Esami diagnostici per la tiroide
I test diagnostici per verificare se ci sono problemi alla tiroide e di che entità sono vengono prescritti dal medico dopo un’accurata visita e un esame obiettivo mediante palpazione della ghiandola.
Prima di prescriverli, lo specialista valuterà la storia medica, i segni e i sintomi che manifesta e l’eventuale familiarità per malattie della tiroide.
Le analisi del sangue
Gli ormoni tiroidei
Il dosaggio degli ormoni tiroidei viene fatto su un campione di sangue, dopo un digiuno di almeno otto ore. Gli ormoni sono presenti in circolo in forma legata alle proteine di trasporto (TT3 e TT4) e in forma libera (FT3 e FT4).
– La triiodotironina totale (TT3) è sintetizzata dai follicoli tiroidei ed è presente in circolo legata alla tireoglobulina. Valori normali sono compresi fra 1.5 e 2.9 nmol/l (ma possono variare da laboratorio a laboratorio in base alla metodica utilizzata).
– La tiroxina totale (TT4) viene trasformata in T3 a livello dei tessuti periferici, prevalentemente nel fegato. Valori normali sono compresi fra 64 e 154 nmol/l. Sia la TT3 sia la TT4 aumentano nella malattia di Basedow, nel gozzo diffuso tossico in presenza di Tsh soppresso), nell’adenoma ipofisario Tsh secernente, nella fase iniziale della tiroidite subacuta virale e della tiroidite cronica di Hashimoto, nell’adenoma ipofisario Tsh secernente, in gravidanza. Diminuiscono invece nell’ipotiroidismo primitivo congenito e acquisito e nella forma conclamata della tiroidite cronica di Hashimoto.
I valori degli ormoni totali circolanti possono non riflettere la funzione tiroidea se vi sono alterazioni delle proteine di trasporto. È quindi più utile determinare le concentrazioni di ormone libero.
– Le frazioni libere di T3 (FT3) e di T4 (FT4)rappresentano la quota attiva dell’ormone e sono quindi un indice più affidabile di attività tiroidea, non essendo influenzate dalle variazioni delle proteine leganti l’ormone. Valori normali sono compresi fra 3.8 e 8.9 pmol/l e 9 e 20 pmol/l, Aumentano in tutte le forme di ipertiroidismo e in gravidanza, mentre valori ridotti si osservano nell’ipotiroidismo congenito e acquisito e nelle forme subcliniche di ipotiroidismo.
La valutazione degli ormoni tiroidei dà un’idea della secrezione ormonale della tiroide, ma non permette di diagnosticare condizioni di ipo e ipertiroidismo subclinici o di valutare la soppressione della secrezione di Tsh nei casi di tumore. Il dosaggio degli ormoni tiroidei deve quindi essere integrato con il dosaggio del Tsh.
L’ormone
I suoi valori normali sono di solito compresi fra 0,26 e 5,0 mU/l.
Il Tsh è molto ridotto nell’ipertiroidismo, è ridotto nell’ipotiroidismo centrale, aumenta nell’ipotiroidismo primario, può aumentare lievemente nell’ipotiroidismo subclinico che si presenta con valori di FT3 e FT4 ridotti ma ancora nella norma.
La calcitonina
La calcitonina è un ormone prodotto dalle cellule C parafollicolari della tiroide. La sua funzione principale è quella di tenere bassa la concentrazione del calcio nel sangue con un’azione antagonista a quella del paratormone o Pth (ormone prodotto dalle paratiroidi).
I valori normali sono di solito inferiori a 5 pg/ml. Il dosaggio della calcitonina è utile per la diagnosi e il follow-up del carcinoma midollare della tiroide, sia sporadico sia familiare.
La tireoglobulina plasmatica (Htg)
È una proteina presente nei follicoli tiroidei. I valori normali sono compresi fra 7,5-37.5 pmol/l.
Il dosaggio della tireoglobulina è importante nei soggetti con carcinoma tiroideo dopo l’asportazione totale della ghiandola, nella diagnosi differenziale tra ipertiroidismo e tireotossicosi factitia (ossia, dovuta a ingestione di ormoni tiroidei) e nell’ipotiroidismo congenito.
Gli anticorpi anti-tireoglobulina
Il dosaggio della tireoglobulina deve essere sempre accompagnato dal dosaggio degli anticorpi anti-tireoglobulina. La presenza di anticorpi anti-tireoglobulina (anti-Tg) e anti-tireoperossidasi (anti-TPO, un tempo definiti come anti-microsomiali) è indicativa di una malattia autoimmune.
Aumentano soprattutto nella tiroidite di Hashimoto e nella malattia di Basedow, ma possono risultare positivi anche nel 10% della popolazione sana.
In alcuni laboratori è possibile dosare le immunoglobuline tireostimolanti (TSab). Questi anticorpi sono presenti in circa il 90 per cento dei soggetti con malattia di Basedow.
La Tbg (thyroid hormone binding globuline)
È una proteina che veicola gli ormoni tiroidei in circolo. È sopra i livelli normali nell’ipotiroidismo e nella gravidanza, durante l’uso di farmaci (estrogeni), mentre è ridotta nell’ipertiroidismo, in casi di malnutrizione, nell’alcolismo.
Il test di stimolo con Trh
Il Trh è l’ormone prodotto dall’ipotalamo per il rilascio del Tsh. Meno usato rispetto al passato, è ancora utile nei rari casi di ipertiroidismo Tsh-indotto e nell’ipotiroidismo centrale.
Nelle persone normali il Tsh raggiunge un picco (2-5 volte il valore basale) nei primi 15-30 minuti dopo somministrazione endovenosa di 200 microgrammi di Trh per poi ridiscendere gradualmente.
Nell’ipertiroidismo classico il Tsh basale è soppresso e non si modifica dopo Trh, mentre nell’ipotiroidismo primario si ha una risposta esagerata del Tsh al Trh, senza aumento di FT3 e FT4.
L’ecografia della tiroide
È un metodo molto diffuso per la diagnosi dei disturbi alla tiroide. Non usa raggi X, ma ultrasuoni (onde sonore che l’orecchio umano non riesce a percepire), quindi può essere utilizzato in qualunque fase della vita, anche quelle più delicate come l’infanzia o la gravidanza.
Come si effettua
L’ecografia viene effettuata da un radiologo ecografista, che utilizza un macchinario dotato di monitor e collegato a una sonda, che viene fatta scorrere sul collo con l’aiuto di un gel. Gli ultrasuoni raggiungono la ghiandola e ne sono assorbiti oppure rimbalzati a seconda delle eventuali anomalie strutturali.
A che cosa serve
È un esame importante che fornisce indicazioni sulle dimensioni, la localizzazione e l’ecostruttura della ghiandola, ma non sulla sua attività.
In altre parole, può dire se la tiroide è normale oppure se è troppo grande o piccola, se ci sono noduli e di che tipo, se sono presenti infiammazioni o se il tessuto è sano, se ci sono calcificazioni piccole o grandi. Non dice, però, se la tiroide funziona troppo o troppo poco: di conseguenza va integrata con altri controlli.
L’ecografia della tiroide può essere indicata quando il medico avverte un ingrossamento oppure nota la presenza di noduli o disomogeneità alla palpazione.
L’esame va ripetuto una volta all’anno se si trovano uno o più noduli, mentre può essere effettuato più raramente nel caso di tiroidite cronica senza noduli.
L’ecografia permette di evidenziare anche noduli piccoli e quindi non rilevabili alla palpazione, di valutarne le dimensioni, di distinguere le lesioni solide da quelle cistiche (con liquide all’interno della cisti), ma non consente una diagnosi di sicurezza della loro natura benigna o maligna.
Per questa ragione in caso di riscontro di uno o più noduli lo specialista può decidere di eseguire un agoaspirato, che permette di raggiungere con maggiore precisione la zona della lesione.
Quando va integrata da altri esami
In presenza di un gozzo voluminoso, la tiroide può essere stata spinta così in basso e all’indietro che la valutazione ecografica diventa complessa e possono pertanto rendersi necessari altri approfondimenti, come l’esame radiologico del collo o del mediastino superiore(spazio compreso tra i due polmoni) per evidenziare eventuali segni di compressione e di spostamento della trachea o la Tc (tomografia computerizzata) e la Rm (risonanza magnetica) per vedere i rapporti con i vasi e le strutture mediastiniche e individuare eventuali metastasi in sede profonda.
Il color-doppler e il power-doppler
Oggi alla metodica ecografica classica si sono aggiunte nuove modalità come il color-doppler e il power-doppler, che attraverso l’uso di colori forniscono importanti informazioni sullo stato di vascolarizzazione del tessuto della tiroide e dei noduli e sulle eventuali lesioni.
L’elastografia
È un’applicazione dell’ecografia ancora più recente, che fornisce informazioni sulla durezza del tessuto tiroideo o di un nodulo e può aiutare a distinguere tra nodulo benigno (che è più morbido) e maligno (che ha una durezza maggiore).
L’agoaspirato
L’esame citologico del materiale aspirato con ago sottile rappresenta una parte essenziale nel percorso diagnostico del nodulo tiroideo e deve sempre essere eseguito in presenza di noduli sospetti di diametro superiore a 1 cm.
È una procedura che si effettua in ambulatorio, senza anestesia e senza particolari preparazioni. Solo se una persona è in terapia con farmaci anticoagulanti, può essere richiesto un test per verificare la coagulazione del sangue. Infatti, la procedura può determinare un sanguinamento che nelle persone che prendono questi farmaci potrebbe essere eccessivo.
Come si effettua
L’esame si esegue inserendo nel collo, dietro guida ecografica, un ago di siringa sottile che raggiunge la zona della lesione e preleva aspirandola una piccola quantità di cellule sospette.
La procedura non è dolorosa, ma potrebbe causare un leggero fastidio paragonabile a una normale iniezione. La durata dipende dall’abilità dell’operatore. Essendo effettuata sotto controllo ecografico, è possibile visualizzare con attenzione il percorso dell’ago ed evitare di pungere nervi e vasi sanguigni.
Al termine dell’esame è opportuno applicare un impacco freddo nella zona per lenire il fastidio e per evitare la comparsa di piccoli versamenti di sangue, che sono comunque destinati a riassorbirsi nel giro di qualche giorno.
Finita l’indagine, si può tornare a casa e riprendere la propria attività; è possibile avvertire un po’ di indolenzimento nella zona del collo, che non causa comunque limitazioni.
A che cosa serve
Permette di prelevare una piccola quantità di cellule della formazione sospetta e di esaminarle in laboratorio per capire la reale natura della lesione e poter formulare una diagnosi appropriata.
La scintigrafia
È un esame che fornisce indicazioni sia sulla morfologia sia sulla funzionalità della tiroide, quindi viene prescritto nel caso in cui si vogliano avere maggiori indicazioni rispetto a quelle fornite dagli altri esami, in modo particolare dall’ecografia che ha messo in evidenza la presenza di uno o più noduli.
Questa indagine non viene eseguita su bambini, donne in gravidanza e in allattamento perché vengono somministrati mezzi di contrasto radioattivi. Nei giorni precedenti è bene sospendere l’assunzione di fonti di iodio (attraverso sale o integratori) oltre che di eventuali farmaci per la tiroide.
Come si effettua
Si effettua somministrando alla persona un mezzo di contrasto, radiotecnezio oppure radioisotopi dello iodio.
Il radiotecnezio viene iniettato per via endovenosa, quindi si attendono venti minuti e si procede all’esame.
Gli isotopi dello iodio si assumono per bocca ed è necessario attendere alcune ore (da 6 a 24) perché si assorbano e quindi si possa effettuare l’esame.
Viene quindi misurata la radioattività in corrispondenza della superficie cutanea davanti alla tiroide e dalla curva di captazione si possono dedurre importanti informazioni sulla funzionalità della tiroide.
A che cosa serve
La scintigrafia permette di distinguere tra noduli freddi e noduli caldi, situazioni infiammatorie, ipertiroidismo, e di valutare eventuali esiti di un intervento chirurgico nella zona.
Nella tiroide normale la captazione aumenta nel tempo e raggiunge il valore massimo dopo 24 ore.
Una captazione massima alla sesta ora seguita da una riduzione successiva indica un accelerato turnover tipico dell’ipertiroidismo; una captazione ridotta o assente si osserva nei casi in cui siano state assunte elevate quantità di iodio (mezzi di contrasto, assunzione di farmaci contenenti iodio, ormoni tiroidei).