ARIPIPRAZOLO AU OS 150ML1MG/ML
24,50 €
Prezzo indicativo
Data ultimo aggiornamento: 23/02/2022
Aripiprazolo Aurobindo Italia è indicato per il trattamento della schizofrenia negli adulti e negli adolescenti a partire da 15 anni di età. Aripiprazolo Aurobindo Italia è indicato per il trattamento di episodi maniacali di grado da moderato a severo del disturbo bipolare di tipo I e per la prevenzione di un nuovo episodio maniacale negli adulti che hanno avuto prevalentemente episodi maniacali che hanno risposto al trattamento con aripiprazolo (vedere paragrafo 5.1). Aripiprazolo Aurobindo Italia è indicato per il trattamento, fino a 12 settimane, di episodi maniacali di grado da moderato a severo del disturbo bipolare di tipo I negli adolescenti a partire da 13 anni di età (vedere paragrafo 5.1).
Ogni ml contiene 1 mg di aripiprazolo. Eccipienti con effetti noti (per ml): Fruttosio 200 mg, saccarosio 400 mg, metil-paraidrossibenzoato 1,8 mg, propil-paraidrossibenzoato 0,2 mg, glicole propilenico 53 mg e contiene 0,3 mg di alcool benzilico. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Controindicazioni
- Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Posologia
- Posologia Adulti Schizofrenia: la dose di partenza raccomandata per Aripiprazolo Aurobindo Italia è di 10 mg/die o 15 mg/die (cioè 10 ml o 15 ml di soluzione/die) con una dose di mantenimento di 15 mg/die somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti.
Aripiprazolo Aurobindo Italia è efficace ad un dosaggio compreso tra 10 e 30 mg/die (cioè 10 ml o 30 ml di soluzione/die).
L’aumento dell’efficacia a dosi maggiori di una dose giornaliera di 15 mg non è stato dimostrato, sebbene alcuni pazienti possono trarre beneficio da una dose maggiore.
La dose massima giornaliera non deve superare i 30 mg.
Episodi maniacali nel disturbo bipolare di tipo I: la dose iniziale raccomandata per aripiprazolo è di 15 mg (cioè 15 ml di soluzione/die) somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti, in monoterapia o in associazione (vedere paragrafo 5.1).
Alcuni pazienti possono trarre beneficio da una dose più alta.
La dose massima giornaliera non deve superare i 30 mg.
Prevenzione delle ricadute di episodi maniacali nel disturbo bipolare di tipo I: per la prevenzione delle ricadute di episodi maniacali in pazienti che sono stati in trattamento con aripiprazolo in monoterapia o in terapia combinata, continuare la terapia allo stesso dosaggio.
Aggiustamenti del dosaggio giornaliero, inclusa la riduzione di dosaggio, devono essere considerati sulla base dello stato clinico del paziente.
Popolazione pediatrica Schizofrenia negli adolescenti a partire da 15 anni di età: la dose raccomandata per aripiprazolo è di 10 mg/die somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti.
Il trattamento dovrà essere iniziato con 2 mg (utilizzando aripiprazolo soluzione orale 1 mg/ml) per 2 giorni, titolato a 5 mg per ulteriori 2 giorni, per raggiungere la dose giornaliera raccomandata di 10 mg.
Quando appropriato, i successivi incrementi posologici dovranno essere somministrati con aumenti di 5 mg senza superare la dose massima giornaliera di 30 mg (vedere paragrafo 5.1).
Aripiprazolo è efficace a dosi da 10 mg/die a 30 mg/die.
Non è stata dimostrata una maggior efficacia con dosi più alte di una dose giornaliera di 10 mg, sebbene singoli pazienti possano trarre beneficio da una dose più alta.
L’uso di aripiprazolo non è raccomandato nei pazienti con schizofrenia al di sotto di 15 anni di età a causa di dati di sicurezza ed efficacia insufficienti (vedere paragrafi 4.8 e 5.1).
Episodi maniacali nel disturbo bipolare di tipo I negli adolescenti a partire da 13 anni di età: la dose raccomandata per aripiprazolo è di 10 mg/die somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti.
Il trattamento deve essere iniziato con 2 mg (utilizzando aripiprazolo soluzione orale 1 mg/ml) per 2 giorni, titolato a 5 mg per ulteriori 2 giorni, per raggiungere la dose giornaliera raccomandata di 10 mg.
La durata del trattamento deve essere la minima necessaria per il controllo dei sintomi e non deve eccedere le 12 settimane.
Con dosi più alte della dose giornaliera di 10 mg, non è stata dimostrata una maggiore efficacia, e una dose giornaliera di 30 mg è associata con una incidenza sostanzialmente maggiore di reazioni avverse significative, inclusi eventi correlati a sintomi extrapiramidali, sonnolenza, fatica e aumento di peso (vedere paragrafo 4.8).
Dosi più alte di 10 mg/die devono pertanto essere usate solo in casi eccezionali e sotto un attento monitoraggio clinico (vedere paragrafi 4.4, 4.8 e 5.1).
I pazienti più giovani sono a rischio aumentato di riportare eventi avversi associati con aripiprazolo.
Perciò, aripiprazolo non è raccomandato per l’uso in pazienti al di sotto di 13 anni di età (vedere paragrafi 4.8 e 5.1).
Irritabilità associata a disturbo autistico: la sicurezza e l’efficacia di aripiprazolo nei bambini e adolescenti al di sotto di 18 anni di età non sono state ancora stabilite.
I dati al momento disponibili sono riportati nel paragrafo 5.1, ma non può essere fatta alcuna raccomandazione riguardante la posologia.
Tic associati alla sindrome di Tourette: la sicurezza e l’efficacia di Aripiprazolo Aurobindo Italia nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 6 e 18 anni non sono state ancora stabilite.
I dati al momento disponibili sono riportati nel paragrafo 5.1, ma non può essere fatta alcuna raccomandazione riguardante una posologia.
Popolazioni speciali Compromissione epatica Non viene richiesto alcun aggiustamento del dosaggio nei pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata.
In pazienti con compromissione epatica grave, i dati disponibili non sono sufficienti per stabilire delle raccomandazioni.
In tali pazienti, il dosaggio dovrà essere gestito con cautela.
Comunque, la dose massima giornaliera di 30 mg deve essere usata con cautela in pazienti con compromissione epatica grave (vedere paragrafo 5.2).
Danno renale Non viene richiesto alcun aggiustamento del dosaggio nei pazienti con danno renale.
Anziani La sicurezza e l’efficacia di aripiprazolo nel trattamento della schizofrenia o degli episodi maniacali nel disturbo bipolare di tipo I in pazienti con 65 anni di età ed oltre non è stata stabilita.
Data la maggiore sensibilità di questa popolazione, quando le condizioni cliniche lo permettono, deve essere considerato un dosaggio di partenza più basso (vedere paragrafo 4.4).
Sesso Non viene richiesto alcun aggiustamento del dosaggio per pazienti di sesso femminile, in confronto a quelli di sesso maschile (vedere paragrafo 5.2).
Stato di fumatore In accordo alla via metabolica di aripiprazolo non viene richiesto alcun aggiustamento del dosaggio per i fumatori (vedere paragrafo 4.5).
Aggiustamenti posologici dovuti alle interazioni Quando aripiprazolo viene somministrato contemporaneamente a forti inibitori del CYP3A4 o CYP2D6, il dosaggio di aripiprazolo deve essere ridotto.
Quando l’inibitore del CYP3A4 o CYP2D6 viene eliminato dalla terapia di combinazione, allora il dosaggio di aripiprazolo deve essere aumentato (vedere paragrafo 4.5).
Quando aripiprazolo viene somministrato contemporaneamente ad un forte induttore del CYP3A4, il dosaggio di aripiprazolo deve essere aumentato.
Quando l’induttore del CYP3A4 viene eliminato dalla terapia di combinazione, allora il dosaggio di aripiprazolo deve essere ridotto a quello raccomandato (vedere paragrafo 4.5).
Modo di somministrazione Aripiprazolo Aurobindo Italia soluzione orale è per uso orale.
Le compresse orodispersibili o la soluzione orale possono essere usate come alternativa all’aripiprazolo in compresse nei pazienti che hanno difficoltà a deglutire le compresse di aripiprazolo (vedere paragrafo 5.2). Avvertenze e precauzioni
- Durante il trattamento antipsicotico, il miglioramento delle condizioni cliniche del paziente può richiedere da molti giorni ad alcune settimane.
I pazienti devono essere strettamente controllati per l’intero periodo.
Suicidalità L’insorgenza di comportamento suicidario è inerente alla malattia psicotica e ai disturbi dell’umore e, in alcuni casi, è stato riportato subito dopo l’inizio o il passaggio ad un trattamento antipsicotico, incluso il trattamento con aripiprazolo (vedere paragrafo 4.8).
Una più stretta supervisione dei pazienti ad alto rischio deve accompagnare il trattamento antipsicotico.
Alterazioni cardiovascolari Aripiprazolo deve essere usato con cautela in pazienti con malattia cardiovascolare nota (storia di infarto del miocardio o cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca o anomalie della conduzione), disturbo cerebrovascolare, condizioni che possono predisporre all’ipotensione (disidratazione, ipovolemia e trattamento con medicinali antipertensivi) o ipertensione, inclusa accelerata o maligna.
Con l’uso di medicinali antipsicotici sono stati riportati casi di tromboembolia venosa (TEV).
Dato che i pazienti trattati con antipsicotici spesso presentano fattori di rischio acquisiti per la TEV, ogni possibile fattore di rischio per la TEV deve essere identificato prima e durante il trattamento con aripiprazolo e devono essere intraprese misure di prevenzione.
Prolungamento dell’intervallo QT Negli studi clinici con aripiprazolo, l’incidenza del prolungamento dell’intervallo QT è stata paragonabile al placebo.
Aripiprazolo deve essere usato con cautela in pazienti con storia familiare di prolungamento dell’intervallo QT (vedere paragrafo 4.8).
Discinesia tardiva In studi clinici della durata di un anno o meno, durante la terapia con aripiprazolo, ci sono state segnalazioni non comuni di discinesia correlata al trattamento.
In caso di comparsa di segni e sintomi di discinesia tardiva in pazienti in trattamento con aripiprazolo, si deve considerare la riduzione del dosaggio o l’interruzione della terapia (vedere paragrafo 4.8).
Questi sintomi possono peggiorare nel tempo o possono anche manifestarsi dopo la sospensione del trattamento.
Altri sintomi extrapiramidali In studi clinici pediatrici su aripiprazolo sono stati osservati acatisia e parkinsonismo.
Se in un paziente che assume aripiprazolo compaiono segni e sintomi di altri sintomi extrapiramidali, una riduzione del dosaggio e un attento monitoraggio clinico devono essere considerati.
Sindrome neurolettica maligna (SNM) La SNM è un complesso di sintomi potenzialmente fatali associato agli antipsicotici.
Negli studi clinici sono stati riportati rari casi di SNM durante il trattamento con aripiprazolo.
Manifestazioni cliniche della SNM sono iperpiressia, rigidità muscolare, alterazione dello stato mentale ed evidenze di instabilità autonomica (polso o pressione arteriosa irregolari, tachicardia, diaforesi o disritmia cardiaca).
Ulteriori segni possono includere elevata creatin fosfochinasi, mioglobinuria (rabdomiolisi) e insufficienza renale acuta.
Tuttavia, sono stati riportati, non necessariamente associati a SNM, elevati livelli di creatin fosfochinasi e rabdomiolisi.
Se un paziente sviluppa segni e sintomi indicativi di SNM, o presenta febbre alta di origine sconosciuta senza ulteriori manifestazioni cliniche di SNM, tutti gli antipsicotici, compreso aripiprazolo, devono essere interrotti.
Convulsioni Negli studi clinici sono stati riportati casi non comuni di convulsioni durante il trattamento con aripiprazolo.
Quindi, aripiprazolo deve essere usato con cautela nei pazienti con storia di disturbi convulsivi o che mostrano condizioni associate a convulsioni (vedere paragrafo 4.8).
Pazienti anziani con psicosi correlata alla demenza Aumentata mortalità In tre studi clinici con aripiprazolo (n=938; età media: 82,4 anni; range: da 56 a 99 anni), controllati verso placebo, in pazienti anziani con psicosi associata a malattia di Alzheimer, i pazienti trattati con aripiprazolo hanno riportato un aumentato rischio di morte in confronto a quelli che assumevano placebo.
La percentuale delle morti nei pazienti trattati con aripiprazolo è stata del 3,5% in confronto all’1,7% del gruppo placebo.
Sebbene le cause delle morti fossero varie, la maggior parte di esse risultarono essere di natura cardiovascolare (per es.
infarto del miocardio, morte improvvisa) o infettiva (per es.
polmonite) (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni avverse cerebrovascolari Negli stessi studi sono state riportate reazioni avverse cerebrovascolari (per es.
ictus, attacco ischemico transitorio), inclusi casi ad esito fatale (età media: 84 anni; intervallo: da 78 a 88 anni).
Complessivamente in questi studi, l’1,3% dei pazienti trattati con aripiprazolo ha riportato reazioni avverse cerebrovascolari in confronto allo 0,6% dei pazienti trattati con placebo.
Questa differenza non è risultata statisticamente significativa.
Tuttavia, in uno di questi studi, a dose fissa, nei pazienti trattati con aripiprazolo si è evidenziata una significativa relazione dose-risposta per le reazioni avverse cerebrovascolari (vedere paragrafo 4.8).
Aripiprazolo non è approvato per il trattamento di pazienti con psicosi correlata alla demenza.
Iperglicemia e diabete mellito In pazienti trattati con antipsicotici atipici, incluso aripiprazolo, è stata riportata iperglicemia, in alcuni casi estrema ed associata a chetoacidosi o coma iperosmolare o morte.
Fattori di rischio che possono predisporre i pazienti a gravi complicazioni includono obesità e storia familiare di diabete.
Negli studi clinici con aripiprazolo, non sono state riportate differenze significative nel tasso d’incidenza di reazioni avverse correlate ad iperglicemia (incluso diabete) o in quello di comparsa di valori anormali della glicemia in confronto al placebo.
Non sono disponibili stime precise di rischio per reazioni avverse correlate ad iperglicemia in pazienti trattati con aripiprazolo e con altri antipsicotici atipici per permettere una comparazione diretta.
I pazienti trattati con qualsiasi antipsicotico, incluso aripiprazolo, dovranno essere osservati per la comparsa di segni e sintomi di iperglicemia (come polidipsia, poliuria, polifagia e debolezza) ed i pazienti con diabete mellito o con fattori di rischio per diabete mellito dovranno essere controllati regolarmente per un peggioramento del controllo glicemico (vedere paragrafo 4.8).
Ipersensibilità Reazioni di ipersensibilità, caratterizzate da sintomi allergici, possono verificarsi con aripiprazolo (vedere paragrafo 4.8).
Aumento di peso L’aumento di peso, dovuto a co-morbidità, uso di antipsicotici noti per causare aumento di peso, stile di vita mal gestito, si osserva comunemente nei pazienti schizofrenici e con mania bipolare e può condurre a gravi complicazioni.
Dopo la commercializzazione, è stato riportato aumento di peso nei pazienti in trattamento con aripiprazolo.
Quando rilevato, solitamente si trattava di pazienti con fattori di rischio significativi quali storia di diabete, disturbi della tiroide o adenoma pituitario.
Negli studi clinici, aripiprazolo non ha mostrato di causare aumento di peso clinicamente rilevante negli adulti (vedere paragrafo 5.1).
Negli studi clinici su pazienti adolescenti con mania bipolare, aripiprazolo ha mostrato di essere associato con aumento di peso dopo 4 settimane di trattamento.
L’aumento di peso deve essere monitorato nei pazienti adolescenti con mania bipolare.
Se l’aumento di peso è clinicamente significativo, deve essere considerata una riduzione della dose (vedere paragrafo 4.8).
Disfagia Disturbi della motilità esofagea ed aspirazione sono stati associati all’uso di antipsicotici, incluso aripiprazolo.
Aripiprazolo deve essere usato con cautela in pazienti a rischio di polmonite da aspirazione.
Gioco d’azzardo patologico e altri disturbi del controllo degli impulsi Durante l’assunzione di aripiprazolo, i pazienti possono manifestare un aumento degli impulsi, in particolare per il gioco d’azzardo, e un’incapacità di controllare tali impulsi.
Altri impulsi segnalati includono: aumentato desiderio sessuale, shopping compulsivo, alimentazione incontrollata o compulsiva ed altri comportamenti impulsivi e compulsivi.
Per i prescrittori è importante chiedere in maniera specifica ai pazienti, o a chi si prende cura di loro, se durante il trattamento con aripiprazolo sviluppano o aumentano gli impulsi al gioco d’azzardo, i desideri sessuali, lo shopping compulsivo, l’alimentazione incontrollata o compulsiva, o altri impulsi.
Si deve tenere presente che i sintomi relativi al controllo degli impulsi possono essere associati al disturbo di base; tuttavia, in alcuni casi, è stato segnalato che gli impulsi sono cessati con la riduzione della dose o l’interruzione della terapia.
Se non riconosciuti, i disturbi del controllo degli impulsi possono danneggiare il paziente ed altre persone.
Se un paziente sviluppa tali impulsi durante l’assunzione di aripiprazolo, si deve considerare la riduzione della dose o l’interruzione del medicinale (vedere paragrafo 4.8).
Aripiprazolo Aurobindo Italia contiene fruttosio:Ogni ml di Aripiprazolo Aurobindo Italia soluzione orale contiene 200 mg di fruttosio.
Ai pazienti con intolleranza ereditaria al fruttosio non deve essere somministrato questo medicinale.
Il fruttosio può danneggiare i denti.
Aripiprazolo Aurobindo Italia contiene saccarosio: Ogni ml di Aripiprazolo Aurobindo Italia soluzione orale contiene 400 mg di saccarosio.
La somministrazione di 12,5 ml o più di Aripiprazolo Aurobindo Italia soluzione orale per dose (che contengono almeno 5 g di saccarosio) deve essere tenuta in considerazione nei pazienti con diabete mellito.
Il saccarosio può essere dannoso per i denti.
I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio, da malassorbimento di glucosio-galattosio, o da insufficienza di sucrasi isomaltasi non devono assumere questo medicinale.
Paraidrossibenzoati La soluzione orale contiene metil-paraidrossibenzoato e propil-paraidrossibenzoato.
Possono causare reazioni allergiche (anche ritardate).
Aripiprazolo Aurobindo Italia contiene glicole propilenico: Questo medicinale contiene 53 mg di glicole propilenico per ml.
Aripiprazolo Aurobindo Italia contiene alcol benzilico: Grandi volumi devono essere usati con cautela e solo se necessario, specialmente in pazienti con insufficienza epatica o renale a causa del rischio di accumulo e tossicità (acidosi metabolica).
Pazienti con comorbidità da disturbo dell’attenzione ed iperattività (ADHD) Nonostante l’elevata frequenza di comorbidità di disturbo bipolare di tipo I e di ADHD, sono disponibili dati di sicurezza molto limitati sull’uso concomitante di aripiprazolo e di stimolanti; perciò, si deve prestare un’estrema cautela quando questi medicinali sono somministrati in concomitanza.
Cadute Aripiprazolo può causare sonnolenza, ipotensione posturale, instabilità motoria e sensoriale, che possono indurre cadute.
Fare attenzione nel trattare i pazienti a più alto rischio, e prendere in considerazione una dose iniziale inferiore (per es.
pazienti anziani o debilitati; vedere paragrafo 4.2).
Eccipienti Aripiprazolo Aurobindo Italia contiene sodio La soluzione orale contiene sodio.
Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per unità di dosaggio, cioè è essenzialmente ‘senza sodio’. Interazioni
- A causa del suo antagonismo sui recettori α1-adrenergici, aripiprazolo può potenzialmente aumentare l’effetto di alcuni medicinali antipertensivi.
Dato l’effetto primario di aripiprazolo sul sistema nervoso centrale, si deve esercitare cautela quando è somministrato in combinazione con alcol o con altri medicinali ad azione centrale con reazioni avverse sovrapponibili come la sedazione (vedere paragrafo 4.8).
Si deve prestare cautela nel somministrare aripiprazolo contemporaneamente a medicinali noti per causare prolungamento dell’intervallo QT o squilibrio elettrolitico.
Possibilità per altri medicinali di influenzare aripiprazolo L’H2 antagonista famotidina, un bloccante dell’acidità gastrica, riduce il tasso di assorbimento di aripiprazolo ma si ritiene che tale effetto non sia clinicamente rilevante.
Aripiprazolo è metabolizzato attraverso diverse vie che coinvolgono gli enzimi CYP2D6 e CYP3A4 ma non gli enzimi CYP1A.
Di conseguenza, non viene richiesto alcun aggiustamento del dosaggio per i fumatori.
Chinidina ed altri inibitori del CYP2D6 In uno studio clinico in soggetti sani, un forte inibitore del CYP2D6 (chinidina) ha aumentato l’AUC di aripiprazolo del 107% mentre la Cmax è rimasta invariata.
L’AUC e la Cmax del deidro-aripiprazolo, il metabolita attivo, sono diminuiti rispettivamente del 32% e del 47%.
Nell’eventualità di somministrazione concomitante di aripiprazolo e chinidina, il dosaggio di aripiprazolo deve essere diminuito di circa la metà rispetto al dosaggio prescritto.
Ci si aspetta che altri forti inibitori del CYP2D6, come fluoxetina e paroxetina, abbiano effetti simili e per questo si dovranno applicare analoghe riduzioni del dosaggio.
Ketoconazolo ed altri inibitori del CYP3A4 In uno studio clinico con soggetti sani, un forte inibitore del CYP3A4 (ketoconazolo) ha aumentato l’AUC e la Cmax di aripiprazolo rispettivamente del 63% e del 37%.
L’AUC e la Cmax del deidro-aripiprazolo sono aumentate rispettivamente del 77% e del 43%.
Nei metabolizzatori lenti del CYP2D6, l’uso concomitante di forti inibitori del CYP3A4 può causare maggiori concentrazioni plasmatiche di aripiprazolo rispetto a quelle dei metabolizzatori veloci del CYP2D6.
Quando si prende in considerazione la somministrazione concomitante di ketoconazolo o di altri forti inibitori di CYP3A4 con aripiprazolo, i potenziali benefici per il paziente devono superare i rischi potenziali.
Nell’eventualità di somministrazione concomitante di ketoconazolo e aripiprazolo, il dosaggio di aripiprazolo deve essere diminuito di circa la metà rispetto al dosaggio prescritto.
Ci si aspetta che altri forti inibitori del CYP3A4, come itraconazolo e gli inibitori della proteasi HIV, abbiano effetti simili e per questo si devono applicare analoghe riduzioni del dosaggio (vedere paragrafo 4.2).
A seguito della interruzione della somministrazione dell’inibitore del CYP2D6 o CYP3A4, il dosaggio di aripiprazolo deve essere aumentato fino a raggiungere il livello precedente l’inizio della terapia di combinazione.
Quando deboli inibitori del CYP3A4 (per es.
diltiazem) o del CYP2D6 (per es.
escitalopram) sono usati contemporaneamente ad aripiprazolo, si possono verificare modesti incrementi delle concentrazioni plasmatiche di aripiprazolo.
Carbamazepina ed altri induttori del CYP3A4 A seguito di somministrazione concomitante di carbamazepina, un forte induttore del CYP3A4, ed aripiprazolo orale in pazienti con schizofrenia o disturbi schizoaffettivi, le medie geometriche della Cmax e dell’AUC di aripiprazolo sono risultate rispettivamente più basse del 68% e del 73%, rispetto a quando aripiprazolo (30 mg) era somministrato da solo.
Analogamente, per quanto riguarda deidro-aripiprazolo, le medie geometriche della Cmax e dell’AUC dopo somministrazione concomitante di carbamazepina sono risultate rispettivamente più basse del 69% e del 71%, rispetto a quelle rilevate a seguito del trattamento con aripiprazolo da solo.
Il dosaggio di aripiprazolo deve essere raddoppiato in caso di somministrazione concomitante di aripiprazolo e carbamazepina.
Ci si può aspettare che la somministrazione concomitante di aripiprazolo e altri induttori del CYP3A4 (come rifampicina, rifabutina, fenitoina, fenobarbital, primidone, efavirenz, nevirapina ed Erba di San Giovanni) abbiano gli stessi effetti, quindi devono essere effettuati analoghi aumenti del dosaggio.
A seguito dell’interruzione dell’uso di forti induttori del CYP3A4, il dosaggio di aripiprazolo deve essere ridotto al dosaggio raccomandato.
Valproato e litio Quando litio e valproato sono stati somministrati contemporaneamente ad aripiprazolo, non si sono avute variazioni clinicamente significative delle concentrazioni di aripiprazolo e pertanto non sono necessari aggiustamenti della dose quando valproato o litio vengono somministrati con aripiprazolo.
Possibilità per aripiprazolo di influenzare altri medicinali In studi clinici, dosi comprese tra 10 mg/die e 30 mg/die di aripiprazolo non hanno mostrato di avere effetti significativi sul metabolismo dei substrati del CYP2D6 (rapporto destrometorfano/3-metossimorfina), CYP2C9 (warfarin), CYP2C19 (omeprazolo) e CYP3A4 (destrometorfano).
Inoltre, aripiprazolo e deidro-aripiprazolo non hanno mostrato di poter potenzialmente alterare l’attività metabolica in vitro mediata dal CYP1A2.
Perciò si ritiene improbabile che aripiprazolo possa causare interazioni farmacologiche di rilevanza clinica mediate da questi enzimi.
Quando aripiprazolo è stato somministrato contemporaneamente a valproato, litio o lamotrigina, non si sono avute variazioni clinicamente significative delle concentrazioni di questi ultimi.
Sindrome serotoninergica Sono stati riportati casi di sindrome serotoninergica in pazienti in trattamento con aripiprazolo, e possibili segni e sintomi di questa condizione possono verificarsi specialmente nei casi di uso concomitante con altri farmaci serotoninergici, quali inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina/inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina e serotonina (SSRI/SNRI), o con altri medicinali che sono noti per aumentare le concentrazioni di aripiprazolo (vedere paragrafo 4.8). Effetti indesiderati
- Riassunto del profilo di sicurezza Le reazioni avverse più comuni segnalate negli studi clinici controllati con placebo sono state acatisia e nausea, ciascuna delle quali si è manifestata in più del 3% dei pazienti trattati con aripiprazolo orale.
Tabella delle reazioni avverse Le incidenze delle reazioni avverse al farmaco (ADR) associate alla terapia con aripiprazolo sono elencate nella tabella seguente.
La tabella si basa sugli eventi avversi riportati durante gli studi clinici e/o l’uso post-marketing.
Tutti gli eventi avversi sono elencati in base alla classificazione per sistemi e organi e per frequenza; molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (≥1/10.000, <1/1.000), molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
All’interno di ciascuna classe di frequenza, le reazioni avverse sono presentate in ordine decrescente di gravità.
La frequenza delle reazioni avverse segnalate durante l’uso post-marketing non può essere definita poiché derivanti da segnalazioni spontanee.
Di conseguenza, la frequenza di queste reazioni avverse è stata qualificata come “non nota”.
Descrizione di reazioni avverse particolari Adulti Sintomi extrapiramidali Schizofrenia: in uno studio a lungo termine controllato di 52 settimane, i pazienti trattati con aripiprazolo hanno avuto un’incidenza globalmente inferiore (25,8%) di sintomi extrapiramidali incluso parkinsonismo, acatisia, distonia e discinesia rispetto a quelli trattati con aloperidolo (57,3%).Comune Non comune Non nota Patologie del sistema emolinfopoietico Leucopenia, neutropenia, trombocitopenia Disturbi del sistema immunitario Reazione allergica (ad es.
reazione anafilattica, angioedema inclusi gonfiore della lingua, edema della lingua, edema facciale, prurito allergico o orticaria)Patologie endocrine Iperprolattinemia, prolattina ematica diminuita Coma iperosmolare diabetico, chetoacidosi diabetica Disturbi del metabolismo e della nutrizione Diabete mellito Iperglicemia Iponatriemia, anoressia Disturbi psichiatrici Insonnia, ansia, irrequietezza Depressione, ipersessualità Tentativo di suicidio, idea suicida e suicidio compiuto (vedere paragrafo 4.4), gioco d’azzardo patologico, disturbi del controllo degli impulsi, alimentazione incontrollata, shopping compulsivo, poriomania, aggressione, agitazione, nervosismo Patologia del sistema nervoso Acatisia, disturbi extrapiramidali, tremore, cefalea, sedazione, sonnolenza, capogiri Discinesia tardiva, distonia, sindrome delle gambe senza riposo Sindrome Neurolettica Maligna, convulsione da grande male, sindrome serotoninergica, disturbi del linguaggio Patologie dell’occhio Visione offuscata Diplopia, fotofobia Crisi oculogira Patologie cardiache Tachicardia Morte improvvisa inspiegata, torsione di punta, aritmia ventricolare, arresto cardiaco, bradicardia Patologie vascolari Ipotensione ortostatica Tromboembolia venosa (incluse embolia polmonare e trombosi venosa profonda), ipertensione, sincope Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Singhiozzo Polmonite da aspirazione Laringospasmo Spasmo orofaringeo Patologie gastrointestinali Stipsi, dispepsia, nausea, ipersecrezione salivare, vomito Pancreatite, disfagia, diarrea, fastidio addominale, fastidio allo stomaco Patologie epatobiliari Insufficienza epatica, epatite, ittero, alanina aminotransferasi (ALT) aumentata, aspartato aminotransferasi (AST) aumentata, gamma glutamiltransferasi (GGT) aumentata, fosfatasi alcalina aumentata Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Eruzione cutanea, reazioni di fotosensibilità, alopecia, iperidrosi, reazione da farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS) Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Rabdomiolisi, mialgia, rigidità Patologie renali e urinarie Incontinenza urinaria, ritenzione urinaria Condizioni di gravidanza, puerperio e perinatali Sindrome da astinenza neonatale (vedere paragrafo 4.6) Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Priapismo Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione Fatica Disturbo nella regolazione della temperatura corporea (ad es.
ipotermia, piressia), dolore toracico, edema perifericoEsami diagnostici Peso diminuito, guadagno ponderale, alanina aminotransferasi aumentata, aspartato aminotransferasi aumentata, gamma-glutamiltransferasi aumentata, fosfatasi alcalina aumentata, QT prolungato Glucosio ematico aumentato, emoglobina glicosilata aumentata, fluttuazione del glucosio ematico, creatinfosfochinasi aumentata
In uno studio a lungo termine, controllato verso placebo, di 26 settimane, l’incidenza di sintomi extrapiramidali è stata del 19% per i pazienti trattati con aripiprazolo e del 13,1% per i pazienti trattati con placebo.
In un altro studio a lungo termine controllato di 26 settimane, l’incidenza dei sintomi extrapiramidali è stata del 14,8% per i pazienti trattati con aripiprazolo e del 15,1% per i pazienti trattati con olanzapina.
Episodi maniacali nel disturbo bipolare di tipo I: in uno studio controllato di 12 settimane, l’incidenza dei sintomi extrapiramidali è stata del 23,5% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 53,3% nei pazienti trattati con aloperidolo.
In un altro studio di 12 settimane, l’incidenza dei sintomi extrapiramidali è stata del 26,6% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 17,6% in quelli trattati con litio.
In uno studio a lungo termine controllato con placebo, nella fase di mantenimento di 26 settimane, l’incidenza dei sintomi extrapiramidali è stata del 18,2% nei pazienti trattati con aripiprazolo e del 15,7% nei pazienti trattati con placebo.
Acatisia In studi controllati con placebo, l’incidenza dell’acatisia in altri pazienti psichiatrici è stata del 12,1% con aripiprazolo e del 3,2% con placebo.
Nei pazienti con schizofrenia l’incidenza dell’acatisia è stata del 6,2% con aripiprazolo e del 3,0% con placebo.
Distonia Effetto di classe: sintomi di distonia, contrazioni anormali prolungate di gruppi muscolari, possono manifestarsi in individui sensibili durante i primi giorni di trattamento.
Sintomi distonici includono: spasmo dei muscoli del collo, a volte progressivi fino al restringimento della gola, difficoltà a deglutire, difficoltà di respirazione e/o protrusione della lingua.
Mentre questi sintomi possono manifestarsi a bassi dosaggi, gli stessi possono manifestarsi più frequentemente e con maggiore gravità con medicinali antipsicotici di prima generazione ad alta potenza e a dosaggi più alti.
Rischio elevato di distonia acuta è stato osservato in pazienti maschi e gruppi di pazienti di più giovane età.
Prolattina Negli studi clinici per le indicazioni approvate e nell’esperienza post-marketing, con aripiprazolo sono stati osservati sia aumenti che diminuzioni della prolattina sierica rispetto al basale (paragrafo 5.1).
Parametri di laboratorio Il confronto tra aripiprazolo e placebo circa la proporzione di pazienti che hanno mostrato alterazioni dei parametri routinari e lipidici di laboratorio (vedere paragrafo 5.1) di potenziale significato clinico non ha mostrato differenze importanti dal punto di vista medico.
Innalzamenti del CPK (creatin fosfochinasi), generalmente transitori ed asintomatici, sono stati osservati nel 3,5% dei pazienti trattati con aripiprazolo in confronto al 2,0% dei pazienti ai quali era stato somministrato placebo.
Popolazione pediatrica Schizofrenia negli adolescenti a partire da 15 anni di età In uno studio clinico a breve termine, controllato con placebo, su 302 adolescenti (da 13 a 17 anni) con schizofrenia, la frequenza e tipo di reazioni avverse sono risultati simili a quelli degli adulti eccetto che per le seguenti reazioni, segnalate più frequentemente in adolescenti trattati con aripiprazolo che non negli adulti trattati con aripiprazolo (e più frequentemente che con placebo): sonnolenza/sedazione e disturbi extrapiramidali sono stati segnalati molto comunemente (≥1/10), e secchezza della bocca, aumento dell’appetito ed ipotensione ortostatica sono stati segnalati comunemente (≥1/100, <1/10).
Il profilo di sicurezza in uno studio clinico di estensione in aperto di 26 settimane è risultato simile a quello osservato nello studio clinico a breve termine, controllato con placebo.
Il profilo di sicurezza in uno studio clinico a lungo termine in doppio cieco controllato con placebo è risultato simile ad eccezione delle seguenti reazioni che sono state segnalate più frequentemente rispetto ai pazienti pediatrici trattati con placebo: peso aumentato, insulina ematica aumentata, aritmia e leucopenia sono state segnalate comunemente (≥1/100, <1/10).
Nel gruppo di adolescenti con schizofrenia (da 13 a 17 anni) con esposizione fino a 2 anni, l’incidenza di bassi livelli di prolattina sierica è stata nelle femmine (<3 ng/ml) e nei maschi (<2 ng/ml) rispettivamente del 29,5% e del 48,3%.
Nella popolazione di adolescenti (da 13 a 17 anni) schizofrenici con esposizione ad aripiprazolo compresa tra 5 mg e 30 mg per un massimo di 72 mesi, l’incidenza di bassi livelli di prolattina sierica nelle femmine (<3 ng/ml) e nei maschi (<2 ng/ml), era del 25,6% e del 45,0%, rispettivamente.
In due studi a lungo termine con pazienti adolescenti (da 13 a 17 anni) con schizofrenia e bipolari trattati con aripiprazolo, l’incidenza di bassi livelli plasmatici di prolattina nelle ragazze (<3 ng/ml) e ragazzi (<2 ng/ml) è stata rispettivamente 37,0% e 59,4%.
Episodi maniacali nel disturbo bipolare di tipo I negli adolescenti a partire da 13 anni di età La frequenza e il tipo di reazioni avverse negli adolescenti con disturbo bipolare di tipo I sono risultati simili a quelli degli adulti eccetto che per le seguenti reazioni: sonnolenza (23,0%), disturbi extrapiramidali (18,4%), acatisia (16,0%) e affaticamento (11,8%) sono state molto comuni (≥1/10); dolore addominale nei quadranti superiori, aumento della frequenza cardiaca, aumento di peso, aumento di appetito, contrazioni muscolari e discinesia sono state comuni (≥1/100, <1/10).
Le seguenti reazioni avverse hanno presentato una possibile relazione con la dose: disturbi extrapiramidali (le incidenze sono state 9,1% con 10 mg, 28,8% con 30 mg, 1,7% con placebo), e acatisia (le incidenze sono state 12,1% con 10 mg, 20,3% con 30 mg, 1,7% con placebo).
Le modifiche medie del peso corporeo in adolescenti con disturbo bipolare di tipo I a 12 e 30 settimane sono state rispettivamente 2,4 kg e 5,8 kg con aripiprazolo e 0,2 kg e 2,3 kg con placebo.
Nella popolazione pediatrica, sonnolenza e affaticamento sono stati osservati più frequentemente nei pazienti con disturbo bipolare rispetto a quelli con schizofrenia.
Nella popolazione pediatrica bipolare (da 10 a 17 anni) con una esposizione fino a 30 settimane, l’incidenza di livelli bassi di prolattina sierica nelle femmine (<3 ng/ml) e nei maschi (<2 ng/ml) è stata del 28,0% e 53,3% rispettivamente.
Gioco d’azzardo patologico ed altri disturbi del controllo degli impulsi In pazienti trattati con aripiprazolo possono verificarsi gioco d’azzardo patologico, ipersessualità, shopping compulsivo o alimentazione incontrollata o compulsiva (vedere paragrafo 4.4).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. Gravidanza e allattamento
- Gravidanza Non ci sono studi specifici e adeguatamente controllati con aripiprazolo in donne gravide.
Sono state riportate anomalie congenite; comunque, non può essere stabilita una relazione causale con aripiprazolo.
Studi condotti sugli animali non possono escludere una potenziale tossicità sullo sviluppo (vedere paragrafo 5.3).
Le pazienti devono essere informate di riportare al medico se sono in gravidanza o intendano esserlo durante il trattamento con aripiprazolo.
Date le insufficienti informazioni sulla sicurezza nell’uomo ed i quesiti emersi dagli studi sulla riproduzione animale, questo medicinale non deve essere usato in gravidanza, a meno che il beneficio atteso non giustifichi chiaramente il potenziale rischio per il feto.
I neonati esposti agli antipsicotici (incluso aripiprazolo) durante il terzo trimestre di gravidanza sono a rischio di reazioni avverse che includono sintomi extrapiramidali e/o da astinenza che potrebbero variare in gravità e durata in seguito al parto.
Si sono verificate segnalazioni di agitazione, ipertonia, ipotonia, tremore, sonnolenza, difficoltà respiratoria, o disturbi dell’alimentazione.
Di conseguenza, i neonati devono essere monitorati attentamente (vedere paragrafo 4.8).
Allattamento Aripiprazolo/metaboliti sono escreti nel latte materno.
Si deve decidere se interrompere l’allattamento al seno o interrompere/asternersi dalla terapia con aripiprazolo, tenendo conto del beneficio dell’allattamento al seno per il bambini e del beneficio della terapia per la donna.
Fertilità Aripiprazolo non ha compromesso la fertilità sulla base dei dati di studi di tossicità per la riproduzione. Conservazione
- Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
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Segnalazione degli effetti indesiderati
Se dovesse manifestarsi un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli non elencati in questo foglio, è doveroso rivolgersi al proprio medico, ad uno specialista e/o al farmacista. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Gli effetti indesiderati possono essere segnalati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili. Segnalando gli effetti indesiderati si può contribuire a fornire maggiori informazioni sulla sicurezza di questo medicinale.