Leucocitosi e leucopenia
I globuli rossi non sono le uniche particelle del sangue che possono andare incontro ad anomalie e generare malattie. Anche i globuli bianchi possono subire delle alterazioni. La leucocitosi e la leucopenia sono tra le più comuni.
N. B. I valori indicati non vanno considerati in modo assoluto: infatti, le soglie di riferimento possono variare a seconda di vari parametri, come il laboratorio che ha analizzato il campione di sangue, l’età e il sesso della persona.
La leucocitosi
I leucociti o globuli bianchi sono le cellule di difesa dell’organismo, parte fondamentale del sistema immunitario. Ecco perché, in caso di infezioni, possono aumentare di numero.
Se le analisi del sangue rivelano una leucocitosi, ossia un livello elevato di leucociti nel sangue, dunque, bisogna sospettare che l’organismo stia lottando contro uno o più agenti patogeni.
Nel caso in cui la persona sia convalescente o sia nel pieno di una malattia già diagnosticata, come un’influenza, una bronchite, un’allergia, in genere, non bisogna temere: una volta guarita o passata la fase acuta, i valori torneranno normali.
Se, invece, apparentemente non c’è patologia, ma i globuli bianchi sono elevati bisogna indagare. Potrebbe esserci, infatti, un’infezione nascosta, per esempio alle vie urinarie, o anche una malattia più grave, come una leucemia o un linfoma.
I valori di riferimento
Si parla di leucocitosi quando, in una persona adulta, il numero di globuli bianchi supera la soglia di 11.000 unità per microlitro di sangue (ma bisogna considerare che la soglia può leggermente variare in base al laboratorio e alle caratteristiche del paziente come età e sesso).
Quando i globuli bianchi superano le 20.000 – 25.000 unità per microlitro è opportuno eseguire una visita ematologica, specie se sono presenti segni quali febbre, stanchezza o perdita di peso.
I valori generici delle cinque tipologie di leucociti per microlitro sono:
Neutrofili: 2500-7500
Eosinofili: 100-350
Basofili: 15-50
Linfociti: 1500-3500
Monociti: 200-800
Le cause
La leucocitosi può essere generalizzata o riguardare specifici sottogruppi di leucociti.
La leucocitosi più comune è determinata dall’incremento di neutrofili in risposta a un’infezione batterica, a un trauma o a un’infiammazione acuta, come otite, osteomielite, herpes zoster, malattie esantematiche, ascesso, meningite, tonsillite, intossicazione, infarto cardiaco, frattura eccetera. Si parla in questo caso di neutrofilia (leucocitosi neutrofila).
Eosinofili alti possono essere indicatori di asma, disordini autoimmuni, eczema, allergie in corso o febbre da fieno.
Quando sono i linfociti a superare le soglie considerate normali è possibile essere in presenza di infezioni virali acute (mononucleosi, epatite, pertosse), tubercolosi, brucellosi, leucemia linfoide acuta e cronica, linfoma, ipertiroidismo, anemia aplastica, stress, trisomie, abuso di alcol e fumo.
La leucocitosi basofilia è abbastanza rara, e poiché i basofili sono appena fra i 40 e i 100 per microlitro di sangue negli adulti, non è sempre facile diagnosticarla. I basofili alti possono essere sintomo di disturbi alla pelle, disordini mieloproliferativi, leucemia mieloide cronica o coliti ulceranti.
La monocitosi, ossia il numero superiore alla norma di monociti, si verifica spesso in risposta alle infiammazioni croniche o infezioni virali. Altre cause: neutropenia, disordini autoimmuni, alcune forme di linfomi, leucemia, sarcoidosi, vasculiti.
I sintomi
La leucocitosi, di per sé, non causa sintomi e viene scoperta attraverso le analisi del sangue. Sono le malattie che la scatenano a dare origine ad altre manifestazioni, che possono essere molto varie a seconda della patologia di base.
Le cure
In genere, se l’esame del sangue rivela una presenza elevata di leucociti, il medico prescrive altri accertamenti.
Generalmente, una malattia ematologica viene sospettata quando compare un incremento di una singola serie di leucociti rispetto agli altri. Nella maggior parte dei casi non è il numero in assoluto a essere espressione di gravità di malattia, ma la sintomatologia di accompagnamento. Per esempio, alcune forme di leucemia (quali la leucemia linfatica cronica) vengono scoperte casualmente negli anziani e, in un primo tempo, non richiedono trattamento specifico. In altri casi la conta dei linfociti può anche essere molto alta (fino e oltre 100.000 linfociti per microlitro). In altri casi, un incremento anche modesto di alcune serie dei leucociti possono essere espressione di patologie ematologiche acute se accompagnate da astenia, febbre, perdita di peso, sudorazione notturna, eccetera.
Quindi, se ci troviamo di fronte a valori anche non particolarmente alterati ma accompagnati segni e sintomi ingravescenti, sarà necessario approfondire la causa, anche eseguendo esami specialistici ematologici.
*Una volta individuata la causa, verrà prescritta una terapia mirata. Nella maggior parte dei casi, è sufficiente curare la causa di fondo per ristabilire il normale valore dei leucociti nel sangue. Questo è particolarmente vero se alla base della leucocitosi non vi è una malattia ematologica ma infettiva.
Da sapere
Nella valutazione delle alterazioni del numero dei globuli bianchi è importante non contare la percentuale tra i vari componenti (per esempio granulociti, linfociti, ect), ma il loro numero assoluto.
In alcuni periodi della vita, come alla nascita, durante la gravidanza, in situazioni di forte stress o a seguito di una splenectomia (l’asportazione chirurgica della milza) è normale che i livelli di leucociti risultano più alti.
Altri fattori che possono innalzare il numero di queste particelle sono: il fumo, l’attività sportiva, le ustioni, l’avvelenamento da mercurio o da morso di insetto, l’uso di farmaci corticosteroidi, fattori ereditari.
La leucopenia
Si tratta della riduzione del numero di leucociti al di sotto di 3.500 per microlitro di sangue (soglia che può leggermente variare in base al laboratorio e alle caratteristiche del paziente come età e sesso), che spesso rende il soggetto maggiormente predisposto alle infezioni.
Poiché la riduzione di monociti, eosinofili e basofili non può determinare leucopenia (visto il loro scarso contributo alla conta totale dei globuli bianchi), questa condizione è in genere espressione di un calo dei neutrofili, e si parla allora di neutropenia, o dei linfociti, si parla allora di linfocitopenia.
Le cause
Fra le possibili cause della leucopenia ci sono tutti i disturbi e le condizioni che compromettono la salute del midollo osseo, l’organo che produce proprio i globuli bianchi, come le infezioni virali o le disfunzioni del midollo osseo stesso, ma anche le malattie autoimmuni, le patologie congenite o alcune forme di cancro (come leucemia).
La diminuzione dei globuli bianchi può derivare anche da problemi alla milza e malattie epatiche.
Anche alcune cure e alcuni farmaci, come chemioterapia, radioterapia, certi tipi di antibiotici e di diuretici, possono ridurre temporaneamente il numero di globuli bianchi.
È importante ricordare che nel caso di deficit nutrizionali, come la carenza di vitamine del complesso B o della folina, oltre ad avere una anemia carenziale, si verifica anche una riduzione dei globuli bianchi e delle piastrine in quanto i progenitori del midollo osseo sono simili (cellule staminali mieloidi).
I sintomi
La leucopenia, se non è particolarmente rilevante, da sola può essere asintomatica.
I sintomi variano in relazione alla causa scatenante e al numero assoluto di globuli bianchi. In particolare, se i neutrofili sono inferiori a 1.000 per microlitro vi è un incremento del rischio di infezioni spontanee.
Le cure
In presenza di una leucopenia, è necessario che venga consultato un ematologo che valuterà la necessità di eseguire esami volti a confermare la gravità della leucopenia e le eventuali alterazioni morfologiche delle cellule. Gli accertamenti potrebbero anche prevedere l’esame del midollo osseo, tramite ago aspirato o biopsia.
Il trattamento deve essere iniziato solo dopo conferma della malattia di base, con esami anche ultraspecialistici (per esempio di biologia molecolare). Questo prevede terapie specifiche per far fronte alla patologia. Non sempre, come detto, una ridotta funzionalità del midollo ha cause ematologiche neoplastiche (come le leucemie o le sindromi mielodisplastiche). Ci sono casi in cui l’origine è solo carenziale. La terapia sarà ovviamente correlata alla causa.