13/10/2017

La degenerazione maculare senile

È una malattia poco conosciuta, ma abbastanza diffusa. E in futuro, a causa dell’invecchiamento della popolazione, lo sarà ancora di più. La degenerazione maculare senile, come dice il nome stesso, infatti, è un problema legato all’età. Tuttavia, giocano un ruolo importante anche alcune abitudini comportamentali.

Una malattia cronica progressiva

La degenerazione maculare legata all’età o Dmle è una malattia cronica che causa un progressivo deterioramento della macula.
La macula è la porzione centrale della retina, responsabile della visione centrale e distinta: è la macula che consente di distinguere esattamente le immagini, le forme e i colori, che permette di leggere un libro o di vedere l’ora sulle lancette dell’orologio.
La macula poggia su uno strato di cellule definito epitelio pigmentato, che è rivestito esternamente da una sorta di tunica, detta coroide, che porta il sangue alla retina.

Da che cosa dipende

Questa malattia interessa soprattutto le persone con più di 50 anni, specialmente donne. Con l’avanzare dell’età, infatti, le strutture della macula, vanno incontro a progressivi cambiamenti.
L’epitelio pigmentato perde la sua capacità di eliminare i detriti, che quindi si accumulano, mentre i vasi sanguigni della coroide, necessari per portare ossigeno e nutrimento alla retina, vanno incontro a una graduale sclerosi (indurimento).
Di conseguenza, il passaggio di ossigeno e nutrimento dalla coroide alla retina diventa sempre più difficoltoso e i detriti finiscono per accumularsi e depositarsi sotto l’epitelio. Così la visione centrale si deteriora progressivamente, fino a scomparire, mentre quella periferica rimane intatta, e le persone cominciano a vedere le forme distorte.

I fattori di rischio

Oltre all’età, al sesso e ai fattori genetici, nello sviluppo della degenerazione maculare senile giocano un ruolo importante anche condizioni ambientali e stili di vita nocivi come:

  • il fumo di sigaretta, che aumenta da due a quattro volte il rischio di contrarre la Dmle;
  • un’alimentazione ricca di grassi e proteine e povera di vitamine e antiossidanti;
  • il mancato uso degli occhiali da sole. I raggi solari, infatti, stimolano la produzione di radicali liberi (sostanze che accelerano l’invecchiamento di cellule e tessuti) nell’occhio e, quindi, aumentano il rischio di sviluppare un processo degenerativo;
  • l’ipertensione (pressione alta) e l’aterosclerosi (presenza di placche di colesterolo e grassi nelle arterie): possono provocare danni alle arterie della retina, favorendo la comparsa della degenerazione.

Due forme diverse

Si distinguono due forme di degenerazione maculare senile:

  • – la forma “secca”: riguarda il 90% circa dei casi ed è caratterizzata inizialmente dall’accumulo di depositi puntiformi al di sotto della macula. Questa anomalia altera progressivamente
    la funzionalità delle cellule deputate a percepire gli stimoli luminosi;
  • – la forma “umida”: meno frequente di quella secca, ha però conseguenze più serie. Si formano, al di sotto della macula, piccoli vasi sanguigni anomali, con pareti molto fragili, che possono trasudare liquido o rompersi causando emorragie nella retina.

I sintomi

La degenerazione maculare causa un lento e graduale calo della vista e la percezione di aree sfuocate o annebbiate, che hanno la tendenza a diventare macchie scure immobili nel campo visivo. Inoltre, le persone tendono a vedere immagini distorte o ondulate in cui gli oggetti appaiono deformati o rimpiccioliti.
Se nella forma “secca” la perdita della visione centrale è lenta e progressiva, quando si soffre della forma “umida” della malattia, la perdita della visione centrale è purtroppo molto rapida.

Come si interviene

Per la degenerazione maculare secca

Per questa forma non esistono cure. Tuttavia, si può ricorrere a degli integratori a base di sostanze antiossidanti, che aiutano a contrastare il processo degenerativo e quindi l’evoluzione della malattia.

Per la degenerazione maculare umida

Il medico ha a disposizione tre tecniche curative: la fotocoagulazione laser, la fotodinamica e i farmaci antiangiogenici.

La fotocoagulazione laser

Questa tecnica si basa sull’utilizzo di una luce laser, che emette calore in grado di distruggere l’area in cui si sono formati i vasi sanguigni anomali all’origine del problema.
La fotocoagulazione è efficace, ma presenta degli inconvenienti, come il possibile danneggiamento dei tessuti sani, soprattutto se la lesione da trattare è collocata al centro della macula.
Di conseguenza, questa tecnica viene impiegata solo in casi selezionati, in particolare se i vasi sanguigni anomali da eliminare si trovano lontano dal centro della macula e se la zona da trattare è limitata.

La terapia fotodinamica

Il trattamento, oggi poco usato, si basa sull’utilizzo di una sostanza fotosensibile, la verteporfina, che viene iniettata nel braccio. Essa viene poi attivata da una luce laser a bassa intensità, indirizzata sui vasi anomali presenti nell’area maculare, che così vengono chiusi.
La terapia fotodinamica viene usata soprattutto quando i vasi anomali neoformati occupano il centro della macula. Infatti, è una tecnica che riesce a chiudere i vasi sanguigni anomali, quasi senza danneggiare i tessuti sani circostanti.
Questo trattamento non è in grado di far riacquisire la vista che la persona aveva prima della malattia, ma in alcuni casi consente di rallentare l’evoluzione della degenerazione.

I farmaci anti-angiogenici

Si tratta di molecole in grado di bloccare la crescita dei vasi sanguigni anomali, contrastando la degenerazione maculare umida. Vengono somministrati, attraverso un’iniezione intravitreale, nello spazio davanti alla retina.
Questi farmaci sembrano dare risultati migliori rispetto agli altri trattamenti e probabilmente rappresentano l’avvenire della terapia della degenerazione maculare. Spesso, comunque, può essere utile associare diverse terapie.