HIV: le cure sono sempre più potenti
Se ne parla meno ma il rischio di contagio esiste ancora. Oggi però per sieropositivi e malati di AIDS sono a disposizione terapie che garantiscono un'ottima prospettiva e qualità di vita
La pandemia di Sars CoV2 dalla quale stiamo faticosamente uscendo non deve farci perdere di vista l’importanza degli altri virus come quello dell’HIV che infetta tuttora milioni di persone nel mondo, solo in Africa un milione e mezzo di persone all’anno. In Italia si stimano tra i 100mila e i 150mila sieropositivi.
La situazione sta migliorando grazie all’adozione di strategie terapeutiche avanzate e spesso combinate che garantiscono a chi ne è colpito, un’aspettativa e una qualità di vita simili a quella di chi ne è esente.
Non bisogna però abbassare la guardia. In occasione della giornata mondiale contro l’AIDS che ricorre, come tutti gli anni, il primo dicembre, facciamo il punto con l’aiuto del Professor Giovanni Di Perri, direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino.
Efficaci e sicure
La lotta all’HIV ha fatto e sta facendo passi da gigante grazie a strategie terapeutiche in grado non solo di tenere sotto controllo il virus dell’HIV in maniera più efficace, ma anche di avere un impatto sempre meno invasivo sulla qualità della vita dei pazienti. A partire dalle modalità di somministrazione. «Si è passati da un piano terapeutico che prevedeva l’assunzione dei farmaci antiretrovirali fino a 26 compresse al giorno suddivise in tre tranche alla somministrazione, salvo casi particolari, di una sola compressa al giorno» spiega il Professor Giovanni Di Perri. «Grazie alla scoperta degli inibitori dell’integrasi, che fanno sì che il DNA dell’HIV non venga integrato in quello umano impedendogli di penetrare nelle cellule, c’è stato un progresso sia dal punto di vista della potenza intrinseca del farmaco sia sotto il profilo della tollerabilità e della sicurezza».
I farmaci iniettabili
«Ridurre al minimo gli effetti collaterali a lungo termine è fondamentale in una terapia che deve essere mantenuta a vita in quanto l’HIV, una volta preso, non può essere eradicato ma solo tenuto sotto stretto controllo» continua Di Perri. «La terapia si è semplificata proprio perché questi farmaci lo permettono. In questo quadro i farmaci iniettabili rappresentano un passaggio successivo e la novità di adesso. Grazie alla potenza degli inibitori ci si è accorti che in molti pazienti, una volta disattivato il virus con altre terapie, potevano bastare due farmaci per mantenere il risultato raggiunto. Questi, Cabotegravir e Rilpivirina, sono oggi disponibili per via orale ma anche in formulazione iniettabile a lunga durata d’azione e si somministrano ogni due mesi. I soggetti candidati a questa terapia hanno una viremia già soppressa e non devono aver sviluppato resistenza in precedenza alle classi di farmaci che si vogliono impiegare».
Strategie combinate
Nuovi farmaci in studio potrebbero permettere un’iniezione ogni sei mesi magari associata alle compresse giornaliere oppure un uso non continuo degli iniettabili. Se siamo in vacanza o in viaggio, per esempio, e non vogliamo portarci dietro i farmaci, potremmo essere coperti per quel periodo dall’iniezione per poi riprendere ad assumerli per via orale. In generale si va verso le soluzioni combinate. A causa della forte tendenza alla mutazione dell’HIV, è necessario infatti non soltanto trovare farmaci antiretrovirali sempre nuovi, ma anche somministrarli contemporaneamente per ridurre al minimo l’insorgenza di ceppi virali resistenti. Attualmente sono anche in sperimentazione nuove classi di farmaci mirati a stimolare e supportare il sistema immunitario, sempre in chiave di sinergia fra le varie strategie terapeutiche.
L’articolo completo è sul numero di Silhouette donna di dicembre, ora in edicola.
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