GENTAMICINA SOLFATO F 80MG/2ML
2,25 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 02/01/2013
Infezioni da germi sensibili alla gentamicina: - Forme pleuro-polmonari: bronchiti, broncopolmoniti, polmonite franca-lobare, pleuriti, empiemi. - Infezioni urinarie acute e croniche: cistiti, pieliti, cistopieliti, pielonefriti, calcolosi infette (del bacinetto, dell’uretere, della vescica), uretriti, prostatiti, vescicoliti. - Stati settici: batteriemie, setticemie, setticopiemie, sepsi neonatali. - Infezioni del sistema nervoso: meningiti, meningoencefaliti, ecc. - Infezioni chirurgiche: ascessi, flemmoni, osteomieliti, infezioni traumatiche. - Infezioni otorinolaringoiatriche: otiti medie purulente, sinusiti, mastoiditi, tonsilliti, faringotonsilliti. - Infezioni ostetrico-ginecologiche: aborto settico, metriti, parametriti, salpingiti, salpingo-ovariti, pelvi-peritoniti, mastiti, ecc. - Ustioni: infezioni insorte nelle gravi ustioni e nei trapianti cutanei, eventualmente in associazione alla forma topica. Nelle infezioni da germi Gram-negativi sospette o documentate, GENTAMICINA SOLFATO può essere considerata come farmaco di scelta. Nelle infezioni gravi che mettono in pericolo la vita del paziente, GENTAMICINA SOLFATO può esser somministrata in associazione ad un antibiotico beta-lattamico (carbenicillina o similari nelle infezioni da Pseudomonas aeruginosa e un antibiotico di tipo penicillinico nelle endocarditi da Streptococchi del gruppo D). Occorre prendere in considerazione le linee guida ufficiali locali sull'uso appropriato degli antibiotici.
GENTAMICINA SOLFATO ITALFARMACO 80 mg/2 ml soluzione iniettabile 1 fiala da 2 ml contiene Principio attivo: Gentamicina solfato 96,9 mg (equivalente a 80 mg di gentamicina base) Eccipienti con effetti noti: Metile p-idrossibenzoato Propile p-idrossibenzoato Sodio metabisolfito Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere par. 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Anamnesi di ipersensibilità o di reazioni tossiche agli aminoglicosidi.
Miastenia grave Gravidanza e allattamento (vedere paragrafo 4.6). Posologia
- GENTAMICINA SOLFATO può essere somministrato per via intramuscolare o endovenosa.
La posologia è identica.
La via endovenosa è consigliabile nei casi in cui la somministrazione intramuscolare non è attuabile (pazienti in stato di shock, con manifestazioni emorragiche, disordini ematologici, gravi ustioni o ridotta massa muscolare, portatori di forme mieloproliferative).
La somministrazione endovenosa sarà effettuata, preferibilmente mediante infusione in 1-2 ore, alle stesse dosi previste per la via intramuscolare.
Ogni singola dose dovrà essere diluita in 100-200 ml di soluzione fisiologica o di destrosio al 5%; nei bambini il volume del diluente sarà ridotto.
In ogni caso la concentrazione di gentamicina non dovrebbe superare 1 mg/ml (0,1%).
GENTAMICINA SOLFATO è stato anche iniettato per via endovenosa senza diluizione (la metodologia è peraltro da limitarsi a casi eccezionali).
A) Pazienti con funzionalità renale normale: Adulti: la dose consigliata per il trattamento delle infezioni sistemiche è di 3 mg/kg/die (1 mg/kg ogni 8 ore o 1,5 mg/kg ogni 12 ore).
Nelle infezioni che costituiscono un pericolo per la vita del paziente è consigliata una posologia fino a 5 mg/kg/die, da somministrarsi in 3 o 4 dosi per i primi due o tre giorni di trattamento; successivamente sarà ridotta a 3 mg/kg/die.
Per le infezioni urinarie e per le infezioni extra-urinarie di grado moderato possono essere sufficienti 2 mg/kg/die, in due dosi refratte.
Schema posologico orientativo per i pazienti di oltre 50 kg di peso: - 80 mg, 3 volte al dì.
- 80 mg, 2 volte al dì nelle infezioni urinarie e nelle infezioni extra urinarie di gravità moderata.
Bambini: nella primissima infanzia il prodotto va somministrato soltanto nei casi di effettiva necessità, sotto il diretto controllo del medico.
La dose consigliata varia in funzione dell’età, secondo il seguente schema:
L’adeguamento dei dosaggi deve essere fatto in funzione dell’età del paziente, del tipo e della gravità dell’infezione.DOSE TOTALE DOSE SINGOLA Prematuri e neonati a termine fino a 1 settimana di vita 5 - 6 mg/kg/die 2,5 - 3 mg/kg ogni 12 h Lattanti e Neonati oltre 1 settimana di vita 7,5 mg/kg/die 2,5 mg/kg ogni 8 h Bambini 6 - 7,5 mg/kg/die 2 - 2,5 mg/kg ogni 8 h
Nei pazienti obesi il dosaggio deve essere calcolato in base al loro peso teorico.
La durata del trattamento è in genere di 7-10 giorni.
Nelle infezioni gravi o complicate può rendersi necessario un trattamento più prolungato.
In tali casi può aumentare il rischio di effetti secondari, si dovrà perciò rivolgere particolare attenzione al controllo della funzionalità renale, uditiva e vestibolare.
È comunque consigliabile continuare la terapia per almeno 48 ore dopo lo sfebbramento.
B) Pazienti con funzionalità renale alterata: Come per tutti i farmaci che vengono elettivamente eliminati per via renale, la frequenza delle somministrazioni verrà stabilita in base alla funzionalità renale, secondo il seguente schema:
La frequenza delle somministrazioni può essere approssimativamente calcolata moltiplicando la creatinina sierica per 8, secondo il seguente schema: mg/100 ml creatinina sierica x 8 = intervallo tra due successive somministrazioni (in ore).Dose Clearance creatinina (ml/min) Creatinina sierica (mg%) Azoto ureico ematico (BUN) Frequenza somministrazioni ADULTI 1-1,7 mg/kg > 70 < 1,4 < 18 ogni 8 ore 35-70 1,4-1,9 18-29 ogni 12 ore BAMBINI 2-2,5 mg/kg 24-34 2,0-2,8 30-39 ogni 18 ore 16-23 2,9-3,7 40-49 ogni 24 ore 10-15 3,8-5,3 50-74 ogni 36 ore 5-9 5,4-7,2 75-100 ogni 48 ore
Emodialisi.
Nei pazienti adulti con insufficienza renale sottoposti a emodialisi, la quantità di gentamicina rimossa dal plasma può variare in funzione di alcuni fattori, tra i quali il metodo di dialisi impiegato.
Una emodialisi di sei ore può ridurre i livelli plasmatici di gentamicina di circa il 50%.
Le dosi consigliate alla fine di ogni dialisi sono comprese tra 1 - 1,7 mg/kg in base al grado di severità dell’infezione.
Nel bambino possono essere somministrate dosi di 2 - 2,5 mg/kg.
Gli antibiotici aminoglicosidici vengono rimossi dal sangue in seguito a dialisi peritoneale, ma in quantità minore rispetto all’emodialisi.
Monitoraggio consigliato Il monitoraggio della concentrazione sierica di gentamicina è raccomandato, soprattutto negli anziani, nei neonati e nei pazienti con funzionalità renale compromessa.
I campioni vengono prelevati alla fine dell'intervallo delle dosi (livello di valle).
I livelli di valle non devono superare i 2 mcg/ml di gentamicina somministrata due volte al giorno e 1 mcg/ml per una dose una volta al giorno. Avvertenze e precauzioni
- I pazienti in trattamento con aminoglicosidi devono rimanere sotto stretto controllo clinico a causa della potenziale tossicità associata con il loro utilizzo.
Poiché i pazienti anziani e i bambini possono essere particolarmente a rischio, è consigliabile mantenerli sotto stretto controllo clinico.
Occorre effettuare una valutazione periodica della funzionalità renale e degli elettroliti sierici nei pazienti adulti e bambini che ricevono GENTAMICINA SOLFATO per più di 7-10 giorni per il trattamento di infezioni gravi o che possono essere trattati con dosi più elevate di quelle consigliate per l’età, il peso o la presunta funzionalità renale.
Per evitare le reazioni avverse, deve essere continuamente monitorata (prima, durante e dopo) la funzionalità renale (creatinina sierica, clearance della creatinina), è raccomandato il controllo della funzione del vestibolo e della coclea e dei parametri epatici di laboratorio.
Al pari degli altri aminoglicosidi, GENTAMICINA SOLFATO soluzione iniettabile è potenzialmente nefrotossica.
Il rischio di nefrotossicità aumenta nei pazienti con disturbi della funzionalità renale e in quelli che ricevono dosi elevate o una terapia prolungata.
Pazienti anziani possono avere una riduzione della funzione renale, che può non risultare evidente con i test di laboratorio routinari, quali l'azotemia o la creatinina sierica.
L'esame della clearance creatininica può risultare più utile.
È particolarmente importante in tali pazienti il monitoraggio delle funzioni renali durante il trattamento con gentamicina, come con altri aminoglicosidi.
In alcuni adulti e bambini trattati con gentamicina è stata riferita una sindrome Fanconi-simile con aminoaciduria e acidosi metabolica.
È possibile un danno al nervo vestibolo-cocleare (ottavo nervo cranico), con possibili effetti sull'equilibrio e sull'udito.
La reazione ototossica più comune è il danno vestibolare.
La perdita dell'udito si manifesta inizialmente come una riduzione dell'acuità uditiva alle alte frequenze ed è di solito irreversibile.
Fattori di rischio importanti sono preesistenti danni della funzione renale o un’anamnesi di danno a carico dell'ottavo nervo cranico; inoltre il rischio aumenta in modo proporzionale al livello della dose totale e giornaliera o dall'associazione con sostanze potenzialmente ototossiche.
I sintomi degli effetti ototossici sono: capogiro, percezione di rumori di tintinnio o scroscio nell'orecchio (tinnito), vertigine e meno comune la perdita dell'udito.
Il meccanismo vestibolare può essere colpito dalla gentamicina se si superano livelli minimi di 2 mcg/ml.
È di solito reversibile se lo si osserva immediatamente e si modifica la dose.
(vedere anche paragrafo 4.8).
Esiste un aumento del rischio di ototossicità nei pazienti con mutazioni del DNA mitocondriale (in particolare la sostituzione del nucleotide 1555 da A a G nel gene 12S rRNA), anche se i livelli sierici di aminoglicosidi rientrano nell'intervallo raccomandato durante il trattamento.
In tali pazienti devono essere prese in considerazione opzioni terapeutiche alternative.
Nei pazienti con una storia materna di mutazioni rilevanti o sordità indotta da aminoglicosidi, devono essere presi in considerazione trattamenti alternativi o test genetici prima della somministrazione.
L’urina deve essere esaminata per l’eventuale riduzione del peso specifico, l’aumento dell’escrezione proteica, e per la presenza di cellule o di precipitati a calco.
Occorre determinare periodicamente l’azoto ureico e l’azoto non proteico nel sangue, la creatinina sierica o la clearance della creatina.
Se fattibile, si raccomanda di effettuare audiogrammi seriali, in particolare nei pazienti ad alto rischio.
In caso di manifesta ototossicità (confusione, vertigini, tinnito, ronzii auricolari o perdita dell’udito) o nefrotossicità occorre modificare la posologia o interrompere il farmaco.
Al pari degli altri aminoglicosidi, in rari casi modifiche della funzionalità renale o dell’ottavo paio dei nervi cranici possono manifestarsi solo dopo il completamento della terapia.
Se possibile, le concentrazioni sieriche degli aminoglicosidi devono essere monitorate al fine di assicurare adeguati livelli ed evitare livelli potenzialmente tossici.
Per la GENTAMICINA SOLFATO si dovrebbero evitare picchi prolungati superiori ai 12 mcg/ml e livelli minimi, precedenti la successiva iniezione, superiori a 2 mcg/ml, distanziando nel tempo le somministrazioni o riducendo il dosaggio, quando necessario.
Picchi eccessivi e/o concentrazioni sieriche di aminoglicosidi troppo elevate possono aumentare il rischio di tossicità renale o dell’ottavo nervo cranico.
In pazienti con ustioni estese, l’alterata farmacocinetica può comportare una ridotta concentrazione sierica di aminoglicosidi.
In tali pazienti trattati con GENTAMICINA SOLFATO, si raccomanda il dosaggio della concentrazione sierica come base per modificare il dosaggio.
Come per altri aminoglicosidi, si deve evitare la contemporanea e/o sequenziale somministrazione sistemica o topica di altri farmaci nefrotossici e/o neurotossici.
L’uso contemporaneo e/o sequenziale, sistemico o topico, di altri farmaci potenzialmente neurotossici e/o nefrotossici deve essere evitata (vedere 4.5).
Se l’utilizzo di queste associazioni è necessario, occorre sorvegliare strettamente le funzioni renali con test di laboratorio appropriati.
L’età avanzata e la deidratazione sono altri fattori che possono aumentare il rischio di tossicità per i pazienti.
Blocco neuromuscolare e paralisi respiratoria sono stati riportati nel gatto trattato con dosi elevate (40 mg/kg) di gentamicina.
La possibilità che tali fenomeni accadano nell’uomo va tenuta in considerazione se la GENTAMICINA SOLFATO è somministrata per qualsiasi via a pazienti in trattamento con farmaci bloccanti neuromuscolari, quali succinilcolina, tubocurarina o decametonio, anestetici o trasfusioni massive di sangue contenente citrato come anticoagulante.
In caso si manifesti blocco neuromuscolare, l’utilizzo di sali di calcio può rendere reversibile tale fenomeno.
Gli aminoglicosidi si devono utilizzare con cautela in pazienti con disturbi neuromuscolari, quali miastenia grave, parkinsonismo o botulismo infantile, poiché tali farmaci possono in via teorica aggravare la debolezza muscolare a causa del loro potenziale effetto curaro simile sulle sinapsi neuromuscolari.
È dimostrata una allergenicità crociata fra aminoglicosidi.
Durante il trattamento i pazienti devono essere ben idratati.
Il trattamento con GENTAMICINA SOLFATO può comportare la crescita eccessiva di microorganismi insensibili al farmaco.
Se questo accade, è indicata una terapia appropriata.
Quando si utilizza unitamente alla terapia sistemica, si deve tener conto della possibilità di un aumento dei livelli sierici specialmente se si somministra direttamente per via endotracheale.
Molto raramente, a seguito dell’uso di aminoglicosidi, compresa gentamicina, sono stati riportati sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi tossica epidermica.
Diarrea e colite pseudomembranosa sono state osservate quando la gentamicina è associata con altri antibiotici.
Queste diagnosi devono essere considerate in ogni paziente che sviluppa diarrea durante o subito dopo il trattamento.
La gentamicina deve essere interrotta se una diarrea grave e/o diarrea sanguinosa si presenta durante il trattamento e deve essere iniziata la terapia appropriata.
Non devono essere somministrati farmaci che inibiscono la peristalsi (vedere paragrafo 4.8).
Somministrazione intratecale I soggetti candidati al trattamento con gentamicina per via intratecale sono solitamente trattati contemporaneamente con gentamicina per via sistemica.
Occorre osservare tutte le avvertenze e le precauzioni per questo o per altri prodotti somministrati contemporaneamente e considerare la possibilità di effetti additivi.
Inoltre, il rischio della somministrazione diretta di un farmaco potenzialmente neurotossico negli spazi del fluido cerebrospinale del sistema nervoso centrale deve essere valutato contro il potenziale beneficio derivante da tale via di somministrazione.
Non sono state stabilite la sicurezza e l’efficacia nei bambini di età inferiore ai tre mesi.
Non è stata definita la sicurezza dell’iniezione intratecale di gentamicina durante la gravidanza.
Informazioni importanti su alcuni eccipienti: Il prodotto contiene sodio metabisolfito; tale sostanza può provocare in soggetti sensibili e particolarmente negli asmatici, reazioni di tipo allergico ed attacchi di asma gravi.
Il prodotto contiene parabeni (metile p-idrossibenzoato, propile p-idrossibenzoato) che possono causare reazioni allergiche solitamente di tipo ritardato.
Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per dose, cioè essenzialmente “senza sodio”. Interazioni
- È stata dimostrata una allergenicità crociata fra aminoglicosidi.
È stato riferito un aumento della nefrotossicità potenziale della gentamicina a seguito della somministrazione susseguente o contemporanea - che dovrebbe essere evitata - di altre sostanze potenzialmente nefrotossiche, quali: cisplatino, polimixina B, colistina, streptomicina, vancomicina, kanamicina, amicacina, neomicina, paramomicina, tobramicina, organoplatini, metotrexato ad alte dosi, ifosfamide, pentamidina, foscarnet, alcuni farmaci antivirali (aciclovir, ganciclovir, adefovir, cidofovir, tenovir), amfotericina B, immunosoppressori quali ciclosporina, o tacrolimo e mezzi di contrasto iodati, altri aminoglicosidi e alcune cefalosporine, o di diuretici potenti quali l’acido etacrinico e la furosemide.
In caso di farmaci contenenti cisplatino, si tenga presente che la nefrotossicità di gentamicina può aumentare anche a 3-4 settimane di distanza dalla somministrazione di queste sostanze.
Un aumento della nefrotossicità è stata riportata a seguito della somministrazione contemporanea di antibiotici aminoglicosidici ed alcune cefalosporine.
L’uso contemporaneo di gentamicina e diuretici potenti quali acido etacrinico o furosemide deve essere vietato, considerato che tali diuretici posseggono una propria ototossicità.
Inoltre, quando vengono somministrati per via endovenosa, i diuretici possono aumentare la tossicità degli aminoglicosidi alterandone la concentrazione nel siero e nei tessuti.
Antibiotici neurotossici e nefrotossici possono essere assorbiti in quantità significative dalla superficie corporea dopo applicazione o irrigazione locale.
La potenziale tossicità di antibiotici somministrati in tal modo deve essere presa in considerazione.
Una riduzione dell’emivita sierica della gentamicina è stata osservata in pazienti con grave insufficienza renale trattati contemporaneamente con carbenicillina e gentamicina.
Abitualmente, tale inattivazione dell’aminoglicoside è clinicamente significativa solo in pazienti con grave insufficienza renale.
Sebbene il blocco neuromuscolare non sia stato riferito in clinica né con gentamicina né con altri aminoglicosidi, questa reazione è potenzialmente verificabile soprattutto se gentamicina viene somministrata con succinilcolina o tubocurarina o durante trasfusioni massive di sangue citrato.
Qualora la gentamicina venga somministrata durante o immediatamente dopo un intervento chirurgico, il blocco neuromuscolare può essere amplificato e prolungato se si utilizzano miorilassanti non depolarizzanti.
Queste interazioni possono causare un blocco neuromuscolare e una paralisi respiratoria.
In considerazione dell’aumentato rischio, tali pazienti devono essere monitorati con particolare attenzione.
Qualora si verificasse, il blocco può essere rimosso con la somministrazione di sali di calcio.
La contemporanea somministrazione anche topica, specie se intracavitaria, di altri antibiotici potenzialmente nefrotossici ed ototossici può accrescere il rischio di tali effetti.
Il prodotto non va mescolato nella stessa siringa con altri farmaci.
Gli aminoglicosidi possono aumentare l’effetto dannoso di metossiflurano a carico dei reni.
Se usato in concomitanza, sono possibili nefropatie estremamente gravi.
L’anestesista deve essere messo a conoscenza dell’uso di aminoglicosidi prima di un intervento chirurgico.
In vitro l’associazione di un aminoglicoside con un antibiotico beta-lattamico (penicilline o cefalosporine) può causare una reciproca e significativa inattivazione.
Anche quando un antibiotico aminoglicosidico e uno penicillino simile sono stati somministrati attraverso due vie differenti, si è verificata una riduzione dell’emivita o dei livelli plasmatici dell’aminoglicoside in pazienti con insufficienza renale e in alcuni pazienti con funzionalità renale normale.
È stata osservata una riduzione dell’emivita plasmatica di gentamicina in pazienti con grave insufficienza renale trattati concomitantemente con carbenicillina. Effetti indesiderati
- Gli effetti indesiderati sono elencati di seguito per classificazione sistemica organica e per frequenza.
Le frequenze sono definite come: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1000, <1/100), raro (≥1/10000, <1/1000), molto raro (<1/10000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Patologie renali ed urinarie Frequenza molto rara: insufficienza renale acuta, sindrome simil-Fanconi in pazienti trattati con dosi elevate per un periodo prolungato.
Frequenza non nota: sono stati segnalati effetti collaterali di tipo renale, come dimostrato dalla presenza nelle urine di filamenti, cellule o proteine, o dall’aumento nel sangue dell’azoto ureico e dell’azoto non proteico, della creatinina sierica e dall’oliguria.
Anziani e bambini possono essere particolarmente a rischio, occorre quindi una stretta sorveglianza clinica.
È consigliabile effettuare una valutazione basale e periodica della funzionalità renale e degli elettroliti sierici per i pazienti che ricevono una terapia prolungata (maggiore di 7-10 giorni) con gentamicina o che possono essere trattati con dosi più elevate di quelle consigliate per l’età, il peso o la presunta funzionalità renale.
Gli effetti indesiderati renali sono stati riferiti più frequentemente in soggetti con ridotta funzionalità renale o trattati per periodi più lunghi o con dosi più elevate di quelle consigliate.
Patologie dell'orecchio e del labirinto Frequenza non nota: sono stati segnalati effetti indesiderati a carico dei rami vestibolare e uditivo dell’ottavo paio di nervi cranici, prevalentemente in pazienti con insufficienza renale e in pazienti sottoposti a trattamenti protratti e/o con dosi elevate.
I sintomi riscontrati includono ronzii, vertigini, tinnito e riduzione della sensibilità uditiva.
La riduzione della sensibilità uditiva si manifesta inizialmente con la diminuzione dell’acuità dei toni alti e può essere di tipo irreversibile.
Così come per altri aminoglicosidi, le alterazioni vestibolari possono essere irreversibili.
Altri fattori che possono aumentare il rischio di ototossicità includono: disidratazione, somministrazione concomitante di diuretici quali acido etacrinico e furosemide o somministrazione pregressa di altre sostanze ototossiche.
Perdita irreversibile dell’udito, sordità.
Patologie del sistema nervoso Frequenza non nota: convulsioni, allucinazioni, attacchi epilettici, torpore, parestesie, fascicolazioni, sindrome di tipo miastenia gravis, cefalea, Letargia, pseudotumor cerebri, polineuropatie, encefalopatia, blocco neuromuscolare, capogiri, disturbi dell’equilibrio.
Disturbi psichiatrici Frequenza non nota: confusione, depressione, sindrome cerebrale organica acuta.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Frequenza non nota: depressione respiratoria, fibrosi polmonare, edema laringeo.
Patologie dell’occhio Frequenza non nota: disturbi della visione.
Patologie gastrointestinali Frequenza non nota: nausea, vomito, scialorrea, stomatite.
Patologie vascolari Frequenza non nota: ipertensione, ipotensione.
Disturbi del sistema immunitario Frequenza non nota: reazioni di ipersensibilità di gravità variabile quali febbre da farmaco, gravi reazioni acute da ipersensibilità (anafilassi) shock anafilattico.
Esami diagnostici Frequenza non nota: aumento delle transaminasi sieriche (AST, ALT), della latticodeidrogenasi (LDH), della fosfatasi alcalina e della bilirubina; riduzione dei livelli sierici di calcio, magnesio, potassio e sodio; alterazioni dei test di funzionalità renale.
Perdita di peso.
Aminoaciduria e acidosi metabolica.
Le anormalità nei valori dei test clinici di laboratorio possono essere talvolta associate ad una correlata sintomatologia clinica.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Frequenza non nota: anoressia.
Patologie del sistema emolinfopoietico Frequenza non nota: anemia, leucopenia, granulocitopenia, agranulocitosi transitoria, eosinofilia, aumento o riduzione dei reticolociti, trombocitopenia, discrasia.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Frequenza non nota: febbre.
Dolore nel sito di iniezione, atrofia sottocutanea o segni di irritazione locale.
Infezioni ed infestazioni Frequenza non nota: sovrainfezione (da germi resistenti alla gentamicina), colite pseudomembranosa.
Patologie epatobiliari Stati transitori di epatomegalia e splenomegalia.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Reazioni di ipersensibilità di gravità variabile, da eruzione cutanea e prurito.
Eruzioni cutanee di vario tipo su base allergica o idiosincrasica, eritema multiforme, porpora, alopecia.
Frequenza non nota: sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi tossica epidermica.
Somministrazione intratecale La tollerabilità locale per l’iniezione intratecale di gentamicina è stata buona.
Sono stati riferiti casi rari di aracnoidite o di bruciore nel sito di iniezione.
Poiché il dosaggio raccomandato per l’iniezione intratecale di gentamicina è basso, il rischio potenziale di effetti avversi sistemici è minimo.
L’iniezione intratecale di gentamicina è raccomandata come terapia addizionale con altri antibiotici, quali gentamicina parenterale, che deve essere somministrata a dose terapeutica piena.
Evidenza di disfunzioni dell’ottavo paio di nervi, modifiche nella funzionalità renale, crampi alle gambe, eruzioni cutanee, febbre, convulsioni e aumento delle proteine del liquido cerebro spinale sono stati riferiti in pazienti che sono stati trattati contemporaneamente con gentamicina intratecale e preparati parenterali di gentamicina.
È stato riferito che la somministrazione intratecale di dosi eccessive (da 40 a 160 mg) di preparazioni parenterali di gentamicina (contenenti un conservante) ha prodotto in genere disturbi neuromuscolari transitori, quali atassia, paresi e incontinenza.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Gli antibiotici aminoglicosidici attraversano la placenta e possono causare danni fetali qualora somministrati a donne in gravidanza.
Sono stati riportati casi di sordità congenita bilaterale irreversibile in bambini le cui madri avevano ricevuto aminoglicosidi, incluso Gentamicina, durante la gravidanza.
Se Gentamicina viene somministrato durante la gravidanza o se la paziente si accorge di essere in gravidanza mentre assume Gentamicina, la paziente stessa deve essere avvertita del potenziale rischio per il feto.
In caso di esposizione alla gentamicina durante la gravidanza, si raccomanda di monitorare la funzione renale e uditiva del neonato.
In donne che allattano, Gentamicina è escreto nel latte materno in piccole quantità.
Il neonato allattato al seno può sviluppare diarrea e infezioni fungine delle membrane mucose, tali da richiedere l'interruzione dell'allattamento al seno.
Tenere presente la possibilità di sensibilizzazione.
A causa delle potenziali reazioni avverse gravi correlabili agli aminoglicosidi, occorre decidere se interrompere l'allattamento o sospendere il trattamento, tenendo in considerazione l'importanza del farmaco per la madre. Conservazione
- Conservare nella confezione originale per riparare il medicinale dalla luce.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.