16/10/2017

Domande all’esperto

Le malattie cardiovascolari preoccupano un po’ tutti. Proprio per questa ragione l’argomento è oggetto di molti dubbi. Ecco la risposta ad alcune delle domande più frequenti.

Esistono piccole prove “fai da te” che aiutino a capire se il cuore è in buono stato?

Sì. Per esempio, si può provare a fare una passeggiata a ritmo sostenuto parlando per 20-30 minuti: se si riesce a raggiungere l’obiettivo senza difficoltà, allora significa che il muscolo cardiaco è sufficientemente allenato. In alternativa, si può provare a salire quattro rampe di scale senza fermarsi: se si arriva con il cuore “in gola”, meglio allenarsi di più.

C’è un fondo di verità nel detto “mani fredde, cuore caldo”?

In realtà, perlomeno a livello fisico, è vero il contrario. Se le estremità (mani e piedi) sono tendenzialmente calde, è probabile che il cuore pompi bene.

La telemedicina è già attiva nel campo delle malattie cardiocircolatorie?

La telemedicina è l’insieme delle metodiche che permettono il monitoraggio, la diagnosi e la cura di un paziente a distanza o, più in generale, di fornire servizi sanitari a distanza. Uno degli ambiti in cui queste metodiche sono state sperimentate con successo è rappresentato proprio dal trattamento delle malattie cardiache.

La telemedicina può sostenere anche dal punto di vista psicologico?

Certamente. I pazienti seguiti a distanza, addirittura a domicilio, si sentono coccolati e sicuri. Sanno che i medici controllano la loro situazione ogni giorno e sono coscienti del fatto che in caso di problemi o urgenze non sono soli. Questa consapevolezza li tranquillizza e permette loro di vivere con maggiore serenità la loro condizione.

È vero che una corretta respirazione può influire sulla salute del cuore?

La respirazione è fondamentale per la protezione del cuore. Imparare una respirazione più lenta, con l’aiuto del fisioterapista o di strumenti specifici a guida musicale, è utile ai cardiopatici: migliora l’ossigenazione del sangue e diminuisce il lavoro a carico del cuore.

Meglio ridurre il consumo di caffè?

Se si soffre di aritmie sì, meglio non superare le due-tre tazzine al giorno. È importante anche non fumare dopo aver bevuto caffè: si peggiorerebbe la situazione (gli effetti negativi dei due si sommano: la caffeina aumenta la frequenza del battito cardiaco, mentre il fumo svolge un’azione vasocostrittiva e di indurimento delle arterie).

Sono più a rischio le donne oppure gli uomini?

In termini di malattie cardiovascolari, gli uomini sono più a rischio rispetto alle donne. Nel sesso femminile il rischio aumenta sensibilmente dopo la menopausa, quando viene meno l’azione protettiva svolta dagli estrogeni. Tuttavia, avere parenti che abbiano subito eventi cardiovascolari in età giovanile (meno di 55 anni negli uomini e meno di 65 nelle donne) innalza le probabilità di incorrere in questo tipo di malattia in entrambi i sessi.

Da che cosa dipende il rischio individuale?

Il rischio cardiovascolare globale assoluto è calcolato considerando alcuni fattori di rischio, cioè l’età, la colesterolemia totale, il colesterolo Hdl basso e la pressione arteriosa sistolica.

Che cos’è il soffio al cuore?

Si tratta di una sorta di vibrazione sonora dovuta a un vortice anomalo compiuto dal flusso sanguigno nel passaggio del cuore, che viene avvertito come un rumore strano dal medico.
Solo in una piccolissima percentuale di casi è la conseguenza di una malattia congenita che ha colpito il cuore o di una alterazione acquisita.

L’obesità addominale è particolarmente pericolosa?

Sì. Infatti, gli adipociti viscerali (quelli che si accumulano a livello dei visceri dell’addome) svolgono una maggiore attività endocrina rispetto a quelli sottocutanei e quindi esercitano più effetti negativi sul metabolismo, con incremento dei rischi per l’apparato cardiovascolare.