15/01/2018

Le cure antidepressione

La depressione può avere ripercussioni molto importanti sulla vita delle persone colpite, che in alcuni casi non riescono più a lavorare o a studiare, a impostare e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse nelle attività. Addirittura tra il 10 e il 15 per cento dei depressi gravi muore per suicidio.

Più giovane è la persona colpita, più gravi sono le conseguenze: in questi casi diventa, infatti, difficile costruire il proprio futuro.

Ecco perché è essenziale non trascurare eventuali segnali e soprattutto curarsi. Oggi, i medici hanno a disposizione diverse armi per affrontare la patologia.

La diagnosi è spesso tardiva

Purtroppo, se frequentemente le persone ansiose si affannano nella ricerca di terapie, quelle depresse sono passive anche da questo punto di vista: raramente riconoscono la malattia, si rivolgono al medico e soprattutto credono di potersi curare.

Lo stigma sociale che si accompagna alla depressione di certo non facilita le cose: anche quando i diretti interessati e i loro cari riconoscono che la situazione è anomala, spesso, non approfondiscono e non chiedono aiuto perché si vergognano e si imbarazzano. Del resto, c’è da dire che molti pensano che la depressione sia una condizione mentale che non si può capire fino in fondo e con cui si può solo convivere.

Addirittura c’è chi rinuncia a curarsi perché ha paura delle terapie, in particolare degli psicofarmaci: è abbastanza comune il timore di diventare dipendenti, di subire cambiamenti della personalità o, magari, di rimanere intossicati.

Alla luce di tutto questo non stupisce che in molti casi la malattia venga diagnosticata con un enorme ritardo, quando gli effetti sulla vita dell’individuo sono già molto significativi e quando richiede un trattamento più complesso.

L’utilità della psicoterapia

Eppure la depressione è curabile. Bisogna però avere pazienza e fidarsi del medico. Spesso, infatti, la malattia è complessa, non si presenta in maniera chiara e si associa ad altre patologie: di conseguenza, prima di trovare le terapie più efficaci possono essere necessari anche più tentativi.

In tutti i casi, il trattamento è altamente personalizzato: ciò che funziona per un paziente può essere poco efficace per un altro. Il percorso terapeutico, dunque, va studiato ad hoc dall’esperto in relazione alle caratteristiche dell’individuo e della malattia.

Nelle forme più lievi può essere indicata la sola psicoterapia, quasi sempre una psicoterapia breve a indirizzo cognitivo-comportamentale, che si basa su una serie di colloqui individuali con la persona.

Gli obiettivi sono diversi. Innanzitutto, il medico aiuta il soggetto ad adottare nuovi punti di vista, facendogli capire che il cambiamento è possibile. Inoltre, lo incoraggia a minimizzare e risolvere i propri problemi; a modificare le proprie aspettative su se stesso e a identificare e modificare i modi di pensare disfunzionali. Infine, lo incentiva a impegnarsi in attività piacevoli e gratificanti, cercando di non farlo concentrare solo sui pensieri più negativi e disturbanti, e gli permette di prendere consapevolezza in merito ai circoli viziosi che mantengono e aggravano la malattia.

In genere, nell’arco di tre-quattro mesi si crea un rapporto empatico fra curante e assistito che, insieme al lavoro svolto durante le sedute e a casa, genera grandi benefici.

Al termine del percorso, è importante fare una terapia di mantenimento, che agisca sulla vulnerabilità e sulle strategie utili a evitare le ricadute.

Quando servono i farmaci

Nelle forme medio-gravi di depressione, la psicoterapia va affiancata quasi sempre a una cura farmacologica.

I farmaci più utilizzati sono gli antidepressivi, che funzionano modulando l’azione dei neurotrasmettitori. Oggi esistono molte molecole efficaci e con alti profili di sicurezza: è lo psichiatra a individuare quella più adatta al caso specifico.

Le classi più usate sono quattro:

gli ansiolitici-ipnotici: attenuano gli stati di ansia e angoscia;

gli antidepressivi: funzionano normalizzando le quantità delle sostanze chimiche che agiscono comunemente nel cervello, soprattutto serotonina, dopamina, noradrenalina e melatonina;

gli antipsicotici: agiscono contro i sintomi maniacali;

gli stabilizzatori dell’umore: regolano il tono dell’umore, cercando di dargli una stabilità nel tempo.

La terapia della luce (light therapy)

In associazione alle cure farmacologiche e alla psicoterapia, il medico potrebbe consigliare anche l’utilizzo di altre metodiche.

Innanzitutto la light therapy o terapia della luce che, come dice il nome stesso, consiste nell’esposizione a una luce speciale per 30 minuti al giorno per un paio di settimane.

Questo trattamento si avvale dell’utilizzo di apposite lampade, che riproducono lo spettro della luce del sole, a eccezione dei raggi Uva, e somministrano stimoli luminosi precisi. Quali effetti hanno? La luce equilibra i livelli di melatonina e di serotonina nel sangue, due ormoni implicati nello sviluppo della depressione.

La terapia della luce va sempre prescritta dallo specialista e può essere effettuata negli ospedali o negli studi privati. Oggi, comunque, in commercio si trovano anche apparecchi domiciliari.

La terapia della veglia

Contro la depressione, è molto utile anche la terapia della veglia. Si tratta di un trattamento che ha lo scopo di manipolare il ritmo del sonno, invitando il soggetto ad andare a dormire presto la sera e a svegliarsi presto il mattino.

In alcuni casi si ricorre addirittura alla deprivazione del sonno: in pratica, si intrattiene la persona malata per un giorno, senza mai farla dormire. In questo modo, si favorisce un riequilibrio del ritmo sonno-veglia e si migliorano i sintomi depressivi.

Anche in questi casi non bisogna avere fretta: ci vuole un po’ di tempo prima di poter beneficiare dei risultati. La durata delle cure va sempre stabilita dallo specialista, in genere comunque si tratta di periodi abbastanza lunghi.

Altre tecniche

In alcuni casi, può essere indicata la stimolazione transcranica magnetica, una tecnica particolare effettuata tramite l’utilizzo di uno “stimolatore”, uno strumento che è in grado di generare un campo magnetico a livello cerebrale per un breve periodo di tempo. Il campo magnetico va a modificare l’attività della corteccia cerebrale, migliorando i sintomi depressivi.

Nella maggior parte dei casi, il macchinario è costituito da una sorta di cerchietto da indossare intorno alla testa, collegato al generatore del campo magnetico. Solitamente per avere buoni risultati sono sufficienti sette-dieci sedute, della durata di pochi minuti l’una.

Infine, il medico potrebbe consigliare la stimolazione vagale. In questo caso, occorre effettuare un piccolo intervento, attraverso cui si mette sotto la pelle del collo, in corrispondenza del nervo vago, un elettrodo, che stimola in modo continuo le aree cerebrali coinvolte nella comparsa della depressione. Il dispositivo viene lasciato in sede per un tempo variabile da persona a persona.

Le regole di prevenzione

Il rischio di depressione e di ricadute si riduce se si segue uno stile di vita sano. In particolare, è consigliabile:

seguire una dieta equilibrata e normocalorica;

limitare il consumo di alimenti eccitanti: no alla nicotina e no all’eccesso di caffeina, teina, o cioccolato;

evitare il consumo di alcool e droghe, che hanno importanti effetti sul sistema nervoso centrale e sulle funzioni mentali;

praticare una regolare attività fisica: almeno 40-60 minuti di sano movimento per tre-quattro volte alla settimana svolgono un ruolo protettivo;

dormire un numero sufficiente di ore ed evitare di perdere il sonno;

cercare di non condurre una vita troppo impegnata su troppi fronti, con l’esposizione a più occupazioni ugualmente impegnative;

non sottovalutare i campanelli di allarme, come la perdita di interesse e/o di piacere per le cose normali e il calo di concentrazione, attenzione o memoria di lavoro;

non isolarsi ma restare in contatto con familiari, amici, colleghi di lavoro e così via;

non prendere decisioni importanti in un momento in cui ci si sente “giù”.