Cefalea a grappolo
Cefalea a grappolo: cosa è, come si manifesta, i sintomi e le cause, le possibili cure e la prevenzione
È un mal di testa più raro rispetto alla cefalea tensiva e all’emicrania, ma è molto doloroso. Si manifesta con attacchi che non durano a lungo, ma che possono ripetersi più volte al giorno, influendo moltissimo sulla qualità della vita. Si tratta di una malattia poco conosciuta. In passato, si pensava addirittura che fosse legata a ulcere gastriche. Per questo, è importante riconoscerla e curarla nel modo giusto.
Un dolore invalidante
Rappresenta la terza tipologia, per frequenza, di cefalea primaria più comune. È un mal di testa talmente invalidante che un tempo veniva anche chiamata “cefalea da suicidio”. Le mamme che ne soffrono riferiscono che il dolore del parto non è nulla in confronto a questo.
Il nome deriva dal fatto che gli attacchi dolorosi si susseguono a breve distanza di tempo: si raggruppano “come gli acini di un grappolo d’uva” in determinate ore del giorno e stagioni dell’anno.
Esattamente come le altre forme, può essere episodica o cronica. È episodica quando il grappolo dura da sette giorni ad alcuni mesi, con intervalli liberi da malattia superiori a due settimane. È cronica, invece, quando gli attacchi si presentano ogni giorno per più di un anno consecutivamente (10% dei casi). La cefalea a grappolo è più frequente durante i periodi di cambiamento climatico, soprattutto in primavera e in autunno.
Come si manifesta
Il dolore della cefalea a grappolo è intenso, di tipo trafittivo e strettamente monolaterale. Si localizza intorno all’occhio e allo zigomo, e a volte si irradia a tempia, mandibola, naso, arcata dentaria e/o mento.
Il male alla testa può essere accompagnato da altri disturbi. I principali, nello stesso lato del dolore, sono: abbassamento della palpebra, lacrimazione, arrossamento e irritazione della congiuntiva, congestione nasale, arrossamento e gonfiore dell’occhio, contrazione della pupilla, rossori al volto.
Durante la crisi la persona non riesce a stare ferma, perché il mantenere una posizione, qualsiasi essa sia, può aumentare il dolore. Per questo tende a camminare avanti e indietro, colpirsi e/o a premere il lato sofferente con le mani o oggetti. La posizione coricata peggiora il dolore e a volte prolunga l’attacco. A differenza dell’emicrania, non si accompagna quasi mai a nausea o vomito e, in particolare, non è mai associata all’aura.
La durata
L’attacco, che raggiunge la massima intensità nel giro di 2-15 minuti, può durare da 15 minuti a tre ore. Poi diminuisce velocemente sino a scomparire del tutto.
In molti casi le crisi si presentano nello stesso momento della giornata. Il periodo più a rischio è quello compreso fra le nove di sera e le dieci del mattino, prevalentemente durante la fase di sonno Rem (rapid eyes movement), cioè quella in cui si sogna.
Durante il grappolo, ossia il periodo nel quale compaiono gli attacchi, si possono avere da una crisi ogni due giorni a plurime crisi in 24 ore. Comunque, è bene specificare che gli attacchi hanno frequenze, durate e intensità estremamente variabili da persona a persona.
Le ipotesi sulle cause
Sui meccanismi che scatenano la cefalea a grappolo sono state avanzate diverse ipotesi. Recentemente si è scoperto che lo stimolo doloroso può originare dalla sostanza grigia dell’ipotalamo (parte del cervello) e coinvolgere poi le vie del dolore fino al volto. Inoltre, si è visto che i livelli di compromissione dei meccanismi centrali di elaborazione del dolore variano a seconda che si tratti di cefalea a grappolo episodica o cronica, in fase di remissione o durante il grappolo.
Secondo molti esperti, invece, la causa principale sarebbe rappresentata da alterazioni ormonali e nervose, come l’anomala produzione di melatonina, un ormone normalmente secreto durante la notte che ha effetti sulla regolazione del sonno.
Altre teorie suggeriscono che alla base di tutto ci sia uno squilibrio della parte dell’ipotalamo che gestisce, tra le altre cose, anche i ritmi circadiani (che definiscono le attività giorno-notte). Questo aiuterebbe anche a spiegare perché gli attacchi e i cicli stessi hanno cadenze precise, quasi scandite da un orologio.
Infine, alcuni studi dimostrano un mal funzionamento del controllo del dolore che coinvolge le terminazioni del ganglio sfeno-palatino, una struttura nervosa collegata con il nervo trigemino e con le vie nervose che conducono gli stimoli alle ghiandole lacrimali e alla mucosa nasale. Per questo la crisi dolorosa è accompagnata da sintomi come lacrimazione e congestione nasale.
I fattori scatenanti
Quel che è certo è che le crisi possono essere favorite da una serie di fattori scatenanti. Indubbiamente un ruolo importante è giocato dallo stile di vita. Lo dimostra il fatto che negli ultimi anni, da quando cioè le donne stanno assumendo comportamenti prettamente maschili, la malattia (fino a ieri più frequente negli uomini) si sta diffondendo anche nel sesso femminile. In effetti, svolgere lavori di responsabilità, avere ritmi di vita stressanti, essere in una condizione permanente di tensione psichica, fumare sono tutti fattori che giocano un’azione negativa. Anche l’allentamento della tensione e il rilassamento dopo un’intensa attività, comunque, possono favorire una crisi di cefalea a grappolo.
Non bisogna poi dimenticare i “nemici” comuni anche alle altre forme di cefalea primaria: l’alterazione dei ritmi sonno-veglia, il jet-lag (sindrome da cambiamento del fuso orario) e il consumo di bevande alcoliche, che favorirebbero una possibile azione di squilibrio chimico nell’ipotalamo. Sembra che questi fattori agiscano durante la fase attiva della malattia, cioè durante il grappolo, e non in una fase di remissione (il periodo fra un grappolo e l’altro).
Le categorie più colpite
Se nell’emicrania e nella cefalea tensiva il sesso più vulnerabile è quello femminile, in questa tipologia di cefalea è il contrario: gli uomini sono interessati in un rapporto 3 a 1 con le donne.
La fascia d’età più colpita è quella compresa tra i 15 e i 30 anni, ma la malattia può manifestarsi fino a 50 anni e oltre. I pazienti che soffrono di questa forma di mal di testa spesso, curiosamente, presentano tratti fisici particolari, come cranio e mento ampi, colorito rosso, rughe profonde, capillari in vista, rime palpebrali ristrette e altezza più elevata rispetto alla media.
Per quanto riguarda le condizioni economiche, sembra che le classi più colpite siano quelle medio-alte e le professioni più a rischio manager, dirigenti, imprenditori, direttori e così via.
La cefalea a grappolo femminile pare comunque diversa da quella maschile: esordisce più precocemente (in media 25,3 anni contro 29), i periodi di grappolo e quelli di remissione sono più brevi, nausea e vomito si presentano più spesso.
Le cure
Le crisi sono molto dolorose e invalidanti. Ecco perché chi soffre di questa patologia ha più bisogno degli altri pazienti di un trattamento d’emergenza rapido ed efficace. Il farmaco in assoluto più efficace è sumatriptan, che appartiene alla categoria dei triptani. Va assunto per via sottocutanea, tramite iniezioni: agisce nel giro di pochissimo tempo.
Un’alternativa al sumatriptan per il trattamento della crisi dolorosa è l’indometacina, un Fans (farmaco antinfiammatorio non steroideo) che può essere somministrato sia per via intramuscolare sia in supposte. Talvolta possono essere utilizzati anche i derivati dell’ergot.
Per la cura sintomatica della cefalea a grappolo può essere indicata l’inalazione di ossigeno tramite maschera facciale (dieci litri al minuto per 15 minuti).
Uno studio recente ha suggerito, poi, l’utilità dello spray a base di zolmitriptan, un triptano di ultima generazione. Questa forma di somministrazione, infatti, offre rapidità d’azione, efficacia e compliance (maggiore partecipazione della persona alle cure). È stato dimostrato che questo medicinale è efficace già a 15 minuti dalla somministrazione e, dopo 30 minuti, oltre il 47% dei pazienti con cefalea a grappolo episodica ottiene sollievo dal dolore.
La prevenzione
Per quanto riguarda la prevenzione, anche in questo caso è essenziale imparare a osservarsi, così da individuare i propri fattori scatenanti. In linea di massima, è bene non bere alcolici, tenere sotto controllo lo stress e andare a dormire e alzarsi più o meno alla stessa ora.