PAROXETINA RAT 28CPR RIV 20MG

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Prezzo indicativo

PAROXETINA RAT 28CPR RIV 20MG

Principio attivo: PAROXETINA CLORIDRATO
  • ATC: N06AB05
  • Descrizione tipo ricetta: RR - RIPETIBILE 10V IN 6MESI
  • Presenza Glutine:
  • Presenza Lattosio:

Data ultimo aggiornamento: 29/10/2015

Trattamento di: - Episodi di depressione maggiore. - Disturbo ossessivo compulsivo. - Disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia. - Disturbo ansioso sociale/fobia sociale. - Disturbo d’ansia generalizzata. - Disturbo da stress post-traumatico.
Ogni compressa rivestita con film contiene 20 mg di paroxetina (come cloridrato). Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

Controindicazioni

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
La paroxetina è controindicata in associazione con farmaci inibitori della monoammino-ossidasi (MAO-inibitori).
In casi eccezionali, è possibile somministrare linezolid (un antibiotico che è un MAO-inibitore reversibile non selettivo) in associazione a paroxetina fatto salvo che siano disponibili le attrezzature necessarie per tenere monitorati i sintomi della sindrome da serotonina e la pressione sanguigna (vedere paragrafo 4.5).
Il trattamento con paroxetina può essere iniziato: due settimane dopo l’interruzione del trattamento con un MAO-inibitore non reversibile o almeno 24 ore dopo l’interruzione del trattamento con un MAO-inibitore reversibile (per esempio moclobemide, linezolid, metiltioninio cloruro (blu di metilene; un agente di visualizzazione preoperatorio, che è un MAO-inibitore reversibile non selettivo)).
L’inizio della terapia con qualsiasi MAO-inibitore deve avvenire ad almeno una settimana di distanza dall’interruzione del trattamento con paroxetina.
La paroxetina è controindicata in associazione a tioridazina o pimozide (vedere paragrafo 4.5).

Posologia

Posologia Episodi di depressione maggiore La dose raccomandata è di 20 mg, una volta al giorno.
In generale, il miglioramento nei pazienti inizia dopo una settimana, ma può divenire evidente solo dalla seconda settimana di terapia.
Come per tutti i farmaci antidepressivi, il dosaggio deve essere rivisto e aggiustato se necessario entro le prime 3 - 4 settimane dall’inizio della terapia ed in seguito come ritenuto clinicamente appropriato.
In alcuni pazienti, che hanno una risposta insufficiente alla dose di 20 mg, la dose può essere aumentata gradualmente fino ad un massimo di 50 mg al giorno, con aumenti graduali di 10 mg, in base alla risposta del paziente.I pazienti con depressione devono essere trattati per un periodo sufficiente di almeno 6 mesi per assicurarsi che siano liberi da sintomi.
Disturbo ossessivo compulsivo (OCD) La dose raccomandata è di 40 mg al giorno.
I pazienti devono iniziare con una dose di 20 mg al giorno e la dose può essere aumentata gradualmente, con incrementi di 10 mg sino alla dose raccomandata.
Se dopo alcune settimane si osserva una risposta insufficiente alla dose raccomandata, alcuni pazienti possono trarre beneficio dall’aumento graduale del dosaggio fino ad un massimo di 60 mg al giorno.
I pazienti con disturbo ossessivo compulsivo devono essere trattati per un periodo sufficiente ad assicurare che siano liberi da sintomi.
Tale periodo può essere di diversi mesi o anche più lungo (vedere paragrafo 5.1).
Disturbo da attacchi di panico La dose raccomandata è di 40 mg al giorno.
I pazienti devono iniziare con una dose di 10 mg al giorno e la dose può essere aumentata gradualmente, con incrementi di 10 mg sino alla dose raccomandata, in base alla risposta del paziente.
Un basso dosaggio iniziale è raccomandato per ridurre al minimo il potenziale peggioramento della sintomatologia da panico, come si è osservato generalmente nel trattamento iniziale di questo disturbo.
Se dopo alcune settimane si osserva una risposta insufficiente alla dose raccomandata, alcuni pazienti possono trarre beneficio dall’aumento graduale della dose fino ad un massimo di 60 mg al giorno.
I pazienti con disturbo da attacchi di panico devono essere trattati per un periodo sufficiente ad assicurare che siano liberi da sintomi.
Tale periodo può essere di diversi mesi o anche più lungo (vedere paragrafo 5.1).
Disturbo d’ansia sociale/fobia sociale La dose raccomandata è di 20 mg al giorno.
Se dopo alcune settimane si osserva una risposta insufficiente alla dose raccomandata, alcuni pazienti possono trarre beneficio dall’aumento graduale della dose, con incrementi di 10 mg, fino ad un massimo di 50 mg al giorno.
L’uso a lungo termine deve essere valutato periodicamente (vedere paragrafo 5.1).
Disturbo d’ansia generalizzata La dose raccomandata è di 20 mg al giorno.
Se dopo alcune settimane si osserva una risposta insufficiente alla dose raccomandata, alcuni pazienti possono trarre beneficio dall’aumento graduale della dose, con incrementi di 10 mg, fino ad un massimo di 50 mg al giorno.
L’uso a lungo termine deve essere valutato periodicamente (vedere paragrafo 5.1).
Disturbo da stress post-traumatico La dose raccomandata è di 20 mg al giorno.
Se dopo alcune settimane si osserva una risposta insufficiente alla dose raccomandata, alcuni pazienti possono trarre beneficio dall’aumento graduale della dose, con incrementi di 10 mg, fino ad un massimo di 50 mg al giorno.
L’uso a lungo termine deve essere valutato periodicamente (vedere paragrafo 5.1).
Sintomi da sospensione osservati in seguito ad interruzione del trattamento con paroxetina Si deve evitare un’interruzione brusca del trattamento (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
Il regime a riduzioni graduali della posologia usato negli studi clinici ha utilizzato un decremento progressivo del dosaggio giornaliero pari a 10 mg ad intervalli settimanali.
Se si dovessero manifestare, a seguito della riduzione della dose o al momento dell’interruzione del trattamento, sintomi non tollerati, si può prendere in considerazione il ripristino della dose prescritta in precedenza.
Successivamente il medico può continuare a ridurre la dose ma in modo più graduale.
Popolazioni speciali: Popolazione pediatrica Bambini e adolescenti (7-17 anni) La paroxetina non deve essere utilizzata per il trattamento di bambini e adolescenti in quanto studi clinici controllati hanno evidenziato che la paroxetina è associata ad un aumentato rischio di comportamento suicidario e ostilità.
Inoltre, in questi studi clinici l’efficacia non è stata adeguatamente dimostrata (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
Bambini di età inferiore a 7 anni L’uso di paroxetina non è stato studiato in bambini di età inferiore ai 7 anni.
La paroxetina non deve essere somministrata, in quanto la sicurezza e l’efficacia non è stata dimostrata in questa fascia di età.
Anziani Nei soggetti anziani è stato riscontrato un aumento delle concentrazioni plasmatiche di paroxetina; tuttavia, il range delle concentrazioni è sovrapponibile a quello osservato in soggetti più giovani.
Il trattamento deve iniziare alle stesse dosi utilizzate nell’adulto.
In alcuni pazienti può essere utile l’incremento della dose, ma la dose massima non deve superare i 40 mg al giorno.
Compromissione della funzione renale/epatica In pazienti con grave compromissione della funzione renale (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min) o in pazienti con compromissione della funzione epatica è stato riscontrato un aumento delle concentrazioni plasmatiche di paroxetina.
Pertanto, il dosaggio deve essere limitato alle dosi più basse dell’intervallo posologico.
Modo di somministrazione Si raccomanda di somministrare la paroxetina una volta al giorno, al mattino con del cibo.
Le compresse devono essere deglutite e non masticate.

Avvertenze e precauzioni

Il trattamento con paroxetina deve essere iniziato con cautela due settimane dopo la cessazione del trattamento con MAO-inibitori irreversibili o 24 ore dopo la cessazione del trattamento con un MAO-inibitore reversibile.
Il dosaggio di paroxetina deve essere aumentato gradualmente fino a raggiungere una risposta ottimale (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
Popolazione pediatrica La paroxetina non deve essere utilizzata per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Comportamenti correlati al suicidio (tentativi di suicidio e pensieri suicidari) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo.
Qualora, in base ad esigenze mediche, dovesse essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidari.
Per di più, non sono disponibili i dati sulla sicurezza a lungo termine per i bambini e gli adolescenti per quanto concerne la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale.
Suicidio/pensieri suicidari o peggioramento clinico La depressione è associata ad aumento del rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi correlati al suicidio).
Tale rischio persiste fino a quando si verifica una remissione significativa.
Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane o più di trattamento, i pazienti devono essere attentamente controllati fino ad avvenuto miglioramento.
È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio può aumentare nelle prime fasi del miglioramento.
Anche altre patologie psichiatriche per le quali è prescritta la paroxetina possono essere associate ad un aumentato rischio di eventi correlati al suicidio.
Inoltre, queste patologie possono essere in co-morbidità con il disturbo depressivo maggiore.
Quando si trattano pazienti con altri disturbi psichiatrici si devono pertanto osservare le stesse precauzioni seguite durante il trattamento di pazienti con disturbo depressivo maggiore.
Pazienti con anamnesi positiva per eventi correlati al suicidio, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidaria prima dell’inizio del trattamento, sono a rischio maggiore di pensieri suicidari o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente controllati durante il trattamento.
Una meta-analisi relativa a studi clinici controllati verso placebo condotti impiegando farmaci antidepressivi in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicidario nei pazienti di età inferiore ai 25 anni trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo (vedere anche paragrafo 5.1).
È quindi necessaria una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, durante la terapia, specie nelle prime fasi del trattamento a dopo variazioni del dosaggio.
I pazienti (e chi si prende cura di essi) devono essere avvertiti in merito alla necessità di monitorare la comparsa di qualsiasi peggioramento del quadro clinico, comportamenti o pensieri suicidari e qualunque cambiamento insolito del comportamento, e, se tali sintomi si presentano, devono immediatamente consultare un medico.
Acatisia/irrequietezza psicomotoria L’uso di paroxetina è stato associato allo sviluppo di acatisia, caratterizzata da una sensazione interna di irrequietezza e di agitazione psicomotoria quale l’impossibilità di sedere o stare immobile generalmente associate ad un malessere soggettivo.
Ciò è più probabile che accada entro le prime settimane di trattamento.
Nei pazienti che presentano tali sintomi, l’aumento della dose può essere dannoso.
Sindrome serotoninergica/sindrome maligna da neuroletticiIn rare occasioni, sono stati riportati casi di comparsa della sindrome serotoninergica o di eventi simili alla sindrome maligna da neurolettici in associazione al trattamento con paroxetina, in particolare quando somministrata in concomitanza con altri farmaci serotoninergici e/o neurolettici.
Poiché tali sindromi possono comportare condizioni di potenziale pericolo di vita per il paziente, si deve interrompere il trattamento con paroxetina in caso di comparsa di tali eventi (caratterizzati da un insieme di sintomi quali ipertermia, rigidità, mioclono, instabilità del sistema autonomo con possibile rapida fluttuazione dei segni vitali, cambiamenti dello stato mentale compresi confusione, irritabilità, agitazione estrema che evolve fino al delirio e al coma), e deve essere iniziato un trattamento sintomatico di supporto.
La paroxetina non deve essere usata in associazione a precursori della serotonina (quali L-triptofano, oxitriptano) a causa del rischio di sindrome serotoninergica (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
Mania Come con tutti gli antidepressivi, la paroxetina deve essere usata con cautela in pazienti con anamnesi positiva per mania.
La paroxetina deve essere sospesa in tutti i pazienti che entrano in una fase maniacale.
Compromissione della funzione renale/epatica Si raccomanda cautela nei pazienti con grave compromissione della funzione renale o nei pazienti con compromissione della funzione epatica (vedere paragrafo 4.2).
Diabete Nei pazienti diabetici il trattamento con gli SSRI può alterare il controllo glicemico.
Può essere necessario modificare il dosaggio dell’insulina e/o degli ipoglicemizzanti orali.
Inoltre, ci sono stati studi che suggeriscono che può verificarsi un aumento dei livelli di glucosio nel sangue quando paroxetina e pravastatina sono co-somministrati (vedere paragrafo 4.5).
Epilessia Come con altri antidepressivi, la paroxetina deve essere usata con cautela in pazienti con epilessia.
Crisi convulsive L’incidenza complessiva di crisi convulsive in pazienti trattati con paroxetina è inferiore allo 0,1%.
Il farmaco deve essere sospeso in tutti i pazienti che presentano crisi convulsive.
Terapia elettroconvulsiva (ECT) Esiste esperienza clinica limitata riguardo la somministrazione concomitante di paroxetina con terapia elettroconvulsiva (ECT).
Glaucoma Come con altri SSRI, la paroxetina può causare midriasi e deve essere usata con cautela nei pazienti con glaucoma ad angolo chiuso o con anamnesi positiva per glaucoma.
Patologie cardiache In pazienti con patologie cardiache devono essere osservate le precauzioni consuete.
Prolungamento del QT Casi di prolungamento dell’intervallo QT sono stati riportati durante il periodo post-immissione in commercio.
La paroxetina deve essere usata con cautela in pazienti con una storia (familiare) di prolungamento dell’intervallo QT, uso concomitante di medicinali antiaritmici o altri medicinali che possono potenzialmente prolungare l’intervallo QT, malattia cardiaca preesistente rilevante come insufficienza cardiaca, cardiopatia ischemica, blocco cardiaco o aritmie ventricolari, bradicardia e ipokalaemia o ipomagnesemia (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
Iposodiemia L’iposodiemia è stata riportata raramente, prevalentemente negli anziani.
Deve essere esercitata cautela anche in quei pazienti a rischio di iposodiemia, per esempio per terapie concomitanti e cirrosi.
L’iposodiemia è in genere reversibile dopo la sospensione della paroxetina.
Emorragia Con gli SSRI sono stati riportati casi di disturbi emorragici a livello cutaneo, quali ecchimosi e porpora.
Sono state riportate altre manifestazioni emorragiche, per esempio emorragie gastrointestinali e ginecologiche.
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)/inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) possono aumentare il rischio di emorragia postpartum (vedere paragrafi 4.6 e 4.8).
I pazienti anziani possono essere maggiormente a rischio di eventi emorragici non correlati al ciclo mestruale.
Si consiglia cautela nei pazienti che assumono SSRI in concomitanza ad anticoagulanti orali, farmaci noti per influire sulla funzione piastrinica, o altri farmaci che possono aumentare il rischio di emorragie [per esempio antipsicotici atipici quali clozapina, fenotiazina, gran parte degli antidepressivi triciclici, acido acetilsalicilico, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), COX-2 inibitori] e nei pazienti con anamnesi positiva per disturbi emorragici o condizioni che possono predisporre ad emorragie (vedere paragrafo 4.8).
Disfunzione sessuale Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono causare sintomi di disfunzione sessuale (vedere paragrafo 4.8).
Sono stati segnalati casi di disfunzione sessuale a lungo termine con persistenza dei sintomi dopo l’interruzione dell’uso di SSRI.
Interazione con tamoxifene La paroxetina, un potente inibitore del CYP2D6, può portare alla diminuzione delle concentrazioni di endoxifene, uno dei più importanti metaboliti attivi del tamoxifene.
Pertanto, quando possibile, la paroxetina deve essere evitata durante il trattamento con tamoxifene (vedere sezione 4.5).
Sintomi da sospensione osservati in caso di interruzione del trattamento con paroxetina I sintomi da sospensione osservati quando il trattamento è interrotto sono comuni, in particolare in caso di brusca interruzione (vedere paragrafo 4.8).
Negli studi clinici gli eventi indesiderati osservati con l’interruzione del trattamento si presentavano nel 30% dei pazienti in trattamento con paroxetina, in confronto al 20% dei pazienti trattati con placebo.
L’insorgenza di sintomi da sospensione non è la stessa nei casi in cui un farmaco induce assuefazione o dipendenza.
Il rischio di comparsa dei sintomi da sospensione può dipendere da diversi fattori, compresi la durata della terapia, il dosaggio e il tasso di riduzione della dose.
Sono stati riportati capogiri, disturbi del sensorio (comprese parestesia, sensazioni di scossa elettrica e tinnito), disturbi del sonno (compresi sogni vividi), agitazione o ansia, nausea, tremore, confusione, sudorazione, cefalea, diarrea, palpitazioni, instabilità emotiva, irritabilità e disturbi visivi.
Generalmente l’intensità di tali sintomi è da lieve a moderata, tuttavia in alcuni pazienti può essere di intensità grave.
In genere compaiono entro i primi giorni di sospensione del trattamento, ma vi sono stati casi molto rari nei quali sono comparsi in pazienti che avevano inavvertitamente saltato una dose.
In genere tali sintomi sono auto-limitanti, e di solito si risolvono entro due settimane, sebbene in alcuni individui possano durare più a lungo (2-3 mesi o più).
Si consiglia pertanto di ridurre gradualmente la dose di paroxetina quando si sospende il trattamento, nel corso di un periodo di diverse settimane o mesi, in base alle necessità del paziente (vedere paragrafo 4.2).
Eccipienti Sodio Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa rivestita con film, cioè essenzialmente “senza sodio”.

Interazioni

Farmaci serotoninergici Come con altri SSRI, la somministrazione contemporanea di farmaci serotoninergici può portare all’insorgenza di effetti associati alla serotonina (sindrome serotoninergica: vedere paragrafo 4).
Si deve consigliare cautela ed è richiesto un più attento controllo clinico quando i farmaci serotoninergici (come L-triptofano, triptani, tramadolo, linezolid, metiltioninio cloruro (blu di metilene), SSRI, litio, petidina, buprenorfina e preparazioni a base di erba di San Giovanni - Hypericum perforatum) sono somministrati in concomitanza con paroxetina.
Si consiglia cautela anche con il fentanil, utilizzato nell’anestesia generale o nel trattamento del dolore cronico.
L’uso concomitante di paroxetina e MAO inibitori è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica (vedere paragrafo 4.3).
Pimozide Un incremento medio di 2,5 volte dei livelli di pimozide si è manifestato in uno studio dove una singola dose ridotta di pimozide (2 mg), è stata somministrata in associazione a paroxetina (alla dose di 60 mg).
Questo può essere spiegato dalle proprietà inibitorie che paroxetina possiede sul CYP2D6.
A causa del ridotto indice terapeutico della pimozide e della sua nota capacità di prolungare l’intervallo QT, l’uso concomitante di pimozide e paroxetina è controindicato (vedere paragrafo 4.3).
Medicinali che prolungano l’intervallo QT Il rischio di prolungamento del QTc e/o di aritmie ventricolari (ad es.
TdP) può aumentare con l’uso concomitante di altri farmaci che prolungano l'intervallo QTc (ad es.
alcuni antipsicotici) (vedere paragrafo 4.4).
L’uso concomitante di tioridazina e paroxetina è controindicato, perché, come per altri farmaci che inibiscono l'enzima epatico CYP4502D6, la paroxetina può elevare i livelli plasmatici di tioridazina con conseguente prolungamento dell’intervallo QT (vedere paragrafo 4.3).
Enzimi predisposti al metabolismo dei farmaci Il metabolismo e la farmacocinetica della paroxetina possono essere influenzati dalla induzione o dalla inibizione degli enzimi che metabolizzano i farmaci.
Qualora la paroxetina sia somministrata in concomitanza con un farmaco noto per essere inibitore del metabolismo enzimatico, deve essere preso in considerazione l’uso delle dosi più basse dell’intervallo posologico.
In caso di somministrazione in concomitanza con farmaci noti quali induttori del metabolismo enzimatico (ad esempio carbamazepina, rifampicina, fenobarbitale, fenitoina) o con fosamprenavir/ritonavir, non è richiesto alcun aggiustamento della dose iniziale.
Qualsiasi successiva modifica della posologia della paroxetina (sia dopo l’inizio della terapia o dopo sospensione di un induttore enzimatico) deve essere basata sulla risposta clinica (tollerabilità ed efficacia).
Bloccanti neuromuscolari Gli SSRI possono ridurre l’attività della colinesterasi plasmatica con conseguente prolungamento dell’azione bloccante neuromuscolare del mivacurio e del suxametonio.
Fosamprenavir/ritonavir La somministrazione concomitante di fosamprenavir/ritonavir 700/100 mg due volte al giorno con paroxetina 20 mg al giorno in volontari sani per 10 giorni ha diminuito significativamente i livelli plasmatici della paroxetina di circa il 55%.
Le concentrazioni plasmatiche di fosamprenavir/ritonavir durante la co-somministrazione di paroxetina erano simili ai valori di riferimento osservati in altri studi, indicando così che la paroxetina non produce effetti significativi sul metabolismo di fosamprenavir/ritonavir.
Non sono disponibili dati riguardo gli effetti della co-somministrazione nel lungo termine, superiore a 10 giorni, di paroxetina e fosamprenavir/ritonavir.
Prociclidina La somministrazione giornaliera di paroxetina aumenta in modo significativo i livelli plasmatici di prociclidina.
Se si osservano effetti anticolinergici, la dose di prociclidina deve essere ridotta.
Anticonvulsivanti (carbamazepina, fenitoina, sodio valproato) La somministrazione concomitante non sembra mostrare effetto sul profilo farmacocinetico e farmacodinamico nei pazienti epilettici.
Potenza inibitoria della paroxetina sul CYP2D6 Come con altri antidepressivi, inclusi altri SSRI, la paroxetina inibisce l’enzima CYP2D6 del citocromo epatico P450.
L’inibizione del CYP2D6 può portare all’aumento delle concentrazioni plasmatiche di farmaci in co-somministrazione, metabolizzati da questo enzima.
Sono compresi tra questi farmaci alcuni antidepressivi triciclici (ad esempio clomipramina, nortriptilina e desipramina), neurolettici fenotiazinici (ad esempio perfenazina e tioridazina, vedere paragrafo 4.3 e nel paragrafo 4.5 “Medicinali che prolungano l’intervallo QT” sopra), risperidone, atomoxetina, alcuni antiaritmici di Tipo 1c (ad esempio propafenone e flecainide) e metoprololo.
Non è raccomandato l’uso di paroxetina in associazione con metoprololo, somministrato nella insufficienza cardiaca, a causa del ridotto indice terapeutico del metoprololo in questa indicazione.
In letteratura è stata riportata l’interazione farmacocinetica tra gli inibitori del CYP2D6 e il tamoxifene, mostrando una riduzione del 65-75% dei livelli plasmatici di una delle forme più attive di tamoxifene, vale a dire l’endoxifene.
In alcuni studi è stata riportata una riduzione dell’efficacia del tamoxifene in caso di uso concomitante di alcuni antidepressivi SSRI.
Poiché non può essere escluso un effetto ridotto del tamoxifene, la co-somministrazione con potenti inibitori del CYP2D6 (inclusa paroxetina) dovrebbe essere evitata quando possibile (vedere paragrafo 4.4).
Alcol Come con altri farmaci psicotropi, i pazienti devono essere avvertiti di evitare l’uso di alcol in corso di trattamento con paroxetina.
Anticoagulanti orali Può presentarsi una interazione farmacodinamica tra paroxetina e anticoagulanti orali.
L’uso concomitante di paroxetina e anticoagulanti orali può portare ad un aumento dell’attività anticoagulante ed al rischio di emorragie.
Pertanto la paroxetina deve essere usata con cautela nei pazienti in trattamento con anticoagulanti orali (vedere paragrafo 4.4).
FANS, acido acetilsalicilico ed altri antiaggreganti piastrinici Può verificarsi una interazione farmacodinamica tra paroxetina e FANS/acido acetilsalicilico.
L’uso concomitante di paroxetina e FANS/acido acetilsalicilico può portare ad un aumento del rischio di emorragie (vedere paragrafo 4.4).
Si consiglia cautela nei pazienti che assumono SSRI in concomitanza ad anticoagulanti orali, farmaci noti per influire sulla funzione piastrinica, o altri farmaci che possono aumentare il rischio di emorragie [per esempio antipsicotici atipici quali clozapina, fenotiazina, gran parte degli antidepressivi triciclici, acido acetilsalicilico, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), COX-2 inibitori] e nei pazienti con anamnesi positiva per disturbi emorragici o condizioni che possono predisporre ad emorragie.
Pravastatina Un’interazione tra paroxetina e pravastatina è stata osservata in studi suggerendo che la somministrazione concomitante di paroxetina e pravastatina può portare ad un aumento dei livelli di glucosio ematico.
I pazienti con diabete mellito che assumono sia paroxetina che pravastatina potrebbero richiedere un aggiustamento del dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti orali e / o dell’insulina (vedere paragrafo 4.4).

Effetti indesiderati

Alcune delle reazioni avverse al farmaco sotto riportate possono diminuire in intensità e frequenza con la continuazione del trattamento e non comportano generalmente interruzione della terapia.
Le reazioni avverse sono elencate di seguito per organo, apparato/sistema e per frequenza.
Le frequenze sono definite come: molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100, < 1/10), non comune (≥ 1/1.000, < 1/100), raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000), molto raro (< 1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Patologie del sistema emolinfopoietico Non comune: sanguinamento anormale, in particolare a carico della cute e delle mucose (incluse ecchimosi e sanguinamento ginecologico), leucopenia.
Molto raro: trombocitopenia.
Disturbi del sistema immunitario Molto raro: reazioni allergiche gravi e potenzialmente fatali (incluse reazioni anafilattoidi ed angioedema).
Patologie endocrine Molto raro: sindrome da secrezione inappropriata di ormone antidiuretico (SIADH).
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Comune: aumento dei livelli di colesterolo, appetito ridotto.
Non comune: è stato riportato un alterato controllo glicemico nei pazienti diabetici (vedere paragrafo 4.4).
Raro: iponatremia.
L’iponatremia è stata soprattutto riportata in pazienti anziani ed è talvolta dovuta alla sindrome da secrezione inappropriata di ormone antidiuretico (SIADH).
Disturbi psichiatrici Comune: sonnolenza, insonnia, agitazione, sogni anormali (inclusi incubi).
Non comune: stato confusionale, allucinazione.
Raro: reazioni maniacali, ansia, depersonalizzazione, attacchi di panico, acatisia (vedere paragrafo 4.4).
Non nota: idea/comportamento suicida, aggressione, bruxismo.
Casi di idea/comportamento suicida sono stati riportati durante terapia con paroxetina o subito dopo la sospensione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
Casi di aggressione sono stati osservati nell’esperienza post-immissione in commercio.
Questi sintomi possono essere dovuti anche alla patologia di base.
Patologie del sistema nervoso Comune: capogiro, tremore, cefalea, alterazione dell’attenzione.
Non comune: disturbi extrapiramidali.
Raro: crisi convulsiva, sindrome delle gambe senza riposo (RLS).
Molto raro: sindrome da serotonina (i sintomi possono includere agitazione, stato confusionale, diaforesi, allucinazione, iperreflessia, mioclono, brividi, tachicardia e tremore).
Sono stati riportati casi di disturbi extrapiramidali, inclusa distonia oro-facciale, a volte in pazienti già affetti da disturbi del movimento o in pazienti in trattamento con neurolettici.
Patologie dell’occhio Comune: visione offuscata.
Non comune: midriasi (vedere paragrafo 4.4).
Molto raro: glaucoma ad angolo chiuso.
Patologie dell’orecchio e del labirinto Non nota: tinnito.
Patologie cardiache Non comune: tachicardia sinusale.
Raro: bradicardia.
Patologie vascolari Non comune: aumento o calo transitorio della pressione arteriosa, ipotensione posturale.
Sono stati riportati aumenti o cali transitori della pressione arteriosa in seguito a trattamento con paroxetina, di solito in pazienti con preesistente ipertensione o ansia.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Comune: sbadiglio.
Patologie gastrointestinali Molto comune: nausea.
Comune: stipsi, diarrea, vomito, bocca secca.
Molto raro: emorragia gastrointestinale.
Non noto: colite microscopica.
Patologie epatobiliari Raro: incremento degli enzimi epatici.
Molto raro: eventi a carico del fegato (come epatite, talvolta associata ad itterizia e/o insufficienza epatica).
Sono stati riportati incrementi degli enzimi epatici.
Nel periodo successivo all’immissione in commercio sono stati anche riferiti, molto raramente, eventi a carico del fegato (quali epatite, talvolta associata a itterizia e/o insufficienza epatica).
Si deve prendere in considerazione la sospensione del trattamento con la paroxetina nel caso di prolungato incremento dei valori dei test di funzionalità epatica.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Comune: sudorazione.
Non comune: eruzione cutanea, prurito.
Molto raro: reazioni avverse gravi cutanee (compreso eritema multiforme, Sindrome di Stevens Johnson e necrolisi epidermica tossica), orticaria, reazioni di fotosensibilità.
Patologie renali e urinarie Non comune: ritenzione di urina, incontinenza urinaria.
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Molto comune: disfunzione sessuale.
Raro: iperprolattinaemia/galattorrea, disturbi mestruali (tra cui menorragia, metrorragia, amenorrea, mestruazione ritardata e mestruazioni irregolari).
Molto raro: priapismo.
Non noto: emorragia postpartum*.
*L’evento è stato riferito per la classe terapeutica di SSRI/SNRI (vedere paragrafi 4.4 e 4.6).
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Raro: artralgia, mialgia.
Studi epidemiologici, condotti principalmente in pazienti di età uguale o superiore a 50 anni, mostrano un aumento del rischio di fratture ossee in pazienti che assumono SSRI e TCA.
Il meccanismo che determina questo rischio non è noto.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune: astenia, aumento del peso corporeo.
Molto raro: edema periferico.
Sintomi da sospensione osservati in seguito ad interruzione del trattamento con paroxetina Comune: capogiro, disturbi sensoriali, disturbi del sonno, ansia, cefalea.
Non comune: agitazione, nausea, tremore, stato confusionale, sudorazione, instabilità emotiva, disturbi della visione, palpitazioni, diarrea, irritabilità.
L’interruzione del trattamento con paroxetina (soprattutto se brusca) porta in genere a sintomi da sospensione.
Sono stati riportati capogiro, disturbi del sensorio (comprese parestesia, sensazioni di scossa elettrica e tinnito), disturbi del sonno (compresi sogni vividi), agitazione o ansia, nausea, tremore, stato confusionale, sudorazione, cefalea, diarrea, palpitazioni, instabilità emotiva, irritabilità e disturbi visivi.Generalmente tali eventi sono da lievi a moderati ed auto-limitanti; tuttavia, in alcuni pazienti possono essere gravi e/o prolungati.
Si consiglia pertanto, qualora il trattamento con paroxetina non sia più necessario, di effettuare una graduale interruzione, condotta tramite un decremento progressivo della dose (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).
Sindrome Serotoninergica/Sindrome Maligna da NeuroletticiIn rare occasioni lo sviluppo di una sindrome serotoninergica o di eventi simili alla sindrome maligna da neurolettici possono verificarsi in associazione al trattamento con paroxetina, in particolare se somministrata in combinazione con altri farmaci serotoninergici e/o neurolettici (vedere paragrafo 4.4).
Eventi avversi osservati in corso di studi clinici nei pazienti in età pediatrica Sono stati osservati i seguenti eventi avversi: Aumento dei comportamenti correlati al suicidio (compresi tentativi di suicidio e pensieri suicidari), comportamento autolesionistico e incremento dell’atteggiamento ostile.
I pensieri suicidari e i tentativi di suicidio sono stati osservati principalmente durante studi clinici con adolescenti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore.
L’incremento dell’atteggiamento ostile si è presentato in particolare nei bambini con disturbo ossessivo compulsivo, specialmente nei bambini di età inferiore ai 12 anni.
Ulteriori eventi osservati sono stati i seguenti: appetito ridotto, tremore, sudorazione, ipercinesia, agitazione, labilità emotiva (incluso pianto e fluttuazioni dell’umore), eventi avversi dovuti a sanguinamento, in particolar modo della cute e delle membrane mucose.
Eventi osservati in seguito ad interruzione/riduzione graduale del trattamento con paroxetina sono stati i seguenti: labilità emotiva (incluso pianto, fluttuazioni dell’umore, autolesionismo, pensieri suicidari e tentativi di suicidio), nervosismo, vertigini, nausea e dolore addominale (vedere paragrafo 4.4).
Vedere paragrafo 5.1 per ulteriori informazioni sugli studi clinici nei pazienti in età pediatrica.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

Gravidanza e allattamento

Gravidanza Alcuni studi epidemiologici hanno indicato un aumento del rischio di malformazioni congenite, in particolare cardiovascolari (ad es.
difetti del setto ventricolare e del setto atriale) associato all’assunzione di paroxetina durante il primo trimestre di gravidanza.
Il meccanismo non è noto.
I dati indicano che il rischio di partorire un neonato con un difetto cardiovascolare, a seguito dell’esposizione materna alla paroxetina, è inferiore a 2/100, a fronte del rischio atteso, pari a circa 1/100, per tali difetti nella popolazione generale.
La paroxetina deve essere somministrata in gravidanza solo quando strettamente indicato.
Il medico, all’atto della prescrizione, dovrà valutare l’opzione di trattamenti alternativi in donne in gravidanza o che stiano pianificando una gravidanza.
L’interruzione brusca durante la gravidanza deve essere evitata (vedere paragrafo 4.2).
I dati da studi osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia postpartum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
I neonati devono essere tenuti sotto osservazione se l’uso materno di paroxetina continua negli stadi più avanzati della gravidanza, in particolare nel terzo trimestre.
I sintomi seguenti si possono presentare nei neonati in seguito all’uso materno di paroxetina negli stadi più avanzati della gravidanza: difficoltà respiratoria, cianosi, apnea, crisi convulsive, temperatura instabile, difficoltà nell’alimentazione, vomito, ipoglicemia, ipertonia, ipotonia, iperreflessia, tremore, stato di agitazione, irritabilità, letargia, pianto costante, sonnolenza e difficoltà nell’addormentamento.
Tale sintomatologia può essere dovuta o agli effetti serotoninergici o ai sintomi da sospensione.
Nella maggior parte dei casi le complicazioni iniziano immediatamente al momento del parto o subito dopo (< 24 ore).
Dati epidemiologici indicano che l’uso di farmaci SSRI in gravidanza, in particolare nell’ultimo periodo della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN).
Il rischio osservato era pari approssimativamente a 5 casi per 1000 gravidanze.
Nella popolazione generale si verificano da 1 o 2 casi di PPHN per 1000 gravidanze.
Studi negli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva, ma non hanno indicato effetti dannosi diretti rispetto alla gravidanza, sviluppo embrio-fetale, parto o sviluppo postnatale (vedere paragrafo 5.3).
Allattamento Piccole quantità di paroxetina sono escrete nel latte materno.
In studi pubblicati, le concentrazioni sieriche in neonati allattati al seno erano non rilevabili (< 2 ng/ml) o molto basse (< 4 ng/ml), e non è stato osservato alcun segno degli effetti del farmaco in questi neonati.
Non essendo attesi effetti indesiderati, l’allattamento al seno può essere preso in considerazione.
Fertilità I dati sugli animali hanno dimostrato che paroxetina può influire sulla qualità dello sperma (vedere paragrafo 5.3).
Dati in vitro su materiale umano rilevano qualche effetto sulla qualità dello sperma, tuttavia, nell’uomo pazienti trattati con SSRI (inclusa paroxetina) hanno dimostrato che l’effetto sulla qualità dello sperma è reversibile.
Finora non è stato osservato impatto sulla fertilità.

Conservazione

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Dopo prima apertura del contenitore per le compresse: Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall’umidità.
Non conservare a temperatura superiore a 25 °C.
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