I tumori del polmone
Nel 1950, il tumore al polmone costituiva una malattia quasi rara, ma nei decenni dal 1950 al 1980 il tasso di mortalità è salito del 225% nel sesso maschile e del 330% in quello femminile. Oggi è la prima causa di morte per neoplasia (tumore) nei paesi industrializzati. Negli Stati Uniti rappresenta la principale causa di morte nel sesso maschile e, nelle donne, ha ormai superato il cancro della mammella portandosi al primo posto nella mortalità per carcinoma. La sua incidenza è in costante e continuo aumento.
In Italia il numero di nuovi casi per anno è di circa 35-40.000: 100-110 ogni 100.000 abitanti negli uomini, 20-30 ogni 100.000 abitanti nelle donne. Corrisponde all’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale (13% nei maschi, 6% nelle femmine). La sua incidenza aumenta con l’aumentare dell’età. Alla diagnosi, l’età media dei pazienti è 60 anni; oltre un terzo di nuovi casi è diagnosticato in persone con più di 70 anni.
PRIMITIVI E SECONDARI
Il tumore polmonare quasi sempre origina all’interno dei bronchi. La localizzazione della zona d’origine è possibile solo nelle fasi iniziali dello sviluppo, perché nelle fasi avanzate anche l’intero polmone può essere invaso dalla massa per cui è impossibile capire in che punto si fossero sviluppate le prime cellule anomale.
I tumori polmonari possono essere distinti in “primitivi” e “secondari”. In quest’ultimo caso si tratta di metastasi causate da tumori di altri organi.
I tumori primitivi possono essere benigni nel 5% dei casi oppure maligni (provocano metastasi e progrediscono fino a determinare la morte) nel 95% dei casi.
I TUMORI MALIGNI
Ci sono vari tipi di tumore polmonare maligno, che possono essere suddivisi in due grandi categorie: le forme epiteliali (carcinomi polmonari), più frequenti, e le forme connettivali (sarcomi polmonari), decisamente più rare.
Le forme epiteliali si distinguono in “tumori a piccole cellule” (SCLC) e “tumori non a piccole cellule” (NSCLC).
I SINTOMI
Il 5-15% dei tumori viene scoperto casualmente, in occasione di una radiografia al torace effettuata per altre ragioni, quando ancora non determina sintomi o comunque dà segni di sé che non destano particolari sospetti, come rari colpi di tosse e raucedine.
I sintomi che invece lo caratterizzano sono la tosse, la presenza di sangue nel muco bronchiale (emottisi), sibili e stridori durante la respirazione, dispnea (respirazione difficoltosa), a volte febbre e formazione di catarro, a volte dolore, ostruzione della trachea, difficoltà di deglutizione, abbassamento della voce, dimagrimento, alterazioni della coagulazione.
A mano a mano che il tumore progredisce, compare un dolore sempre più significativo, che interessa il torace o la spalla o altri distretti del corpo, a seconda dell’estensione della massa e della sua localizzazione.
LE CAUSE
Nella stragrande maggioranza dei casi, i carcinomi del polmone sono causati dal fumo di sigaretta. Esiste una precisa correlazione tra la mortalità per carcinoma polmonare e il numero delle sigarette fumate: un uomo che fuma due pacchetti di sigarette al giorno per 20 anni ha un rischio di sviluppare il carcinoma del polmone 60-70 volte superiore a quello di un suo coetaneo che non fuma.
Va detto che, mentre bastano 3-4 anni di astensione completa dal fumo per avere lo stesso rischio di infarto di chi non ha fumato mai, ci vogliono 10-15 anni senza sigarette per riportare il rischio di tumore al polmone quasi pari a quello di chi non è mai stato tabagista. Solo chi smette prima dei 35 anni può arrivare a un rischio del tutto pari.
Anche i non fumatori sono a rischio di tumore al polmone per il fumo di sigaretta passivo. Il rischio è maggiore in un convivente di un fumatore rispetto a chi è esposto in un ambiente lavorativo.
Oltre alle sigarette, ci sono altre sostanze tossiche che favoriscono il tumore del polmone. Tra queste la maggiore responsabile è il radon, un gas naturale che si sprigiona dal terreno e che può essere presente all’interno delle abitazioni o dei luoghi di lavoro. Il radon aumenta la sua potenzialità cancerogena di 25 volte nei fumatori, in quanto le sigarette alterano il tessuto polmonare rendendolo meno capace di difendersi dalla nocività del gas.
Come responsabili del carcinoma del polmone, sono chiamati in causa lo smog e l’inquinamento atmosferico prodotto dalla combustione di derivati del petrolio, le sostanze radioattive, l’amianto, l’arsenico, il cromo, il nickel, il cadmio.
Favoriscono l’insorgenza del tumore del polmone la bronchite cronica, la tubercolosi, la bronchiettasia.
Per quanto riguarda la vulnerabilità genetica, non ci sono forme di tumore polmonare ereditarie, però è possibile che la tendenza a svilupparlo a causa del disequilibrio tra i geni che stimolano la proliferazione di cellule anomale (oncogeni) e i geni che la bloccano (anti-oncogeni) sia una condizione individuabile in più membri della stessa famiglia.
LE CONSEGUENZE
Il tumore del polmone dà quasi sempre luogo a metastasi. Dalla zona in cui tutto ha inizio, le cellule tumorali tendono a spostarsi, attraverso la linfa e/o il sangue, per raggiungere altri organi dove attecchiscono e iniziano a moltiplicarsi determinando lo sviluppo di altri tumori, cioè di metastasi.
Frequenti sono le metastasi che coinvolgono le linfoghiandole del polmone, il fegato, il rene, le ossa, il cervello, la pleura, i surreni.
La comparsa di altri tumori complica la condizione generale, determinando come sintomo più importante e invalidante la comparsa di dolore e un generale decadimento fisico. Nella maggior parte dei casi, in tutti i tipi di tumore maligno, la situazione evolve in modo sfavorevole.
LA DIAGNOSI
La diagnosi di tumore del polmone molto spesso viene fatta tardi, in uno stadio troppo avanzato, cioè quando non vi è più una cura che possa determinare la guarigione. È più probabile infatti che vengano rilevate le metastasi (che di solito danno sintomi) prima del tumore al polmone da cui si sono originate.
Posto questo, per porre diagnosi di tumore al polmone occorre fare una biopsia del tessuto polmonare. La biopsia si effettua tramite la broncoscopia, che permette sia di prelevare un frammento di tessuto sia di visualizzare l’interno dei bronchi. Si esegue infatti inserendo nei bronchi, attraverso il naso o la bocca una sonda a fibre ottiche, collegata a un monitor.
Se il tumore è molto periferico, cioè troppo lontano dalla zona che può essere raggiunta con la sonda della broncoscopia, può essere eseguita una biopsia transbronchiale ovvero un prelievo del tessuto malato attraverso un ago infisso nel torace sotto guida Tc (tomografia computerizzata). È un esame poco invasivo che non richiede anestesia.
Oltre alla biopsia, lo specialista può richiedere altre indagini da effettuare sui polmoni, per valutare l’estensione del tumore e individuare eventuali metastasi: la radiografia, la Tc (tomografia computerizzata), la risonanza magnetica, la scintigrafia ossea. A volte viene prescritto anche l’esame dell’espettorato (sputo), per cercare in esso eventuali cellule tumorali.
4 STADI DI GRAVITÀ
I tumori del polmone vengono classificati (stadiazione) in base a 4 stadi di gravità crescente, che vengono indentificati con i numeri da 1 a 4. Lo stadio 1 è il più lieve, il 4 il più grave.
In relazione alla stadiazione si utilizzano altri parametri, il cui insieme è definito “sistema TNM”. La voce “T” descrive la dimensione del tumore primitivo, cioè del tumore che per primo si è sviluppato. “N” è il parametro che prende in considerazione l’eventuale coinvolgimento dei linfonodi (se è positivo significa che il tumore si è esteso ai linfonodi); “M” è il parametro che si riferisce alla presenza di metastasi in altri distretti del corpo (se è positivo significa che ci sono).
LE CURE DEI TUMORI MALIGNI
Innanzi tutto va detto che nei casi di tumori piccoli, senza metastasi, l’intervento chirurgico può essere del tutto risolutivo, ovvero garantire la guarigione completa. In generale, la stragrande maggioranza dei tumori si cura prevalentemente con la chemioterapia o con la radioterapia.
La chemioterapia è comunque la terapia più impiegata, visto oltretutto che agisce anche sulle metastasi, la cui presenza, molto frequente, rende l’intervento chirurgico al solo polmone un trattamento poco utile. I farmaci più utilizzati sono vari e tra questi ci sono per esempio, i derivati del platino, come il cisplatino, la ciclofosfammide, la dexorubicina, la gemcitabina.
La radioterapia viene spesso usata in associazione alla chemioterapia o dopo il ciclo di chemioterapia per ridurre il rischio di metastasi, soprattutto al cervello che è l’organo dove si sviluppano facilmente.
Attualmente sono in fase di studio, con risultati già incoraggianti, i farmaci “biologici” cioè che vanno ad agire sulle cellule tumorali come unico bersaglio (a differenza di quello che fa la chemioterapia che tende a distruggere anche numerose cellule sane) oppure vanno a inibire i fattori di crescita di altre cellule.
In alcuni casi, si ricorre all’ablazione con radiofrequenza, una metodica che distrugge il tumore con l’impiego del calore, o alla terapia laser (che si avvale sempre del calore) oppure alla cura fotodinamica, che consiste nell’iniettare un farmaco che si attiva sotto lo stimolo della luce del broncoscopio, distruggendo le cellule alterate.
I TUMORI BENIGNI
Nel 5% dei casi i tumori del polmone sono benigni. Appartengono all’elenco l’adenoma bronchiale e l’amartoma (90% dei casi), oltre a un gruppo rarissimo di cui fanno parte condroma, fibroma, lipoma, amangioma, leiomioma, pseudolipoma.
I sintomi
Tutti questi tumori si presentano come noduli o addirittura masse che, se voluminose, possono ostruire le vie aeree provocando tosse, dispnea, emottisi (muco con sangue). Se di dimensioni contenute i tumori benigni del polmone possono non dare luogo a sintomi.
La diagnosi
Le masse (o i noduli) possono evidenziarsi con la radiografia dei polmoni, ma possono anche sfuggire ai raggi X. La diagnosi è più certa con la Tc (tomografia computerizzata).
La cura
La terapia di prima scelta è l’intervento chirurgico per l’asportazione del tumore benigno.