18/09/2020

L’apparato cardiovascolare

Il sangue scorre nel corpo grazie al cuore, la pompa che lo spinge attraverso un sistema di arterie e di vene. Tutti questi elementi nel loro complesso costituiscono l’apparato cardiovascolare (o cardiocircolatorio). Ecco come funziona nel dettaglio.

Le due circolazioni

Il sangue che scorre all’interno del corpo non è tutto uguale: c’è quello venoso (trasportato dalle vene), carico di anidride carbonica e proveniente dalla periferia, e quello arterioso, ossigenato e “ripulito” dai polmoni, pronto a rientrate nuovamente in circolo (trasportato dalle arterie).

L’apparato cardiovascolare può essere diviso in due: la piccola e la grande circolazione.

La piccola circolazione

La piccola circolazione forma un circuito tra il cuore e i polmoni e ha il compito di trasportare il sangue venoso, ricco di anidride carbonica e prodotti di rifiuto, dal cuore destro (in cui rientra dopo aver ceduto l’ossigeno a tutti i tessuti) ai polmoni, dove viene ossigenato, per poi essere riportato nuovamente al cuore, questa volta nella sua porzione sinistra, che lo rilancia verso tutto l’organismo, in un ciclo che dura tutta la vita. Ecco come funziona.

L’atrio destro riceve dalle vene cave superiore e inferiore il flusso sanguigno che arriva, rispettivamente, dalla parte superiore del corpo (arti superiori, collo e testa) e da torace, addome, pelvi e arti inferiori.
Il sangue procede dall’atrio destro al ventricolo destro e da qui, tramite le arterie polmonari (denominate arterie solo perché partono dal cuore, ma addette al trasporto di sangue “venoso”), arriva ai polmoni dove può ossigenarsi.
Dai polmoni, le vene polmonari (denominate vene solo perché ritornano al cuore, ma in realtà contenenti sangue “arterioso”) deriportano il sangue ricco di ossigeno al cuore, nell’atrio sinistro. Qui inizia la grande circolazione.

La grande circolazione

La grande circolazione parte dal cuore e trasporta alla periferia il sangue ossigenato (sangue arterioso) e ritorna al cuore col sangue carico di anidride carbonica (sangue venoso) che poi viene reimmesso nella piccola circolazione per re-iniziare un nuovo ciclo.

Più precisamente:

1.     dall’atrio sinistro il sangue ossigenato procede nel ventricolo sinistro;

2.     il ventricolo sinistro, fornito della parete muscolare più potente del cuore, spinge il sangue nell’aorta, il tronco comune da cui originano tutte le arterie della grande circolazione;

3.     dall’aorta il sangue ossigenato viene immesso nella circolazione attraverso rami arteriosi e capillari sempre più piccoli;

4.     una volta che il sangue si è riempito di anidride carbonica e scorie, cioè prodotti del catabolismo cellulare da eliminare, viene riportato dalle vene cave all’atrio destro, dove si reimmette nella piccola circolazione.

Una curiosità

Il nome di vene e di arterie dipende dalla loro relazione con il cuore: le vene sono quelle che entrano nel cuore, le arterie sono quelle che ne escono. Ciò fa si che nella grande circolazione le arterie trasportino il sangue ossigenato e le vene quello carico di anidride carbonica.

Questa nomenclatura si inverte nella piccola circolazione: le arterie polmonari trasportano sangue carico di anidride carbonica, le vene polmonari sangue ossigenato.

Le vene

Le vene sono i vasi sanguigni che, nella grande circolazione, hanno il compito di trasportare il sangue carico di anidride carbonica e prodotti del catabolismo (la demolizione delle sostanze nutritive per ricavarne energia) dai distretti corporei periferici verso il cuore (direzione centripeta).

Le vene decorrono generalmente piuttosto in superficie, visibili sotto pelle grazie al loro tipico colore bluastro. Rispetto alle arterie, hanno un lume più ampio, sono più numerose (ci sono due vene per ogni arteria), con una parete più sottile.

Proprio a causa della loro parete sottile e del loro lume ampio, le vene possono immagazzinare anche grosse quantità di sangue, funzione molto importante in caso di emorragia o eccessiva sudorazione. 

Il sistema venoso ha origine nei distretti periferici dai capillari, i vasi del diametro più piccolo, e termina nel cuore. I capillari aumentano via via di dimensione per la confluenza di altri vasi, diventando venule, vene di piccolo calibro, vene di medio calibro e infine vene di grande calibro.
Tutto il sangue venoso confluisce nelle due vene cave: in quella superiore convergono i vasi provenienti dal capo, dal tronco e dagli arti superiori, mentre in quella inferiore le vene provenienti dagli arti inferiori e dall’addome.

Le arterie

Le arterie della grande circolazione sono i vasi sanguigni deputati al trasporto del sangue ricco di ossigeno e nutrienti, dal cuore a tutti gli organi e tessuti.

Le uniche arterie che si comportano diversamente sono quelle polmonari, che trasportano il sangue ricco di anidride carbonica e sostanze destinate all’eliminazione dal cuore ai polmoni, dove viene ossigenato.
A differenza delle vene, sono dotate di pareti molto robuste e contengono molte fibre muscolari ed elastiche.

Le arterie originano dai ventricoli (le due cavità inferiori del cuore) sotto forma di tronco polmonare e aorta e si dirigono, rispettivamente, verso i polmoni e i tessuti periferici, dando origine a una serie di vasi collaterali di calibro progressivamente minore.

Generalmente decorrono in profondità dei tessuti, affiorando solo in alcuni punti (come tempie e polso), dove è possibile sentirle pulsare.

Via via che si allontanano dal cuore, si ramificano in vasi più piccoli, fino a sfociare nei capillari.

Rispetto alle vene, che tendono a collassare, le arterie si mantengono pervie, grazie alla loro parete, mantenendo una forma circolare.

Due sistemi collegati

Anche se costituiscono due sistemi distinti, vene e arterie sono ovviamente collegate. Fra le arteriole e le venule più piccole, infatti, si trovano i letti capillari, che formano una rete fittissima e che permettono gli scambi con le cellule.
* In pratica, il sangue ricco di ossigeno e di sostanze nutritive entra nel letto capillare, nutre i tessuti e ne esce impoverito di ossigeno e arricchito di anidride carbonica e sostanze destinate all’eliminazione (che ha raccolto dai tessuti).
* Le venule e le vene raccolgono il sangue dai capillari e lo riportano verso il cuore.

Diverse sfumature di rosso

Quando si parla della tonalità del sangue, tutti pensano automaticamente al rosso. In realtà, il colore del sangue ha diverse sfumature: è rosso scarlatto quando è ossigenato e rosso scuro quando è pieno di anidride carbonica.
Queste variazioni dipendono dall’emoglobina, deputata al legame e al trasporto dell’ossigeno, che assume un colore rosso chiaro quando è ricca di ossigeno, scuro se ne è impoverita.

La maggior parte dell’anidride carbonica viene trasportata disciolta nel sangue, come gas (10%) o come ione bicarbonato (80%). Solo il 10% residuo si lega all’emoglobina, ma non interferisce con il suo legame all’ossigeno.

Che cosa è la pressione

Mentre scorre al loro interno, il sangue esercita una spinta sui vasi sanguigni, detta pressione. Questa spinta dipende dalla forza e dal ritmo con cui il cuore si contrae, dalla quantità di sangue in circolo e dalla resistenza a questo flusso di sangue opposta dalle pareti dei vasi, oltre che dall’effetto “pompa” esercitata dai muscoli, fondamentale per il ritorno del sangue venoso al cuore destro.
Esistono una pressione sanguigna arteriosa, esercitata sulle arterie, e una pressione venosa, esercitata sulle vene. La prima è molto più elevata della seconda perché quando il sangue raggiunge le vene e inizia quindi il suo percorso di ritorno al cuore, ha perso quasi completamente la spinta impressa dal muscolo cardiaco.
La pressione arteriosa (che fornisce molte informazioni sullo stato del cuore) può essere facilmente misurata con lo sfigmomanometro.

Si rilevano due valori di pressione arteriosa: la massima (o pressione sistolica) è la pressione legata soprattutto alla funzione contrattile (sistole), mentre la minima (o pressione diastolica), è quella legata soprattutto alla fase in cui il cuore si dilata per accogliere il sangue in arrivo dalle vene cave (la diastole, in pratica, è la fase tra una contrazione sistolica e l’altra).