Drunkoressia: perché è pericolosa
Si sa, i drink sono calorici. E c’è chi per compensare si impone di restare a stomaco vuoto, sottovalutando i rischi per la salute
La prima a parlarne è stata Sarah Kershaw sul New York Times, coniando un nomignolo sarcastico per la pessima abitudine di bere a stomaco vuoto per ubriacarsi più velocemente e non sentirsi troppo in colpa nel conteggiare le calorie, sempre più comune tra le ventenni del 2008.
Da allora, il termine “drunkorexia” è stato ripreso dagli psicologi che hanno cercato di approfondire i modi in cui il binge drinking si interseca con le strategie di compensazione tipiche di chi soffre di disturbi alimentari, come i digiuni, l’uso di lassativi o le sessioni punitive di attività fisica.
I possibili fattori di rischio
Un recente studio pubblicato sulla rivista specialistica Addictive Behaviors ha indagato sulle variabili sociali che possono costituire un fattore di rischio. Negli Stati Uniti la drunkoressia va a braccetto con la vita da campus universitario, periodo in cui è più facile sia eccedere con l’alcol che sviluppare disturbi del comportamento alimentare. E anche in Italia è più comune che a darsi al binge drinking siano i giovani adulti tra i 18 e i 26 anni, a prescindere dal fatto che siano o meno studenti.
Studi precedenti avevano guardato alle motivazioni individuali, come la volontà di migliorare l’umore e tendere a bada l’ansia o quella di controllare il peso, ma dal momento che uscire a bere è un modo di socializzare potrebbe valere la pena di considerare anche la tendenza a seguire la corrente. È quello che ipotizza la professoressa Erin Hill, docente di psicologia alla West Chester University of Pennsylvania e principale autrice dello studio, secondo cui la tendenza a paragonarsi agli altri ha un ruolo non indifferente nel predire i comportamenti “drunkoressici”.
È più facile quindi che a rimanere a stomaco vuoto tra un gin tonic e l’altro sia non solo chi tende più spesso a fare confronti tra il proprio aspetto e quello degli altri, ma anche chi regola il proprio regime alimentare e l’intensità dell’esercizio fisico in base al comportamento degli altri. E poi c’è la semplice prassi: chi è convinto che non mangiare sia una scorciatoia diffusa per non ingrassare o contenere le spese – perché permette di ubriacarsi più in fretta e ordinando meno bicchieri – potrebbe tendere a farlo più a cuor leggero, sottovalutandone i rischi.
Perché fa male
Quanto male potrà mai farmi se lo fanno tutti? La risposta, purtroppo, è parecchio. Per il momento il termine “drunkoressia” non rientra tra i disturbi clinici, ma di sicuro trova posto nell’elenco delle pessime decisioni. Questa presunta scorciatoia può avere conseguenze piuttosto serie sulla salute fisica e psicologica, ribadiscono gli esperti. L’elenco è piuttosto lungo e amplifica i danni del consumo sregolato di alcol, in particolare per le donne che già fanno fatica a metabolizzarlo. Pericoli che riguardano sia il breve termine – dal rischio di disidratazione a quello di squilibri elettrolitici, passando per la ridotta capacità di intendere e di volere e per il rischio di intossicazione – che il lungo termine, incluse le alterazioni cardiocircolatorie, l’osteoporosi, l’amenorrea, le ovvie ripercussioni sul fegato e le più alte probabilità di ammalarsi di demenza o di alcuni tipi di tumore.
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