25/10/2017

Le parainfluenze

Nemmeno al di fuori del periodo di allarme per la malattia influenzale ci si può considerare immuni. Infatti, specialmente fra fine ottobre e dicembre e fra marzo e aprile, è molto elevato il rischio di incappare in uno dei circa 250 virus che possono causare le cosiddette “parainfluenze”, cioè le sindromi parainfluenzali.

Causate da 250 virus diversi

Se l’influenza vera e propria è una malattia infettiva delle vie aeree causata da virus appartenenti al genere Orthomixovirus, le sindromi parainfluenzali sono problematiche di vario tipo che possono essere scatenate da circa 250 virus differenti. Nella maggior parte dei casi, comunque, sono determinate dalla presenza di virus che appartengono alla famiglia dei Paramixovirus. Possono però essere provocate anche da altri virus, come gli Adenovirus o gli Enterovirus.

Si tratta di microrganismi che, più che le basse temperature, amano gli sbalzi termici. Ecco perché sono più attivi nelle cosiddette “stagioni di mezzo”, quando è normale assistere a repentini cambi climatici nel giro di poche ore. Questo aiuta anche a spiegare, almeno in parte, perché oggi le parainfluenze sembrano più comuni rispetto al passato: da qualche tempo, infatti, il clima sembra più ballerino.

Come si trasmettono

Nella maggior parte dei casi, i virus parainfluenzali si trasmettono nello stesso modo di quelli influenzali, ossia per via aerea, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie, in maniera diretta (con tosse, starnuti, colloquio a distanza molto ravvicinata) oppure indiretta (tramite la dispersione delle goccioline su oggetti e superfici).

Ecco perché, per ridurre il rischio di ammalarsi, è importante osservare alcune semplici precauzioni come: evitare luoghi affollati; lavare spesso le mani con acqua e sapone o soluzioni detergenti a base di alcol o, ancora, salviettine disinfettanti; evitare di portare le mani non pulite a contatto con occhi, naso e bocca; coprire la bocca e il naso con un fazzoletto di carta quando si tossisce e starnutisce e gettare il fazzoletto usato nella spazzatura; aerare regolarmente le stanze.

Alcuni virus, tuttavia, entrano nell’organismo anche attraverso altre vie. Per esempio, gli Enterovirus possono essere trasmessi per via oro-fecale, attraverso il contatto con le feci, come a causa di scarsa igiene quando si cambia un pannolino o se si utilizzano servizi pubblici.

Sono più a rischio di contagio i bambini e gli anziani: i primi perché hanno un sistema immunitario ancora immaturo, i secondi perché l’hanno ormai indebolito e meno efficiente.

I sintomi

Considerato che i virus che possono scatenare le sindromi parainfluenzali sono molteplici, non deve stupire che anche le manifestazioni siano abbastanza diversificate. Tuttavia, occorre sapere che le parainfluenze più diffuse sono di tre tipologie: una riguarda l’apparato gastrointestinale e le altre due quello respiratorio.

 Se è colpito l’apparato gastrointestinale, in genere i sintomi iniziali sono caratterizzati da un lieve mal di gola, accompagnato da poca febbre. A distanza di qualche ora subentrano vomito, diarrea e dolori addominali.

 Se è colpito l’apparato respiratorio, in alcuni casi compare solo un forte raffreddore. In altri, invece, la persona avverte anche intenso mal di gola e spesso anche tosse e qualche linea di febbre.

A differenza dell’influenza, i cui sintomi persistono anche per una settimana, le sindromi parainfluenzali si risolvono nel giro di poco tempo. Solitamente, infatti, le manifestazioni scompaiono a distanza di due-tre giorni dall’esordio.

Tuttavia non significa che il soggetto sia completamente guarito. Al contrario, è molto probabile che continui ad avere per qualche altro giorno poche linee di febbre, un lieve mal di gola, un gonfiore addominale o un senso di stanchezza.

I disturbi gastroenterici, a differenza di quelli respiratori, non sono solo fastidiosi. Talvolta, possono essere anche pericolosi. Il vomito e la diarrea, infatti, soprattutto se associati, comportano una perdita ingente di acqua e sali minerali, sostanze indispensabili all’organismo per svolgere le sue funzioni, con il rischio di disidratazione.

Ecco perché è essenziale bere molto. Via libera all’acqua, ma anche a tè, tisane, centrifugati di frutta e verdura e cibi liquidi, come brodi, minestroni, passati.

La dieta tendenzialmente liquida, comunque, è indicata anche in presenza di sintomi alle vie aeree perché aiuta a mantenere idratate e dunque più difese le mucose.

Le cure

Come per tutte le malattie di origine virale, non esistono farmaci specifici per le parainfluenze, che comunque scompaiono da sole nel giro di pochi giorni.

Per alleviare i disturbi avvertiti, però, si possono prendere i medicinali sintomatici. Per esempio, antidiarroici contro la dissenteria, antinausea per combattere il vomito, collutori, spray o compresse per il mal di gola, gli sciroppi per la tosse.

Il rimedio migliore rimane il riposo: favorisce la guarigione, migliora i sintomi ed evita che la malattia si trascini nei giorni successivi. Infatti, se l’organismo ha modo di riposare e di recuperare le forze, riesce più agevolmente a sconfiggere in via definitiva i virus responsabili.

Se si ammalano i bambini

I genitori, di fronte alle parainfluenze, non devono allarmarsi: si tratta di disturbi fisiologici che “allenano” il sistema di difesa dell’organismo dei più piccoli. Se, però, la forma parainfluenzale è piuttosto aggressiva (succede comunque raramente) è bene rivolgersi al pediatra: se trascurata, infatti, questa malattia può favorire l’indebolimento del sistema immunitario.

Per facilitare la guarigione, in linea teorica, è possibile somministrare al bambino farmaci che agiscono contro i sintomi: antidiarroici e anti nausea. Nella pratica, comunque, sarebbe meglio non ricorrere a nessun tipo di farmaco (che possono essere anche più dannosi che benefici, bloccando i movimenti intestinali) e armarsi di pazienza, aspettando che il virus faccia il suo corso: tempo due- tre giorni e l’infezione passa.

Nel caso di disturbi gastroenterici bisogna osservare qualche precauzione in più, specialmente nei bimbi molto piccoli: il corpo dei neonati, infatti, in proporzione, contiene molti più liquidi che nell’età adulta.

Fortunatamente queste forme parainfluenzali sono di breve durata, quindi, non determinano quasi mai grande disidratazione.

È comunque fondamentale riconoscere i sintomi che rappresentano le prime avvisaglie della disidratazione, in modo da intervenire tempestivamente:

– il bimbo ha una perdita di peso superiore all’8% del suo peso corporeo;

– il piccolo fa meno pipì del solito;

– le labbra del bebè appaiono aride;

– la saliva è assente;

– il bambino appare molto abbattuto.

L’importanza di farli bere

Per evitare che il piccolo si disidrati è fondamentale somministragli molti liquidi. Nei caso dei lattanti, è bene offrire spesso il latte (se allattati al seno) o l’acqua (se nutriti con latte artificiale).

Nei bimbi più grandicelli, la bevanda ideale per ripristinare l’equilibrio idrosalino è rappresentata dall’acqua (bollita o di bottiglia) mescolata alle speciali bustine di soluzione reidratante (in vendita in farmacia). Vanno bene, però, anche tè e tisane.

Nel periodo in cui le crisi di vomito sono particolarmente accentuate e frequenti è consigliabile porgere al bambino la bevanda in piccole dosi per volta, aiutandosi con un cucchiaino. In questo modo è più facile che riesca a trattenerla.

Somministrare liquidi non significa dare al piccolo solo bevande, ma anche cibi liquidi: pappe, minestre, puree di verdure.

Sono utili anche i cibi assorbenti come il riso in bianco o il pane.

Una regola fondamentale è non forzare il bambino a mangiare: l’apporto proteico e di liquidi è importante, ma se il piccolo non ha appetito, meglio non obbligarlo e aspettare prima di farlo mangiare.

L’omeopatia

Per quanto riguarda le problematiche dell’apparato respiratorio, le soluzioni cambiano a seconda dei sintomi manifestati: per ciascun disturbo, è possibile prendere i rimedi consigliati nei capitoli dedicati.

Per le problematiche dell’apparato gastroenterico, l’omeopatia offre diversi rimedi. Podophyllum peltatum va bene per la diarrea “esplosiva”, che causa un crampo improvviso e costringe a correre in bagno.

Se le scariche sono accompagnate da spasmi via libera a Colocynthis.

In presenza di diarrea con febbre, astenia, feci brucianti, che costringe ad andare spesso in bagno, è meglio Arsenicum album.

L’Ipeca è utile in caso di nausea costante, che non migliora nemmeno dopo gli episodi di vomito.

La Nux vomica è indicata quando ci si sente meglio dopo aver mangiato o vomitato e si avvertono anche acidità gastrica, reflusso esofageo e gusto amaro in bocca.

I rimedi vanno usati in diluzione 9 CH. Prendere cinque granuli a ogni scarica diarroica, diradando l’uso con il miglioramento della situazione.

La fitoterapia

Il Vaccinium vitis idaea ha proprietà astringenti, per cui rappresenta un valido antidiarroico. Si consiglia di prendere 50 gocce di macerato glicerico due-tre volte al giorno fino a miglioramento della situazione.

In alternativa, si può usare la Potentilla tormentilla, che ha attività astringente e antinfiammatoria e aiuta a ridurre le scariche.

Anche il Carbone vegetale e il Melograno sono erbe dal potere astringente.

Per contrastare la nausea è molto utile la Menta. Ottimo l’infuso, da preparare diluendo un cucchiaino di foglie e fiori di menta in 100ml di acqua bollente. Lasciare in infusione 15 minuti, quindi bere una tazza due- tre volte al giorno.

Un altro rimedio contro il senso di nausea è il Limone. Si possono scegliere limonate rinfrescanti o calde, ma anche semplici bicchieri d’acqua con una spruzzatina di limone. In alternativa, via libera allo Zenzero, che può essere consumato sotto forma di tisana: mettere 5 grammi di estratto secco in una tazza di acqua bollente, lasciare in infusione qualche minuto, quindi filtrare.

Se non indicato diversamente prendere 30 gocce di tintura madre tre volte al giorno per qualche giorno, fino a quando ci si sente meglio.

Gli oligoelementi

Anche gli oligoelementi possono essere utili per regolarizzare la funzionalità intestinale.

In presenza di diarrea, si può usare l’associazione Rame-Magnesio, che ha effetto antinfiammatorio e stringente. Prendere una fiala a ogni scarica.