17/09/2020

Altri esami del sangue: dalla L alla T

LAP

La Lap (Leucina aminopeptidasi sierica) è un enzima che si trova nella mucosa intestinale e nel pancreas. Viene ricercata nel sangue per avere informazioni sulle condizioni del fegato.

* Valori normali (per uomini e donne): da 8 a 22 unità per litro di sangue.

* Un valore inferiore può segnalare:

non è significativo dal punto di vista medico

* Un valore superiore può segnalare:

– epatiti acute;

– cirrosi;

– eclampsia gravidica;

– tumore del fegato;

– tumore del pancreas.

PROTEINA C REATTIVA (PCR)

La proteina C reattiva (PCR) è un cosiddetto “indice infiammatorio”: significa che il suo valore aumenta quando nell’organismo c’è un’infiammazione.
* È però un indice aspecifico, cioè esprime che c’è qualcosa che non va, ma non precisa in che parte del corpo.
* A produrla e poi a immetterla nel sangue è il fegato, a partire da 4-8 ore dopo la comparsa di uno stato infiammatorio. Il suo picco massimo (valore più alto) viene raggiunto nelle 24-72 ore successive. Quando l’infiammazione scompare, anche la PCR torna alla normalità.  

* Valori normali (per uomini e donne): assente.

* La sua presenza segnala:

– artrite reumatoide;

– cistiti;

– infezioni di varia origine (batterica o virale);

infarto del cuore;

– lupus;

– morbo di Chron;

– otiti;

– peritoniti;

– tumori.

TAS (o ASLO)

Il Tas (Titolo antistreptolisinico) è l’esame che permette di fare diagnosi di infezione causata dallo streptococco Beta emolitico di gruppo A.
* Consiste nel dosare l’antistreptolisina, che è l’anticorpo che si forma nel sangue a partire da 7-10 giorni dopo il manifestarsi dell’infezione.
* Va detto che un solo valore non è indice di infezione né in atto, né recente, ma esprime esclusivamente che c’è stato un contatto con lo streptococco.
* Solo se a un secondo prelievo, effettuato a un paio di settimane di distanza, risulta aumentato rispetto al primo dosaggio significa che l’infezione è in corso o è stata contratta di recente.

* Valori normali (uomini e donne): minore (<) di 333 unità per litro di sangue.

* Un aumento notevole (fino a 5000 unità per litro di sangue) può segnalare:

febbre reumatica;

– glomerunefrite da streptococco.

* Un aumento modesto può segnalare:

– eritema nodoso;

– faringite;

– scarlattina;

– tonsillite.

* Un aumento lieve può segnalare:

– malattia reumatica

TEMPO DI PROTROMBINA (PT)

Il test della protrombina, detta PT, permette di valutare il tempo di coagulazione del sangue (o tempo di Quick). È un parametro importante, per esempio, per chi sta assumendo anticoagulanti orali (TAO) o per chi deve affrontare un intervento chirurgico. 

* Valori normali (uomini e donne): da 9,5 a 14 secondi.

Oppure:

In caso di terapia con anticoagulanti orali: da 20 a 30 secondi

* Un valore inferiore può segnalare:

– coagulazione troppo rapida, rischio di formazione di trombi. La condizione può essere indotta da: assunzione di contraccettivo orale; assunzione di integratori con vitamina k; dieta ricca di alimenti ad alto contenuto di vitamina k (per esempio, broccoli, ceci, cavoli); terapia ormonale sostitutiva.

* Un valore superiore può segnalare:

– coagulazione troppo lenta, rischio di emorragia. La condizione può essere indotta da: assunzione di anticoagulanti orali; epatiti; deficit di vitamina k; leucemia; malassorbimento; ostruzione biliare; pancreatite; tumore al pancreas.

Da sapere: l’INR

In relazione ai risultati che si ottengono dal test della protrombina (PT) oltre ai valori espressi in secondi, vengono quasi sempre forniti i valori ricavati utilizzando il cosiddetto “INR”, sigla ricavata dall’inglese International Normalized Ratio.
* Si tratta di una formula matematica, il cui nome italiano è “Rapporto Internazionale Normalizzato”, che permette di ricavare, in relazione al tempo impiegato dal sangue per coagulare, un valore standard, universalmente riconosciuto, ottenibile da qualsiasi laboratorio di analisi effettui la misurazione.
* L’esigenza di identificare un parametro comune, universalmente adottato, è nata dal fatto che i valori espressi in secondi risultano variabili in base al laboratorio che esegue le analisi, per via dei diversi reagenti impiegati.
* Le persone in cura con anticaoagulanti orali, che hanno la necessità di tenere costantemente monitorato il tempo di protrombina per aggiustare i dosaggi dei farmaci in base alle sue variazioni, devono invece poter contare su valori espressi in un linguaggio standard, che possa essere decodificato ovunque nello stesso modo. Un valore INR è normale quando varia da 0,90 a 1,20.

* Quando, nelle persone che devono assumere gli anticoagulanti orali (AO), c’è necessità di rendere il sangue più fluido si deve individuare la dose di farmaco che porti l’INR tra 2 e 3, oppure, a seconda della malattia, tra 2,5 e 3,5.

* Un valore  INR superiore a 3 aumenta il rischio di emorragia, un valore inferiore espone al rischio di trombosi, per questo è importantissimo effettuare con regolarità l’esame del sangue di controllo.

TRANSAMINASI

Le transaminasi sono enzimi presenti soprattutto nel fegato (ma anche nel cuore), in due diverse forme, denominate GOT (oppure AST) e GPT (oppure ALT).
* Sono presenti anche nel sangue ma in piccole quantità: quando aumentano significa che il fegato o il cuore hanno subito un danno, tanto più grave quanto più il valore si discosta da quello normale.
* Per fare una diagnosi comunque non bastano: si può dire che sono un segnale d’allarme che deve suggerire di svolgere indagini più approfondite volte, in particolare, a verificare la salute del fegato.

* Valori normali: GOT o AST da 10 a 45 unità internazionali per litro (uomini); da 5 a 31 UI/l (donne).

* Valori normali: GPT o ALT da 10 a 43 UI/l (uomini); da 5 a 36 UI/l (donne)

* Valori inferiori possono segnalare:

– chetoacidosi diabetica

– gravi alterazioni della funzionalità del fegato

* Valori superiori possono segnalare:

– alcolismo;

– alterazioni del fegato;

– anemia emolitica;

– assunzione eccessiva di alcol;

– assunzione di numerosi farmaci, tra cui acido acetilsalicilico, aminoglucosidi, amiodarone, azitromicina, barbiturici, cotrimosazolo, eparina, estroprogestinici, Fans (farmaci antiinfiammatori non steroidei), fenitoina, ferro, indometacina, nifedipina, piroxicam,  tetracicline, verapamil;

– assunzione eccessiva di vitamina A;

– assunzione di prodotti erboristici a base di senna e kava;

– epatiti;

– diabete;

– dislipidemie;

– leucemia;

– lupus;

– mononucleosi infettiva;

– obesità;

– pancreatite.

TRIGLICERIDI

I trigliceridi sono grassi presenti nel sangue che rappresentano una fonte di energia preziosa per l’organismo.

* Si chiamano così perché sono formati da tre molecole di grasso legati da una molecola di glicerolo.
* Un loro aumento, dovuto quasi esclusivamente a una alimentazione troppo ricca di zuccheri semplici (zucchero da cucina) e di grassi animali, apre la strada al rischio di sviluppare gravi malattie, tra cui la pancreatite. I valori dei trigliceridi vanno sempre interpretati in rapporto ai valori del colesterolo (vedi voce relativa). 

* Valori normali (uomini e donne): da 50 a 150 milligrammi per decilitro di sangue.

* Valori inferiori possono segnalare:

– assunzione di particolari farmaci, tra cui acido ascorbico, androgeni, eparina, niacina, steroidi anabolizzanti;

– insufficienza epatica;

– ipertiroidismo;

– iperparatiroidismo;

– malassorbimento;

– malnutrizione.
* Valori superiori possono segnalare:

– alcolismo;

– alimentazione troppo ricca di zuccheri e grassi;

– assunzione di particolari farmaci, tra cui betabloccanti, contraccettivi estroprogestinici, estrogeni, glucocorticoidi;

– diabete mellito;

epatite virale;

– ipercolesterolemia familiare;

– ipertiroidismo;

– ipotiroidismo;

– malattia di Tangier;

– ostruzione delle vie biliari.