METOPROLOLO ACC 50CPR 100MG
3,82 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 04/07/2014
• Ipertensione • Angina pectoris • Aritmie cardiache, in particolare tachicardia sopraventricolare • Terapia di mantenimento dopo un infarto del miocardio • Profilassi dell’emicrania. Il metoprololo è indicato negli adulti.
Ogni compressa contiene 100 mg di metoprololo tartrato Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
Controindicazioni
- • Ipersensibilità al principio attivo, ad altri β-bloccanti o ad uno qualsiasi degli eccipienti • Blocco AV di secondo o terzo grado • Pazienti con insufficienza cardiaca scompensata instabile o acuta (edema polmonare, ipoperfusione o ipotensione), per i quali è indicata la terapia inotropa endovenosa • Pazienti in terapia inotropa continua o intermittente con agonisti dei β-recettori • Grave bradicardia (<50 bpm) • Sindrome del nodo del seno • Shock cardiogeno • Gravi disturbi del circolo periferico arterioso • Asma o anamnesi di broncospasmo • Feocromocitoma non trattato • Acidosi metabolica • Somministrazione endovenosa concomitante di calcio-antagonisti come verapamil e diltiazem, a causa del rischio che si verifichino ipotensione, disturbi della conduzione AV o insufficienza ventricolare sinistra • Ipotensione Il metoprololo non è indicato in pazienti con infarto miocardico e con frequenza cardiaca di <50 battiti/minuto, intervallo P-Q > 0,24 secondi, o con pressione sanguigna sistolica < 100 mg Hg e/o grave insufficienza cardiaca congestizia.
Posologia
- Le compresse di metoprololo tartrato devono essere somministrate per via orale.
Le compresse devono essere assunte a stomaco vuoto.
La dose deve essere stabilita in base alle esigenze individuali del paziente, secondo le seguenti linee guida.
Posologia Ipertensione La dose abituale è 100-200 mg al giorno, sia come somministrazione giornaliera singola al mattino, o in dosi frazionate (mattino e sera).
Iniziare il trattamento con 50 mg due volte al giorno o 100 mg una volta al giorno.
Successivamente il dosaggio può essere incrementato ad intervalli settimanali, in base alle risposte cliniche dei singoli pazienti.
La dose massima giornaliera è generalmente pari a 200 mg al giorno.
Se necessario, può essere assunto in combinazione con altri medicinali antipertensivi.
Angina pectoris La dose abituale è compresa tra 100 - 200 mg al giorno, somministrati in dosi frazionate (mattino e sera).
Iniziare il trattamento con 50 mg due volte al giorno.
Successivamente il dosaggio può essere incrementato ad intervalli settimanali, in base alle risposte cliniche dei singoli pazienti.
La dose massima giornaliera è generalmente pari a 200 mg/die (in dosi frazionate).
Se necessario, può essere assunto in combinazione con altri medicinali antianginosi.
Aritmie cardiache La dose abituale è 100 - 150 mg al giorno, in dosi frazionate (mattino e sera).
Questo dosaggio può essere incrementato, se necessario.
Infarto miocardico Terapia di mantenimento Il trattamento orale può essere iniziato quando il paziente è emodinamicamente stabile.
La dose di mantenimento è pari a 100 mg di metoprololo tartrato due volte al giorno (mattino e sera).
Profilassi dell’ emicrania La dose abituale è di 100-200 mg al giorno, in dosi frazionate, mattino e sera.
Compromissione della funzionalità renale Non è necessario aggiustare il dosaggio in pazienti con funzionalità renale ridotta.
Compromissione della funzionalità epatica In genere non è necessario aggiustare il dosaggio nei pazienti affetti da cirrosi epatica, poiché il metoprololo ha un basso legame con le proteine plasmatiche (5-10%).
Tuttavia, nei pazienti con grave compromissione epatica può essere necessario ridurre il dosaggio.
Pazienti anziani Non è necessario aggiustare il dosaggio nei pazienti anziani sani.
Si consiglia tuttavia di prestare cautela nell’uso in pazienti anziani, perché una riduzione della pressione sanguigna o un’eccessiva bradicardia possono avere effetti più pronunciati.
Bambini L’esperienza nei bambini è limitata, pertanto l’uso di metoprololo tartrato non è raccomandato nei bambini. Avvertenze e precauzioni
- Un’interruzione improvvisa del trattamento con beta-bloccanti può essere pericolosa e deve essere pertanto evitata.
Se il trattamento con metoprololo tartrato deve essere interrotto, questo deve essere effettuato, di regola, nel corso di almeno 2 settimane, dimezzando il dosaggio in modo graduale fino a quando il paziente ha raggiunto i 25 mg di metoprololo per dose (mezza compressa da 50 mg).
Questo dosaggio minimo deve essere assunto per almeno 4 giorni fino alla completa sospensione del trattamento.
Durante questo periodo, specialmente i pazienti affetti da ischemia cardiaca devono essere attentamente monitorati, poiché il rischio di eventi coronarici, tra cui la morte cardiaca improvvisa, è elevato durante l’interruzione del trattamento con beta-bloccanti.
Possono anche insorgere ipertensione e aritmia.
Anche se ai dosaggi abituali il metoprololo ha un impatto sulla muscolatura bronchiale meno negativo rispetto a quello dei betabloccanti non selettivi, è necessario prestare attenzione.
Nei pazienti con asma bronchiale che ricevono il trattamento con metoprololo, se necessario, deve essere prescritta una terapia concomitante con broncodilatatori che stimolano i β2-recettori in modo selettivo, ad es.
terbutalina.
Se il paziente assume già un β2 stimolante, a volte può essere necessario aggiustarne il dosaggio.
Poiché i betabloccanti possono influire sul metabolismo del glucosio, è consigliabile sorvegliare i pazienti affetti da diabete mellito.
L’impatto sul metabolismo del glucosio e l’effetto mascherante sui sintomi dell’ipoglicemia sono meno pronunciati nei pazienti trattati con metoprololo rispetto a quelli trattati con betabloccanti non selettivi (in particolare tachicardia).
Le compresse di metoprololo tartrato non possono essere somministrate in pazienti con insufficienza cardiaca congestizia non trattata; è necessario trattare lo scompenso prima del trattamento con metoprololo.
Se è in corso trattamento concomitante con digossina, è necessario tenere in considerazione che entrambi i medicinali rallentano la conduzione AV e che esiste quindi un rischio di dissociazione AV.
Inoltre possono insorgere complicanze cardiovascolari lievi, che si manifestano come vertigini, bradicardia e tendenza al collasso.
Quando viene assunto un betabloccante, può verificarsi un peggioramento, a volte persino potenzialmente fatale, della funzionalità cardiaca, in particolare nei pazienti l’attività cardiaca dipende dalla presenza di supporto del sistema simpatico.
Ciò è dovuto in misura minore ad un effetto betabloccante eccessivo e in maggior misura al fatto che i pazienti con funzionalità cardiaca ridotta tollerano scarsamente una riduzione dell’attività del sistema nervoso simpatico, anche quando questa riduzione è lieve.
Questo provoca l’indebolimento della contrattilità.
la riduzione della frequenza cardiaca e rallenta la conduzione atrioventricolare.
Come conseguenza si può avere l’insorgenza di edema polmonare, blocco AV e shock.
Occasionalmente, può aggravarsi un’alterazione della conduzione AV, con conseguente blocco AV.
Nel caso di sviluppo crescente di bradicardia, il dosaggio deve essere ridotto o il trattamento deve essere gradualmente sospeso.
Anche se controindicato nei disturbi circolatori arteriosi periferici gravi (vedere paragrafo 4.3), nel caso di patologie circolatorie periferiche, come la malattia di Raynaud o l’arteriopatia periferica, il quadro clinico può aggravarsi, soprattutto a causa dell’effetto ipotensivo del medicinale.
I betabloccanti devono essere somministrati con grande cautela in caso di peggioramento del quadro clinico.
Qualora il metoprololo tartrato venga prescritto a un paziente con feocromocitoma, deve essere somministrato contemporaneamente un alfa-bloccante.
Prima che un paziente si sottoponga ad intervento chirurgico, l’anestesista deve essere informato che il paziente è in trattamento con metoprololo.
Nei pazienti che devono sottoporsi ad intervento chirurgico, si raccomanda di non sospendere il trattamento con betabloccanti.
Si deve evitare di iniziare il trattamento ad alte dosi di metoprololo in pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca, poiché è stato associato con bradicardia, ipotensione e infarto, anche con esito fatale, in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare.
Nei pazienti in trattamento con un betabloccante, lo shock anafilattico assume una forma più severa.
I betabloccanti mascherano alcuni dei segni clinici della tireotossicosi.
Pertanto il metoprololo deve essere somministrato con cautela in pazienti affetti da tireotossicosi o con sospetto sviluppo di tireotossicosi, con attenta sorveglianza sia della funzionalità tiroidea che della funzionalità cardiaca.La somministrazione di adrenalina a pazienti in trattamento con betabloccanti può provocare l’aumento della pressione sanguigna e bradicardia, anche se questo è meno probabile con medicinali β 1-selettivi.
I betabloccanti possono aumentare il numero e la durata degli attacchi di angina in pazienti con angina di Prinzmetal (angina pectoris variante).
Tuttavia, i bloccanti relativamente selettivi del β1-recettore, come metoprololo, possono essere utilizzati in questi pazienti, ma soltanto con la massima attenzione.
I pazienti con anamnesi nota di psoriasi devono assumere i betabloccanti soltanto dopo un’attenta valutazione.
In presenza di cirrosi epatica, può aumentare la biodisponibilità di metoprololo.
Nel diabete labile e insulino-dipendente, può essere necessario aggiustare la terapia ipoglicemizzante.
La somministrazione endovenosa di calcio-antagonisti tipo verapamil non deve essere effettuata in pazienti trattati con betabloccanti.
Il trattamento iniziale dell’ipertensione maligna severa deve essere valutato in modo tale da evitare la riduzione improvvisa della pressione sanguigna diastolica con compromissione dei meccanismi autoregolatori.
Si sono verificati casi di secchezza oculare, occasionalmente, con eruzioni cutanee.
Nella maggior parte dei casi i sintomi sono scomparsi quando è stato sospeso il trattamento con metoprololo.
I pazienti devono essere tenuti sotto attenta osservazione per potenziali effetti oculari.
Nel caso in cui insorgessero questi effetti, deve essere considerata la sospensione del metoprololo. Interazioni
- Il metoprololo è un substrato metabolico dell’isoenzima CYP2D6 del citocromo P450.
I medicinali che agiscono come sostanze induttrici ed inibitrici di enzimi possono influenzare i livelli plasmatici del metoprololo.
I livelli plasmatici del metoprololo aumentano con la concomitante somministrazione di medicinali metabolizzati dal CYP2D6, come antiaritmici, antistaminici, antagonisti dei recettori H2 dell’istamina, antidepressivi, antipsicotici e inibitori della COX-2.
La concentrazione plasmatica del metoprololo viene ridotta dalla rifampicina ed è aumentata dall’alcool e dalla idralazina.
Calcio-antagonisti Nel caso di concomitante somministrazione di calcio-antagonisti tipo verapamil o diltiazem, può verificarsi un aumento degli effetti inotropi e cronotropi negativi.
I calcio-antagonisti tipo verapamil non devono essere somministrati per via endovenosa in pazienti che sono attualmente in trattamento con betabloccanti, a causa del rischio di ipotensione, alterazioni della conduzione AV e insufficienza ventricolare sinistra (vedere paragrafo 4.3).
Nei pazienti con funzionalità cardiaca compromessa, l’associazione è controindicata.
Come con altri betabloccanti, la terapia concomitante con diidropiridine (come nifedipina e amlodipina), può aumentare il rischio di ipotensione, e può determinare l’insorgenza di insufficienza cardiaca nei pazienti con insufficienza cardiaca latente.Bloccanti dei gangli simpatici o altri betabloccanti I pazienti in trattamento concomitante con bloccanti dei gangli simpatici o con altri betabloccanti (incluse gocce oculari) devono essere tenuti sotto stretto controllo medico.
Inibitori delle monoaminossidasi (IMAO) Gli inibitori delle monoaminossidasi (IMAO) devono essere utilizzati con cautela, poiché la somministrazione concomitante con betabloccanti può provocare bradicardia ed un potenziamento dell’effetto ipotensivo.
Il monitoraggio della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca sono raccomandati all’inizio del trattamento.
Antipertensivi ad azione centrale (clonidina, guanfacina, moxonidina, metildopa, rilmenidina) L’interruzione improvvisa, specie prima della sospensione dei betabloccanti, può aumentare il rischio di “ipertensione rebound”.
L’uso concomitante di clonidina con un betabloccante non selettivo, e possibilmente anche con un betabloccante selettivo, aumenta il rischio di ipertensione rebound.
Se la clonidina viene somministrata contemporaneamente, la somministrazione della clonidina deve essere continuata per un po’ di tempo dopo la sospensione della terapia.
Medicinali antiaritmici È richiesta cautela in caso di somministrazione concomitante di alcuni medicinali antiaritmici, come chinidina o amiodarone e propafenone, poiché i betabloccanti possono intensificarne gli effetti inotropi e dromotropi negativi.
La paroxetina può aumentare i livelli plasmatici del metoprololo, con conseguente aumento degli effetti betabloccanti.
Ergotamina Poiché i betabloccanti possono influenzare la circolazione periferica, è necessario prestare attenzione in caso di somministrazione concomitante di medicinali con attività simile, ad es.
ergotamina.
Nitrati I nitrati possono potenziare l’effetto ipotensivo del metoprololo.
Narcotici I narcotici assunti con il metoprololo possono causare depressione cardiaca.
Glicosidi digitalici L’uso concomitante dei glicosidi digitalici può causare un’eccessiva bradicardia e/o l’aumento del tempo di conduzione atrioventricolare.
Parasimpaticomimetici L’uso concomitante dei parasimpaticomimetici può provocare la bradicardia prolungata.
Simpaticomimetici Il metoprololo antagonizza l’effetto β1 della sostanza simpaticomimetica, ma ha scarsa influenza sugli effetti broncodilatatori dei β2-agonisti anormali dosaggi terapeutici.
La somministrazione di adrenalina (epinefrina) in pazienti sottoposti a trattamento con beta-bloccanti può provocare un aumento della pressione sanguigna e bradicardia, sebbene sia meno probabile che questa si verifichi con i medicinali β1-selettivi.
Anestetici inalatori È possibile un aumento dell’effetto cardiodepressivo in seguito a somministrazione concomitante di anestetici per via inalatoria è possibile; tuttavia, poiché il beta-bloccante può prevenire le fluttuazioni eccessive della pressione sanguigna durante l’intubazione del paziente e viene rapidamente antagonizzato con beta-simpaticomimetici, l’uso concomitante non è controindicato (vedere paragrafo 4.4).
Inibitori della prostaglandin-sintetasi Il trattamento concomitante dei betabloccanti con indometacina o altri inibitori della prostaglandin-sintetasi può ridurre l’effetto antipertensivo del medicinale.
Insulina e altri medicinali antidiabetici L’effetto ipoglicemizzante dell’insulina e degli ipoglicemizzanti orali può essere intensificato dai betabloccanti, in particolare dai betabloccanti non selettivi.
In tal è richiesto un aggiustamento del dosaggio degli ipoglicemizzanti orali.
Alfa-bloccanti come prazosina, tamsulosina, terazosina, doxazosina Aumentato rischio di ipotensione, specialmente ipotensione ortostatica grave.
Farmaci antinfiammatori non steroidei Il trattamento concomitante con farmaci antinfiammatori non steroidei come indometacina può ridurre l’effetto antipertensivo del metoprololo.
Floctafenina I betabloccanti possono impedire le reazioni cardiovascolari compensatorie associate a ipotensione o shock, che possono essere indotti da floctafenina.
Miorilassanti scheletrici Il miorilassante curaro associato a metoprololo aumenta il blocco neuromuscolare, mentre il baclofene aumenta il rischio di ipotensione ortostatica.
Se necessario, si deve tenere sotto controllo la pressione sanguigna e aggiustare il dosaggio dell’antipertensivo.
Lidocaina Il metoprololo può ridurre la clearance della lidocaina.
Induttori/inibitori degli enzimi epatici Gli induttori enzimatici (ad es.
rifampicina) possono ridurre la concentrazione plasmatica di metoprololo, mentre gli inibitori enzimatici (ad es.
cimetidina) possono aumentarla.
Meflochina Aumento del rischio di bradicardia.
Antacidi È stato provato un aumento della concentrazione plasmatica di metoprololo quando il medicinale è somministrato contemporaneamente ad un antacido.
Gli effetti del metoprololo e di altri medicinali antipertensivi sulla pressione sanguigna sono in genere additivi.
È necessario esercitare cautela quando il metoprololo viene associato ad altri medicinali antipertensivi o medicinali che potrebbero ridurre la pressione sanguigna, come antidepressivi triciclici, barbiturici e fenotiazine.
Le associazioni di medicinali antipertensivi possono avere effetti benefici nel migliorare il controllo dell’ipertensione. Effetti indesiderati
- Il metoprololo è ben tollerato e gli effetti indesiderati sono in genere lievi e reversibili.
La reazione avversa riferita più comunemente durante il trattamento è l’affaticamento.
Possono insorgere molto raramente (meno di 1 caso ogni 10.000 pazienti) gangrena (in pazienti con gravi disturbi circolatori periferici), trombocitopenia e agranulocitosi.
I seguenti effetti indesiderati sono stati riportati nel corso di studi clinici o durante l’uso routinario.
In molti casi, non è stata stabilita una relazione con l’uso di metoprololo (tartrato).
Sono state utilizzate le seguenti definizioni di frequenza: Molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100, < 1/10), non comune (≥ 1/1.000, < 1/100), raro (≥ 1/10.000, <1/1.000) e molto raro (< 1/10.000).
I dati comprendono anche casi isolati.
* Frequenza in eccesso dello 0,4% rispetto a placebo osservata nello studio COMMIT con 46.000 pazienti con infarto miocardico acuto, dove la frequenza dello shock cardiogenico è stata del 2,3% nei pazienti che hanno ricevuto metoprololo (fino a 15 mg per via endovenosa, quindi 200 mg per via orale) e all’1,9% nel gruppo placebo nella sottopopolazione di pazienti con basso indice di rischio di shock.Classificazione per sistemi e organi Molto comune (> 1/10) Comune (da ≥ 1/100 a <1/10) Non comune (da ≥ 1/1.000 a <1/100) Raro (da ≥1/10.000 a <1/1.000) Molto raro (<1/10.000) Patologie del sistema emolinfopoietico Trombocitopenia, agranulocitosi Disturbi del metabolismo e della nutrizione Aumento di peso Aumento di VLDL, riduzione di HDL, aggravamento dell’ ipoglicemia indotta da insulina. Disturbi psichiatrici Depressione, ridotta concentrazione, sonnolenza o insonnia, incubi Nervosismo, ansia, impotenza Amnesia / turbe della memoria, confusione, allucinazioni, depersonalizzazione Patologie del sistema nervoso Affaticamento Vertigini, cefalea Parestesia, debolezza e crampi muscolari Patologie dell’occhio Vista annebbiata, occhi asciutti e/o irritati, congiuntivite Patologie dell’orecchio e del labirinto Tinnito, perdita reversibile dell’udito Patologie cardiache Bradicardia, ipotensione e disturbi posturali (molto raramente con sincope), palpitazioni, mani e piedi freddi Aggravamento dell’insufficienza cardiaca, shock cardiogeno in pazienti con infarto del miocardio acuto*, blocco AV di 1° grado, edema e dolore precordiale Alterazioni della conduzione, vari tipi di aritmia cardiaca Patologie vascolari Fenomeno di Raynaud Gangrena in pazienti con disturbi circolatori periferici gravi Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Dispnea da sforzo Broncospasmi, inclusi in pazienti senza anomalie polmonari ostruttive Rinite Patologie gastrointestinali Nausea, dolore addominale, diarrea, stipsi Vomito Secchezza delle fauci Patologie epatobiliari Anomalie dei test della funzionalità epatica Epatite Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Rash (orticaria, psoriasiforme o lesioni distrofiche della pelle), aumento di sudorazione Perdita reversibile dei capelli Fotosensibilità, aggravamento della psoriasi Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Artralgia Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Turbe della libido e della potenza sessuale Malattia di Peyronie Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Disgeusia (Alterazioni del gusto)
L’indice di rischio di shock si basa sul rischio assoluto di shock in ogni singolo paziente, derivante da età, sesso, tempo di ritardo, classe di Killip, pressione sanguigna, frequenza cardiaca, anomalie nell’ECG e da precedente storia di ipertensione.
Il gruppo di pazienti con basso indice di rischio di shock corrisponde ai pazienti nei quali l’uso del metoprololo è raccomandato nell’infarto miocardico acuto.
Esperienza post-marketing Le seguenti reazioni avverse sono state riportate durante l’uso del metoprololo dopo l’approvazione: stato confusionale, aumento dei trigliceridi nel sangue e riduzione delle lipoproteine ad alta densità (HDL).
Poiché questi casi riportati provengono da una popolazione di dimensioni incerte e sono soggetti a fattori contradditori, non è possibile stimarne la frequenza in modo attendibile. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza Gli studi sugli animali non hanno evidenziato alcun effetto teratogeno a concentrazioni clinicamente rilevanti.
I betabloccanti riducono la perfusione placentare, che può provocare morte fetale intrauterina, parti immaturi e prematuri, ma ad oggi gli studi prospettici non hanno riportato alcun rischio maggiore di difetti congeniti nell’uomo.
Il metoprololo attraversa la placenta ed è presente nel sangue del cordone ombelicale, ma non è stata riportata alcuna evidenza di anomalie fetali.
In via precauzionale, è preferibile evitare l’uso del metoprololo durante la gravidanza.
Ciononostante, il metoprololo è stato utilizzato nell’ipertensione associata a gravidanza sotto stretta sorveglianza, dopo 20 settimane di gestazione.
Tuttavia, nei neonati di madri trattate, gli effetti farmacologici dei betabloccanti possono persistere per diversi giorni dopo la nascita e possono indurre bradicardia, ipoglicemia e distress respiratorio.
Di conseguenza, se il metoprololo viene utilizzato in fase avanzata di gravidanza, gli effetti indesiderati possibili sul feto e sul neonato (in particolare ipoglicemia, ipotensione e bradicardia) devono essere attentamente monitorati durante i primi giorni dopo la nascita.
Allattamento Casi di ipoglicemia e bradicardia neonatali sono stati descritti con l’uso di betabloccanti a basso legame con le proteine plasmatiche.
Il metoprololo viene escreto nel latte materno.
Anche se la concentrazione di metoprololo nel latte è molto bassa, l’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento con metoprololo.
In caso di trattamento durante l’allattamento al seno, i neonati devono essere attentamente monitorati per gli effetti del beta-bloccante. Conservazione
- Non conservare a temperatura superiore ai 25°C.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.