Gli esami diagnostici
In presenza di dolore, gonfiore o altri sintomi a carico di un’articolazione è importante rivolgersi al proprio medico di base che, se necessario, consiglierà una visita ortopedica.
Nella maggior parte dei casi, per chiarire la situazione, lo specialista può richiedere alcuni esami diagnostici.
La visita specialistica e l’anamnesi
Il primo passo per diagnosticare il problema presente è rappresentato dalla visita ortopedica, nel corso della quale il medico può analizzare la parte.
Inoltre, lo specialista esegue l’anamnesi, ossia un colloquio approfondito con la persona per ricostruire la sua storia clinica personale e famigliare.
Per verificare lo stato dell’articolazione, il medico può poi richiedere esami strumentali come un’ecografia, una radiografia, una Tac o una risonanza magnetica (Rm).
L’ecografia
L’ecografia è una tecnica che impiega gli ultrasuoni per esplorare le strutture interne e accertare eventuali anomalie.
In pratica, dopo aver spalmato uno strato di apposito gel, si passa sulla zona un piccolo strumento, simile a un microfono, che emette gli ultrasuoni. Le riflessioni degli ultrasuoni vengono convertite in immagini per mezzo di un computer.
La radiografia
Si tratta di una tecnica basata sull’impiego dei raggi X. Questi riescono ad attraversare i diversi tessuti dell’organismo e a impressionare una lastra.
La lastra di una radiografia si impressiona fornendo immagini chiare dove la superficie attraversata dai raggi è più spessa o densa (come le ossa) e immagini scure dove è più sottile o meno densa (per esempio, l’aria contenuta nei visceri o nei polmoni).
La Tac o Tc
La tomografia computerizzata, Tc o Tac, è un esame diagnostico che combina i raggi X con la tecnologia del computer, permettendo di ottenere l’immagine radiologica tridimensionale di una sezione trasversale del corpo. Infatti, i dati raccolti dal passaggio di vari fasci di raggi X nell’area interessata sono rielaborati da un computer, in modo da ricostruire un’immagine tridimensionale dei diversi tipi di tessuto.
La Tac evidenzia anche minime differenze di densità tra i vari tessuti di un organo, di conseguenza consente di visualizzare strutture altrimenti non individuabili, specialmente se localizzate in profondità.
Può essere eseguita dopo l’iniezione di un mezzo di contrasto per via endovenosa. Questo aumenta la precisione dell’esame, consentendo di vedere dettagli che altrimenti non sarebbero apprezzabili.
La risonanza magnetica
La risonanza magnetica (Rm) è una tecnica che sfrutta onde radio e campi magnetici. In pratica, produce e invia al corpo, inserito in un grande cilindro magnetico, impulsi di radiofrequenza che vengono poi trasformati da un computer in immagini anatomiche dettagliate delle porzioni analizzate, visualizzate attraverso un monitor.
La Rm può essere eseguita dopo l’iniezione di un mezzo di contrasto per via endovenosa. Questo consente di vedere dettagli che altrimenti non sarebbero apprezzabili.
Le analisi del sangue
Se sospetta la presenza di artrosi, il medico può prescrivere analisi del sangue per valutare alcuni fattori che, in caso di artrosi, devono essere negativi, come la Ves (velocità di eritrosedimentazione), la Pcr (proteina C reattiva) e il fattore reumatoide. Se questi fattori sono positivi, allora bisogna sospettare la presenza di un’artrite.
La Moc
L’esame per misurare la densità minerale ossea è la Mineralometria ossea computerizzata (Moc), uno strumento che emette doppi raggi X, assorbiti dall’osso in misura proporzionale alla densità dei componenti. Un computer rielabora poi i dati, permettendo di conoscere la densità dell’osso e la quantità di minerali presenti nella zona analizzata (in genere, il collo del femore o le vertebre).
Ovviamente, minore è la densità ossea e maggiore è la probabilità di andare incontro a una frattura. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), le persone sono a rischio se hanno una densità minerale ossea inferiore a – 2,5.
L’esame andrebbe ripetuto ogni due anni dopo i 65 anni, per individuare eventuali situazioni a rischio.