Osteoporosi
Si tratta di una malattia caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della struttura del tessuto osseo.
L’osso è un tessuto molto attivo, in continuo rinnovamento, formato da cellule dinamiche: gli osteoblasti, che hanno il compito di formare nuovo osso, e gli osteoclasti, che distruggono e riassorbono l’osso invecchiato.
Questo processo, detto di “rimodellamento”, richiede una grande quantità di minerali, soprattutto di calcio. In condizioni normali si svolge con un ritmo prestabilito: mentre gli osteoclasti assorbono l’osso vecchio producendo una piccola cavità, gli osteoblasti producono nuovo tessuto per riempire la cavità appena formata.
Questi cicli durano circa 90 giorni ciascuno e si ripetono continuamente. Se la quantità di osso neoformato è pari a quella di osso assorbito si ha una condizione di equilibrio metabolico.
L’osteoporosi compare quando viene riassorbito più osso di quanto non se ne formi. Di conseguenza le ossa diventano sempre più rarefatte e, quindi, fragili e soggette a fratture.
I fattori di rischio
L’osteoporosi è più comune in chi presenta uno o più fattori di rischio. I principali sono:
- l’età: con il passare degli anni lo scheletro subisce un naturale deterioramento;
- il sesso femminile: le donne hanno un apparato scheletrico meno robusto di quello maschile, una massa ossea minore e vivono più a lungo. Inoltre, la menopausa accelera la perdita di minerali;
- la familiarità: chi ha parenti o genitori malati di osteoporosi ha il 30% di possibilità in più di soffrirne a sua volta;
- una dieta povera di calcio o troppo ricca di proteine (le proteine favoriscono l’eliminazione del calcio con le urine);
- il consumo di alcol: questa sostanza ostacola l’assorbimento del calcio;
- la mancanza di moto: il movimento stimola il rinnovamento osseo;
- il fumo: abbassa il livello di estrogeni (ormoni che favoriscono l’attività degli osteoblasti rispetto a quella dei loro antagonisti);
- l’uso prolungato di alcuni farmaci, come cortisone, anticoagulanti, ormoni della tiroide, diuretici, antiepilettici: influiscono sul metabolismo osseo, favorendo l’azione degli osteoclasti;
- i disturbi intestinali (come la diarrea) che velocizzano il passaggio degli alimenti lungo il sistema digestivo: impediscono al corpo di assorbire il calcio necessario;
- le malattie renali: provocano una perdita di calcio attraverso le urine;
- i disturbi della tiroide: causano alterazioni ormonali e una conseguente riduzione della massa ossea.
I sintomi
L’osteoporosi si manifesta soltanto quando è in fase avanzata. Innanzitutto con dolori alla schiena, soprattutto alla parte bassa, e poi con l’incurvamento della colonna vertebrale, a causa della deformazione a cuneo dei corpi vertebrali per progressivo cedimento somatico. Di conseguenza, la persona si “rimpicciolisce”.
Il segno più caratteristico della malattia, però, è la frattura causata dalla fragilità ossea.
Le cure
In presenza di osteoporosi si può ricorrere a farmaci di diverso genere, in grado di ovviare al problema della bassa densità minerale ossea e, dunque, di prevenire il rischio di frattura. Ecco i principali:
- bifosfonati o bisfosfonati (come acido zoledronico, alendronato, risedronato, clodronato, ibandronato): contrastano l’attività degli osteoclasti, incrementando o stabilizzando rapidamente la massa ossea e riducendo significativamente il rischio di fratture soprattutto nelle aree più interessate dall’osteoporosi come l’anca, il polso e la colonna vertebrale;
- ormoni femminili: agiscono in maniera simile agli estrogeni, la cui produzione cala con la menopausa. Bloccano la demineralizzazione ossea, riducendo sensibilmente l’incidenza di fratture;
- ranelato di stronzio: facilita la formazione dell’osso;
- Serm (come il raloxifene): incrementano la massa ossea e riducono il rischio di fratture senza stimolare utero e mammella;
- teriparatide e ormone paratiroideo: stimolano la formazione di osso. Sono prescrivibili solo da parte di Centri specialistici autorizzati da Regioni o Province autonome;
- calcitonina: è un ormone normalmente prodotto dalla tiroide in grado di ostacolare l’attività degli osteoclasti e, quindi, il riassorbimento osseo;
- integratori: in genere a base di calcio e/o vitamina D (la vitamina D facilita l’assorbimento del calcio);
- denosumab: agisce contro la Rank Ligand, una proteina dello scheletro, che funge da regolatore chiave degli osteoclasti. Aiuta, quindi, a curare e prevenire la perdita e la distruzione ossea.
In presenza di fratture vertebrali da osteoporosi, in genere si opta per la vertebroplastica. Si tratta di un intervento in anestesia solitamente locale. In pratica, con un apposito ago si inietta nella vertebra del cemento biocompatibile. Questo materiale si espande, riparando la frattura e prevenendo altri cedimenti.
In associazione o in alternativa all’intervento, sono spesso consigliate terapie fisiche, come ultrasuoni o ionoforesi, oltre che i farmaci. Sembra, infatti, che le molecole in uso per la cura e prevenzione dell’osteoporosi accelerino la riparazione ossea.