NEVIRAPINA AURO 60CPR 200MG
115,36 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 27/08/2014
Nevirapina Aurobindo è indicata in associazione con altri medicinali anti-retrovirali per il trattamento dell’infezione da HIV-1 negli adulti, adolescenti e bambini di ogni età (vedere paragrafo 4.2). La maggiore parte dell’esperienza con Nevirapina è in associazione con gli inibitori nucleosidici della transcriptasi inversa (NRTIs). La scelta di una terapia successiva alla Nevirapina si deve basare sull’esperienza clinica e sui test di resistenza (vedere paragrafo 5.1).
Ogni compressa contiene 200 mg di nevirapina. Eccipiente con effetti noti: ogni compressa contiene 340 mg di lattosio monoidrato. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati nel paragrafo 6.1; Risomministrazione a pazienti che hanno dovuto definitivamente interrompere il trattamento a causa di eruzione cutanea grave, eruzione cutanea associata a sintomi sistemici, reazioni di ipersensibilità o epatite clinica in seguito alla somministrazione di nevirapina; Pazienti con grave compromissione epatica (Child-Pugh C) o con AST o ALT > 5 ULN prima del trattamento, fino a quando i valori basali di AST/ALT non si siano stabilizzati a < 5 ULN; Risomministrazione in pazienti che hanno precedentemente presentato AST o ALT > 5 ULN durante la terapia con nevirapina e che hanno mostrato nuovamente anomalie dei test di funzionalità epatica quando nevirapina è stata risomministrata (vedere paragrafo 4.4); Somministrazione concomitante con prodotti a base di erbe contenenti l’erba di S.
Giovanni (Hypericum perforatum) per il potenziale rischio di diminuzione delle concentrazioni plasmatiche e ridotti effetti clinici della nevirapina (vedere paragrafo 4.5). Posologia
- Nevirapina Aurobindo deve essere somministrata da medici esperti nel trattamento dell’infezione da HIV.
Posologia Pazienti di età non inferiore a 16 anni La dose raccomandata di Nevirapina Aurobindo è di una compressa da 200 mg al giorno per i primi 14 giorni (questa fase di induzione è necessaria in quanto è stato dimostrato che così si riduce la frequenza delle eruzioni cutanee), seguita da una compressa da 200 mg due volte al giorno, in combinazione con almeno due farmaci antiretrovirali.
Se si constata la dimenticanza di una dose entro 8 ore dall’orario previsto per l’assunzione, il paziente deve assumere la dose dimenticata il prima possibile.
Se si dimentica una dose e sono trascorse più di 8 ore, il paziente deve limitarsi a prendere la dose successiva al solito orario.
Considerazioni per la gestione della dose I pazienti che manifestano eruzioni cutanee durante i 14 giorni della fase di induzione con la dose di 200 mg/die non devono aumentare la dose di Nevirapina Aurobindo fino a che l’eruzione cutanea non si sia risolta.
L’eruzione cutanea isolata deve essere attentamente controllata (vedere paragrafo 4.4).
Lo schema posologico di 200 mg/die non deve essere continuato per più di 28 giorni; oltre questo periodo un trattamento alternativo deve essere intrapreso a causa del possibile rischio di sottoesposizione e resistenza.
I pazienti che interrompono la terapia con nevirapina per più di 7 giorni devono ricominciare l’assunzione, in accordo allo schema posologico raccomandato, seguendo la fase di induzione per due settimane.
Esistono tossicità che richiedono l’interruzione della terapia con nevirapina (vedere il paragrafo 4.4).
Anziani Nevirapina non è stata specificatamente studiata in pazienti di età superiore a 65 anni.
Compromissione renale Per i pazienti con disfunzione renale che richieda dialisi, si raccomanda un’ulteriore dose di 200 mg di nevirapina, successiva ad ogni trattamento di dialisi.
I pazienti con ClCr ≥ 20 ml/min non necessitano di un aggiustamento posologico, vedere paragrafo 5.2.
Compromissione epatica Nevirapina non deve essere utilizzata in pazienti con grave compromissione epatica (Child-Pugh C, vedere paragrafo 4.3).
Non è necessario un aggiustamento posologico per i pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata (vedere paragrafo 4.4 e 5.2).
Popolazione pediatrica Seguendo lo schema posologico sopra descritto Nevirapina Aurobindo 200 mg compresse è adatta per bambini più grandi, in particolar modo adolescenti di età inferiore a 16 anni il cui peso corporeo è maggiore di 50 kg o la cui superficie corporea è superiore a 1,25 m² in accordo alla formula di Mosteller.
Per i bambini in questo gruppo di età il cui peso corporeo è minore di 50 kg o la cui superficie corporea è inferiore a 1,25 m² è disponibile una forma di somministrazione in sospensione orale che può essere dosata in base al peso corporeo o alla superficie corporea.
Bambini di età inferiore a tre anni Per i pazienti di età inferiore a 3 anni e per tutti gli altri gruppi di età, è disponibile una sospensione orale a rilascio immediato.
Modo di somministrazione Le compresse devono essere assunte con del liquido e non devono essere né frantumate, né masticate.
Nevirapina Aurobindo può essere assunta con o senza cibo. Avvertenze e precauzioni
- Nevirapina Aurobindo deve essere utilizzata esclusivamente in associazione con almeno altri due farmaci antiretrovirali (vedere paragrafo 5.1).
Nevirapina Aurobindo non deve essere utilizzata come unico antiretrovirale, poiché gli antiretrovirali in monoterapia determinano resistenza virale.
Le prime 18 settimane di terapia con nevirapina sono un periodo critico che richiede un attento monitoraggio dei pazienti per evidenziare la potenziale insorgenza di reazioni cutanee gravi e pericolose per la vita (incluso casi di sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e necrolisi epidermica tossica (TEN) e grave epatite/insufficienza epatica.
Il massimo rischio di reazioni epatiche e cutanee si verifica nelle prime 6 settimane di terapia.
Tuttavia, il rischio di un qualunque evento epatico permane dopo questo periodo e il controllo deve continuare a intervalli frequenti.
Il sesso femminile e l’alta conta di CD4 (> 250/mm³ in adulti di sesso femminile e > 400/mm³ in adulti di sesso maschile) all’inizio della terapia sono associati a un maggior rischio di reazioni avverse a livello epatico se la carica virale plasmatica di HIV-1-RNA è rilevabile vale a dire una concentrazione ≥ 50 copie / ml - all’inizio del trattamento con nevirapina.
Poiché episodi di epatotossicità grave e pericolosa per la vita sono stati riscontrati in studi controllati e non, prevalentemente in pazienti con carica virale plasmatica di HIV-1 rilevabile pari a 50 copie/ml o superiore, la somministrazione di nevirapina non deve essere iniziata in adulti di sesso femminile con conta di CD4 superiore a 250 cellule/mm³ o in adulti di sesso maschile con conta di CD4 superiore a 400 cellule/mm³ con RNA HIV-1 plasmatico rilevabile, se il beneficio atteso non supera il rischio. In alcuni casi la compromissione epatica è progredita nonostante la sospensione del trattamento.
I pazienti che sviluppano segni o sintomi di epatite, gravi reazioni cutanee o reazioni di ipersensibilità devono sospendere il trattamento con nevirapina e sottoporsi immediatamente ad una visita medica.
Nevirapina non deve essere ripresa successivamente a gravi reazioni epatiche, cutanee o di ipersensibilità (vedere paragrafo 4.3). Lo schema posologico deve essere rigorosamente rispettato, specialmente nei primi 14 giorni della fase di induzione (vedere paragrafo 4.2). Reazioni cutanee In pazienti trattati con nevirapina, si sono verificate reazioni cutanee gravi e pericolose per la vita, inclusi alcuni casi fatali, principalmente durante le prime 6 settimane di terapia.
Queste hanno incluso casi di sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica e reazioni di ipersensibilità caratterizzate da eruzione cutanea, sintomi sistemici e compromissioni viscerali.
I pazienti devono essere attentamente controllati durante le prime 18 settimane di trattamento.
Se si manifesta un’eruzione cutanea isolata, i pazienti devono essere attentamente controllati.
Nevirapina deve essere definitivamente interrotta nei pazienti che manifestano un’eruzione cutanea grave o eruzione cutanea associata a sintomi sistemici (quali febbre, vescicole, lesioni del cavo orale, congiuntivite, edema facciale, dolori muscolari o articolari, o malessere generalizzato), incluso la sindrome Stevens-Johnson, o necrolisi epidermica tossica.
Nevirapina deve essere definitivamente interrotta nei pazienti che manifestano reazioni di ipersensibilità (caratterizzate da eruzione cutanea con sintomi sistemici, in aggiunta a compromissioni viscerali, quali epatite, eosinofilia, granulocitopenia e disfunzione renale) (vedere paragrafo 4.4).
La somministrazione di Nevirapina Aurobindo a dosi superiori a quelle raccomandate potrebbe aumentare la frequenza e la gravità di reazioni cutanee, quali la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica.
È stata osservata rabdomiolisi in pazienti che hanno manifestato reazioni cutanee e/o epatiche associate all’uso di nevirapina.
L’uso concomitante di prednisone (40 mg/die per i primi 14 giorni di somministrazione di nevirapina) non riduce l’incidenza dell’eruzione cutanea associata a nevirapina, e può essere associato ad un aumento nell’incidenza e gravità dell’eruzione cutanea durante le prime 6 settimane di terapia con nevirapina.
Sono stati evidenziati alcuni fattori di rischio per lo sviluppo di gravi reazioni cutanee, quali la non osservanza della dose iniziale di 200 mg al giorno durante la fase di induzione e un lungo ritardo tra i sintomi iniziali ed il consulto medico.
Le donne sembrano essere maggiormente a rischio di sviluppare eruzioni cutanee rispetto agli uomini, indipendentemente dall’assunzione di nevirapina.
I pazienti devono essere informati che uno dei maggiori effetti tossici di nevirapina è l’eruzione cutanea.
Devono tempestivamente informare il medico di qualsiasi episodio di eruzione cutanea, evitando qualsiasi ritardo tra i sintomi iniziali e la visita medica.
La maggior parte dei casi di eruzione cutanea associati a nevirapina si verifica entro le prime 6 settimane dall’inizio della terapia.
Pertanto, durante questo periodo, i pazienti devono essere monitorati attentamente per la comparsa dell’eruzione cutanea.
I pazienti devono, inoltre, essere informati che, in caso di manifestazione cutanea durante le 2 settimane del periodo di induzione, non si deve procedere all’aumento della dose fino a completa risoluzione dell’eruzione cutanea.
Lo schema posologico di 200 mg/die non deve essere continuato per più di 28 giorni, oltre questo periodo un trattamento alternativo deve essere intrapreso a causa del possibile rischio di sottoesposizione e resistenza.
Ogni paziente che manifesti grave eruzione cutanea o eruzione associata a sintomi sistemici quali febbre, vesciche, lesioni del cavo orale, congiuntivite, edema facciale, dolori muscolari o articolari, o malessere generalizzato deve interrompere il medicinale e sottoporsi immediatamente ad una visita medica.
In questi pazienti nevirapina non deve essere risomministrata.
Se i pazienti presentano una sospetta eruzione cutanea associata a nevirapina, devono essere effettuati i test di funzionalità epatica.
Pazienti con incrementi da moderati a gravi (AST o ALT > 5 ULN) devono interrompere definitivamente il trattamento con nevirapina.
Nel caso si verifichi ipersensibilità caratterizzata da eruzione cutanea con sintomi sistemici, quali febbre, artralgia, mialgia e linfoadenopatia, in aggiunta a compromissioni viscerali, quali epatite, eosinofilia, granulocitopenia e disfunzione renale, nevirapina deve essere sospesa in modo permanente e non più somministrato (vedere paragrafo 4.3).
Reazioni epatiche Nei pazienti trattati con nevirapina, si è verificata epatotossicità grave e pericolosa per la vita, compresa epatite fatale fulminante.
Le prime 18 settimane di trattamento sono un periodo critico che richiede uno stretto monitoraggio.
Il rischio di reazioni epatiche è massimo nelle prime 6 settimane di terapia.
Comunque, il rischio continua dopo questo periodo ed il monitoraggio deve continuare ad intervalli frequenti durante il trattamento.
È stata osservata rabdomiolisi in pazienti che hanno manifestato reazioni cutanee e/o epatiche associate all’uso di nevirapina.
L’aumento dei livelli di AST o ALT ≥ 2,5 ULN e/o co-infezione con epatite B e/o C all’inizio della terapia antiretrovirale è in generale associato ad un maggiore rischio di eventi avversi epatici durante la terapia antiretrovirale, incluso con regimi di trattamento che comprendono nevirapina.
Il sesso femminile e la conta di CD4 elevata all’inizio del trattamento con nevirapina in pazienti naïve al trattamento sono associati ad un maggior rischio di reazioni avverse a livello epatico.
Le donne corrono un rischio tre volte superiore rispetto agli uomini di sviluppare eventi epatici sintomatici, spesso associati ad eruzione cutanea (5,8% verso 2,2%).
Pazienti di entrambi i sessi naïve al trattamento, con RNA HIV-1 rilevabile nel plasma e con conta di CD4 più elevata all’inizio della terapia con nevirapina sono esposti a maggior rischio di reazioni avverse sintomatiche a livello epatico con nevirapina.
In un’analisi retrospettiva condotta su pazienti con carica virale plasmatica di HIV-1 rilevabile, pari a 50 copie/ml o superiore, le donne con conta di CD4 >250 cellule/mm³ presentavano un rischio di eventi avversi sintomatici a livello epatico 12 volte superiore rispetto a donne con conta di CD4 < 250 cellule/mm³ (11,0% verso 0,9%).
Un incremento del rischio è stato osservato in uomini con RNA HIV-1 rilevabile nel plasma e conta di CD4 > 400 cellule/mm³ (6,3% verso 1,2% degli uomini con conta di CD4 < 400 cellule/mm³).
L’incremento del rischio di tossicità correlato alla soglia dei CD4 non è stato osservato in pazienti con carica virale plasmatica non rilevabile (cioè < 50 copie/ml).
I pazienti devono essere informati che le reazioni epatiche costituiscono una delle maggiori espressioni di tossicità della nevirapina e richiedono uno stretto controllo durante le prime 18 settimane.
Devono essere informati di sospendere la terapia con nevirapina e sottoporsi immediatamente ad una visita medica che includa test di funzionalità epatica in caso sorgano sintomi indicativi di epatite.
Monitoraggio epatico Prima di iniziare la terapia con nevirapina e a intervalli regolari nel corso della terapia, devono essere effettuati esami clinici di laboratorio che includano test di funzionalità epatica.
Anomalie dei test di funzionalità epatica sono state segnalate con la nevirapina, alcune nelle prime settimane di terapia.
Aumenti asintomatici degli enzimi epatici sono descritti frequentemente e non costituiscono necessariamente una controindicazione all’uso di nevirapina.
Aumenti asintomatici dei livelli di GGT non costituiscono una controindicazione al proseguimento della terapia.
Il monitoraggio della funzionalità epatica deve essere effettuato ogni 2 settimane durante i primi 2 mesi di trattamento, una volta al 3° mese e poi regolarmente.
Il monitoraggio epatico deve essere effettuato se il paziente manifesta segni o sintomi indicativi di epatite e/o ipersensibilità.
Nel caso AST o ALT ≥ 2,5 ULN prima o durante il trattamento, i test epatici devono essere controllati con maggiore frequenza durante regolari visite cliniche.
Nevirapina non deve essere somministrata a pazienti con AST o ALT > 5 ULN prima del trattamento, fino a quando i valori basali di AST/ALT non si siano stabilizzati a < 5 ULN (vedere paragrafo 4.3).
I medici ed i pazienti devono prestare attenzione ai segni prodromici o sintomi di epatite quali anoressia, nausea, ittero, bilirubinuria, feci acoliche, epatomegalia o iperestesia epatica.
I pazienti devono essere istruiti a rivolgersi immediatamente al medico nel caso si verifichino questi eventi.
Nel caso AST o ALT aumentino a > 5 ULN durante il trattamento, la somministrazione di nevirapina deve essere immediatamente sospesa.
Qualora i livelli di AST e ALT tornino ai valori iniziali e se il paziente non ha avuto segni clinici o sintomi di epatite, eruzione cutanea, sintomi costituzionali o altri dati indicativi di disfunzione dell’organo, è possibile, valutando caso per caso, riprendere il trattamento con nevirapina, alla dose iniziale di 200 mg/die per 14 giorni seguita dalla dose di 400 mg/die.
In questi casi, è richiesto un più frequente monitoraggio epatico.
La somministrazione di nevirapina deve essere sospesa definitivamente qualora ricompaiano alterazioni della funzionalità epatica. Nel caso si verifichi epatite, caratterizzata da anoressia, nausea, vomito, ittero e da alterazioni dei dati di laboratorio (quali anomalie del test di funzionalità epatica moderate o gravi (escluso GGT)), la nevirapina deve essere sospesa in modo permanente.
La nevirapina non deve essere risomministrata ai pazienti che hanno sospeso il trattamento a causa di epatite clinica causata dalla nevirapina. Epatopatie La sicurezza e l’efficacia della nevirapina non sono state stabilite in pazienti con significative alterazioni epatiche concomitanti.
Nevirapina è controindicata nei pazienti con gravi compromissioni epatiche (Child-Pugh C, vedere paragrafo 4.3).
I risultati di farmacocinetica suggeriscono di somministrare con cautela nevirapina a pazienti con disfunzione epatica moderata (Child-Pugh B).
Il rischio di reazioni avverse gravi e potenzialmente fatali a carico del fegato è aumentato nei pazienti con epatite cronica B o C trattati con terapia antiretrovirale.
In caso di terapia antivirale di associazione per epatite B o C, fare riferimento alle informazioni del caso contenute nelle schede tecniche dei relativi farmaci.
Nel corso della terapia antiretrovirale di associazione la frequenza di alterazioni della funzionalità epatica nei pazienti con disfunzioni epatiche preesistenti, inclusa l’epatite cronica attiva, è aumentata e deve essere sottoposta a monitoraggio secondo la pratica standard.
In presenza di deterioramento dell’epatopatia in questi pazienti, si deve prendere in considerazione la sospensione o l’interruzione del trattamento.
Altre avvertenze Profilassi post-esposizione: Epatotossicità grave, inclusa insufficienza epatica che ha richiesto il trapianto, è stata segnalata in individui non infetti da HIV che hanno ricevuto dosi multiple di nevirapina in profilassi post-esposizione (PEP), un’indicazione non autorizzata.
L’uso di nevirapina nella PEP non è stato valutato in nessuno studio specifico, soprattutto in funzione della durata del trattamento e pertanto tale impiego è decisamente sconsigliato.
La terapia di associazione con nevirapina non costituisce un trattamento risolutivo per i pazienti infettati da HIV-1; i pazienti possono continuare a manifestare le patologie associate all’infezione da HIV-1 in fase avanzata, incluse le infezioni opportunistiche.
Nelle donne che assumono nevirapina non devono essere usati, come unico metodo contraccettivo, metodi ormonali diversi dal medrossiprogesterone acetato depot, dal momento che la nevirapina potrebbe determinare una riduzione nelle concentrazioni plasmatiche di questi farmaci.
Per questa ragione, e per ridurre il rischio di trasmissione del virus HIV, si raccomandano contraccettivi di barriera (per esempio preservativi).
Inoltre, quando si somministra la terapia ormonale post menopausale durante la somministrazione di Nevirapina Aurobindo, si deve controllare il suo effetto terapeutico.
Peso e parametri metabolici: Durante la terapia antiretrovirale si può verificare un aumento del peso e dei livelli ematici dei lipidi e del glucosio.
Tali cambiamenti potrebbero, in parte, essere correlati al controllo della malattia e allo stile di vita.
Per i lipidi, in alcuni casi vi è evidenza di un effetto del trattamento, mentre per l'aumento di peso non esiste un’evidenza forte che lo correli a un trattamento particolare.
Per il monitoraggio dei livelli dei lipidi ematici e del glucosio si fa riferimento alle linee guida stabilite per il trattamento dell'HIV.
I disturbi del metabolismo lipidico devono essere gestiti in maniera clinicamente appropriata.
Negli studi clinici, nei pazienti trattati con nevirapina si è osservato un aumento di colesterolo-HDL ed un complessivo miglioramento del rapporto colesterolo totale/HDL.
Tuttavia in assenza di studi specifici, l’impatto clinico di questi dati non è noto.
In aggiunta Nevirapina non ha mostrato influenza sul metabolismo del glucosio.
Osteonecrosi: sebbene l’eziologia sia considerata multifattoriale (compreso l’impiego di corticosteroidi, il consumo di alcol, l’immunosoppressione grave, un più elevato indice di massa corporea), sono stati segnalati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART).
Ai pazienti deve essere raccomandato di rivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidità alle articolazioni, o difficoltà nel movimento.
Sindrome da riattivazione immunitaria: In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria severa al momento dell’inizio della terapia antiretrovirale di associazione (CART), può insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali, causando gravi condizioni cliniche o un peggioramento dei sintomi.
Generalmente, tali reazioni sono state osservate entro le prime settimane o i primi mesi dall’inizio della CART.
Esempi rilevanti in proposito sono le retiniti da citomegalovirus, le infezioni micobatteriche generalizzate e/o focali e la polmonite da Pneumocystis jiroveci.
Qualsiasi sintomo infiammatorio deve essere valutato e deve essere instaurato un trattamento, se necessario.
Nel contesto della riattivazione immunitaria è stato segnalato anche il verificarsi di disturbi autoimmuni (come la malattia di Graves e l’epatite autoimmune); tuttavia, il tempo di insorgenza registrato è più variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l’inizio del trattamento.
I dati disponibili di farmacocinetica suggeriscono che l’uso concomitante di rifampicina e nevirapina non è raccomandato.
Inoltre, non è raccomandata la combinazione dei seguenti prodotti con nevirapina: efavirenz, ketoconazolo, etravirina, rilpivirina, elvitegravir (in associazione con cobicistat), atazanavir (in associazione con ritonavir), fosamprenavir (se non co-amministrata con basse dosi di ritonavir) (vedere il paragrafo 4.5).
Granulocitopenia è comunemente associata con la zidovudina.
Pertanto, i pazienti trattati contemporaneamente con nevirapina e zidovudina e in particolare i pazienti pediatrici e i pazienti trattati con dosi elevate di zidovudina o i pazienti con scarsa riserva di midollo osseo, in particolare quelli trattati per malattia da HIV in stadio avanzato, presentano un aumento del rischio di granulocitopenia.
In questi pazienti i parametri ematici devono essere attentamente monitorati.
Lattosio: Questo medicinale contiene lattosio monoidrato.
I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio da deficit totale di lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
Sodio: Questo medicinale contiene sodio amido glicolato.
Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa, cioè è essenzialmente ‘senza sodio’. Interazioni
- Nevirapina è un induttore degli isoenzimi CYP3A e potenzialmente del CYP2B6, con la massima induzione entro le 2-4 settimane dall’inizio della terapia a dosi multiple.
La contemporanea somministrazione di Nevirapina Aurobindo può diminuire le concentrazioni plasmatiche dei composti metabolizzati tramite questi isoenzimi.
Si raccomanda un attento controllo dell’efficacia terapeutica dei medicinali metabolizzati dal citocromo P450, quando somministrati in associazione a nevirapina.
L’assorbimento di nevirapina non è alterato dal cibo, antiacidi o medicinali che sono formulati con un agente tampone alcalino.
I dati di interazione, quando disponibili, sono presentati come media geometrica con un intervallo di confidenza del 90% (IC 90%).
ND = Non Determinato,↑ = Aumento, ↓ = Calo, ↔ = Nessun effetto.
Altre informazioni: Metaboliti della nevirapina: Studi condotti impiegando microsomi di epatociti umani indicano che la formazione di metaboliti idrossilati della nevirapina non viene influenzata dalla presenza di dapsone, rifabutina, rifampicina e trimetoprim/sulfametossazolo.Medicinali per aree terapeutiche Interazioni Raccomandazioni relative alla co-somministrazione ANTI-INFETTIVI Antiretrovirali NRTIs Didanosina 100-150 mg BID Didanosina AUC ↔ 1,08 (0,92-1,27) Didanosina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Didanosina Cmin ND Didanosina Cmax ↔ 0,98 (0,79-1,21) Emtricitabina Emtricitabina non è un inibitore degli enzimi umani CYP 450. Nevirapina ed emtricitabina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Abacavir Nei microsomi epatici umani, Abacavir non inibisce le isoforme del citocromo P450. Nevirapina e Abacavir possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Lamivudina 150 mg BID Non vi sono cambiamenti nella clearance apparente e nel volume di distribuzione della lamivudina, il che suggerisce che non vi sia alcun effetto d’induzione della nevirapina sulla clearance della lamivudina. Lamivudina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Stavudina 30/40 mg BID Stavudina AUC ↔ 0,96 (0,89-1,03) Stavudina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Stavudina Cmin ND Stavudina Cmax ↔ 0,94 (0,86-1,03) Nevirapina: rispetto ai controlli storici, i livelli sembravano immodificati. Tenofovir 300 mg QD I livelli plasmatici di tenofovir sono immodificati quando co-somministrato con nevirapina.
I livelli plasmatici di nevirapina non sono alterati dalla co-somministrazione di tenofovir.Tenofovir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Zidovudina 100-200 mg TID Zidovudina AUC ↓ 0,72 (0,60-0,96) Zidovudina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici.
Granulocitopenia è comunemente associata con la zidovudina.
Pertanto, i pazienti trattati contemporaneamente con nevirapina e zidovudina e in particolare i pazienti pediatrici e i pazienti trattati con dosi elevate di zidovudina o i pazienti con scarsa riserva di midollo osseo, in particolare quelli trattati per malattia da HIV in stadio avanzato, presentano un aumento del rischio di granulocitopenia.
In questi pazienti i parametri ematici devono essere attentamente monitorati.Zidovudina Cmin ND Zidovudina Cmax↓ 0,70 (0,49-1,04) Nevirapina: la zidovudina non esercita effetti sulla sua farmacocinetica. NNRTIs Efavirenz 600 mg QD Efavirenz AUC ↓ 0,72 (0,66-0,86) La co-somministrazione di efavirenz e Nevirapina non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4), a causa della tossicità aggiuntiva e della mancanza di benefici in termini di efficacia rispetto a ciascuno dei NNRTI impiegati in monoterapia (per i risultati dello studio 2NN, vedere paragrafo 5.1). Efavirenz Cmin↓ 0,68 (0,65-0,81) Efavirenz Cmax↓ 0,88 (0,77-1,01) Etravirina L’uso concomitante di etravirina con nevirapina può causare un significativo calo delle concentrazioni plasmatiche di etravirina e perdita dell’effetto terapeutico di etravirina. La somministrazione concomitante di Nevirapina con NNRTI non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4). Rilpivirina L’interazione non è stata studiata. La somministrazione concomitante di Nevirapina con NNRTI non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4). PIs Atazanavir/ritonavir 300/100 mg QD 400/100 mg QD Atazanavir/r 300/100 mg: La co-somministrazione di atazanavir/ritonavir e Nevirapina non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4). Atazanavir/r AUC ↓ 0,58 (0,48-0,71) Atazanavir/r Cmin ↓ 0,28 (0,20-0,40) Atazanavir/r Cmax ↓ 0,72 (0,60-0,86) Atazanavir/r 400/100 mg Atazanavir/r AUC ↓ 0,81 (0,65-1,02) Atazanavir/r Cmin ↓ 0,41 (0,27-0,60) Atazanavir/r Cmax ↔ 1,02 (0,85-1,24) (confrontato con 300/100 mg senza nevirapina) Nevirapina AUC ↑ 1,25 (1,17-1,34) Nevirapina Cmax ↑ 1,32 (1,22-1,43) Nevirapina Cmin ↑ 1,17 (1,09-1,25) Darunavir/ritonavir 400/100 mg BID Darunavir AUC ↑ 1,24 (0,97-1,57) Darunavir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Darunavir Cmin ↔ 1,02 (0,79-1,32) Darunavir Cmax ↑ 1,40 (1,14-1,73) Nevirapina AUC ↑ 1,27 (1,12-1,44) Nevirapina Cmin↑ 1,47 (1,20-1,82) Nevirapina Cmax↑ 1,18 (1,02-1,37) Fosamprenavir 1400 mg BID Amprenavir AUC ↓ 0,67 (0,55-0,80) La co-somministrazione di fosamprenavir e Nevirapina non è raccomandata se fosamprenavir non è associato a ritonavir (vedere paragrafo 4.4). Amprenavir Cmin↓ 0,65 (0,49-0,85) Amprenavir Cmax↓ 0,75 (0,63-0,89) Nevirapina AUC ↑ 1,29 (1,19-1,40) Nevirapina Cmin↑ 1,34 (1,21-1,49) Nevirapina Cmax↑ 1,25 (1,14-1,37) Fosamprenavir /ritonavir 700/100 mg BID Amprenavir AUC ↔ 0,89 (0,77-1,03) Fosamprenavir/ritonavir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Amprenavir Cmin↓ 0,81 (0,69-0,96) Amprenavir Cmax↔ 0,97 (0,85-1,10) Nevirapina AUC ↑ 1,14 (1,05-1,24) Nevirapina Cmin↑ 1,22 (1,10-1,35) Nevirapina Cmax↑ 1,13 (1,03-1,24) Lopinavir/ritonavir (capsule) 400/100 mg BID Pazienti adulti: Un aumento della dose di lopinavir/ritonavir a 533/133 mg (4 capsule) o 500/125 mg (5 capsule ciascuna da 100/25 mg) due volte al giorno con il cibo è raccomandato in associazione con Nevirapina.
Non è richiesto un aggiustamento posologico di Nevirapina quando co-somministrato con lopinavir.Lopinavir AUC ↓ 0,73 (0,53-0,98) Lopinavir Cmin↓ 0,54 (0,28-0,74) Lopinavir Cmax ↓ 0,81 (0,62-0,95) Lopinavir/ritonavir (soluzione orale) 300/75 mg/m² BID Pazienti pediatrici: Per i bambini, un aumento della dose di lopinavir/ritonavir a 300/75 mg/m² due volte al giorno con il cibo deve essere considerato quando utilizzato in associazione a Nevirapina, particolarmente per i pazienti in cui si sospetti una ridotta sensibilità a lopinavir/ritonavir. Lopinavir AUC ↓ 0,78 (0,56-1,09) Lopinavir Cmin↓ 0,45 (0,25-0,82) Lopinavir Cmax ↓ 0,86 (0,64-1,16) Ritonavir 600 mg BID Ritonavir AUC ↔ 0,92 (0,79-1,07) Ritonavir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Ritonavir Cmin ↔ 0,93 (0,76-1,14) Ritonavir Cmax ↔ 0,93 (0,78-1,07) Nevirapina: La co-somministrazione di ritonavir non determina alcuna modifica clinicamente rilevante dei livelli plasmatici di nevirapina. Saquinavir/ritonavir I limitati dati disponibili con saquinavir capsule di gelatina molle potenziato da ritonavir non suggeriscono alcuna interazione clinicamente rilevante fra saquinavir potenziato da ritonavir e nevirapina. Saquinavir/ritonavir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Tipranavir/ritonavir 500/200 mg BID Non sono stati effettuati studi specifici di interazione farmaco-farmaco.
I limitati dati disponibili da uno studio di fase IIa in pazienti infetti da HIV hanno mostrato una riduzione clinicamente non significativa pari al 20% della Cmin di TPV.Tipranavir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Inibitori dell’entrata Enfuvirtide A causa del percorso metabolico non sono attese interazioni farmacocinetiche clinicamente significative fra enfuvirtide e nevirapina. Enfuvirtide e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Maraviroc 300 mg QD Maraviroc AUC ↔ 1,01 (0,6-1,55) Maraviroc e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Maraviroc Cmin ND Maraviroc Cmax ↔ 1,54 (0,94-2,52) rispetto ai controlli storici Le concentrazioni di nevirapina non sono state misurate, non sono attesi effetti. Inibitori dell’integrasi Raltegravir 400 mg BID Non sono disponibili dati clinici.
A causa del percorso metabolico di raltegravir non sono attese interazioni.Raltegravir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Elvitegravir/cobicistat L’interazione non è stata studiata.
Cobicistat, un inibitore del citocromo P450 3A inibisce in modo significativo gli enzimi epatici ed altre vie metaboliche.
Pertanto, la co-somministrazione probabilmente produrebbe livelli plasmatici alterati di cobicistat e Nevirapina.Non è raccomandata la co-somministrazione di nevirapina con elvitegravir in associazione con cobicistat (vedere paragrafo 4.4). Antibiotici Claritromicina 500 mg BID Claritromicina AUC ↓ 0,69 (0,62-0,76) L’esposizione alla claritromicina è significativamente diminuita, l’esposizione al metabolita 14-OH aumentata.
Poiché il metabolita attivo della claritromicina ha un’attività ridotta contro il complesso intracellulare del Mycobacterium avium l’efficacia totale contro il patogeno può essere alterata.
Devono essere prese in considerazione alternative alla claritromicina, come l’azitromicina.
Si raccomanda un attento monitoraggio delle funzioni epatiche.Claritromicina Cmin ↓ 0,44 (0,30-0,64) Claritromicina Cmax ↓ 0,77 (0,69-0,86) Metabolita 14-OH Claritromicina AUC ↑ 1,42 (1,16-1,73) Metabolita 14-OH Claritromicina Cmin ↔ 0 (0,68-1,49) Metabolita 14-OH claritromicina Cmax ↑ 1,47 (1,21-1,80) Nevirapina AUC ↑ 1,26 Nevirapina Cmin ↑ 1,28 Nevirapina Cmax ↑ 1,24 rispetto ai controlli storici. Rifabutina 150 o 300 mg QD Rifabutina AUC ↑ 1,17 (0,98-1,40) Non sono stati osservati effetti significativi sui parametri farmacocinetici medi di rifabutina e Nevirapina.
Rifabutina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici.
Tuttavia, a causa dell’elevata variabilità interpersonale in alcuni pazienti può verificarsi un elevato aumento dell’esposizione alla rifabutina, tali soggetti possono essere a maggior rischio di tossicità della rifabutina.
Pertanto, la somministrazione concomitante dei due farmaci deve essere effettuata con cautela.Rifabutina Cmin ↔ 1,07 (0,84-1,37) Rifabutina Cmax ↑ 1,28 (1,09-1,51) Metabolita 25-O-desacetilrifabutina AUC ↑ 1,24 (0,84-1,84) Metabolita 25-O-desacetilrifabutina Cmin ↑ 1,22 (0,86-1,74) Metabolita 25-O-desacetilrifabutina Cmax ↑ 1,29 (0,98-1,68) È stato segnalato un aumento non clinicamente rilevante della clearance apparente della nevirapina (9%) rispetto ai dati storici. Rifampicina 600 mg QD Rifampicina AUC ↔ 1,11 (0,96-1,28) La co-somministrazione di rifampicina e Nevirapina non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4).
I medici che utilizzano un regime con Nevirapina e che devono trattare pazienti infetti anche da tubercolosi, possono in alternativa considerare la co-somministrazione di rifabutina.Rifampicina Cmin ND Rifampicina Cmax↔ 1,06 (0,91-1,22) Nevirapina AUC ↓ 0,42 Nevirapina Cmin ↓ 0,32 Nevirapina Cmax ↓ 0,50 rispetto ai controlli storici. Antifungini Fluconazolo 200 mg QD Fluconazolo AUC ↔ 0,94 (0,88-1,01) A causa del rischio di un’aumentata esposizione a Nevirapina, occorre cautela in caso di co-somministrazione dei farmaci ed è necessario un attento monitoraggio dei pazienti. Fluconazolo Cmin ↔ 0,93 (0,86-1,01) Fluconazolo Cmax ↔ 0,92 (0,85-0,99) Nevirapina: esposizione: ↑ 100% rispetto ai dati storici, dove nevirapina era somministrata da sola. Itraconazolo 200 mg QD Itraconazolo AUC ↓ 0,39 Deve essere considerato un aumento della dose di itraconazolo in caso di co-somministrazione di questi due agenti. Itraconazolo Cmin ↓ 0,13 Itraconazolo Cmax ↓ 0,62 Nevirapina: non è stata riscontrata una differenza significativa nei parametri farmacocinetici di nevirapina. Ketoconazolo 400 mg QD Ketoconazolo AUC ↓ 0,28 (0,20-0,40) La co-somministrazione di ketoconazolo e Nevirapina non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4). Ketoconazolo Cmin ND Ketoconazolo Cmax ↓ 0,56 (0,42-0,73) Nevirapina: livelli plasmatici: ↑ 1,15-1,28 rispetto ai controlli storici. ANTIVIRALI PER L’EPATITE CRONICA B E C Adefovir I risultati degli studi in vitro hanno mostrato un debole antagonismo nei confronti di nevirapina da parte di adefovir (vedere paragrafo 5.1), ciò non è stato confermato negli studi clinici e non è attesa una ridotta efficacia.
Adefovir non influenzava nessuna isoforma dei comuni CYP notoriamente coinvolti nel metabolismo umano dei medicinali ed è secreta per via renale.
Non è attesa alcuna interazione farmaco-farmaco clinicamente significativa.Adefovir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Entecavir Entecavir non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450).
A causa del percorso metabolico di entecavir, non sono attese interazioni farmaco-farmaco clinicamente significative.Entecavir e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Interferoni (interferoni alfa 2a e alfa 2b pegilati) Gli interferoni non hanno alcun effetto noto sul CYP 3A4 o 2B6.
Non sono attese interazioni farmaco-farmaco clinicamente significative.Gli interferoni e Nevirapina possono essere cosomministrati senza aggiustamenti posologici. Ribavirina I risultati degli studi in vitro hanno mostrato un debole antagonismo nei confronti di nevirapina da parte di ribavirina (vedere paragrafo 5.1), ciò non è stato confermato negli studi clinici e non è attesa una ridotta efficacia.
Ribavirina non inibisce gli enzimi del citocromo P450, e dagli studi di tossicità non c’è evidenza che ribavirina induca gli enzimi epatici.
Non sono attese interazioni farmaco-farmaco clinicamente significative.Ribavirina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Telbivudina Telbivudina non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450).
A causa del percorso metabolico di telbivudina, non sono attese interazioni farmaco-farmaco clinicamente significative.Telbivudina e Nevirapina possono essere cosomministrati senza aggiustamenti posologici. ANTIACIDI Cimetidina Cimetidina: non sono stati osservati effetti significativi sui parametri farmacocinetici di cimetidina. Cimetidina e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici. Nevirapina Cmin ↑ 1,07 ANTITROMBOTICI Warfarin L’interazione tra nevirapina e l’agente antitrombotico warfarin è complessa, con la possibilità sia di aumenti che di riduzioni del tempo di coagulazione quando utilizzati in concomitanza. È giustificato uno stretto controllo dei parametri della coagulazione. CONTRACCETTIVI Medrossiprogesterone acetato-depot (DMPA) 150 mg ogni 3 mesi DMPA AUC ↔ La co-somministrazione di Nevirapina non altera la soppressione dell’ovulazione da parte di DMPA.
DMPA e Nevirapina possono essere co-somministrati senza aggiustamenti posologici.DMPA Cmin ↔ DMPA Cmax ↔ Nevirapina AUC ↑ 1,20 Nevirapina Cmax ↑ 1,20 Etinil estradiolo (EE) 0,035 mg EE AUC ↓ 0,80 (0,67-0,97) I contraccettivi ormonali orali non devono essere utilizzati come unico metodo di controllo delle nascite in donne che assumono Nevirapina (vedere paragrafo 4.4).
Non sono state stabilite dosi appropriate, in termini di sicurezza ed efficacia, di contraccettivi ormonali diversi da DMPA (sia orali che somministrati per altre vie) in associazione con Nevirapina.EE Cmin ND EE Cmax ↔ 0,94 (0,79-1,12) Noretindrone (NET) 1,0 mg QD NET AUC ↓ 0,81 (0,70-0,93) NET Cmin ND NET Cmax ↓ 0,84 (0,73-0,97) ANALGESICI/OPPIOIDI Metadone con dose individuale per paziente Metadone AUC ↓ 0,40 (0,31-0,51) I pazienti in terapia con metadone, che iniziano il trattamento con Nevirapina, devono essere valutati per l’insorgenza di eventuali sintomi di crisi di astinenza e la dose di metadone deve essere modificata di conseguenza. Metadone Cmin ND Metadone Cmax ↓ 0,58 (0,50-0,67) PRODOTTI A BASE DI ERBE MEDICINALI Erba di San Giovanni I livelli sierici di nevirapina possono essere ridotti dall’uso concomitante di preparati di erbe medicinali a base di erba di San Giovanni (Hypericum perforatum).
Ciò è dovuto all’induzione degli enzimi del metabolismo e/o delle proteine di trasporto causata dall’erba di S.
Giovanni.Prodotti a base di erbe che contengono l’erba di S.
Giovanni e Nevirapina non devono essere co-somministrati (vedere paragrafo 4.3).
Se il paziente sta già prendendo l’erba di S.
Giovanni controllare la nevirapina e se possibile i livelli virali e interrompere l’assunzione dell’erba di S.
Giovanni.
I livelli di nevirapina possono aumentare interrompendo l’ssunzione dell’erba di S.
Giovanni.
La dose di Nevirapina può richiedere un aggiustamento.
L’effetto induttivo può persistere per almeno 2 settimane dopo l’interruzione del trattamento con l’erba di S.
Giovanni.
Il ketoconazolo e l’eritromicina inibiscono significativamente la formazione di metaboliti idrossilati della nevirapina. Effetti indesiderati
- Riassunto del profilo di sicurezza Le reazioni avverse correlate alla terapia con neviripina più frequentemente segnalate, in tutti gli studi clinici, sono eruzione cutanea, reazioni allergiche, epatite, alterazione dei test di funzionalità epatica, nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, debolezza, febbre, cefalea e mialgia.
L’esperienza clinica acquisita successivamente alla commercializzazione ha mostrato che le reazioni avverse più gravi sono la sindrome di Stevens-Johnson/necrolisi epidermica tossica, grave epatite/insufficienza epatica e reazioni cutanee da farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici, caratterizzati da eruzione cutanea con sintomi costituzionali, quali febbre, artralgia, mialgia e linfoadenopatia, in aggiunta a compromissioni viscerali, quali epatite, eosinofilia, granulocitopenia e disfunzione renale.
Le prime 18 settimane di trattamento sono un periodo critico che richiede un attento monitoraggio del paziente (vedere paragrafo 4.4).
Tabella riassuntiva delle reazioni avverse Sono state segnalate le seguenti reazioni avverse la cui causa può essere correlata alla somministrazione di nevirapina.
La stima della frequenza si basa su dati raccolti da vari studi clinici per eventi considerati correlati al trattamento con nevirapina.
La frequenza è stata definita utilizzando la seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000).
Patologie del sistema emolinfopoietico Comune: granulocitopenia; Non comune: anemia.
Disturbi del sistema immunitario Comune: ipersensibilità (inclusi reazione anafilattica, angioedema, orticaria); Non comune: reazione anafilattica; Raro: reazione al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici.
Patologie del sistema nervoso Comune: cefalea.
Patologie gastrointestinali Comune: nausea, vomito, dolore addominale, diarrea.
Patologie epatobiliari Comune: epatite (inclusa epatotossicità grave e pericolosa per la vita del paziente (1,9%)); Non comune: ittero; Raro: epatite fulminante (che può essere fatale).
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneoMolto comune: eruzione cutanea (12,5%); Non comune: sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica (anche fatale) (0,2%), angioedema, orticaria.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Non comune: artralgia, mialgia.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune: piressia, debolezza.
Esami diagnostici Comune: alterazione dei test di funzionalità epatica (aumento di alanina aminotransferasi; aumento delle transaminasi; aumento di aspartato aminotransferasi; aumento di gamma-glutamiltransferasi; aumento degli enzimi epatici; ipertransaminasiemia); Non comune: fosforo ematico ridotto, pressione arteriosa ridotta.
Descrizione di alcune reazioni avverse Nello studio 1100.1090, che ha consentito la raccolta della maggior parte degli eventi avversi correlati (n=28), nei pazienti trattati con placebo si è riscontrata una maggiore incidenza di episodi di granulocitopenia (3,3%) rispetto ai pazienti trattati con nevirapina (2,5%).
La reazione anafilattica è stata identificata nella sorveglianza successiva alla commercializzazione ma non è stata osservata negli studi clinici controllati, randomizzati.
La categoria di frequenza è stata stimata dai calcoli statistici basati sul numero totale di pazienti esposti alla nevirapina in studi clinici controllati randomizzati (n=2.718).
Il calo dei livelli di fosforo nel sangue e l’aumento della pressione arteriosa sono stati osservati negli studi clinici che prevedono la co-somministrazione di tenofovir/emtricitabina.
Parametri metabolici Durante la terapia antiretrovirale il peso e i livelli ematici dei lipidi e del glucosio possono aumentare (vedere paragrafo 4.4).
Quando nevirapina è stato utilizzata in associazione con altri agenti antiretrovirali sono stati anche segnalati i seguenti effetti: pancreatite, neuropatia periferica e trombocitopenia.
Questi effetti sono comunemente associati con altri agenti antiretrovirali e possono verificarsi quando nevirapina è utilizzata in associazione ad altri agenti; ad ogni modo è improbabile che questi eventi siano dovuti al trattamento con nevirapina.
Raramente sono state segnalate sindromi di insufficienza epatica-renale.
Sindrome da riattivazione immunitaria In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria severa al momento dell’inizio della CART, può insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali.
Sono stati segnalati anche disturbi autoimmuni (come la malattia di Graves e l’epatite autoimmune); tuttavia, il tempo di insorgenza registrato è più variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l’inizio del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
Casi di osteonecrosi sono stati segnalati soprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART).
La frequenza di tali casi è sconosciuta (vedere paragrafo 4.4).
Cute e tessuti sottocutanei La più comune tossicità clinica della nevirapina è rappresentata da eruzione citanea, con l’eruzione cutanea attribuibile a nevirapina nel 12,5% dei pazienti trattati con regimi di associazione in studi controllati.
Normalmente le eruzioni cutanee sono lievi o moderate: si tratta di eruzioni cutanee eritematose maculo-papulose, associate o meno a prurito, localizzate al tronco, al viso ed alle estremità.
Sono state segnalate ipersensibilità (reazione anafilattica, angioedema e orticaria).
Si possono manifestare eruzioni cutanee isolate o nell’ambito della reazione al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici, caratterizzate da eruzioni cutanee associate a sintomi sistemici quali febbre, artralgia, mialgia e linfoadenopatia associate a compromissioni viscerali quali, epatite, eosinofilia, granulocitopenia e disfunzione renale.
Nei pazienti trattati con nevirapina, sono state osservate reazioni cutanee gravi e pericolose per la vita, inclusa la sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e necrolisi epidermica tossica (TEN).
Sono stati segnalati casi fatali di SJS, TEN e razione al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici.
La maggior parte dei casi di eruzione cutanea grave si sono verificati entro le prime 6 settimane di trattamento e per alcuni casi è stata necessaria l’ospedalizzazione; per un paziente si è dovuto ricorrere ad un intervento chirurgico (vedere paragrafo 4.4).
Apparato epato-biliare Aumenti nei valori dei parametri di funzionalità epatica (LFTs), quali ALT, AST, GGT, bilirubina totale e fosfatasi alcalina, rappresentano le alterazioni più frequentemente osservate nei parametri di laboratorio.
Fra questi i più frequenti sono gli aumenti asintomatici dei livelli di GGT.
Sono stati segnalati casi di ittero.
Casi di epatite (epatotossicità grave e pericolosa per la vita, compresa l’epatite fulminante fatale) sono stati segnalati in pazienti trattati con nevirapina.
Può essere predittivo di un evento epatico grave il riscontro di alterazioni dei test di funzionalità epatica al basale.
Le prime 18 settimane di trattamento sono un periodo critico che richiede uno stretto controllo (vedere paragrafo 4.4.).
Popolazione pediatrica Sulla base dei dati di uno studio clinico condotto su 361 pazienti in età pediatrica la maggior parte dei quali trattata con ZVD o/e ddI, gli eventi avversi più frequentemente segnalati correlati a nevirapina erano simili a quelli osservati negli adulti.
La granulocitopenia è stata osservata più frequentemente nei bambini.
In uno studio clinico in aperto (ACTG 180) la granulocitopenia considerata come correlata al farmaco si è verificata in 5/37 pazienti (13,5%).
Nello ACTG 245, uno studio in doppio cieco controllato verso placebo, la frequenza di granulocitopenia grave correlata al farmaco è stata di 5/305 (1,6%).
In questa popolazione sono stati segnalati casi isolati di sindrome di Stevens-Johnson o sindrome di transizione Stevens-Johnson/necrolisi epidermica tossica.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sito www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Donne potenzialmente fertili / Contraccezione negli uomini e nelle donne Le donne potenzialmente fertili non devono utilizzare i contraccettivi orali come unico metodo anticoncezionale, poiché nevirapina può ridurre le concentrazioni plasmatiche di questi medicinali (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
Gravidanza I dati al momento disponibili su donne in gravidanza indicano assenza di malformazioni o di tossicità sul feto/neonato.
Finora non sono disponibili altri dati epidemiologici di rilievo.
Studi sulla tossicità riproduttiva effettuati su ratti e conigli gravidi non hanno rilevato effetti teratogeni (vedere paragrafo 5.3).
Non ci sono studi adeguati e controllati in donne in gravidanza.
Si deve prescrivere con cautela Nevirapina a donne in gravidanza (vedere paragrafo 4.4).
Poiché l’epatotossicità è più frequente in donne con una conta di cellule CD4 superiore a 250 cellule/mm³ e con RNA HIV-1 rilevabile nel plasma (50 o più copie/ml), queste valutazioni devono essere considerate al momento della decisione terapeutica (vedere paragrafo 4.4).
Non ci sono abbastanza evidenze per confermare che l’assenza di aumento di rischio di tossicità, riscontrata in donne pretrattate che iniziavano il trattamento con nevirapina con carica virale non rilevabile (meno di 50 copie/ml di HIV-1 nel plasma) e conta CD4 superiore a 250 cellule/mm³ si applichi anche alle donne in gravidanza.
Tutti gli studi randomizzati specifici per questi aspetti escludevano le donne in gravidanza e le stesse erano poco rappresentate negli studi di coorte e nelle meta-analisi.
Allattamento Si raccomanda alle donne affette da HIV di non allattare al seno al fine di evitare la trasmissione dell’HIV.
Fertilità Negli studi di tossicità riproduttiva, nei ratti sono state segnalate evidenze di fertilità compromessa. Conservazione
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Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.