riduzione ematocrito (vedere paragrafo 4.4) Molto raro - Aumento del glucosio ematico - Non nota Aumento dell’acido urico ematico - Non nota Elettrocardiogramma QT prolungato (vedere paragrafi 4.4 e 4.5) - Non nota Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura Caduta Non comune* -
Dopo 12 settimane di trattamento, la riduzione media del potassio nel sangue era di 0,23 mmol/l; - lndapamide 2,5 mg: concentrazioni plasmatiche di potassio <3,4 mmol/l sono state osservate nel 25% dei pazienti e concentrazioni <3,2 mmol/I nel 10% dei pazienti dopa 4-6 settimane di trattamento.
Dopa 12 settimane di trattamento, la riduzione media del potassio nel sangue era di 0,41 mmol/1.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/ rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- A causa degli effetti sulla gravidanza e allattamento dei singoli componenti di questo prodotto di associazione, l’uso di Perindopril e Indapamide Teva non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza.
Perindopril e Indapamide Teva è controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza.
Perindopril e Indapamide Teva non è raccomandato durante l'allattamento.
Si deve quindi decidere se interrompere l'allattamento o interrompere Perindopril e Indapamide Teva considerando l'importanza di questa terapia per la madre.
Gravidanza Relative al perindopril: L’uso di ACE-inibitori non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4).
L’uso di ACE-inibitori è controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4). L’evidenza epidemiologica riguardante il rischio di teratogenicità in seguito all’esposizione ad ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non è stata conclusiva, tuttavia non è possibile escludere un lieve aumento del rischio.
A meno che il proseguimento della terapia a base di ACE-inibitori non venga considerato essenziale, le pazienti che hanno in programma una gravidanza dovrebbero passare a trattamenti antipertensivi alternativi con un consolidato profilo di sicurezza per l’utilizzo durante la gravidanza.
Una volta diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE-inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa.
È stato accertato che l’esposizione alla terapia con ACE-inibitori durante il secondo e il terzo trimestre induce fetotossicità umana (funzionalità renale diminuita, oligoidramnios, ossificazione cranica ritardata) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere paragrafo 5.3).
Se dovesse verificarsi una esposizione ad un ACE-inibitore dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.
I bambini le cui madri hanno assunto ACE-inibitori devono essere tenuti sotto attenta osservazione per ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Relative all’indapamide I dati relativi all’uso dell’indapamide in donne in gravidanza non esistono o sono in un numero limitato (meno di 300 gravidanze esposte).
L’esposizione prolungata ai diuretici tiazidici durante il terzo trimestre di gravidanza può ridurre il volume plasmatico materno e il flusso sanguigno uteroplacentare, con conseguente ischemia fetoplacentare e ritardo della crescita.
Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti di tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3).
Come misura precauzionale, è preferibile evitare l’uso di indapamide durante la gravidanza.
Allattamento Perindopril e Indapamide Teva non è raccomandato durante l’allattamento.
Relative al perindopril Poiché non sono disponibili informazioni riguardanti l’uso di perindopril durante l’allattamento, il perindopril non è raccomandato e durante l’allattamento sono da preferire trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio stabiliti, specialmente in caso di allattamento di neonati e prematuri.
Relative all’indapamide Le informazioni sull’escrezione dell’indapamide/metaboliti nel latte materno sono insufficienti.
Possono manifestarsi ipersensibilità ai farmaci derivati delle sulfonamidi e ipokaliemia.
Non può essere escluso un rischio per i neonati/bambini.
L’indapamide è strettamente correlato ai diuretici tiazidici, che sono stati associati, durante l’allattamento al seno, ad una riduzione, o addirittura alla soppressione della secrezione lattea.
Indapamide non è raccomandato durante l’allattamento.
Fertilità Comuni a perindopril e indapamide Studi di tossicità riproduttiva non hanno dimostrato effetti sulla fertilità nei ratti femmina e maschio (vedere paragrafo 5.3).
Nell’uomo non sono attesi effetti sulla fertilità. Conservazione
- Tenere il contenitore ben chiuso per proteggere il medicinale dall’umidità.
Questo prodotto medicinale non richiede alcuna temperatura particolare di conservazione.
Cerca farmaci per nome:
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.