Tipi di insonnia

Comunemente, si tende a utilizzare il termine insonnia per indicare tutti i problemi del sonno. In realtà, di insonnia non ne esiste una sola, ma tanti tipi diversi a seconda sia delle cause sia della durata del problema sia del momento di comparsa.

In base al tempo di comparsa


Con il termine insonnia si definisce la percezione individuale di sonno insufficiente, poco ristoratore o comunque inadeguato allo svolgimento delle attività quotidiane.

Dormire male, infatti, non significa solo dormire poco: vuol dire anche svegliarsi più volte nel corso della notte, svegliarsi presto la mattina o faticare a prendere sonno. In tutti questi casi, infatti, la conseguenza è che il giorno successivo ci si sveglia stanchi e si avverte sonnolenza pomeridiana.

Proprio in base al tempo di comparsa, gli esperti distinguono fra insonnia iniziale, di mantenimento e terminale.

Insonnia iniziale


Riguarda chi ha parecchia difficoltà ad addormentarsi. Di solito, questa difficoltà si prolunga per oltre 30 minuti dal momento in cui ci si corica.

Insonnia di mantenimento


È caratterizzata dalla comparsa di microrisevgli notturni. In questo caso il soggetto non ha difficoltà ad addormentarsi, ma durante il sonno si sveglia più volte. Questi risvegli possono essere talmente rapidi da non essere avvertiti: ciò non significa, però, che siano del tutto innocui. In altri casi questi risvegli sono più “marcati” e si può fare fatica a riprendere sonno.

Insonnia terminale


Si verifica quando compaiono risvegli mattutini precoci con difficoltà a riaddormentarsi. In pratica, l’individuo si sveglia molto presto al mattino, e non riesce più a riaddormentarsi, pur rimanendo a letto. In realtà, infatti, si sente stanco e desidererebbe dormire ancora.

In relazione alla durata


L’insonnia può essere classificata, poi, in relazione alla sua durata. Anche in questo caso, si possono individuare tre tipi di insonnia: occasionale, transitoria e persistente o cronica.

Occasionale


L’insonnia è occasionale quando dura due o tre giorni al massimo. In genere, dipende da situazioni temporanee che causano eccessiva tensione, turbano l’equilibrio emotivo e psicologico della persona oppure interferiscono a livello fisico, come pasti troppo abbondanti, pennichella pomeridiana, cambio di lavoro. Non sempre, comunque, ci sono cause apparenti. Questo tipo di insonnia spesso colpisce anche i bambini o i ragazzi durante la scuola (prima di un esame o per un brutto voto) o alla vigilia di un impegno sportivo. Il più delle volte l’insonnia occasionale non richiede un trattamento specifico perché scompare spontaneamente o comunque non appena si risolvono le cause scatenanti.

Transitoria


I medici parlano di insonnia transitoria per definire un periodo di due o tre settimane di sonno non soddisfacente. Spesso alla base ci sono preoccupazioni per eventi che comportano una tensione emotiva particolare (disoccupazione, divorzio, perdita di una persona cara). Una volta superate queste situazioni o con il trascorrere del tempo, generalmente si fa ritorno al sonno “normale”. Nel frattempo, per migliorare la situazione si può ricorrere a rimedi specifici o a vere e proprie cure.

Insonnia persistente


È la forma più seria e consiste in un sonno di cattiva qualità che si presenta per gran parte delle notti per oltre un mese. È un disturbo molto complesso, che può essere provocato da:

- cause organiche, per esempio asma, russamento, apnee, sindrome delle gambe senza riposo;

- cause psicologiche, come depressione;

- altre cause ancora sconosciute.

A seconda delle cause


Esiste anche un terzo tipo di classificazione: in base alle cause scatenanti si può distinguere tra insonnie primarie e insonnie secondarie.

Insonnie primarie


Queste forme di insonnia non sono collegate, almeno in apparenza, a disturbi organici o psicologici.

Talvolta, invece, sono associate a eventi particolari, sia negativi sia positivi, che possono far scattare una tensione interna. Per questo motivo, quando il soggetto comincia a non dormire due-tre notti di seguito, può sviluppare un condizionamento negativo (che porta a pensare cose come “anche stanotte non dormirò”). In pratica, anche se l’evento stressante che ha scatenato l’insonnia si risolve, la persona non riesce comunque a dormire. Si instaura un disturbo della durata di diverse settimane, in grado di indurre in chi ne soffre un circolo vizioso “stress-insonnia-aumento dello stress derivato dall’insonnia” che può trasformare un’insonnia transitoria in un’insonnia stabile e cronica. Questa insonnia è definita psicofisiologica.

Un’altra forma di insonnia primaria è l’insonnia idiopatica, che riguarda gli individui che fin da piccoli hanno questo disturbo del sonno in assenza di qualunque altra patologia.

Ci sono poi i soggetti affetti da insonnia da errata percezione del sonno. In pratica, si tratta di persone che dormono in maniera normale o quasi, ma hanno la sensazione di dormire poco e male: se si registra il loro sonno con un apparecchio si osserva che c’è una netta discrepanza tra dati oggettivi e soggettivi.

Il trattamento dell’insonnia primaria è a volte complesso, perché il medico di famiglia si trova di fronte a un disturbo di cui non è sempre ben chiara l’origine. Talvolta, è opportuno ricorrere, oltre al trattamento farmacologico, a una terapia non farmacologica come quella cognitivo-comportamentale.

Insonnie secondarie


Alla base dell’insonnia secondaria si possono distinguere precise cause fisiche, come: angina pectoris, scompenso cardiaco, apnee notturne provocate da ostruzioni delle vie respiratorie, asma, disfunzioni della tiroide (iper o ipotiroidismo), ipertrofia della prostata, arrivo della menopausa o del ciclo mestruale, progressione della gravidanza.

Questa forma di insonnia può essere legata anche a cause psichiche, principalmente ansia e depressione. Nel primo caso è più frequente una difficoltà di addormentamento, mentre nel caso di una depressione è più frequente un problema di risveglio precoce al mattino.

Ci sono anche situazioni oggettive che provocano insonnia secondaria, come una cattiva igiene del sonno, uno stile di vita inadeguato, l’abuso di particolari sostanze, soprattutto alcol e anfetamine. Nei casi di insonnia secondaria la diagnosi medica è agevolata dalla presenza di specifiche malattie o disturbi collegati alla difficoltà di dormire.

Più comune nelle donne


L’insonnia può interessare persone di tutte le età e di entrambi i sessi, anche se sembra predominare nel sesso femminile. Questo dipende sicuramente dal fatto che nella nostra società le donne sono chiamate a svolgere più ruoli contemporaneamente e a garantire prestazioni elevate.

Fra l’altro, la maggiore emotività e la grande apprensione verso le difficoltà che, in genere, caratterizzano la sensibilità femminile possono influenzare fortemente i delicati ritmi del sonno.

L’insonnia è più comune nelle persone di una certa età. Fra i 45 e i 55 anni la percentuale delle donne insonni aumenta dal 20% al 40%, mentre negli uomini il numero degli insonni sale avvicinandosi ai 60 anni (passa dal 20 al 30% circa).

L’insonnia dell’anziano è caratterizzata da risvegli notturni (insonnia centrale) e/o precoce risveglio mattutino (insonnia terminale). In altre parole, le persone anziane si addormentano con facilità, ma il loro sonno dura molto poco e si risvegliano molto presto al mattino.