25/10/2017

L’influenza

La malattia invernale per eccellenza è l’influenza. Secondo i dati ufficiali, nel periodo cruciale, l’influenza ha un’incidenza media settimanale pari a 3,5 casi per 1.000 abitanti. Nelle settimane di picco dell’epidemia influenzale si arriva a incidenze variabili da 5 a 14 casi per 1.000 abitanti. In parole povere questo significa che ogni anno vengono colpiti, in media, circa cinque-sei milioni di persone.

Nonostante la sua larga diffusione, però, non tutti sanno esattamente in che cosa consista questa patologia e come vada trattata. Ecco perché è bene fare chiarezza.

Una infezione virale

Spesso si tendono a etichettare con il nome di influenza diverse affezioni delle prime vie respiratorie, sia di natura batterica sia di origine virale. In realtà, l’influenza vera e propria è una malattia infettiva acuta dell’apparato respiratorio scatenata da virus appartenenti al genere Orthomyxovirus.

Oggi, si conoscono tre sottotipi di virus influenzali:

✔ il tipo A, che circola nell’uomo e negli animali e può dare origine a epidemie e pandemie;

✔ il tipo B, che circola nell’uomo e, solitamente, provoca solo piccole epidemie, specialmente nei bambini;

✔ il tipo C, che circola solo nell’uomo e non causa epidemie, ma solo forme cliniche molto lievi.

Occorre sapere che ogni anno i vari ceppi, cioè i sottotipi di virus, mutano e si trasformano: ecco perché una persona non può mai considerarsi immune e può riammalarsi più volte nel corso della sua vita.

Come si trasmette

I virus responsabili dell’influenza stagionale si trasmettono principalmente per via aerea: basta inalare le goccioline di saliva o di muco emesse da un soggetto infetto mentre starnutisce, tossisce o anche semplicemente parla, per ammalarsi a propria volta.

Il contagio, però, può avvenire anche a seguito del contatto con oggetti infettati dalla persona malata: se si toccano questi oggetti e poi si portano le mani alla bocca o al naso, infatti, i microrganismi possono penetrare facilmente nell’organismo.

Questa modalità è comune non solo in ambiente domestico, ma anche negli ambulatori dei medici e nei luoghi pubblici. Occorre sapere, infatti, che i virus resistono molto bene in situazioni di bassa temperatura e umidità e si diffondono facilmente negli ambienti chiusi e affollati come uffici, tram, ristoranti.

I malati sono contagiosi già 36-48 ore prima della comparsa dei sintomi e questo non fa che facilitare il contagio, poiché il virus può essere trasmesso da persone apparentemente sane. Una persona adulta può trasmettere il virus da tre a sette giorni dopo l’inizio della malattia. I bambini invece sono contagiosi più a lungo.

Più colpiti i bambini

I bambini sono una delle categorie più colpite dalla malattia. Innanzitutto, perché hanno un sistema immunitario ancora immaturo, per cui sono più vulnerabili di fronte agli attacchi dei microrganismi nocivi.

In secondo luogo, perché trascorrono gran parte del loro tempo in luoghi chiusi (asili, scuole, mense scolastiche, palestre eccetera), a stretto contatto con altre persone potenzialmente infette.

Nei bambini sani, generalmente, l’influenza non dà origine a particolari complicanze. Tuttavia, è meglio avvertire il pediatra, specialmente nel caso in cui il piccolo sia soggetto a vomito, accelerazione del respiro, dolore al torace o all’addome, sonnolenza, scarsa reazione agli stimoli, ridotta produzione di urine e lacrime. Lo stesso consiglio vale se il piccolo ha meno di sei mesi, se è affetto da malattie croniche o se le cure non danno alcun risultato.

I sintomi

Il sintomo più caratteristico dell’influenza è rappresentato dalla febbre, in genere sopra i 38°C.

Quasi sempre il rialzo della temperatura si manifesta in modo improvviso, insieme alla comparsa di un problema respiratorio, come raffreddore, tosse o mal di gola, e peggiora rapidamente nelle prime 24 ore. Nell’arco di quattro-cinque giorni, però, la temperatura si abbassa gradualmente.

Oltre a questi sintomi, possono comparirne altri, più generici, come cefalea, malessere, profonda stanchezza, brividi, sudorazione, dolori osteo-articolari.

Nei bambini si osservano più frequentemente vomito e diarrea, negli anziani debolezza e stato confusionale.

Anche quando la temperatura scende, può permanere una sensazione di spossatezza, a maggior ragione nelle categorie più deboli.

Le possibili complicanze

L’influenza non è di per sé una malattia grave. Se trattata in modo corretto, può causare al più qualche giorno di malessere.

Tuttavia, quando si trascurano i sintomi e quando i virus influenzali colpiscono persone che si trovano in condizioni già compromesse, come i malati cronici, o in fasi della vita particolarmente delicate, come l’età avanzata, la gravidanza e la primissima infanzia possono subentrare delle complicanze. Non è un caso che l’influenza sia ancora oggi la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva, preceduta solo da Aids e tubercolosi.

Le complicanze dell’influenza comprendono polmoniti batteriche, disidratazione, peggioramento di malattie preesistenti (per esempio, malattie croniche dell’apparato cardio-vascolare o respiratorio), sinusiti e otiti (queste ultime soprattutto nei bambini).

Ecco perché nelle categorie deboli è consigliato il vaccino. Tuttavia, non bisogna dimenticare che casi gravi di influenza si possono verificare anche in persone sane che non rientrano in alcuna delle categorie sopra citate.

Attenzione in gravidanza

È bene sapere che contrarre l’influenza durante la gravidanza può essere rischioso, soprattutto quando la febbre supera i 38,5- 39° C e dura qualche giorno. Nel primo trimestre potrebbe aumentare il rischio di aborto spontaneo e di difetti del cervello o del midollo spinale del bambino. Nelle fasi successive della dolce attesa, invece, può portare a parti prematuri.

Alla luce di tutto questo, in Italia, il vaccino contro l’influenza è raccomandato alle donne che stanno attraversando il secondo e il terzo trimestre di gravidanza.

Per precauzione, invece, è sconsigliato nel primo trimestre, sempre che la donna non presenti determinate condizioni di rischio.

Le cure

Nella maggior parte dei casi, l’influenza guarisce in maniera spontanea in alcuni giorni, il tempo necessario all’organismo per debellare l’attacco dei virus.

Per favorire la risoluzione del problema è bene rimanere a casa, ma non necessariamente a letto, in un ambiente caldo. Non bisogna, però, coprirsi troppo. Se l’organismo viene riscaldato troppo, infatti, non è più in grado di disperdere il calore: un meccanismo naturale che facilita l’abbassamento della febbre.

Per ridurre intensità e durata dei sintomi più fastidiosi si può ricorrere all’impiego di alcuni farmaci. Gli antipiretici come paracetamolo, ibuprofene e diclofenac possono essere utili per abbassare la febbre e contrastare i dolori.

In caso di disturbi alle vie respiratorie, si possono eseguire suffumigi con acqua calda e bicarbonato o estratto di camomilla oppure aerosol con soluzione fisiologica. In presenza di tosse, il si può ricorrere allo sciroppo.

Nei soggetti a rischio, il medico può prescrivere gli antivirali specifici (inibitori della neuraminidasi), che però non garantiscono una grande efficacia, specialmente se non sono assunti tempestivamente.

Da sapere

Non è necessario sforzarsi di mangiare, purché non si resti completamente a digiuno. La cosa migliore è seguire un’alimentazione leggera, così da fornire all’organismo l’energia e le sostanze delle quali ha bisogno per guarire.
Non rinunciare agli zuccheri facilmente assorbibili (come fette biscottate con miele, frutta, verdura, riso) e ai liquidi: si dovrebbero bere almeno due litri al giorno tra acqua, brodi caldi, tisane, succhi di frutta.Evitare carni rosse, insaccati, formaggi e alimenti ricchi di grassi che indeboliscono il sistema immunitario.
Se il naso è molto chiuso può essere utile ricorrere ai lavaggi con soluzione salina fisiologica, specialmente nei bambini. In alternativa, lavare le cavità nasali con acqua tiepida salata (in modo da favorire anche l’idratazione delle mucose).
Per effettuare l’operazione è sufficiente chiudere con una mano una narice e, versando un po’ di soluzione nell’altra mano a coppa, inspirare l’acqua avendo cura di non farla scendere in gola.
Per stimolare la secrezione nasale e favorire l’abbassamento della febbre si può fare un bagno caldo. Nella stanza però deve esserci una temperatura adeguata.
L’influenza è una malattia di origine virale: gli antibiotici dunque non servono, salvo che il medico non riscontri la presenza di complicanze batteriche.

[new_accordion_slh_item title="Il vaccino antinfluenzale"]

Negli ultimi tempi si stanno sollevando critiche e preoccupazioni in merito ai vaccini. Invece, secondo gli esperti, non c’è nulla da temere: anzi, si tratta della migliore forma di prevenzione possibile. Anche nel caso dell’influenza: sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale significa correre un rischio molto minore di ammalarsi e di incappare nelle possibili complicanze della malattia.

A questo proposito è bene sapere che l’influenza, pur essendo una malattia che ritorna in ogni stagione invernale, ha un andamento imprevedibile. La scorsa stagione influenzale è stata caratterizzata da un’incidenza medio/alta: 108 casi per 1.000 assistiti.

Purtroppo sono stati segnalati ben 485 casi gravi e 160 decessi da influenza confermata, contro i 93 casi gravi, dei quali 16 deceduti, della stagione precedente. Solo il 7,6% dei casi gravi segnalati ha dichiarato di essersi vaccinato contro l’influenza. Tra i casi gravi, undici donne erano in gravidanza al momento della segnalazione, una di loro è deceduta; nessuna era vaccinata. Questi numeri danno un’idea dell’importanza e utilità del vaccino.

Stimola una reazione di difesa

Il vaccino antinfluenzale, come dice il nome stesso, è in grado di proteggere il soggetto vaccinato dall’influenza. Si tratta di un prodotto liquido iniettabile nei muscoli, costituito da una piccolissima quantità dei virus responsabili della malattia.

È in grado di stimolare una reazione immunitaria specifica. Infatti, quando si inietta il vaccino, l’organismo è stimolato a reagire.

Così, quando l’influenza arriva davvero e la quantità di virus è maggiore, il sistema di difesa riconosce la sostanza e la combatte senza indebolirsi troppo.

Il vaccino non si limita a proteggere la persona vaccinata. Alla protezione diretta si unisce quella indiretta, che consiste in una limitazione nella circolazione del virus, di cui beneficiano anche gli individui non vaccinati. È la cosiddetta immunità di gregge: più persone sono vaccinate, più i virus circolanti vengono distrutti e di conseguenza si riducono le possibilità di contagio.

La formula cambia ogni anno

La composizione del vaccino cambia ogni anno. Infatti, occorre sapere che la protezione garantita dalla vaccinazione dipende essenzialmente dalla corrispondenza tra la sua formulazione e i virus circolanti. Di conseguenza, visto che questi ultimi continuano a cambiare, anche il vaccino deve essere modificato ogni anno.

Questo spiega perché il farmaco è pronto solo verso l’inizio della stagione a rischio: ogni anno, sulla base delle informazioni raccolte dai laboratori sentinella distribuiti in tutto il mondo e delle reti nazionali di sorveglianza epidemiologica, gli esperti definiscono la formula vaccinale per l’influenza in arrivo, che viene poi comunicata alle aziende per dare avvio alla produzione del vaccino. L’intero processo richiede qualche mese.

Nei Paesi sopra l’equatore, la formula viene decisa in relazione a quanto successo nell’altro emisfero durante la primavera e l’estate: nel Sud mondo, infatti, le stagioni sono invertite, per cui l’inverno arriva prima. Ebbene, proprio in funzione del virus che ha causato l’epidemia influenzale annuale nell’altro emisfero si crea il farmaco che viene utilizzato in Italia e nel Nord del mondo.

Non oltre dicembre

Perché il vaccino abbia effetto non bisogna aspettare troppo. Dall’iniezione al momento in cui il farmaco diventa efficace, infatti, passano circa due settimane, mentre la sua azione dura cinque-sei mesi. Sulla base di questo lasso di tempo e del periodo più a rischio per l’influenza, bisogna calcolare quando fare la vaccinazione.

Una volta la malattia influenzale cominciava a ottobre per raggiungere l’apice a metà dicembre, quando si verificava il picco epidemico, con moltissime persone bloccate a letto. Oggi i tempi si sono spostati. Quindi, va bene vaccinarsi da fine di ottobre a metà/fine dicembre, non oltre, altrimenti non ha più senso.

Bisogna considerare, poi, anche la latitudine: al Nord, a causa del clima rigido, il virus arriva con sei-sette giorni di anticipo. Le persone del Sud, quindi, hanno una settimana di tolleranza in più.

Per chi è gratuito

Il vaccino antinfluenzale è indicato a tutti: chiunque desideri ridurre la probabilità di contrarre l’influenza e non abbia particolari controindicazioni può decidere di ricorrervi.

Tuttavia, la vaccinazione è offerta gratuitamente e attivamente solo alle persone che, per le loro condizioni personali, corrono un rischio maggiore di andare incontro a complicanze, ossia:

– anziani di età pari o superiore a 65 anni;

 bambini di età superiore ai sei mesi, ragazzi e adulti fino a 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, come:

– malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma grave, la displasi broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico-ostruttiva-Bpco)

– malattie dell’apparato cardiocircolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite

– diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con indice di massa corporea maggiore di 30)

– insufficienza renale/surrenale cronica

– malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie

– tumori

– malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da Hiv

– malattie infiammatorie intestinali croniche e sindromi da malassorbimento

– patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici

– patologie associate ad aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (come malattie neuromuscolari)

– epatopatie croniche;

 bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale;

 donne in gravidanza che all’inizio della stagione epidemica si trovano nel secondo e nel terzo trimestre;

 individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti;

 medici e personale sanitario di assistenza;

 familiari e contatti di soggetti ad alto rischio;

 addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e diverse categorie di lavoratori:

– forze di polizia

– vigili del fuoco

– altre categorie socialmente utili che potrebbero avvantaggiarsi della vaccinazione per motivi vincolati allo svolgimento della loro attività lavorativa; a tale riguardo, è facoltà delle Regioni/PP.AA. definire i principi e le modalità dell’offerta a tali categorie

– è pratica internazionalmente diffusa l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione antinfluenzale da parte dei datori di lavoro ai lavoratori particolarmente esposti per l’attività svolta e al fine di contenere ricadute negative sulla produttività.

 Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani:

– allevatori

– addetti all’allevamento

– addetti al trasporto di animali vivi

– macellatori e vaccinatori

– veterinari pubblici e libero-professionisti.

I possibili effetti collaterali

Seppure in minime quantità, il vaccino introduce sostanze estranee all’organismo e stimola reazioni naturali di difesa. Per questo, il farmaco può dare qualche effetto collaterale.

Dopo l’iniezione, si può avvertire un po’ di dolore nel muscolo, ma si tratta di un fenomeno limitato e destinato a scomparire da solo nel giro di poche ore. Il dolore può essere accompagnato da arrossamento, soprattutto quando si tratta di vaccini.

Inoltre, 24 ore dopo la somministrazione possono verificarsi un aumento della temperatura e/o la comparsa di dolori neuro-muscolari: nel caso, basta prendere una o più compresse di antipiretici, su indicazione del medico, per stare meglio. Tenuto conto di questi effetti, ognuno può programmare la vaccinazione in base ai propri impegni personali e professionali.

Solo raramente i vaccini antinfluenzali a base di virus inattivati possono causare reazioni allergiche come orticaria, tumefazione nel punto di inoculazione, asma o gravi manifestazioni allergiche sistemiche dovute a ipersensibilità nei confronti di determinati componenti del vaccino.

A chi non è indicato

Ci sono alcune categorie di persone per le quali il vaccino è sconsigliato.

Innanzitutto, non può vaccinarsi chi è allergico alle proteine delle uova, poiché il virus utilizzato viene coltivato proprio nelle uova. È vero che il prodotto finale viene pulito, ma possono comunque rimanervi delle tracce ed è meglio, quindi, non rischiare. Lo stesso vale nei lattanti sotto i sei mesi di vita, per i quali non esistono dati clinici.

Anche chi ha manifestato in passato reazioni avverse al vaccino dovrebbe evitarlo, per esempio le persone con seri deficit immunitari come i malati di Aids.

Infine, non può vaccinarsi chi ha la febbre alta: bisogna aspettare che passi il malessere prima di procedere con l’iniezione.

Le donne in gravidanza, invece, possono vaccinarsi senza problemi, anche se per maggiore sicurezza è meglio non effettuare il vaccino nel primo trimestre.

È un vaccino sicuro?

Negli ultimi anni, sono state sollevate delle perplessità sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini, incluso quello antinfluenzale. In realtà, secondo gli esperti possiamo stare assolutamente tranquilli.

Per quanto riguarda l’efficacia, è stato dimostrato che questo farmaco riduce i tassi di ospedalizzazione e di morte nelle persone a rischio, limita le consultazioni ambulatoriali nelle diverse età, previene alcuni casi di otite e di polmonite e diminuisce l’assenteismo lavorativo e scolastico.

Anche se in alcuni casi la persona vaccinata si ammala comunque, i sintomi sono mitigati e a più rapida risoluzione e il rischio di complicanze è bassissimo.Per quanto riguarda la sicurezza, è bene sapere che nel corso della produzione, il vaccino è sottoposto a numerosi controlli e il prodotto finito deve rispondere ai requisiti di sicurezza previsti dalle normative europee.

I vaccini attualmente in commercio sono assolutamente privi di tossine e molto meno reattogeni di quelli del passato (non danno quindi grandi effetti collaterali).

I vaccini sono sottoposti anche a sorveglianza post-marketing: ogni anno i farmaci presenti al momento sul mercato vengono controllati, per verificare che corrispondano ai requisiti di Farmacopea posseduti al momento del rilascio. Inoltre, si verificano e controllano le segnalazioni che pervengono relative a difetti di qualità, effetti collaterali, reazioni ed eventi avversi.

Dove rivolgersi

Oggi ci si può sottoporre alla vaccinazione negli ambulatori delle Asl oppure rivolgendosi al medico di medicina generale.

L’introduzione di questa seconda possibilità ha reso il tutto più comodo. Chi non ha diritto alla gratuità può acquistare il vaccino in farmacia (conservandolo in frigorifero fino al momento dell’uso) e recarsi dal proprio medico per l’iniezione.

Il costo del vaccino in genere è intorno ai 10 euro. È venduto in un kit pronto all’uso, con il preparato monodose in una siringa da iniettare direttamente nel muscolo del braccio o della coscia o nel gluteo.

Un aiuto dalle cure dolci

Per combattere i sintomi tipici dell’influenza si possono utilizzare anche le cure dolci, in associazione o meno ai farmaci ufficiali.

L’omeopatia

Per quanto riguarda l’omeopatia, contro la classica influenza, caratterizzata da febbre elevata a esordio graduale, indolenzimento muscolare, dolori ossei, occhi arrossati, forte raffreddore, tosse, sudorazione è utile Eupatorium perfoliatum.

Se, invece, la febbre elevata esordisce in modo improvviso, allora sono più indicati Aconitum e Belladonna. Aconitum può essere usato nella prima fase, quando si avvertono brividi, tremori, tachicardia e non si suda. Belladonna, invece, va bene nella seconda fase quando la persona è calda, suda, ha tosse secca, bruciore o dolore diffuso alla gola e cefalea pulsante, mal sopporta luci, rumori, contatto con gli altri.

Se la persona si sente molto spossata, è soggetta a cefalea frontale, tosse stizzosa e intensa, secchezza delle mucose, dolori toracici, tracheite e/o bronchite e sente l’esigenza di stare immobile perché i movimenti provocano dolore, può ricorrere a Bryonia alba.

I rimedi consigliati vanno tutti usati in diluzione 9 CH. Nelle fasi iniziali, è bene prendere cinque granuli ogni una-due ore, poi con il miglioramento dei sintomi si può diradare la posologia, prendendo i granuli ogni tre-quattro ore fino a guarigione.

Per ridurre il rischio di complicazioni e favorire un recupero più rapido a seguito dell’influenza è indicato il rimedio omeopatico Pulsatilla 9 CH. Si consiglia di prendere cinque granuli una volta al giorno fino a completa guarigione.

La fitoterapia

Anche la fitoterapia può costituire una valida alleata contro la malattia influenzale.

La Spirea ulmaria, che ha azione antinfiammatoria, antidolorifica e antipiretica, aiuta a combattere tutti i sintomi principali dell’influenza: aiuta sia ad abbassare la febbre sia a mitigare i dolori e le infiammazioni, specialmente a carico dei muscoli.

Anche Salix alba è in grado di abbassare la febbre, combattere raffreddore, tosse e mal di gola e diminuire i dolori ossei e muscolari.

Per un’azione più decisa si possono associare anche Echinacea o Uncaria, che hanno effetto antivirale, antisettico e immunomodulante. Di conseguenza, aiutano a contrastare l’azione di virus e altri microrganismi e a potenziare le difese naturali.

Per un’azione generale contro tutte le manifestazioni dell’influenza, è ottimo poi Ribes nigrum, che ha effetto antinfiammatorio e stimolante del sistema immunitario. Prendere 75 gocce in poca acqua ogni quattro ore, fino a quando ci si sente meglio.

Se non indicato diversamente, i rimedi vanno usati preferibilmente sotto forma di tintura madre o di estratti secchi: nel primo caso prendere 50 gocce in poca acqua ogni tre-quattro ore, nel secondo due capsule, sempre ogni tre-quattro ore. Continuare la cura fino a guarigione.

Le erbe possono essere consumate anche sotto forma di tisana. In questo modo si facilita pure il reintegro dei liquidi che vengono persi con la sudorazione e si favorisce l’idratazione delle mucose, che così sono più resistenti all’attacco dei virus. Per preparare la tisana mettere 10 g di estratto secco in una tazza di acqua bollente per qualche minuto, quindi, filtrare.

L’oligoterapia

Gli oligoelementi favoriscono tutti i processi biochimici, inclusi i meccanismi di difesa dalle malattie. In particolare, gli oligoelementi agiscono in sinergia con il sistema immunitario per prevenire e migliorare le malattie respiratorie.

In caso di influenza, è indicato il Rame, un elemento che partecipa direttamente alla produzione di anticorpi, aiutando a combattere i virus. Si consiglia di prenderne una fiala cinque-sei volte al giorno, tenendola per qualche secondo sotto la lingua. Continuare la cura fino a miglioramento dei sintomi.

Per superare lo stress da malattia e supportare la convalescenza è di grande utilità il complesso Rame-Oro-Argento. Prenderne una fiala al giorno per 15 giorni.