24/09/2020

Le apnee ostruttive del sonno

Chiamate OSAS, dalla sigla della definizione inglese, Obstructive Sleep Apnea Syndrome, le apnee ostruttive del sonno sono un disturbo relativamente comune: si stima che in Italia ne siano interessate più o meno due milioni di persone, in prevalenza di sesso maschile. 

Il problema può avere vari livelli di gravità e conseguenze proporzionali a essi. Riguardo al problema si parla di “sindrome” perché le apnee non sono mai un fenomeno a sé stante ma un’eventualità che si associa ad altre condizioni anomale precedenti o successive a esse.

I SINTOMI

L’apnea è l’interruzione involontaria della respirazione che si verifica durante il sonno.

L’interruzione in genere si protrae da una decina di secondi fino a quasi tre minuti, come avviene nei casi più severi.  Quasi sempre le apnee si associano al russamento.

Va detto che esistono inoltre le cosiddette “ipoapnee”, più modeste delle apnee, che, pur non determinando un arresto della respirazione, comunque la rallentano in modo significativo.

LE CAUSE

Dal punto di vista strettamente meccanico, le apnee nel sonno sono causate da un rilassamento anomalo dei muscoli delle vie aeree superiori. Quando si verifica questo rilassamento, l’aria inspirata non riesce più a raggiungere bronchi e polmoni. Da qui il temporaneo arresto della respirazione. 

Non si può parlare di cause vere e proprie, ma piuttosto di fattori favorenti, spesso presenti insieme.

Tra questi, i più importanti sono l’obesità (o anche solo il sovrappeso), l’assunzione di alcol (specialmente prima di coricarsi), l’impiego di sonniferi, il fumo di sigaretta, le riniti (infiammazioni del naso) ricorrenti, i traumi o le deviazioni dell’osso nasale.

Anche una mandibola poco sviluppata e quindi poco proporzionata rispetto al resto delle ossa facciali o l’ingrossamento anomalo della lingua possono determinare il problema. 

LE CONSEGUENZE

Le apnee notturne, soprattutto se gravi, ovvero frequenti e prolungate, aprono la strada a una serie di disturbi. Tra questi, i più invalidanti sono: sonnolenza diurna dovuta al sonno disturbato, che può riflettersi in modo estremamente negativo sul rendimento professionale e su eventuali rischi relativi al tipo di lavoro (si pensi per esempio a chi guida un camion o fa il tassista), difficoltà a concentrarsi, colpi di sonno, mal di testa e secchezza della bocca, necessità di alzarsi più volte di notte per urinare, deficit dell’erezione.

LA DIAGNOSI

La sindrome è presente quando il numero delle apnee è uguale o superiore a 5 per ogni ora di sonno oppure a 15 nell’arco della notte, con uno sforzo respiratorio molto marcato.

Di solito  la diagnosi viene fatta semplicemente sulla base di quanto riferito dalla persona, tuttavia esiste un esame strumentale che consente di formularla in modo più accurato.

Si tratta della polisonnografia, che consiste nel misurare durante il sonno il flusso dell’aria che entra nei polmoni, la saturazione (livello di ossigeno nel sangue), la frequenza cardiaca, i movimenti effettuati dalla cassa toracica e dall’addome durante la respirazione. In base a quanto rilevato diventa possibile stabilire il numero e la durata delle apnee.

La polisonnografia di norma viene eseguita a domicilio. L’applicazione degli elettrodi collegati all’apparecchietto che registra le varie attività durante il sonno viene fatta in ospedale dal personale sanitario, dopodiché la notte si trascorre a casa.

LE CURE

Per prima cosa, se necessario, occorre perdere peso fino a raggiungere quello considerato ideale. Da eliminare radicalmente il fumo e le bevande alcoliche. 

È opportuno poi iniziare a svolgere una moderata attività fisica e seguire un’alimentazione il più possibile sana, così da mantenere il peso forma.

È possibile che il medico suggerisca per il sonno notturno l’impiego del Cpap (Continuous positive air way pressure): si tratta di una sorta di maschera che si appoggia su naso e bocca e che forza il flusso dell’aria favorendo la corretta respirazione. 

In taluni casi può essere necessario il coinvolgimento sia dell’odontoiatra sia dell’otorinolarigoiatra per eventuali interventi atti a modificare la particolare struttura anatomica del palato.