15/01/2018

Labirintite o neurite vestibolare

Cosa è la labirintite o neurite vestibolare: cause, sintomi e possibili cure di questa malattia dell'orecchio

Comunemente chiamata – in maniera non sempre appropriata – labirintite, è un’infiammazione dell’orecchio interno e del nervo vestibolare. Si tratta una delle cause più frequenti di vertigini.

L’infiammazione dell’orecchio interno

La neurite vestibolare è l’infiammazione dell’orecchio interno o del nervo vestibolare, che trasmette le informazioni dal vestibolo dell’orecchio interno al cervello.

Questa malattia è provocata principalmente da virus, spesso della famiglia degli Herpes virus, cui appartengono anche il virus della varicella e quello che causa la cosiddetta “febbre del labbro”. Tali virus, dopo una prima infezione, non vengono eliminati, ma rimangono inattivi nell’organismo. Nei momenti di maggiore stress, in cui le difese immunitarie si riducono, possono riattivarsi. Nel caso in cui l’infezione si localizzi sul nervo vestibolare compare la neurite vestibolare.

Un’altra causa è una patologia vascolare che interessa i vasi che sono destinati a portare sangue all’orecchio. Non sempre comunque è possibile individuare l’origine del problema. 

Come si manifesta

Si manifesta principalmente con vertigini oggettive improvvise, ossia la sensazione di veder girare le cose attorno a sé. Le vertigini si accompagnano a nausea intensa e spesso vomito, senza altri disturbi a carico dell’orecchio, quali diminuzione di udito.

I sintomi sono di sovente molto intensi e determinano spesso ansia, che non fa che peggiorare le cose. Durante l’attacco, è di sollievo stare fermi, con gli occhi chiusi, limitando al massimo qualsiasi tipo di movimento.

Come si cura

Nella prima fase, in genere, il medico consiglia l’utilizzo di farmaci sintomatici, quali gli antiemetici che diminuiscono la nausea e il vomito, e sedativi del sistema nervoso centrale che, riducendo l’attività del vestibolo sano, migliorano la sensazione di vertigine.

Anche i cortisonici a dosi elevate possono essere utili: infatti, aiutano a ridurre l’infiammazione del nervo e la durata dell’episodio acuto. Dosaggi e durata della cura vanno sempre stabiliti dallo specialista in relazione al singolo caso.

Anche se l’episodio acuto si risolve nel giro di pochi giorni, servono circa tre settimane per ritornare in piena forma: il tempo necessario affinché il cervello metta in atto e completi un meccanismo chiamato compenso. Durante questo periodo, la persona può provare instabilità quando deve ruotare rapidamente la testa; per questo, può avere difficoltà a restare negli ambienti aperti e affollati, in cui si è soggetti a molti stimoli visivi e nei quali bisogna spesso produrre movimenti coordinati della testa e degli occhi. Nonostante ciò, si suggerisce al paziente una vita attiva che favorisca i meccanismi di adattamento e di compenso vestibolare. In questa fase i farmaci sedativi del sistema nervoso centrale sono sconsigliati.