Alopecia androgenetica
Il termine alopecia prende il nome dalla caduta del pelo di certi animali soggetti a muta, come la volpe. Alopecia significa appunto “caduta del pelo della volpe“.
L’alopecia androgenetica viene anche chiamato calvizie ereditaria o alopecia seborroica. Si tratta di una malattia molto comune: colpisce oltre l’80 per cento degli uomini attorno ai sessant’anni, ma può iniziare a manifestarsi anche molto presto. Non sono rari infatti i casi di ragazzi di vent’anni con problemi di caduta.
Ma nemmeno le donne ne sono risparmiate: circa il 35 per cento delle giovani in età fertile è soggetto ad alopecia androgenetica e la percentuale aumenta dopo la menopausa, toccando il 50 per cento.
I sintomi
Nell’alopecia androgenetica, i capelli di fronte, tempie e sommità della testa iniziano a perdere tono, vigore e forza, in modo lento e quasi impercettibile. È invece risparmiata la nuca. Inizialmente la persona interessata non se ne accorge: solo dopo qualche tempo si rende conto di un diradamento.
Col passare del tempo i bulbi piliferi si atrofizzano lentamente e non riescono più a “produrre” fusti sani e forti. I capelli nascono quindi sempre più deboli, sottili e soggetti a una caduta precoce. Fino a quando i bulbi si atrofizzano. Le zone più colpite sono la fronte, le tempie e la sommità del capo.
Le cause
L’alopecia androgenetica è causata dall’azione degli ormoni androgeni, soprattutto del testosterone, caratteristico del sesso maschile, ma presente anche nelle donne in piccole quantità. Questo ormone, responsabile dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari (come la crescita dei peli e il timbro profondo della voce maschile), è prodotto dai testicoli, le ghiandole sessuali maschili e, in piccola parte, anche dalle ovaie, le ghiandole dell’apparato riproduttore della donna.
Il testosterone circola nel sangue e quindi raggiunge tutti i distretti del corpo, compresi i follicoli piliferi. All’interno del follicolo pilifero, il testosterone viene attaccato da un enzima, la 5 alfa reduttasi, che lo trasforma in deidrotestosterone, una sostanza che danneggia il processo di crescita e sviluppo del capello, rendendolo sempre più debole e sottile.
Il problema interessa gli uomini e, in misura minore, anche le donne. Se infatti durante l’età fertile il testosterone viene in genere (ma non sempre) equilibrato dalla presenza degli ormoni estrogeni, dopo la menopausa, a causa del calo degli stessi, può agire più indisturbato andando a indebolire i capelli.
Oltre all’azione del deidrotestosterone, esistono altri fattori responsabili dell’assottigliamento e della caduta dei capelli.
Non è esclusa la presenza di una predisposizione genetica che incide sulla crescita corretta dei capelli. È il caso delle donne con tendenza a sviluppare cisti alle ovaie: le stesse donne sono soggette anche a diradamento e caduta di capelli.
Si ipotizza infine una scorretta percezione dei messaggi da parte dei recettori nervosi dei bulbi. I bulbi piliferi sono infatti dotati di recettori in grado di cogliere e interpretare i segnali che provengono dall’organismo, essenziali per la crescita e lo sviluppo dei capelli. Secondo studi recenti, alcune persone avrebbero recettori difettosi, che non coglierebbero bene questi segnali.
Le cure
È importante rivolgersi al medico ai primi segni di diradamento, per trattare il problema con farmaci davvero efficaci, in grado di arrestare la progressione della malattia e spesso di indurre una ricrescita dei capelli. A tutt’oggi sono solo due i farmaci che hanno dimostrato la loro efficacia nel trattamento dell’alopecia androgenetica, ottenendo l’autorizzazione del Ministero della salute: il minoxidil e la finasteride.
Il minoxidil
È un farmaco dotato di una potente attività anti-ipertensiva. Il farmaco è utilizzato da diversi anni per uso topico (cioè locale) in lozioni con percentuali del 2 per cento (per le donne) e del 5 per cento (per gli uomini) nel trattamento dell’alopecia androgenetica, anche se il meccanismo attraverso il quale il minoxidil esercita la sua azione sul follicolo pilifero è ancora sconosciuto.
L’efficacia del farmaco dipende comunque dalle sue proprietà vasodilatatorie, che assicurano un maggiore apporto di ossigeno e nutrimento ai bulbi piliferi. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il trattamento con minoxidil al dosaggio di 1 ml di soluzione al 5 per cento, applicato due volte al giorno (mattina e sera), è in grado di arrestare la caduta dei capelli nell’80 per cento dei casi e di stimolarne la ricrescita nel 40 per cento, prolungando, con un meccanismo ancora non chiarito, la durata della fase anagen, ossia di crescita.
I primi risultati visibili si ottengono dopo almeno tre-quattro mesi di cura e la probabilità di risposta è maggiore quanto più precocemente si inizia il trattamento.
Studi recenti hanno dimostrato che il minoxidil è scarsamente utile nella calvizie della regione fronto-temporale, mentre è più attivo nelle zone sulla sommità del capo.
L’efficacia del farmaco, in ogni caso, è strettamente legata alla sua applicazione (due volte al giorno): la sua sospensione provoca una rapida ripresa della caduta dei capelli con peggioramento clinico.
Nell’uomo con una forma seria di calvizie può essere utile associare alla cura locale con minoxidil al 5 per cento la somministrazione orale con finasteride (1 mg) per ottenere i migliori risultati possibili dall’effetto sinergico dei due farmaci.
Il minoxidil è disponibile in prodotti già pronti per l’uso, realizzati da diverse case farmaceutiche. È utile anche nel trattamento dell’alopecia androgenetica femminile.
La concentrazione approvata dalle autorità sanitarie per le donne è quella al 2 per cento. Studi scientifici hanno dimostrato che, dopo 10 mesi di trattamento con minoxidil al 2 per cento, nelle donne lo spessore dei capelli aumenta del 42,5 per cento e la quantità di circa il 30 per cento.
In genere il minoxidil non comporta effetti collaterali, ma qualche fastidio si può verificare.
Abbastanza frequente, specie alle concentrazioni maggiori, è la dermatite irritativa o, più raramente, allergica.
Può comparire prurito o lieve desquamazione nella zona in cui il prodotto è stato applicato. Alcune persone, soprattutto donne, notano la comparsa di una leggera peluria sul volto. È invece estremamente raro il rischio di effetti cardiovascolari (extrasistoli e tachicardia lievi).
Va ricordato che, come la maggior parte dei farmaci, il minoxidil non può essere utilizzato durante la gravidanza.
La finasteride
È un inibitore della 5 alfa reduttasi di tipo 2, l’enzima responsabile della conversione del testosterone in un potente derivato, il diidrotestosterone (Dht). Il Dht dopo la pubertà ha quasi solo effetti “negativi” in quanto provoca: aumento dei peli del corpo, della barba, delle orecchie e delle narici, comparsa di alopecia androgenetica e acne, ingrandimento della prostata (ipertrofia prostatica).
L’inibizione dell’attività dell’enzima 5 alfa reduttasi, oltre a migliorare l’ipertrofia prostatica, contrasta l’alopecia androgenetica bloccando il processo di atrofizzazione del follicolo pilifero causato proprio dal diidrotestosterone, detto anche ormone della calvizie.
La finasteride al dosaggio di 1 mg è in grado di ridurre del 65 per cento il tasso di Dht a livello ematico già dopo 24 ore dall’assunzione, senza però ridurre la produzione o gli effetti del testosterone a livello dei tessuti e per questo senza interferire con la virilità o i caratteri sessuali maschili.
Studi clinici hanno dimostrato che la finasteride, sempre al dosaggio di 1mg al giorno, è in grado di bloccare la caduta dei capelli nel 99 per cento dei casi e di stimolarne la ricrescita nel 65 per cento.
I primi risultati sono evidenti dopo 3-6 mesi dall’inizio del trattamento, i capelli non cadono più e nell’area diradata ricrescono in due persone su tre, in quanto i follicoli temporaneamente inattivi iniziano a produrre un nuovo capello.
Continuando il trattamento, i risultati sono sempre più evidenti, i capelli diventano più lunghi e spessi e si va progressivamente bloccando la caduta precoce. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che la finasteride 1 mg è efficace nel trattamento della calvizie anche negli uomini sopra i 40 anni.
Come tutte le cure per la calvizie, anche il trattamento con finasteride, per essere efficace, deve essere continuativo nel tempo: nei pazienti che interrompono la terapia la calvizie riprende lentamente il suo corso e in circa 1 anno si perdono i benefici ottenuti.
La finasteride 1 mg è un farmaco molto ben tollerato. Il suo profilo di sicurezza deriva anche dal fatto che, da tempo e a un dosaggio ben 5 volte superiore, viene utilizzata per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, senza quasi effetti indesiderati: secondo alcuni studi scientifici solo una percentuale minima di soggetti (circa l’1 per cento) ha riportato disturbi a carico della sfera sessuale, quali diminuzione della libido o disturbi dell’erezione.
Gli eventuali effetti collaterali, oltretutto, si sono dimostrasti totalmente reversibili alla sospensione della terapia e sono regrediti spontaneamente anche nel 58 per cento di chi ha continuato il trattamento. Da un recente studio volto a valutare l’eventuale comparsa di effetti collaterali a livello sessuale è infine emerso che il 100 per cento delle persone monitorate non ha avuto alcuna variazione nel desiderio e nell’attività sessuale.
Le cure riservate a lei
Alcuni prodotti che aiutano la ricrescita dei capelli sono indicati solo per il sesso femminile. Esercitano comunque tutti un’azione antiandrogena, ossia contrastano l’azione del testosterone e del suo derivato diidrotestosterone, che possono causare problemi di caduta.
Il ciproterone acetato
È un progestinico che solitamente viene somministrato in associazione con l’etinilestradiolo (un altro estrogeno) in pillole contraccettive che svolgono, oltre all’effetto anticoncezionale, anche un’azione antiandrogena, che contrasta cioè l’azione degli del testosterone e del suo derivato Dht.
È una cura che va prescritta dal ginecologo, dietro suggerimento del dermatologo: oltre alla caduta dei capelli, tiene sotto controllo anche l’acne.
Spesso si somministra ciproterone acetato (50 mg) dal 5° al 15° giorno del ciclo ed etinilestradiolo (30 microgrammi) dal 5° al 24° giorno del ciclo. Oppure, si prescrive ciproterone acetato (25 mg) dal 1° al 10° giorno ed etinilestradiolo (2 compresse da 0,01 microgrammi) dal 1° al 21° giorno. È anche possibile somministrare il ciproterone acetato (25-30 mg al giorno durante la prima fase del ciclo) in associazione a un contraccettivo.
Nella donna, l’efficacia del ciproterone acetato è utile nel migliorare l’alopecia androgenetica soprattutto in associazione con problemi di sovrappeso e segni di iperandrogenismo.
Gli studi, però, dimostrano ancora la superiorità in efficacia del minoxidil rispetto al ciproterone acetato. Il ciproterone acetato ha il vantaggio di ridurre la seborrea e di migliorare l’acne, ma ha effetti collaterali come ritenzione idrica e alterazioni dell’umore.
Lo spironolattone
È un cortisonico sintetico che riduce la sintesi degli androgeni sia nei testicoli e nelle ovaie sia nelle ghiandole surrenali. Non può quindi essere utilizzato dagli uomini, perché potrebbe causare problemi di infertilità e disfunzioni sessuali: è però efficace nella donna.
Uno studio clinico ha dimostrato che lo spironolattone, al dosaggio di 200 mg al giorno, è efficace dopo un anno nel 44 per cento delle donne trattate. Si assume per via orale e va prescritto dal dermatologo o dall’endrocrinologo, ma non è privo di effetti collaterali.
I rimedi naturali
Per contrastare l’indebolimento e la tendenza alla caduta dei capelli esistono anche sostanze di origine vegetale, che hanno un’efficacia variabile da persona a persona.
La Serenoa repens
Si tratta di un estratto vegetale che agisce in modo analogo alla finasteride, riducendo quindi la produzione del diidrotestosterone.
Non tutta la pianta è efficace, ma solo l’estratto liposterolico, che deve essere somministrato ad alte concentrazioni. I preparati in commercio hanno concentrazioni diverse e per questo la loro efficacia può variare.
La serenoa non va assunta dalla donne in età fertile perché, in caso di una eventuale gravidanza, potrebbe causare problemi alla crescita sessuale del feto maschio.
La Nipononivea
È una pianta perenne della famiglia delle urticacee, originaria del Giappone. È nota per la capacità di agire sull’enzima 5 alfa reduttasi grazie alla presenza di sostanze, gli acidi grassi polinsaturi come l’alfa-linolenico, il linoleico, il palmitico e lo stearico, che riescono a bloccare il processo di trasformazione del testosterone in diidrotestosterone.
L’estratto di nipononivea è in vendita da solo o in combinazione con altre sostanze (come vitamine e sali minerali) che ne potenziano l’azione. La cura va seguita per cicli di sei mesi.