Il papilloma virus
Il papilloma virus (o Hpv) è tra le infezioni genitali più frequenti. Basti pensare che è presente in oltre il 60 per cento dei giovani oltre i 18 anni e che si stima che almeno il 70 per cento degli italiani soffra di un’infezione causata da questo virus.
Del resto, gran parte delle persone infette non sa di esserlo perché non ha sintomi, quindi, può contagiare altri individui in modo inconsapevole.
Per questo gli esperti insistono sull’importanza della vaccinazione, specialmente in alcuni casi. Ecco quali.
Di che cosa si tratta
Esistono più di 100 tipologie diverse di Papilloma virus: alcune vengono eliminate spontaneamente dall’organismo senza lasciare traccia, altre possono causare lesioni tipiche ai genitali (condilomi), altre ancora, le più pericolose, possono dare origine al tumore del collo dell’utero.
La modalità di trasmissione
La via principale di trasmissione del Papilloma virus è quella sessuale: il contagio però non avviene attraverso il sangue o altri fluidi (come lo sperma), ma per contatto diretto. Per contrarre il Papilloma virus è sufficiente anche un solo rapporto sessuale o il contatto intimo, nel caso in cui il patogeno sia presente nelle zone esterne dei genitali.
In questo caso, dunque, il preservativo, a differenza di quanto accade per le altre malattie sessualmente trasmissibili, non mette del tutto al riparo da rischi di contagio perché non copre tutte le zone genitali. Utilizzarlo rimane comunque molto utile.
Recentemente, si è scoperto che il virus Hpv può essere trasmesso anche attraverso i rapporti orali. In pratica, se le mucose del cavo orale entrano in contatto con genitali infetti con i tipi 16, 18 e 45 di Hpv (i più aggressivi) allora, esattamente come il collo dell’utero, possono subire una trasformazione cellulare, che aumenta il rischio di tumore a questa zona.
Come si manifesta
Fortunatamente la maggior parte dei sottotipi di Hpv viene eliminata spontaneamente, senza lasciare conseguenze.
Altri tipi (soprattutto 6 e 11), invece, possono causare lesioni specifiche ai genitali: i condilomi. Si tratta di piccole escrescenze rosso-rosate oppure biancastre, che per la loro forma vengono comunemente chiamate “creste di gallo”. Non causano perdite, ma solo un leggero prurito o bruciore. Sono molto contagiose e hanno un’incubazione variabile da uno a tre mesi.
Le tipologie più pericolose, però, sono altre tre: 16, 18 e 45. Infatti, esse, pur non causando manifestazioni visibili, sono subdole: nelle donne sono in grado di trasformare le cellule del collo dell’utero in cellule anomale, che nel corso del tempo possono moltiplicarsi e dare origine al tumore del collo dell’utero.
Pericoloso anche per gli uomini
Tradizionalmente il Papilloma è stato sempre considerato un pericolo soprattutto per le donne. In realtà, è rischioso anche per il sesso maschile.
Si è visto, infatti, che oltre ai condilomi può provocare anche tumori degli organi genitali, in particolare del pene. Inoltre, è nota la correlazione fra Hpv e prostatite cronica (infiammazione cronica della prostata) e fra Hpv e tumore alla prostata.
La presenza del virus nell’uomo può anche influire sulla funzionalità dello sperma, interferendo con la fertilità e lo sviluppo dell’embrione.
Inoltre, occorre considerare che un uomo con Hpv rappresenta un pericolo anche per le donne con cui ha rapporti. Infatti, può essere veicolo di contagio. Il pericolo è alto perché nella maggior parte dei casi il virus non causa sintomi visibili.
Le cure
La terapia varia a seconda del tipo di virus, delle manifestazioni e dello stadio della malattia.
In presenza di condilomi si può impostare una cura farmacologica, a base di farmaci che modulano la risposta immunitaria, così da favorire la lotta al virus dall’interno del corpo. In alternativa si possono eliminare le lesioni attraverso metodi distruttivi, come laser, crioterapia, causticazione con acidi, elettrocauterizzazione, chirurgia.
In presenza di un tumore, può essere necessario ricorrere alla chirurgia, alla radioterapia e/o alla chemioterapia. Talvolta, è consigliabile una terapia ormonale.
Il vaccino
La più potente arma di prevenzione nei confronti del Papilloma virus è costituita dal vaccino, che consiste nella somministrazione di sostanze proprie del virus in quantità limitata.
Ne sono disponibili due tipi, al momento gratuiti solo per le ragazzine, ma a breve probabilmente potranno essere garantiti gratuitamente anche agli adolescenti maschi (che, ricordiamolo, possono trasmettere il virus alle donne):
– il vaccino quadrivalente, che protegge contro i genotipi 6, 11, 16 e 18. Nella fascia di età 9-13 anni si somministrano due dosi, la seconda delle quali a distanza di sei mesi della prima. Il vaccino quadrivalente può essere somministrato anche in tre dosi (0, 2, 6 mesi): la seconda dose ad almeno un mese dalla prima e la terza almeno tre mesi dopo la seconda. Nei soggetti di età pari o superiore a 14 anni si usa sempre questa seconda modalità;
– il vaccino bivalente, attivo contro i genotipi 16 e 18. Nei ragazzi di età tra i 9 e 14 anni inclusi sono necessarie due dosi, la seconda dai cinque ai sette mesi dopo la prima.
Il vaccino può ridurre fino all’80-100% il rischio di contagio in entrambi i sessi e protegge dai tumori più frequenti. Tuttavia, non serve a nulla se l’infezione è già stata trasmessa.
Non sostituisce il Pap Test
È bene ricordare che il vaccino non sostituisce lo screening periodico della cervice uterina (collo dell’utero), cioè il Pap test, attualmente raccomandato per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni.
Il vaccino protegge dalle lesioni causate solo da alcuni genotipi di Hpv; per tutti gli altri genotipi oncogeni l’unica prevenzione resta il Pap-test.
Si tratta di un’indagine semplicissima: mentre la donna è seduta sul lettino ginecologico con le gambe divaricate, lo specialista inserisce uno strumento per allargare la vagina, lo speculum, e con una piccola spatola e uno spazzolino, preleva un po’ del materiale che si trova sul collo dell’utero. Le cellule prelevate vengono strisciate su un vetrino, che viene successivamente colorato e analizzato al microscopio alla ricerca di eventuali cellule anomale.