ENTECAVIR AUR 30CPR RIV 0,5MG
180,00 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 18/07/2018
Entecavir Aurobindo è indicato per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B (HBV) (vedere paragrafo 5.1) in adulti con: • malattia epatica compensata ed evidenza di replicazione virale attiva, livelli persistentemente elevati dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) ed evidenza istologica di infiammazione attiva e/o fibrosi. • malattia epatica scompensata (vedere paragrafo 4.4). Sia per la malattia epatica compensata che scompensata, questa indicazione si basa su dati clinici in pazienti mai trattati prima con nucleosidi con infezione da virus dell'epatite B HBeAg positivi e HBeAg negativi. Per quanto riguarda i pazienti con epatite B refrattari alla lamivudina vedere i paragrafi 4.2, 4.4 e 5.1. Entecavir Aurobindo è indicato anche per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B (HBV) in pazienti pediatrici da 2 fino a 18 anni di età, mai trattati prima con nucleosidi, con malattia epatica compensata che hanno evidenza di replicazione virale attiva e livelli persistentemente elevati dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT), o evidenza istologica, da moderata a severa, di infiammazione attiva e/o fibrosi. Per quanto riguarda la decisione di iniziare il trattamento nei pazienti pediatrici, vedere paragrafi 4.2, 4.4 e 5.1.
Entecavir Aurobindo 0,5 mg compresse rivestite con film: Ogni compressa rivestita con film contiene 0,5 mg di entecavir (come monoidrato). Eccipiente con effetti noti: ogni compressa contiene 40 mg di lattosio monoidrato. Entecavir Aurobindo 1 mg compresse rivestite con film: Ogni compressa rivestita con film contiene 1 mg di entecavir (come monoidrato). Eccipiente con effetti noti: ogni compressa contiene 40 mg di lattosio monoidrato. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Posologia
- La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nel trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite B.
Posologia Malattia epatica compensata Pazienti mai trattati con nucleosidi: la dose raccomandata negli adulti è di 0,5 mg una volta al giorno, con o senza cibo.
Pazienti refrattari alla lamivudina (ad es.
con evidenza di viremia durante il trattamento con lamivudina o con la presenza di mutazioni che conferiscono resistenza alla lamivudina [LVDr]) (vedere paragrafi 4.4 e 5.1): la dose raccomandata negli adulti è di 1 mg una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima e più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2).
In presenza di mutazioni LVDr l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4).
Malattia epatica scompensata La dose raccomandata per pazienti adulti con malattia epatica scompensata è di 1 mg una volta al giorno da assumere a stomaco vuoto (più di 2 ore prima e più di 2 ore dopo un pasto) (vedere paragrafo 5.2).
Per quanto riguarda i pazienti con epatite B refrattari alla lamivudina, vedere paragrafi 4.4 e 5.1.
Durata della terapia La durata ottimale del trattamento non è nota.
Si può prendere in considerazione l’interruzione del trattamento come segue: • nei pazienti adulti HBeAg positivi, il trattamento deve essere continuato almeno fino a 12 mesi dopo il raggiungimento della sieroconversione dell’HBe (perdita dell’HBeAg e negativizzazione dell’HBV DNA con comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3-6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell’HBs o in caso di perdita di efficacia (vedere paragrafo 4.4.).
• nei pazienti adulti HBeAg negativi, il trattamento deve essere continuato almeno fino alla sieroconversione dell'HBs o se c'è evidenza di perdita di efficacia.
Nei trattamenti prolungati per più di 2 anni si raccomanda una rivalutazione regolare per confermare che la continuazione della terapia scelta rimanga adatta per il paziente.
In pazienti con malattia epatica scompensata o cirrosi, l’interruzione del trattamento non è raccomandata.
Popolazione pediatrica Per un dosaggio appropriato nella popolazione pediatrica, sono disponibili Entecavir soluzione orale o Entecavir Aurobindo 0,5 mg compresse rivestite con film.
La decisione di trattare pazienti pediatrici deve essere basata su un’attenta considerazione delle esigenze individuali del paziente e riferendosi alle attuali linee guida di trattamento pediatriche compreso il valore delle informazioni di base istologica.
I benefici della soppressione virale a lungo termine con la terapia continuativa deve essere valutata contro il rischio del trattamento prolungato, compresa la comparsa di resistenza del virus dell'epatite B.
I livelli dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) devono essere persistentemente elevati per almeno 6 mesi prima del trattamento, prima di effettuare il trattamento nei pazienti pediatrici con malattia epatica compensata dovuta a epatite B cronica con HBeAg positivo e per almeno 12 mesi in pazienti con infezione con HBeAg negativo.
Nei pazienti pediatrici con peso corporeo di almeno 32,6 kg deve essere somministrata una dose giornaliera di una compressa da 0,5 mg o 10 ml (0,5 mg) di soluzione orale, con o senza cibo.
La soluzione orale deve essere usata per i pazienti con peso corporeo inferiore a 32,6 kg.
Durata della terapia nei pazienti pediatrici La durata ottimale del trattamento non è nota.
In accordo con le attuali linee guida pediatriche, si può considerare l’interruzione del trattamento come segue: • nei pazienti pediatrici HBeAg positivi, il trattamento deve essere somministrato per almeno 12 mesi dopo il raggiungimento della scomparsa di HBV DNA e alla sieroconversione dell’HBeAg (perdita dell’HBeAg e comparsa di anti HBe in 2 misurazioni sieriche consecutive ripetute ad almeno 3 - 6 mesi di distanza) o fino a sieroconversione dell’HBs o in caso di perdita di efficacia.
I livelli dell’alanina aminotransferasi sierica (ALT) e dell’HBV DNA devono essere controllati regolarmente dopo interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
• nei pazienti pediatrici HBeAg negativi, il trattamento deve essere somministrato almeno fino alla sieroconversione dell’HBsAg o se c’è evidenza di perdita di efficacia.
La farmacocinetica nei pazienti pediatrici con danno renale o compromissione epatica non è stata studiata.
Anziani: non è richiesto alcun adeguamento della dose in base all’età.
La dose deve essere adeguata in accordo alla funzione renale del paziente (vedere le raccomandazioni per il dosaggio nel danno renale e paragrafo 5.2).
Sesso e razza: non sono richiesti adeguamenti sulla base del sesso o della razza.
Danno renale: la clearance dell’entecavir diminuisce con il diminuire della clearance della creatinina (vedere paragrafo 5.2).
Si raccomanda l’adeguamento del dosaggio nei pazienti con clearance della creatinina < 50 ml/min, compresi i pazienti in emodialisi o in dialisi peritoneale continua ambulatoriale (CAPD).
Utilizzando entecavir soluzione orale si raccomanda una riduzione della dose giornaliera, come descritto nella tabella.
In alternativa, nel caso non sia disponibile la soluzione orale, il dosaggio può essere adeguato aumentando l’intervallo tra le dosi, anch’esso descritto nella tabella.
Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull’estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente.
Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
* per dosi < 0,5 mg di entecavir, è raccomandato entecavir soluzione orale.Clearance della creatinina (ml/min) Dosaggio* di entecavir Pazienti mai trattati con nucleosidi Pazienti refrattari alla lamivudina o con malattia epatica scompensata ≥ 50 0,5 mg una volta al giorno 1 mg una volta al giorno 30 - 49 0,25 mg una volta al giorno * 0,5 mg una volta al giorno OPPURE 0,5 mg ogni 48 ore 10 - 29 0,15 mg una volta al giorno* 0,3 mg una volta al giorno* OPPURE OPPURE 0,5 mg ogni 72 ore 0,5 mg ogni 48 ore < 10 in emodialisi o CAPD** 0,05 mg una volta al giorno* 0,1 mg una volta al giorno* OPPURE OPPURE 0,5 mg ogni 5-7 giorni 0,5 mg ogni 72 ore
** nei giorni di emodialisi, somministrare entecavir dopo l’emodialisi.
Compromissione epatica: non è richiesto alcun adeguamento del dosaggio in pazienti con insufficienza epatica.
Modo di somministrazione Entecavir Aurobindo deve essere assunto oralmente. Avvertenze e precauzioni
- Danno renale: si raccomanda l’adeguamento del dosaggio nei pazienti con danno renale (vedere paragrafo 4.2).
Le modifiche proposte per il dosaggio si basano sull’estrapolazione di dati limitati e la relativa sicurezza ed efficacia non sono state valutate clinicamente.
Pertanto, la risposta virologica deve essere attentamente controllata.
Riacutizzazione dell’epatite: nell’epatite B cronica sono relativamente comuni le riacutizzazioni, che sono caratterizzate da incrementi transitori delle ALT sieriche.
Dopo l’inizio della terapia antivirale, in alcuni pazienti possono aumentare le ALT sieriche come diminuire i livelli di HBV DNA (vedere paragrafo 4.8).
Tra i pazienti trattati con entecavir le riacutizzazioni durante il trattamento hanno avuto una mediana di insorgenza di 4-5 settimane.
In pazienti con malattia epatica compensata, questi incrementi delle ALT sieriche generalmente non sono accompagnati da un aumento delle concentrazioni di bilirubina sierica o da scompenso epatico.
I pazienti con malattia epatica in fase avanzata o cirrosi possono essere a più alto rischio di scompenso epatico a seguito di riacutizzazione dell’epatite, e quindi dovranno essere strettamente controllati durante la terapia.
È stata segnalata la riacutizzazione acuta di epatite anche in pazienti che avevano interrotto la terapia per l’epatite B (vedere paragrafo 4.2).
Le riacutizzazioni dopo trattamento sono di solito associate con l’innalzamento dell’HBV DNA, e la maggior parte di queste è risultata auto-limitante.
Tuttavia, sono state segnalate riacutizzazioni gravi, inclusi decessi.
Tra i pazienti trattati con entecavir che non hanno mai ricevuto nucleosidi, le riacutizzazioni dopo trattamento hanno avuto una mediana di insorgenza di 23-24 settimane e la maggior parte è stata riscontrata in pazienti HBeAG negativi (vedere paragrafo 4.8).
La funzionalità epatica deve essere controllata a intervalli ripetuti con esami clinici e di laboratorio almeno ogni 6 mesi dopo l’interruzione della terapia per l’epatite B.
Se del caso, si può riprendere la terapia per l’epatite B.
Pazienti con malattia epatica scompensata: è stata osservata un’alta percentuale di eventi avversi epatici gravi (indipendentemente dal nesso di causalità) in pazienti con malattia epatica scompensata, in particolare quelli con malattia Child-Turcotte-Pugh (CTP) di classe C, in confronto alle percentuali riscontrate in pazienti con funzionalità epatica compensata.
Inoltre, pazienti con malattia epatica scompensata possono avere un rischio più elevato di acidosi lattica ed eventi avversi renali specifici come la sindrome epatorenale.
Pertanto, i parametri clinici e di laboratorio devono essere strettamente monitorati in questa popolazione di pazienti (vedere anche paragrafi 4.8 e 5.1).
Acidosi lattica ed epatomegalia grave con steatosi: con l’uso di analoghi nucleosidici è stata segnalata insorgenza di acidosi lattica (in assenza di ipossiemia), a volte fatale, di solito associata a epatomegalia grave e a steatosi epatica.
Dato che entecavir è un analogo nucleosidico, questo rischio non può essere escluso.
Il trattamento con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di aumento dei livelli di aminotransferasi, di epatomegalia progressiva o di acidosi metabolico/lattica di eziologia sconosciuta.
Sintomi digestivi benigni, come nausea, vomito e dolore addominale, possono indicare sviluppo di acidosi lattica.
Casi gravi, a volte con esito fatale, sono stati associati a pancreatite, insufficienza epatica/steatosi epatica, insufficienza renale e livelli elevati di acido lattico sierico.
Si deve prestare attenzione nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (specialmente se donne obese) con epatomegalia, epatite o altri fattori di rischio noti per patologia epatica.
Questi pazienti devono essere seguiti attentamente.
Per differenziare gli incrementi delle aminotransferasi dovuti alla risposta al trattamento da quelli potenzialmente correlati all’acidosi lattica, i medici si dovranno accertare che le variazioni delle ALT siano associate a miglioramenti di altri marker di laboratorio dell’epatite B cronica.
Resistenza e precauzione particolare per pazienti refrattari alla lamivudina: mutazioni nella polimerasi dell’HBV che decodifica le sostituzioni della resistenza alla lamivudina possono condurre alla conseguente insorgenza di sostituzioni secondarie, incluse quelle associate a resistenza ad entecavir (ETVr).
In una piccola percentuale di pazienti refrattari alla lamivudina, le mutazioni ETVr, ai residui rtT184, rtS202 o rtM250, erano presenti al basale.
Pazienti con HBV resistenti alla lamivudina sono ad alto rischio di sviluppare una successiva resistenza a entecavir rispetto a pazienti non resistenti alla lamivudina.
La probabilità cumulativa di emergenza di genotipi resistenti a entecavir dopo 1, 2, 3, 4 e 5 anni di trattamento in studi su pazienti refrattari a lamivudina è stata, rispettivamente, del 6%, 15%, 36%, 47% e 51%.
La risposta virologica deve essere controllata frequentemente nella popolazione refrattaria alla lamivudina e devono essere effettuati appropriati test di resistenza.
In pazienti con una risposta virologica subottimale dopo 24 settimane di trattamento con entecavir, si deve prendere in considerazione un aggiustamento del trattamento (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
Quando si inizia una terapia in pazienti con una storia documentata di HBV lamivudina resistente, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir.
La per-esistenza di HBV-lamivudina resistente è associata ad un aumento del rischio di successiva resistenza ad entecavir indipendentemente dal grado di malattia epatica; in pazienti con malattia epatica scompensata il breakthrough virologico può essere associato a complicazioni cliniche gravi della malattia epatica di base.
Pertanto, in pazienti con malattia epatica scompensata e HBV lamivudina-resistente, l’uso combinato di entecavir più un secondo agente antivirale (che non mostri resistenza crociata con lamivudina o entecavir) deve essere preferito rispetto alla monoterapia con entecavir.
Popolazione pediatrica: è stato osservato un minore tasso di risposta virologica (HBV DNA < 50 UI/ml) in pazienti pediatrici con HBV DNA basale ≥ 8.0 log10 UI/ml (vedere paragrafo 5.1).
Entecavir deve essere usato in questi pazienti solo se i potenziali benefici giustificano i potenziali rischi nel bambino (es.
resistenza).
Poiché alcuni pazienti pediatrici possono richiedere un trattamento a lungo termine oppure il trattamento a vita dell’epatite B cronica attiva, deve essere considerato l’effetto di entecavir sulle future opzioni di trattamento.
Trapianto di fegato: la funzione renale deve essere attentamente valutata prima e durante la terapia con entecavir nei trapiantati di fegato in terapia con ciclosporina o tacrolimus (vedere paragrafo 5.2).
Co-infezione con epatite C o D: non ci sono dati sull’efficacia di entecavir in pazienti co-infetti dai virus dell’epatite C o D.
Pazienti co-infetti da virus dell’immunodeficienza umana (HIV)/HBV non sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir non è stato valutato in pazienti co-infetti da HIV/HBV non sottoposti contemporaneamente ad un efficace trattamento per l’HIV.
È stata osservata insorgenza di resistenza all’HIV quando entecavir è stato usato per trattare l’infezione da epatite cronica B in pazienti con infezione da virus dell’HIV che non ricevevano terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) (vedere paragrafo 5.1).
Pertanto, la terapia con entecavir non deve essere utilizzata per pazienti co-infetti da HIV/HBV che non siano in trattamento con HAART.
Entecavir non è stato studiato per il trattamento dell’infezione da virus dell’HIV e non è raccomandato per quest’uso.
Pazienti co-infetti da HIV/HBV sottoposti contemporaneamente a terapia antiretrovirale: entecavir è stato studiato su 68 adulti co-infetti da HIV/HBV in trattamento con HAART contenente lamivudina (vedere paragrafo 5.1).
Non sono disponibili dati sull’efficacia di entecavir in pazienti HBeAg negativi co-infetti dal virus dell’HIV.
Ci sono dati limitati su pazienti co-infetti dal virus dell’HIV con bassa conta cellulare dei CD4 (< 200 cellule/mm³).
Generali: i pazienti devono essere informati che la terapia con entecavir non ha dimostrato di essere in grado di ridurre il rischio di trasmissione dell’HBV e pertanto devono continuare ad essere adottate adeguate precauzioni.
Lattosio: Questo medicinale contiene lattosio monoidrato.
I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi o da malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
Per questi soggetti è disponibile entecavir soluzione orale che non contiene lattosio. Interazioni
- Dal momento che entecavir viene eliminato soprattutto attraverso i reni (vedere paragrafo 5.2), la co-somministrazione con medicinali che riducono la funzione renale o che competono con la secrezione tubulare attiva può aumentare le concentrazioni sieriche di ambedue i medicinali.
A parte lamivudina, adefovir dipivoxil e tenofovir disoproxil fumarato, non sono stati valutati gli effetti della cosomministrazione di entecavir con medicinali che vengono eliminati per via renale o che interessano la funzione renale.
I pazienti devono essere controllati attentamente per gli effetti indesiderati che possono insorgere durante la co-somministrazione di entecavir con tali medicinali.
Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche tra entecavir e lamivudina, adefovir o tenofovir.
Entecavir non è un substrato, un induttore o un inibitore degli enzimi del citocromo P450 (CYP450) (vedere paragrafo 5.2).
Pertanto è improbabile che si verifichino con entecavir interazioni farmacologiche veicolate dal CYP450.
Popolazione pediatrica Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti. Effetti indesiderati
- a.
Riassunto del profilo di sicurezza In studi clinici su pazienti con malattia epatica compensata, le reazioni avverse più comuni di qualsiasi gravità, con almeno una possibile relazione con entecavir, sono state: cefalea (9%), affaticamento (6%), capogiro (4%) e nausea (3%).
È stata segnalata riacutizzazione dell’epatite durante e dopo interruzione della terapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4 c.
Descrizione di reazioni avverse selezionate).
b.
Elenco tabulare delle reazioni avverse La valutazione delle reazioni avverse si basa sull’esperienza della sorveglianza postmarketing e su quattro studi clinici nei quali 1.720 pazienti con infezione da virus dell’epatite B cronica e malattia epatica compensata sono stati trattati in doppio cieco con entecavir (n = 862) o lamivudina (n = 858) fino a 107 settimane (vedere paragrafo 5.1).
In questi studi, i profili di sicurezza, incluse le alterazioni dei parametri di laboratorio, sono risultati simili per entecavir 0,5 mg una volta al giorno (679 pazienti HBeAg positivi o negativi mai trattati con nucleosidi per una mediana di 53 settimane), entecavir 1 mg una volta al giorno (183 pazienti refrattari alla lamivudina trattati per una mediana di 69 settimane) e lamivudina.
Le reazioni avverse considerate almeno possibilmente correlate al trattamento con entecavir sono elencate per classificazione sistemica organica.
La frequenza è definita come molto comune (≥ 1/10); comune (da ≥ 1/100 a < 1/10); non comune (da ≥ 1/1.000 a < 1/100); raro (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000).
All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Sono stati segnalati casi di acidosi lattica, spesso associati a scompenso epatico, altre gravi condizioni mediche o esposizione a farmaci (vedere sezione 4.4).Disturbi del sistema immunitario: raro: reazione anafilattoide Disturbi psichiatrici: comune: insonnia Patologie del sistema nervoso: comune: cefalea, capogiro, sonnolenza Patologie gastrointestinali: comune: vomito, diarrea, nausea, dispepsia Patologie epatobiliari: comune: transaminasi aumentate Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: non comune: eruzione cutanea, alopecia Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: comune: affaticamento
Trattamento oltre le 48 settimane: il trattamento con entecavir continuato per una durata mediana di 96 settimane non ha mostrato alcun nuovo segnale sulla sicurezza.
c.
Descrizione di reazioni avverse selezionate Alterazioni dei test di laboratorio: in studi clinici in pazienti mai trattati con nucleosidi il 5% ha avuto innalzamenti delle ALT > 3 volte rispetto ai valori basali e una percentuale di pazienti <1% ha avuto innalzamenti delle ALT >2 volte rispetto ai valori basali insieme alla bilirubina totale > 2 volte i limiti superiori della norma (Upper Limit of Normal, ULN) e > 2 volte rispetto ai valori basali.
Livelli di albumina < 2,5 g/dl si sono verificati in < 1% dei pazienti, livelli di amilasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 2%, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nell’11% e piastrine < 50.000/mm³ nell’1%.
In studi clinici in pazienti refrattari alla lamivudina, il 4% ha avuto innalzamenti delle ALT > 3 volte rispetto ai valori basali e una percentuale di pazienti < 1% ha avuto innalzamenti delle ALT > 2 volte rispetto ai valori basali insieme alla bilirubina totale > 2 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali.
I livelli di amilasi > 3 volte rispetto ai valori basali si sono verificati nel 2% dei pazienti, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 18% e piastrine < 50.000/mm³ nell’1%.
Riacutizzazioni durante il trattamento: in studi su pazienti mai trattati con nucleosidi, durante il trattamento si sono verificati innalzamenti delle ALT > 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali nel 2% dei pazienti trattati con entecavir verso il 4% di pazienti trattati con lamivudina.
In studi su pazienti refrattari alla lamivudina, durante il trattamento si sono verificati innalzamenti delle ALT > 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte rispetto ai valori basali nel 2% dei pazienti trattati con entecavir verso l’11% di pazienti trattati con lamivudina.
Tra i pazienti trattati con entecavir, durante il trattamento gli innalzamenti delle ALT hanno avuto un tempo medio di elevazione di 4-5 settimane, generalmente risolti nel proseguimento del trattamento e, nella maggior parte dei casi, sono stati associati con una riduzione della carica virale ≥ 2 log10/ml che ha preceduto o è coinciso con l’innalzamento delle ALT.
Durante il trattamento, si raccomanda un controllo periodico della funzione epatica.
Riacutizzazioni dopo l’interruzione del trattamento: nei pazienti che hanno interrotto il trattamento contro il virus dell’epatite B, inclusa la terapia con entecavir (vedere paragrafo 4.4), sono state segnalate riacutizzazioni acute dell’epatite.
In studi su pazienti mai trattati con nucleosidi, il 6% dei pazienti trattati con entecavir e il 10% dei pazienti trattati con lamivudina hanno avuto esperienza di innalzamenti delle ALT (> 10 volte i limiti superiori della norma e > 2 volte i valori di riferimento [valori minimi al basale o misurazioni all’ultima dose somministrata]) durante il follow-up successivo al trattamento.
Tra i pazienti mai trattati con nucleosidi trattati con entecavir, gli innalzamenti delle ALT hanno avuto un tempo medio di elevazione di 23-24 settimane, e l’86% (24/28) degli innalzamenti delle ALT si sono verificati in pazienti HBeAg negativi.
In studi su pazienti refrattari alla lamivudina, solo un numero limitato di pazienti ha avuto un follow-up, l’11% dei pazienti trattati con entecavir e nessuno dei pazienti trattati con lamivudina ha sviluppato innalzamenti delle ALT durante il follow-up successivo al trattamento.
Negli studi clinici il trattamento con entecavir è stato interrotto se i pazienti avevano raggiunto una risposta pre-specifica.
Se il trattamento è interrotto indifferentemente dalla risposta alla terapia, la percentuale degli innalzamenti delle ALT dopo trattamento potrebbe essere superiore.
d.
Popolazione pediatrica La sicurezza di entecavir in pazienti pediatrici da 2 fino a meno di 18 anni di età è basata su due studi clinici in soggetti con infezione cronica da HBV; uno studio di Fase 2 di farmacocinetica (studio 028) e uno studio di Fase 3 (studio 189).
Questi studi hanno fornito l’esperienza in 195 soggetti HBeAg positivi mai trattati prima con nucleosidi e in trattamento con entecavir per una durata media di 99 settimane.
Le reazioni avverse osservate nei soggetti pediatrici che sono stati in trattamento con entecavir erano coerenti con quelle osservate negli studi clinici di entecavir negli adulti (vedere a.
Riassunto del profilo di sicurezza e paragrafo 5.1) con la seguente eccezione nei pazienti pediatrici: • reazioni avverse molto comuni: neutropenia.
e.
Altre popolazioni speciali Esperienza in pazienti con malattia epatica scompensata: il profilo di sicurezza di entecavir in pazienti con malattia epatica scompensata è stato valutato in uno studio comparativo, randomizzato, in aperto in cui i pazienti sono stati trattati con entecavir 1 mg/giorno (n = 102) o adefovir dipivoxil 10 mg/giorno (n = 89) (studio 048).
Rispetto alle reazioni avverse riportate nella sezione b.
Elenco tabulare delle reazioni avverse, un’ulteriore reazione avversa [riduzione del bicarbonato ematico (2%)] è stata osservata nei pazienti trattati con entecavir fino alla settimana 48.
Il tasso di mortalità cumulativa nel corso dello studio è stato del 23% (23/102), e le cause di morte in genere sono state correlate al fegato, come prevedibile in questa popolazione.
Il tasso cumulativo di carcinoma epatocellulare (HCC) nel corso dello studio è stato del 12% (12/102).
Eventi avversi gravi sono stati in genere correlati al fegato, con una frequenza cumulativa del 69% nel corso dello studio.
Pazienti con un punteggio CTP elevato al basale hanno avuto un rischio maggiore di sviluppare eventi avversi gravi (vedere paragrafo 4.4).
Alterazioni dei test di laboratorio: tra i pazienti con malattia epatica scompensata trattati con entecavir fino alla settimana 48, nessuno ha avuto innalzamenti dell’ALT > 10 volte rispetto al limite superiore della norma (ULN) e > 2 volte rispetto ai valori basali, e l’1% dei pazienti ha avuto innalzamenti dell'ALT > 2 volte rispetto ai valori basali insieme alla bilirubina totale > 2 volte rispetto al limite superiore della norma (ULN) e > 2 volte rispetto ai valori basali.
Livelli di albumina < 2,5 g/dl si sono verificati nel 30% dei pazienti, livelli di lipasi > 3 volte rispetto ai valori basali nel 10% e piastrine < 50.000/mm³ nel 20%.
Esperienza in pazienti co-infettati con HIV: il profilo di sicurezza dell’entecavir in un numero limitato di pazienti co-infettati con HIV/HBV sottoposti ad un trattamento HAART (terapia antiretrovirale altamente attiva) è stato simile al profilo di sicurezza di pazienti monoinfettati con HBV (vedere paragrafo 4.4).
Sesso/età: non c’è stata differenza apparente nel profilo di sicurezza di entecavir per quanto riguarda il sesso (≈ 25% donne negli studi clinici) o l’età (≈ 5% dei pazienti > 65 anni di età).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette: La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Donne potenzialmente fertili: dato che i rischi potenziali per lo sviluppo del feto non sono conosciuti, le donne potenzialmente fertili devono utilizzare un contraccettivo efficace.
Gravidanza: non vi sono studi adeguati riguardanti l’uso di entecavir in donne in gravidanza.
Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva ad alti dosaggi (vedere paragrafo 5.3).
Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.
Entecavir non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.
Non ci sono dati sugli effetti di entecavir sulla trasmissione dell’HBV dalla madre al neonato.
Pertanto, si deve intervenire in modo appropriato per prevenire l’acquisizione neonatale dell’HBV.
Allattamento: non è noto se entecavir venga escreto nel latte umano.
I dati tossicologici disponibili negli animali hanno evidenziato escrezione di entecavir nel latte materno (per i dettagli vedere paragrafo 5.3).
Non si possono escludere rischi per i bambini.
L’allattamento al seno deve essere interrotto durante la terapia con entecavir.
Fertilità: studi di tossicologia negli animali, ai quali è stato somministrato entecavir, non hanno mostrato evidenza di fertilità compromessa (vedere paragrafo 5.3). Conservazione
- Confezione in blister : Conservare a temperatura inferiore ai 30°C.
Confezione in HDPE : Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.