ARIPIPRAZOLO TEVA 28CPR 15MG
19,50 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 23/09/2021
Aripiprazolo Teva è indicato per il trattamento della schizofrenia negli adulti e negli adolescenti di età pari o superiore a 15 anni. Aripiprazolo Teva è indicato per il trattamento di episodi maniacali di entità da moderata a grave nei pazienti con Disturbo Bipolare di Tipo I e per la prevenzione di un nuovo episodio maniacale negli adulti che hanno manifestato prevalentemente episodi maniacali e i cui episodi maniacali hanno risposto al trattamento con aripiprazolo (vedere paragrafo 5.1). Aripiprazolo Teva è indicato per il trattamento della durata massima di 12 settimane degli episodi maniacali di entità da moderata a grave negli adolescenti affetti da Disturbo Bipolare di Tipo I di età pari o superiore a 13 anni (vedere paragrafo 5.1).
Ogni compressa contiene 5 mg di aripiprazolo. Eccipiente con effetto noto: 29,5 mg di lattosio per compressa. Ogni compressa contiene 10 mg di aripiprazolo. Eccipiente con effetto noto: 59,0 mg di lattosio per compressa. Ogni compressa contiene 15 mg di aripiprazolo. Eccipiente con effetto noto: 88,5 mg di lattosio per compressa. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Posologia
- Posologia.
Adulti.
Schizofrenia.
La dose iniziale raccomanda di aripiprazolo è di 10 mg/die o 15 mg/die, con una dose di mantenimento di 15 mg/die somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti.
L’aripiprazolo è efficace ad un dosaggio compreso tra 10 mg/die e 30 mg/die.
Non è stato dimostrato un incremento dell’efficacia a dosaggi maggiori di una dose giornaliera di 15 mg, anche se singoli pazienti possono trarre beneficio da una dose maggiore.
La dose massima giornaliera non deve superare i 30 mg.
Episodi maniacali nei pazienti con Disturbo Bipolare di Tipo I.
La dose iniziale raccomandata di aripiprazolo è di 15 mg, somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti.Alcuni pazienti possono trarre beneficio da una dose più elevata.
La dose massima giornaliera non deve superare i 30 mg.
Prevenzione delle recidive di episodi maniacali nel Disturbo Bipolare di Tipo I.
Per la prevenzione delle recidive di episodi maniacali nei pazienti in trattamento con aripiprazolo, continuare la terapia allo stesso dosaggio.
Sulla base della condizione clinica del paziente, si deve prendere in considerazione un aggiustamento del dosaggio giornaliero, inclusa una riduzione della dose.
Popolazione pediatrica.
Schizofrenia negli adolescenti di età pari o superiore a 15 anni: la dose raccomandata di aripiprazolo è di 10 mg/die, somministrata una volta al giorno indipendentemente dai pasti.
Il trattamento deve essere iniziato alla dose di 2 mg (es.
utilizzando una soluzione orale) per 2 giorni, aggiustato a 5 mg per altri 2 giorni, fino a raggiungere il dosaggio giornaliero raccomandato di 10 mg.
Quando appropriati, i successivi aumenti della dose devono essere somministrati con incrementi di 5 mg, senza superare la dose massima giornaliera di 30 mg (vedere paragrafo 5.1).
L’aripiprazolo è efficace a dosi comprese tra 10 mg/die e 30 mg/die.
Non è stato dimostrato un incremento dell'efficacia a dosaggi maggiori di una dose giornaliera di 10 mg, anche se singoli pazienti possono trarre beneficio da una dose più elevata.
L'uso di aripiprazolo non è raccomandato nei pazienti affetti da schizofrenia di età inferiore a 15 anni a causa di dati insufficienti sulla sicurezza e l’efficacia del prodotto (vedere paragrafi 4.8 e 5.1).
Episodi maniacali nel Disturbo Bipolare di Tipo I negli adolescenti di età pari o superiore a 13 anni: la dose raccomandata di aripiprazolo è di 10 mg/die, somministrata una volta al giorno indipendentemente dai pasti.
Il trattamento deve essere iniziato alla dose di 2 mg (es.
utilizzando una soluzione orale) per 2 giorni, aggiustato a 5 mg per altri 2 giorni, quotidiana fino a raggiungere il dosaggio giornaliero raccomandato di 10 mg.
La durata del trattamento deve essere quella minima necessaria per il controllo dei sintomi, e non deve superare le 12 settimane.
Non è stato dimostrato un aumento dell'efficacia a dosaggi superiori a una dose giornaliera di 10 mg, e una dose giornaliera di 30 mg è associata con un'incidenza sostanzialmente più elevata di reazioni avverse significative, inclusi eventi correlati a sintomi extrapiramidali, sonnolenza, affaticamento e aumento di peso (vedere paragrafo 4.8).
Pertanto, dosi superiori a 10 mg/die devono essere usate solo in casi eccezionali e con un attento monitoraggio clinico (vedere paragrafi 4.4, 4.8 e 5.1).
I pazienti più giovani hanno un rischio più elevato di manifestare eventi avversi associati ad aripiprazolo.
Pertanto, l'uso di aripiprazolo non è raccomandato nei pazienti di età inferiore a 13 anni (vedere sezioni 4.8 e 5.1).
Irritabilità associata a disturbo autistico: la sicurezza e l’efficacia di aripiprazolo nei bambini e negli adolescenti di età inferiore a 18 anni non sono ancora state stabilite.
I dati attualmente disponibili sono riportati nel paragrafo 5.1, ma non può essere formulata alcuna raccomandazione riguardante la posologia.
Tic associati alla sindrome di Tourette: la sicurezza e l'efficacia di aripiprazolo nei bambini e negli adolescenti dai 6 ai 18 anni di età non sono state ancora stabilite.
I dati attualmente disponibili sono riportati nel paragrafo 5.1, ma non può essere formulata alcuna raccomandazione riguardante la posologia.
Popolazioni speciali.
Compromissione epatica.
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata.
I dati disponibili sui pazienti con compromissione epatica grave non sono sufficienti a formulare raccomandazioni.
In questi pazienti il dosaggio deve essere gestito con cautela.
Comunque, la dose massima giornaliera di 30 mg deve essere usata con cautela nei pazienti con compromissione epatica grave (vedere paragrafo 5.2).
Compromissione renale.
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione renale.
Anziani.
La sicurezza e l’efficacia di aripiprazolo nel trattamento della schizofrenia e degli episodi maniacali nel Disturbo Bipolare di Tipo I nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni non sono state stabilite.
Data la maggiore sensibilità di questa popolazione di pazienti, quando le condizioni cliniche lo permettono, deve essere valutata una dose iniziale inferiore (vedere paragrafo 4.4).
Sesso.
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei pazienti di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile (vedere paragrafo 5.2).
Fumatori.
In accordo alla via metabolica di aripiprazolo, non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei fumatori (vedere paragrafo 4.5).
Aggiustamenti della dose dovuti a interazioni.
In caso di somministrazione concomitante dell’aripiprazolo e di forti inibitori di CYP3A4 o CYP2D6, la dose di aripiprazolo deve essere ridotta.
Quando l’inibitore di CYP3A4 o CYP2D6 viene eliminato dalla terapia combinata, la dose di aripiprazolo deve essere aumentata (vedere paragrafo 4.5).
Quando l’ariprazolo viene somministrato contemporaneamente ad un forte induttore del CYP3A4, la dose di aripiprazolo deve essere aumentata.
Quando l’induttore di CYP3A4 viene eliminato dalla terapia combinata, la dose di aripiprazolo deve essere ridotta alla dose raccomandata (vedere paragrafo 4.5).
Modo di somministrazione: Le compresse sono per uso orale.
Le compresse orodispersibili o la soluzione orale possono essere utilizzate come alternativa alle compresse per i pazienti che hanno difficoltà a deglutire le compresse (vedere paragrafo 5.2). Avvertenze e precauzioni
- Durante il trattamento antipsicotico, il miglioramento della condizione clinica del paziente può richiedere da molti giorni ad alcune settimane.
I pazienti devono essere attentamente monitorati durante questo periodo.
Tendenza suicida.
Il verificarsi di un comportamento suicida è inerente alla malattia psicotica e ai disturbi dell'umore, e in alcuni casi è stato segnalato subito dopo l'inizio o il passaggio al trattamento antipsicotico, incluso il trattamento con aripiprazolo (vedere paragrafo 4.8).
Un attento monitoraggio dei pazienti ad alto rischio deve accompagnare il trattamento antipsicotico.
Patologie cardiovascolari.
Aripiprazolo deve essere usato con cautela nei pazienti affetti da patologie cardiovascolari (storia di infarto del miocardio o di cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca o anomalie della conduzione), patologie cerebrovascolari, condizioni che possono predisporre all’ipotensione (disidratazione, ipovolemia e trattamento con medicinali antipertensivi) o ipertensione, inclusa quella accelerata o maligna.
Sono stati segnalati casi di tromboembolia venosa (TEV) associati a medicinali antipsicotici.
Poiché i pazienti trattati con antipsicotici hanno spesso presentato fattori di rischio acquisiti per la TEV, tutti i possibili fattori di rischio per la TEV devono essere identificati prima e durante il trattamento con l’aripiprazolo, e devono essere intraprese delle misure preventive.
Prolungamento dell'intervallo QT.
Negli studi clinici con aripiprazolo, l'incidenza del prolungamento dell'intervallo QT è stata paragonabile a quella riscontrata con il placebo.
L’aripiprazolo deve essere usato con cautela nei pazienti con una storia familiare di prolungamento dell'intervallo QT (vedere paragrafo 4.8).
Discinesia tardiva.
In studi clinici di durata pari o inferiore a un anno, sono stati riportati casi non comuni di discinesia emersa durante il trattamento con aripiprazolo.
Se si manifestano segni e sintomi di discinesia tardiva in un paziente in trattamento con aripiprazolo, si deve prendere in considerazione una riduzione della dose o l'interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.8).
Questi sintomi possono peggiorare nel tempo o possono anche insorgere dopo l'interruzione del trattamento.
Altri sintomi extrapiramidali.
Negli studi clinici pediatrici sull’aripiprazolo sono stati osservati acatisia e parkinsonismo.
Se si manifestano segni e sintomi di altri sintomi extrapiramidali in un paziente in trattamento con l’aripiprazolo, si devono prendere in considerazione una riduzione della dose e un attento monitoraggio clinico.
Sindrome neurolettica maligna.
La sindrome neurolettica maligna è un complesso di sintomi potenzialmente fatale associato agli antipsicotici.
Negli studi clinici, sono stati segnalati rari casi di sindrome neurolettica maligna durante il trattamento con l’aripiprazolo.
Le manifestazioni cliniche della sindrome neurolettica maligna sono iperpiressia, rigidità muscolare, stato mentale alterato e segni di instabilità autonomica (polso o pressione sanguigna irregolare, tachicardia, diaforesi e disritmie cardiache).
Altri segni possono essere un aumento della creatina fosfochinasi, mioglobinuria (rabdomiolisi) e insufficienza renale acuta.
Tuttavia, sono stati segnalati anche elevati livelli di creatina fosfochinasi e rabdomiolisi non necessariamente associati a sindrome neurolettica maligna.
Se un paziente sviluppa segni e sintomi indicativi della sindrome neurolettica maligna, o si presenta febbre alta inspiegabile senza altre manifestazioni cliniche di sindrome neurolettica maligna, la somministrazione di tutti gli antipsicotici, compreso l’aripiprazolo, deve essere interrotta.
Convulsioni.
Negli studi clinici, sono stati segnalati casi non comuni di convulsioni durante il trattamento con l’aripiprazolo.
Pertanto, l’aripiprazolo deve essere usato con cautela nei pazienti che hanno una storia di disturbi convulsivi o hanno patologie associate a convulsioni (vedere paragrafo 4.8).
Pazienti anziani con psicosi correlata a demenza.
Aumento della mortalità.
In tre studi controllati con placebo (n = 938; età media: 82,4 anni; intervallo: da 56 a 99 anni) con l’aripiprazolo in pazienti anziani con psicosi associata a morbo di Alzheimer, i pazienti trattati con aripiprazolo avevano un rischio di morte maggiore rispetto a quelli che assumevano placebo.
Il tasso di mortalità nei pazienti trattati con l’aripiprazolo era del 3,5%, rispetto all'1,7% del gruppo placebo.
Nonostante le cause di morte siano state varie, la maggior parte dei decessi risultarono essere di natura cardiovascolare (es.
insufficienza cardiaca, morte improvvisa) o infettiva (es.
polmonite) (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni avverse cerebrovascolari.
Negli stessi studi sono state riportate reazioni avverse cerebrovascolari (es.
ictus, attacco ischemico transitorio), nei pazienti (età media: 84 anni; intervallo: da 78 a 88 anni), alcune delle quali fatali.
In totale, in questi studi l'1,3% dei pazienti trattati con l’aripiprazolo ha manifestato reazioni avverse cerebrovascolari, rispetto allo 0,6% dei pazienti trattati con placebo.
Questa differenza non è stata statisticamente significativa.
Tuttavia, in uno di questi studi, a dose fissa, si è riscontrata una significativa relazione dose-risposta per le reazioni avverse cerebrovascolari nei pazienti trattati con l’aripiprazolo (vedere paragrafo 4.8).
Aripiprazolo non è indicato per il trattamento dei pazienti con psicosi correlata alla demenza.
Iperglicemia e diabete mellito.
Iperglicemia, in alcuni casi estrema e associata a chetoacidosi, coma iperosmolare o morte, è stata segnalata in pazienti trattati con antipsicotici atipici, incluso l’aripiprazolo.
I fattori di rischio che possono predisporre i pazienti a gravi complicazioni comprendono obesità e una storia familiare di diabete.
Negli studi clinici con l’aripiprazolo, non ci sono state differenze significative nel tasso d’incidenza delle reazioni avverse correlate a iperglicemia (incluso il diabete) o nei valori della glicemia rispetto al placebo.
Non sono disponibili stime di rischio precise che permettano confronti diretti per le reazioni avverse correlate ad iperglicemia nei pazienti trattati con l’aripiprazolo e con antipsicotici atipici.
I pazienti trattati con antipsicotici, incluso l’aripiprazolo, devono essere monitorati al fine di rilevare segni e sintomi dell’iperglicemia (come polidipsia, poliuria, polifagia e debolezza) ed i pazienti con diabete mellito o con fattori di rischio per il diabete mellito devono essere monitorati regolarmente per valutare il peggioramento del controllo glicemico (vedere paragrafo 4.8).
Ipersensibilità.
Con l’aripiprazolo possono insorgere reazioni di ipersensibilità caratterizzate da sintomi allergici (vedere paragrafo 4.8).
Aumento di peso.
Nei pazienti schizofrenici e con mania bipolare si osserva comunemente un aumento di peso che può portare a gravi complicazioni, dovuto a comorbilità, all'uso di antipsicotici che causano aumento di peso o a una gestione dello stile di vita inadeguata.
Dopo la commercializzazione, è stato segnalato un aumento di peso nei pazienti trattati con aripiprazolo.
Quando si verifica, interessa solitamente pazienti con significativi fattori di rischio, come una storia di diabete, patologia della tiroide o adenoma dell’ipofisi.
Negli studi clinici l’aripiprazolo non ha mostrato di indurre, negli adulti, un aumento di peso clinicamente significativo (vedere paragrafo 5.1).
Negli studi clinici effettuati su pazienti adolescenti affetti da mania bipolare, è stato dimostrato che l’aripiprazolo è associato a un aumento di peso corporeo dopo 4 settimane di trattamento.
L'aumento di peso deve essere monitorato nei pazienti adolescenti con mania bipolare.
Se l'aumento di peso è clinicamente significativo, si deve considerare una riduzione della dose (vedere paragrafo 4.8).
Disfagia.
Dismotilità esofagea e aspirazione sono state associate all’uso di antipsicotici, incluso l’aripiprazolo.
L’aripiprazolo deve essere usato con cautela nei pazienti a rischio di polmonite ab ingestis.
Gioco d'azzardo patologico e altri disturbi del controllo degli impulsi.
In corso di trattamento con aripiprazolo, i pazienti possono manifestare un aumento degli impulsi, in particolare per il gioco d'azzardo, e l'incapacità di controllare tali impulsi.
Tra gli altri impulsi riportati: aumento degli impulsi sessuali, compulsione negli acquisti, alimentazione incontrollata o compulsiva e altri comportamenti impulsivi e compulsivi.
In corso di trattamento con aripiprazolo, è importante che i prescrittori pongano ai pazienti, o a chi li assiste, domande specifiche circa l’aumento o lo sviluppo di nuovi impulsi al gioco, impulsi sessuali, compulsione negli acquisti, alimentazione incontrollata o compulsiva o altri impulsi.
Si deve tenere presente che i sintomi correlati a disturbi del controllo degli impulsi possono essere associati al disturbo di base; tuttavia, in alcuni casi è stata segnalata la cessazione degli impulsi con la riduzione della dose o la sospensione del medicinale.
Se non riconosciuti, i disturbi del controllo degli impulsi possono comportare un danno sia al paziente che ad altre persone.
Se un paziente sviluppa tali impulsi durante il trattamento con aripiprazolo, prendere in considerazione la riduzione della dose o la sospensione del medicinale (vedere paragrafo 4.8).
Pazienti con comorbilità del disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).
Nonostante l'elevata frequenza di comorbilità del Disturbo Bipolare di Tipo I e di ADHD, sono disponibili dati molto limitati sulla sicurezza dell'uso concomitante dell’aripiprazolo e di stimolanti; pertanto, si deve prestare estrema cautela quando questi medicinali vengono somministrati in concomitanza.
Cadute.
Aripiprazolo può causare sonnolenza, ipotensione posturale, instabilità motoria e sensoriale, che possono indurre cadute.
Fare attenzione nel trattare i pazienti a più alto rischio, e prendere in considerazione una dose iniziale inferiore (per es.
pazienti anziani o debilitati; vedere paragrafo 4.2).
Eccipienti.
Lattosio: I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit totale di lattasi o da malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
Sodio: Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa, cioè essenzialmente “senza sodio”. Interazioni
- A causa del suo antagonismo del recettore adrenergico α1, l’aripiprazolo può potenzialmente aumentare l’effetto di alcuni medicinali antipertensivi.
Visti gli effetti primari di aripiprazolo a livello del sistema nervoso centrale, si deve prestare cautela quando l’aripiprazolo si somministra in associazione ad alcol o ad altri medicinali ad azione centrale che causano reazioni avverse sovrapponibili, come sedazione (vedere paragrafo 4.8).
Si deve prestare cautela se si somministra l’aripiprazolo in concomitanza con medicinali noti per causare un prolungamento dell’intervallo QT o uno squilibrio elettrolitico.
Possibilità che altri medicinali influenzino l’aripiprazolo.
Un bloccante della secrezione acida dello stomaco, l’H2 antagonista famotidina, riduce il tasso di assorbimento di aripiprazolo, ma si ritiene che questo effetto non sia clinicamente rilevante.
Aripiprazolo è metabolizzato da vie multiple che coinvolgono gli enzimi CYP2D6 e CYP3A4 ma non gli enzimi CYP1A.
Pertanto, non è richiesto alcun aggiustamento della dose nei fumatori.
Chinidina e altri inibitori del CYP2D6.
In uno studio clinico su soggetti sani, un forte inibitore del CYP2D6 (chinidina) ha incrementato l’AUC dell’aripiprazolo del 107%, senza alterare la Cmax.
L'AUC e la Cmax del deidro-aripiprazolo, il metabolita attivo, sono diminuite rispettivamente del 32% e del 47%.
La dose dell’aripiprazolo deve essere ridotta a circa la metà della dose prescritta in caso di somministrazione concomitante dell’aripiprazolo e della chinidina.
Si può supporre che altri forti inibitori del CYP2D6, come la fluoxetina e la paroxetina, abbiano effetti simili, e si devono quindi applicare analoghe riduzioni della dose.
Ketoconazolo e altri inibitori del CYP3A4.
In uno studio clinico su soggetti sani, un forte inibitore del CYP3A4 (ketoconazolo) ha incrementato l’AUC e la Cmax dell’aripiprazolo rispettivamente del 63% e del 37%.
L’AUC e la Cmax del deidro-aripiprazolo sono aumentate rispettivamente del 77% e del 43%.
Nei metabolizzatori lenti per CYP2D6, l’uso concomitante di forti inibitori del CYP3A4 può causare concentrazioni plasmatiche dell’aripiprazolo più elevate che nei metabolizzatori veloci per CYP2D6.
Quando si prende in considerazione la somministrazione concomitante di ketoconazolo o altri forti inibitori di CYP3A4 e aripiprazolo, i potenziali benefici per il paziente devono superare i rischi potenziali.
In caso di somministrazione concomitante di ketoconazolo e aripiprazolo, la dose dell’aripiprazolo deve essere ridotta a circa la metà di quella prescritta.
Si può supporre che altri forti inibitori di CYP3A4, come itraconazolo e gli inibitori delle proteasi dell’HIV, abbiano effetti simili, e si devono quindi applicare analoghe riduzioni della dose (vedere paragrafo 4.2).
In seguito all’interruzione della terapia con l’inibitore del CYP2D6 o del CYP3A4, il dosaggio dell’aripiprazolo deve essere aumentato al livello precedente l’inizio della terapia concomitante.
Quando si usano inibitori deboli del CYP3A4 (es.
diltiazem) o del CYP2D6 (es.
escitalopram) in concomitanza con l’aripiprazolo, ci si può attendere un modesto aumento delle concentrazioni plasmatiche di aripiprazolo.
Carbamazepina e altri induttori del CYP3A4.
In seguito a somministrazione concomitante di carbamazepina, un forte induttore del CYP3A4, e di aripiprazolo orale in pazienti con schizofrenia o disturbo schizoaffettivo, le medie geometriche della Cmax e dell’AUC per l’aripiprazolo sono state inferiori rispettivamente del 68% e del 73% rispetto a quando veniva somministrato solo l’aripiprazolo (30 mg).
Analogamente, le medie geometriche della Cmax e dell’AUC per deidro-aripiprazolo in seguito alla concomitante somministrazione di carbamazepina erano inferiori rispettivamente del 69% e del 71%, rispetto a quelle ottenute dopo somministrazione del solo aripiprazolo.
La dose di aripiprazolo deve essere raddoppiata in caso di somministrazione concomitante dell’aripiprazolo e della carbamazepina.
Ci si può aspettare che la somministrazione concomitante di aripiprazolo e altri induttori del CYP3A4 (come rifampicina, rifabutina, fenitoina, fenobarbital, primidone, efavirenz, nevirapina ed erba di San Giovanni) abbiano gli stessi effetti, e si devono quindi applicare analoghe riduzioni della dose.
Dopo interruzione del trattamento con forti induttori del CYP3A4, il dosaggio dell’aripiprazolo deve essere ridotto alla dose raccomandata.
Valproato e litio.
Quando valproato o litio sono stati somministrati in concomitanza con aripiprazolo, non si sono registrati cambiamenti clinicamente significativi nelle concentrazioni di aripiprazolo, e quindi non sono necessari aggiustamenti della dose quando valproato o litio sono somministrati assieme ad aripiprazolo.
Possibilità che aripiprazolo influenzi altri medicinali.
Negli studi clinici, dosi tra 10 mg/die e 30 mg/die di aripiprazolo non hanno avuto effetti significativi sul metabolismo dei substrati del CYP2D6 (rapporto destrometorfano/3-metossimorfinano), CYP2C9 (warfarin), CYP2C19 (omeprazolo) e CYP3A4 (destrometorfano).
Inoltre, aripiprazolo e deidro-aripiprazolo non hanno mostrato in vitro alcun potenziale di alterazione del metabolismo mediato dal CYP1A2.
Pertanto, è improbabile che aripiprazolo causi interazioni farmacologiche clinicamente importanti mediate da questi enzimi.
Quando l’aripiprazolo è stato somministrato in concomitanza con valproato, litio o lamotrigina non si sono registrati cambiamenti clinicamente importanti nelle concentrazioni di valproato, litio o lamotrigina.
Sindrome serotoninergica.
Casi di sindrome serotoninergica sono stati segnalati in pazienti in trattamento con aripiprazolo, e possibili segni e sintomi di questa condizione possono insorgere nei casi di uso concomitante con altri medicinali serotoninergici, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina/inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina e serotonina (SSRI/SNRI), o con medicinali in grado di aumentare le concentrazioni dell’aripiprazolo (vedere paragrafo 4.8). Effetti indesiderati
- Riassunto del profilo di sicurezza.
Gli effetti indesiderati più comuni segnalati negli studi controllati con placebo sono acatisia e nausea, ciascuna delle quali si verifica in più del 3% dei pazienti trattati con aripiprazolo orale.
Tabella riepilogativa delle reazioni avverse.
Le incidenze delle reazioni avverse da farmaco (ADR) associate alla terapia con aripiprazolo sono indicate nella tabella sottostante.
La tabella si basa sugli eventi avversi segnalati durante gli studi clinici e/o nell'uso post-marketing.
Tutte le reazioni avverse sono riportate in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza; molto comune (≥ 1/10), comune (da ≥ 1/100 a < 1/10), non comune (da ≥ 1/1.000 a < 1/100), raro (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000) e non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
All’interno di ogni gruppo di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
La frequenza delle reazioni avverse segnalate durante la vigilanza post-marketing non può essere determinata in quanto essi derivano da segnalazioni spontanee.
Conseguentemente, la frequenza di queste reazioni avverse si considera come “non nota”.
Descrizione di reazioni avverse selezionate.Comune: Non comune: Non nota: Patologie del sistema emolinfopoietico. Leucopenia, Neutropenia, Trombocitopenia. Disturbi del sistema Immunitario. Reazione allergica (es.
reazione anafilattica, angioedema che include lingua tumefatta, edema della lingua, edema della faccia, prurito allergico o orticaria).Patologie endocrine. Iperprolattinemia, Prolattina ematica diminuita; Coma diabetico iperosmolare, Chetoacidosi diabetica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Diabete mellito; Iperglicemia; Iponatremia, Anoressia. Disturbi psichiatrici. Insonnia, Ansia, Irrequietezza; Depressione, Ipersessualità; Tentato suicidio, Idea suicida e suicidio riuscito (vedere paragrafo 4.4), Gioco d'azzardo patologico, Disturbo del controllo degli impulsi, Alimentazione incontrollata, Acquisti compulsivi, Piromania, Aggressione, Agitazione, Nervosismo. Patologie del sistema nervoso. Acatisia, Disturbo extrapiramidale, Tremore, Cefalea, Sedazione, Sonnolenza, Capogiro; Discinesia tardiva, Distonia, Sindrome delle gambe senza riposo; Sindrome maligna da neurolettici, Convulsione da grande male, Sindrome da serotonina, Disturbo della parola. Patologie dell'occhio. Visione offuscata; Diplopia, Fotofobia; Crisi oculogira. Patologie cardiache. Tachicardia; Morte improvvisa inspiegata, Torsioni di punta, Aritmia ventricolare, Arresto cardiaco, Bradicardia. Patologie vascolari. Ipotensione ortostatica; Tromboembolia venosa (che include embolia polmonare e trombosi venosa profonda), Ipertensione, Sincope. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Singhiozzi; Polmonite da aspirazione, Spasmo orofaringeo, Laringospasmo. Patologie gastrointestinali. Stipsi, Dispepsia, Nausea, Ipersecrezione salivare, Vomito; Pancreatite, Disfagia, Diarrea, Fastidio addominale, Fastidio allo stomaco. Patologie epatobiliari. Insufficienza epatica, Epatite, Ittero. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Eruzione cutanea, Reazione di fotosensibilità, Alopecia, Iperidrosi, Reazione da farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS, Drug Reaction with Eosinophilia and Systemic Symptoms). Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Rabdomiolisi, Mialgia, Rigidità. Patologie renali e urinarie. Incontinenza urinaria, Ritenzione di urina. Condizioni di gravidanza, puerperio e perinatali. Sindrome da astinenza da droga neonatale (vedere paragrafo 4.6). Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Priapismo. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Affaticamento; Disturbo della termoregolazione (es.
ipotermia, piressia), Dolore toracico, Edema periferico.Esami diagnostici. Peso diminuito, Peso aumentato, Alanina aminotransferasi aumentata (ALT), Aspartato aminotransferasi aumentata (AST), Gamma-glutamiltransferasi aumentata (GGT), Fosfatasi alcalina aumentata, Prolungamento dell'intervallo QT, Glucosio ematico aumentato, Emoglobina glicosilata aumentata, Fluttuazione del glucosio ematico, Creatinfosfochinasi aumentata.
Adulti.
Sintomi extrapiramidali.
Schizofrenia - in uno studio controllato a lungo termine della durata di 52 settimane, i pazienti trattati con aripiprazolo hanno avuto un’incidenza globale (25,8%) di sintomi extrapiramidali, tra cui parkinsonismo, acatisia, distonia e discinesia, minore dei pazienti trattati con aloperidolo (57,3%).
In uno studio a lungo termine controllato con placebo della durata di 26 settimane, l’incidenza di sintomi extrapiramidali è stata del 19% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 13,1% nei pazienti trattati con placebo.
In un altro studio a lungo termine controllato con placebo della durata di 26 settimane, l’incidenza dei sintomi extrapiramidali è stata del 14,8% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 15,1% nei pazienti trattati con olanzapina.
Episodi maniacali nei pazienti con Disturbo Bipolare di Tipo I: in uno studio controllato della durata di 12 settimane, l’incidenza di sintomi extrapiramidali è stata del 23,5% nei pazienti trattati con l’aripiprazolo e del 53,3% nei pazienti trattati con aloperidolo.
In un altro studio della durata di 12 settimane, l’incidenza di sintomi extrapiramidali è stata del 26,6% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 17,6% in quelli trattati con litio.
In uno studio a lungo termine controllato con placebo, nella fase di mantenimento di 26 settimane, l’incidenza dei sintomi extrapiramidali è stata del 18,2% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 15,7% nei pazienti trattati con placebo.
Acatisia.
In studi controllati con placebo, l’incidenza di acatisia nei pazienti bipolari è stata del 12,1% con aripiprazolo e del 3,2% con il placebo.
Nei pazienti affetti da schizofrenia l’incidenza di acatisia è stata del 6,2% con aripiprazolo e del 3,0% con placebo.
Distonia.
Effetto di classe: sintomi di distonia, anomale e prolungate contrazioni di gruppi muscolari, possono verificarsi in individui suscettibili durante i primi giorni del trattamento.
I sintomi distonici includono: spasmo dei muscoli del collo, che a volte progredisce fino al restringimento della gola, difficoltà di deglutizione, difficoltà respiratorie e/o protrusione della lingua.
Mentre questi sintomi possono verificarsi a basse dosi, gli stessi si verificano più frequentemente e con maggiore gravità con alta potenza e a dosi più alte dei medicinali antipsicotici di prima generazione.
Un elevato rischio di distonia acuta è stato osservato nei maschi e nelle fasce di età più giovani.
Prolattinemia.
Nelle sperimentazioni cliniche per l’indicazione o le indicazioni approvate e nell’esperienza post-marketing, durante il trattamento con aripiprazolo sono stati osservati sia l’aumento che la riduzione dei livelli sierici di prolattina rispetto al basale (vedere paragrafo 5.1).
Parametri di laboratorio.
Il confronto tra aripiprazolo e placebo circa la percentuale di pazienti che manifestano cambiamenti di potenziale rilevanza clinica nei parametri di laboratorio di routine e nei parametri lipidici (vedere paragrafo 5.1) non ha rilevato differenze importanti dal punto di vista medico.
Un aumento dei livelli di CPK (creatina fosfochinasi), generalmente transitorio e asintomatico, è stato osservato nel 3,5% dei pazienti trattati con aripiprazolo, e nel 2,0% dei pazienti che hanno ricevuto placebo.
Popolazione pediatrica. Schizofrenia negli adolescenti di età pari o superiore a 15 anni.
In uno studio clinico a breve termine controllato con placebo condotto su 302 adolescenti (da 13 a 17 anni) con schizofrenia, la frequenza e il tipo di reazioni avverse sono risultati simili a quelli riscontrati negli adulti, tranne che per le seguenti reazioni, che sono state segnalate più frequentemente negli adolescenti trattati con aripiprazolo che negli adulti trattati con aripiprazolo (e più frequentemente che con placebo): sonnolenza/sedazione e disturbo extrapiramidale sono stati segnalati molto comunemente (≥ 1/10), e secchezza della bocca, aumento dell’appetito ed ipotensione ortostatica sono stati segnalati comunemente (≥ 1/100, < 1/10).
Anche il profilo di sicurezza in uno studio a lungo termine, in doppio cieco, controllato con placebo, è risultato simile eccetto che per le seguenti reazioni che sono state segnalate più frequentemente rispetto ai pazienti pediatrici trattati con placebo: sono stati riportati comunemente (≥ 1/100, < 1/10) diminuzione di peso, incremento dell’insulina ematica, aritmia e leucopenia.
Il profilo di sicurezza in uno studio clinico di estensione in aperto della durata di 26 settimane è stato simile a quello osservato nello studio clinico a breve termine controllato con placebo.
Nella popolazione studiata degli adolescenti affetti da schizofrenia (da 13 a 17 anni) con esposizione fino a 2 anni, l’incidenza di bassi livelli sierici di prolattina nelle femmine (<3 ng/ml) e nei maschi (<2 ng/ml) è stata rispettivamente del 29,5% e del 48,3%.
Nella popolazione di adolescenti (da 13 a 17 anni) con schizofrenia esposti ad aripiprazolo a dosi da 5 mg a 30 mg per un massimo di 72 mesi, l’incidenza di bassi livelli sierici di prolattina nelle femmine (<3 ng/ml) e nei maschi (<2 ng/ml) è stata rispettivamente del 25,6% e del 45,0%.
In due studi a lungo termine con adolescenti schizofrenici (da 13 a 17 anni) e pazienti bipolari trattati con aripiprazolo, l’incidenza di bassi livelli di prolattina sierica nelle femmine (< 3 ng/ml) e nei maschi (< 2 ng/ml) è stata rispettivamente del 37,0% e del 59,4%.
Episodi maniacali negli adolescenti affetti da Disturbo Bipolare di Tipo I di età pari o superiore a 13 anni.
La frequenza e la tipologia delle reazioni avverse negli adolescenti affetti da Disturbo Bipolare di Tipo I sono risultate simili a quelle riscontrate negli adulti, tranne che per le seguenti reazioni: molto comuni (≥ 1/10) sonnolenza (23,0%), disordine extrapiramidale (18,4%), acatisia (16,0%) e affaticamento (11,8%); e comuni (≥ 1/100, < 1/10) dolore addominale superiore, aumento della frequenza cardiaca, aumento di peso, aumento dell'appetito, spasmi muscolari e discinesia.
Per le seguenti reazioni avverse si è riscontrata una possibile relazione dose risposta: disturbo extrapiramidale (le incidenze sono state del 9,1% a 10 mg, del 28,8% a 30 mg e dell'1,7% con placebo); e acatisia (le incidenze sono state del 12,1% a 10 mg, del 20,3% a 30 mg e dell'1,7% con placebo).
La variazione media del peso corporeo negli adolescenti affetti da Disturbo Bipolare di Tipo I dopo 12 e 30 settimane è stata rispettivamente di 2,4 kg e 5,8 kg per aripiprazolo e di 0,2 kg e 2,3 kg per il placebo.
Nella popolazione pediatrica, sonnolenza e affaticamento sono stati osservati con maggiore frequenza nei pazienti affetti da disturbo bipolare che in quelli affetti da schizofrenia.
Nella popolazione pediatrica bipolare (10-17 anni) con esposizione fino a 30 settimane, l'incidenza di bassi livelli sierici di prolattina nelle femmine (< 3 ng/ml) e nei maschi (< 2 ng/ml) è stata rispettivamente del 28,0% e del 53,3%.
Gioco d'azzardo patologico e altri disturbi del controllo degli impulsi.
Gioco d’azzardo patologico, ipersessualità, compulsione negli acquisti e alimentazione incontrollata o compulsiva possono verificarsi nei pazienti trattati con aripiprazolo (vedere paragrafo 4.4).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette: La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza: Non sono disponibili studi adeguati e accuratamente controllati con aripiprazolo su donne in gravidanza.
Sono state segnalate anomalie congenite; tuttavia, non è stato possibile stabilire una relazione causale con aripiprazolo.
Gli studi condotti sugli animali non sono stati in grado di escludere una potenziale tossicità sullo sviluppo (vedere paragrafo 5.3).
Le pazienti devono essere avvisate di informare il medico nel caso siano in gravidanza o intendano avviare una gravidanza durante il trattamento con aripiprazolo.
A causa delle insufficienti informazioni sulla sicurezza nell’uomo e delle questioni sollevate dagli studi riproduttivi sugli animali, questo medicinale non deve essere usato in gravidanza salvo che il beneficio atteso giustifichi chiaramente il rischio potenziale per il feto.
I neonati esposti ad antipsicotici (incluso aripiprazolo) durante il terzo trimestre di gravidanza sono a rischio, dopo il parto, di reazioni avverse, tra cui sintomi extrapiramidali e/o da astinenza che potrebbero essere di diversa entità e durata.
Sono stati segnalati agitazione, ipertonia, ipotonia, tremore, sonnolenza, difficoltà respiratoria o disturbo della nutrizione.
Di conseguenza, i neonati devono essere attentamente monitorati (vedere paragrafo 4.8).
Allattamento: Aripiprazolo e i suoi metaboliti sono escreti nel latte materno.
Si deve decidere se interrompere l’allattamento o interrompere la terapia/astenersi dalla terapia con aripiprazolo, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento per il bambino e il beneficio della terapia per la donna.
Fertilità: In base ai dati degli studi sulla tossicità riproduttiva, aripiprazolo non ha compromesso la fertilità. Conservazione
- Questo medicinale non richiede particolari condizioni di conservazione.
Cerca farmaci per nome:
La fonte dei dati utilizzati e pubblicati è Banche Dati Farmadati Italia. Farmadati Italia garantisce il massimo impegno affinché la Banca dati e gli Aggiornamenti relativi a farmaci, parafarmaci, prodotti omeopatici e principi attivi siano precisi, puntuali e costantemente aggiornati. Questo materiale è fornito solo a scopo didattico e non è inteso per consulenza medica, diagnosi o trattamento e non deve in nessun caso sostituirsi alla visita specialistica o ad un consulto medico. Farmadati Italia e SilhouetteDonna.it non si assumono responsabilità sull’utilizzo dei dati. E’ doveroso contattare il proprio medico e/o uno specialista per la prescrizione e assunzione di farmaci. L’ultimo aggiornamento dei dati e la messa online del database da parte di Silhouette Donna è stato effettuato in data 05/11/2024.
Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.