Paura di perdere la mamma quando si è … mamma
Il timore di perdere una persona molto cara può suggerire comportamenti impropri in età adulta e alimentare sentimenti in contrasto tra loro. Focalizzare la propria condizione emotiva è il primo passo per risolverla.
Cara dottoressa,
non rida di me: ho 38 anni, due figli, un bel lavoro ma la mia vita è rovinata dal terrore che muoia mia madre. Mia madre è in ottima salute, ha 70 anni, ma la paura di perderla non mi passa. Il brutto è che io la odio per questo e quindi la tratto malissimo, per poi pentirmi. La vedo spesso disorientata dai miei modi, non sa neanche lei che pesci pigliare con me, e io non riesco a vincermi: la amo e quindi la odio. Sono pazza? La prego mi dica qualcosa, anche una piccola cosa per controllarmi di più.
Dottoressa Franca Valdo
Cara lettrice,
con le sue parole ha delineato perfettamente un vissuto molto comune tra gli esseri umani, cioè l’ambivalenza. Nella letteratura psicologica questa viene descritta come la presenza simultanea di sentimenti opposti verso una persona a cui ci si sente affettivamente legati. Nel più classico dei casi, questa può essere rappresentata da amore e odio, così come, per esempio da attrazione e repulsione.
Fin qui non troverei nulla di strano o patologico se l’oggetto dei suoi sentimenti di ambivalenza fosse proprio sua madre, o per meglio dire, la madre di una persona che avrebbe dovuto, essendo divenuta madre a sua volta, superare la condizione di ambivalenza verso il genitore, cosa che in genere si risolve con il passaggio del periodo infantile.
Talvolta, ma molto di rado, può capitare che tale conflitto di sentimenti si protragga nel periodo adulto, ma, quando questo accade si apre la strada ad un’affettività bloccata che impedisce alla persona di vivere le proprie emozioni in forma libera, senza ansie ed incertezze che non siano fuori luogo. Detto ciò, cosa consigliare ad una persona che manifesta quel tipo di disagio al punto da costringersi a fare continue ruminazioni mentali, con l’effetto di rendere l’esistenza impossibile da sopportare e rubando spazio e tempo alla vita stessa ? Dunque il mio parere è il seguente : poiché ha già preso consapevolezza di tale stato psicologico, ovvero non lo ha negato, faccia pure il passo successivo e provi a mettersi in discussione con un percorso di conoscenza di sé che la porti a capire le cause del suo sentire che, chissà per quali ignote ragioni, oggi esprime in modo anomalo con questa scomoda dualità.
La saluto cordialmente.
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