16/02/2018

Gli esami diagnostici

Qualsiasi problema riguardi la chioma non va trascurato nella convinzione che si risolva da solo. Disturbi come irritazioni del cuoio capelluto o indebolimento e caduta dei capelli vanno affrontati subito, perché, con il tempo possono soltanto diventare più seri. È fondamentale, quindi, rivolgersi al più presto a uno specialista dermatologo, per sottoporsi a una approfondita visita “tricologica”, ossia relativa ai capelli.

La visita tricologica

Il medico a cui rivolgersi in presenza di un problema ai capelli è il dermatologo tricologo. Lo specialista inizia la visita con l’anamnesi, ossia l’indagine sulla storia medica della persona, relativamente al suo problema di capelli.

Lo specialista analizza la predisposizione famigliare a particolari malattie, lo stile di vita, le abitudini alimentari. Indaga, insomma, su tutto quello che può motivare eventuali disturbi ai capelli.

Si passa quindi all’esame vero e proprio, che consiste nella dermatoscopia (o dermoscopia o epiluminescenza), un esame dei capelli e del cuoio capelluto che si effettua con una micro-camera ad alta risoluzione. In questo modo il medico riesce a esaminare le caratteristiche del cuoio capelluto e a valutare eventuali inizi di caduta dei capelli. Può scoprire se una persona è soggetta a forfora, psoriasi, dermatite seborroica. Inoltre è in grado di capire se la cute e i capelli sono secchi o grassi o se ci sono problemi di seborrea.

Lo specialista valuta anche lo stato di salute generale della persona, esaminando l’aspetto di pelle, unghie, mucose e il resto dei peli del corpo, per individuare eventuali squilibri ormonali, carenze alimentari, malattie della pelle. Le micosi, per esempio, ossia le malattie dovute ai funghi, possono causare alterazioni alla cute e ai capelli, favorendone la caduta.

Il medico può anche prescrivere una serie di analisi del sangue, per individuare possibili squilibri ormonali responsabili della caduta. Queste analisi consentono anche di valutare i livelli di ferro, magnesio, emoglobina e globuli rossi. Alterazioni dei livelli di queste sostanze possono significare problemi per la salute dei capelli.

Lo specialista può anche prescrivere esami specifici per valutare lo stato di salute dei capelli. Si eseguono quando è necessario indagare sulle cause della caduta e sono stati esclusi altri possibili motivi come infiammazioni e infezioni fungine. Ecco i più comuni.

Il wash test

È un esame che la persona effettua personalmente a casa propria. I risultati vanno poi riferiti al dermatologo.

Per farlo è sufficiente non lavare i capelli per tre giorni, quindi effettuare un normale shampoo. All’imboccatura dello scarico va però appoggiata una garza o una reticella a maglie molto sottili, per raccogliere i capelli che cadono durante il lavaggio: questi vanno poi portati al dermatologo, che effettuerà la conta. Se sono più di duecento, c’è un problema di caduta.

Il pull test

È un test molto semplice che serve a misurare la resistenza dei capelli alla trazione e serve per la diagnosi di eventuali malattie del cuoio capelluto.

Aiuta infatti a stabilire se vi è un’aumentata caduta e se le radici sono in fase telogen di riposo oppure sono malate. Si effettua tirando leggermente i capelli con le dita in diverse zone del capo e valutando quanti si staccano.

Il tricogramma

È un metodo semi-invasivo che consiste nello strappo di alcuni capelli con un’apposita pinza e nella loro osservazione al microscopio ottico, così da distinguere le radici nelle differenti fasi del ciclo e osservare la morfologia del fusto. Permette di valutare al microscopio le variazioni di diametro del capello, l’entità della caduta e l’eventuale sofferenza delle radici.

Quando ci si sottopone a questo esame, è necessario evitare di lavarsi i capelli nella settimana che precede la visita. Il lavaggio, infatti, elimina i capelli in fase telogen, la cui presenza è indispensabile ai fini di una obiettiva valutazione.

Il dermatologo preleva circa 50-100 capelli strappandoli in varie parti del cuoio capelluto. Quindi li analizza al microscopio, per esaminare lo stato delle radici, e valuta in quali fasi si trovano. In una capigliatura sana, i capelli in fase di crescita sono circa l’86 per cento nella donna, l’84 per cento nell’uomo; quelli in fase di riposo sono rispettivamente il 13 e il 15 per cento, mentre quelli in fase di caduta sono l’1 per cento del totale in entrambi i sessi.

L’esame consente di capire se c’è un disturbo, per esempio alopecia androgenetica o effluvium telogenico, e di che livello di serietà.

Il fototricogramma

Valuta la velocità di ricrescita dei capelli, dalla quale è possibile dedurre il loro stato di salute.

Consiste nel fotografare in tempi successivi una stessa area del cuoio capelluto. L’area da esaminare, di 1 centimetro quadrato, contrassegnata con un tatuaggio, viene completamente rasata e fotografata a distanza di 3-4 giorni.

È così possibile seguire nel tempo le modificazioni morfologiche dei capelli. I capelli in fase anagen nelle fotografie successive cresceranno di qualche millimetro, mentre quelli in telogen non mostreranno alcuna variazione di lunghezza rispetto alla prima fotografia.

Questo test permette quindi di valutare il numero totale dei capelli nell’area target, il numero di quelli in anagen e di quelli in telogen, sia in situazioni di “normalità” sia come risposta alle cure effettuate.

È così possibile monitorare nel tempo l’andamento della malattia e verificare la reale efficacia della terapia. Il metodo è meno attendibile sui capelli bianchi o biondi molto chiari, proprio per via del colore del capello che rende difficilmente distinguibili, in foto, le varie fasi di crescita.

La fotografia globale

Si tratta di una semplice foto del capo di una persona. Infatti è indispensabile effettuare uno scatto fotografico della testa per valutare l’evoluzione della calvizie e l’efficacia di un trattamento nel tempo e per consentire una valutazione clinica obiettiva dell’andamento del disturbo.

Di recente sono state messe a punto apparecchiature fotografiche che permettono una documentazione standardizzata delle malattie dei capelli, in modo da ottenere fotografie sovrapponibili e comparabili. Per un corretto monitoraggio è inoltre necessario che il soggetto non cambi colore, taglio o acconciatura dei capelli durante la terapia.

La videodermatoscopia

Si effettua esaminando il cuoio capelluto con un dermatoscopio, una speciale telecamera collegata a un computer che ingrandisce e permette di esaminare con precisione la morfologia della superficie cutanea.

La videodermatoscopia consente anche di esaminare i capelli, di studiarne la densità, il diametro e gli aspetti morfologici.

È quindi utile per la diagnosi di molte malattie dei capelli e per il monitoraggio della risposta alle cure: effettuando la foto della stessa area del capo durante il trattamento si può vedere se i capelli rispondono bene.

Per lei: il dosaggio ormonale

Nella donna la caduta dei capelli può essere legata a un problema di squilibrio ormonale, con carenza di ormoni femminili ed eccesso di ormoni androgeni.

Quando questo si verifica, si ha un aumento della secrezione sebacea del cuoio capelluto e del viso, dovuto, appunto, all’azione degli androgeni. Oltre alla caduta dei capelli, possono manifestarsi acne, variazioni di peso, irregolarità mestruali, aumento della peluria del viso.

Il dermatologo o il ginecologo possono prescrivere un prelievo del sangue (che va eseguito in un determinato periodo del ciclo mensile) per effettuare il “dosaggio ormonale”, in grado di stabilire la quantità di androgeni nel sangue.