Depressione: chi è lo specialista più adatto a curarla?
Il medico di famiglia può intervenire sulle forme di depressione modeste, ma se il disturbo è grave è necessario farsi aiutare sia dallo psichiatra sia dallo psicoterapeuta.
Gentile dottore,
quando si parla di depressione si sente spesso dire che per curarla occorre un “team di specialisti”. Mi potrebbe chiarire quali sono queste figure? In prima battuta è meglio rivolgersi a uno psichiatra o a uno psicologo?
Dottor Salvatore Di Salvo
Cara signora Rachele,
i medici di famiglia sono le prime figure professionali a cui, grazie al rapporto di stima e fiducia il più delle volte pluriennale, di solito si rivolge chi è colpito da un disturbo depressivo o ansioso. E il medico di famiglia, una volta consultato, ha il compito di fare una prima valutazione dei sintomi che la persona gli riferisce. Se ritiene che il disturbo sia lieve, può intervenire lui stesso sia indicando una blanda terapia farmacologica sia fornendo qualche consiglio fondato sulla propria esperienza e sul buon senso. Nel caso invece di forme più gravi, dovrà inviare la persona allo psichiatra, anche se in realtà questo passaggio non è così semplice perché molto spesso vengono opposte al suo suggerimento fortissime resistenze: molti medici di famiglia hanno raccontato che i pazienti si sentono offesi dall’indicazione ricevuta.
Ne consegue che a volte è lo stesso medico di famiglia a doversi prendere carico anche della terapia di casi gravi, pur di evitare che la persona non si curi, andando incontro a cronicizzazione, o finisca per rivolgersi ad ambiti paramedici o parascientifici.
Qualche difficoltà in meno può riscontrarla nell’invio al neurologo, più accettato dal paziente rispetto allo psichiatra. Il neurologo, però, non è lo specialista della cura dei disturbi depressivi e/o ansiosi. Si tratta, infatti, di un medico che, dopo la laurea in medicina, ha frequentato un corso di specializzazione di cinque anni per la cura dei disturbi organici del Sistema nervoso centrale (per esempio epilessie, cefalee, malattie dei nervi) e non dei disturbi della sfera emotiva, di cui fanno parte i disturbi depressivi e ansiosi. Nonostante questo sia abbastanza noto, le persone preferiscono rivolgersi al neurologo perché fa meno paura e perché ritengono sia lo specialista più adeguato per la cura dell’ “esaurimento nervoso”, entità senza alcun fondamento scientifico, ma utilizzata fino a non molto tempo addietro nel linguaggio comune, per fare riferimento a qualunque tipo di disturbo della sfera psichica.
In realtà lo specialista che cura depressione e ansia è lo psichiatra, il medico cioè che, dopo la laurea in medicina, ha frequentato un corso di specializzazione di cinque anni per la cura dei disturbi della sfera emotiva. Purtroppo nell’immaginario collettivo lo psichiatra è molto più semplicemente il medico dei matti, quindi il timore diffuso è quello che andare dallo psichiatra equivalga a essere etichettati come pazzi. Ed è proprio a causa di questo pregiudizio durissimo a morire nonostante sia del tutto infondato che solo una persona depressa su quattro si rivolge allo psichiatra che di fatto è lo specialista di riferimento per i disturbi dell’umore. C’è comunque da dire che, grazie all’aumento dei livelli d’informazione, l’attuale situazione è migliorata rispetto a quella di circa 20 anni fa, quando gli studi più accreditati sull’argomento riferivano di percentuali ancora più basse (uno su cinque).
Compito dello psichiatra è la cura mediante l’uso dei farmaci, necessari quando i sintomi sono talmente gravi da interferire con la vita relazionale, lavorativa e affettiva del paziente. Va però tenuto presente che la cura farmacologica è solo ed esclusivamente sintomatica: agisce cioè solo sui sintomi e non sulle cause che li hanno determinati. Possiamo chiarire il concetto utilizzando la metafora del mal di denti: con l’antidolorifico si cura solo il sintomo dolore e non la carie o la pulpite che ne è la causa. Per quanto riguarda psicologo e psicoteraeuta, la prima delle due qualifiche si acquisisce frequentando il corso di laurea quinquennale in psicologia e con essa, dopo il completamento del tirocinio e il superamento dell’esame di stato, è possibile svolgere un’attività di tipo diagnostico, per esempio con l’utilizzo dei test psicologici, oppure si possono fornire consulenze in vari ambiti, per esempio aziendale, sportivo, di selezione del personale. Non si possono invece prescrivere farmaci (solo chi è in possesso della laurea in medicina può farlo) e non vi è l’abilitazione a svolgere la psicoterapia, cioè la cura dei disturbi emotivi con l’uso del colloquio, della parola e della riflessione, finalizzato a comprendere le motivazioni della sofferenza del paziente.
Tale tipo di terapia, invece, è di competenza dello psicoterapeuta (denominato anche psicoanalista se di formazione freudiana o analista se di formazione junghiana, entrambe sostanzialmente sinonimi di psicoterapeuta), professionista che, dopo la laurea in psicologia o anche in medicina, ha conseguito la specializzazione, di durata almeno quadriennale, che gli consente di essere iscritto all’albo degli psicoterapeuti del proprio ordine professionale (Ordine dei Medici o Ordine degli Psicologi) e che lo autorizza all’esercizio dell’attività psicoterapeutica. Parte fondamentale del suo percorso formativo, oltre allo studio dei testi e al superamento degli esami, consiste nell’essersi lui stesso sottoposto per anni a un’analisi personale e a supervisioni di casi clinici con psicoterapeuti più esperti.
Anche lo psicoterapeuta, quindi, si occupa della cura della psiche, ma esclusivamente con l’uso della parola e della relazione, allo scopo di ricostruire la storia della sofferenza del paziente, coglierne l’origine e individuarne la causa.
I due tipi d’intervento, quello dello psichiatra che impiega i farmaci e quello dello psicoterapeuta che utilizza la parola, sono rivolti al conseguimento di finalità differenti (uno cura i sintomi e l’altro le cause), ma sono tra di loro complementari: quello psichiatrico mira alla riconquista del benessere attraverso la scomparsa dei sintomi, mentre quello psicoterapeutico mira a sanare le cause. Con cordialità.
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