28/09/2022

Triennale Milano: una ciocca di capelli per protestare contro le violenze in Iran

Veronica Colella Pubblicato il 28/09/2022 Aggiornato il 29/09/2022

Chi vuole potrà lasciare una ciocca di capelli nell’atrio del Palazzo dell’Arte: una forma di protesta pacifica contro le violenze e gli omicidi in Iran 

protesta donne Iran

Morire a ventidue anni per aver indossato male il velo, o almeno dopo essere stata arrestata dalla polizia morale con questa scusa. Quello che è successo a Mahsa Amini (il cui vero nome è Jîna Emînî), giovane curda finita in coma mentre era in custodia per essere “rieducata alla modestia”, ha innescato proteste in tutto il mondo.

A Teheran come a Berlino, Bologna, Ottawa, Londra e New York le prime a manifestare contro il regime teocratico sono state le donne iraniane, impugnando le forbici o bruciando il velo in segno di sfida.

Tagliare i capelli è un gesto di ribellione e rabbia, ma anche un modo di rendere visibile il lutto e la sofferenza che lo accompagna. Ecco perché ciocca dopo ciocca aggrediscono il simbolo della loro bellezza in nome di Jîna, per far valere i loro diritti e contro l’oppressione sistematica delle minoranze.

Riprendendo una richiesta di alcuni membri della comunità iraniana milanese, anche Triennale Milano ha lanciato questa settimana un’iniziativa simbolica che si ispira al loro coraggio.

Come partecipare

A partire da mercoledì 28 settembre è possibile lasciare una ciocca dei propri capelli, legata con un filo di corda, in un apposito contenitore messo a disposizione nell’atrio del Palazzo dell’Arte. Le ciocche raccolte verranno poi consegnate al Consolato Generale della Repubblica Islamica dell’Iran in segno di protesta.

Un invito rivolto a chiunque voglia mostrare il suo sostegno alle giovani donne e ai giovani uomini che in Iran chiedono di ripristinare un grado minimo di libertà e di civiltà, spiega il Presidente di Triennale Stefano Boeri, compiendo “un gesto pacifico di protesta contro la violenza omicida della polizia e di solidarietà con chi in questi giorni rischia la propria vita per difendere il diritto inalienabile alla libertà individuale”.

Il pericolo di un’escalation

L’iniziativa nasce in risposta alla brutale repressione dei manifestanti che in Iran ha già portato a centinaia di arresti e alla morte di più di quaranta persone, tra cui Hadis Najafi – ventenne uccisa da sei proiettili a Karaj e scambiata per la “ragazza con la coda” di un video diventato virale.

Come riportato in una recente analisi dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), prendere le misure di quanto sta accadendo è estremamente complicato per via del blocco di internet disposto dalle autorità. Tuttavia, la partecipazione ampia e inclusiva alle proteste – a cui hanno mostrato pubblicamente il loro supporto anche star del cinema, cantanti e sportivi – lascia intendere che la rivolta si sia ormai trasformata in una sfida al regime che potrebbe portare a ulteriori escalation della repressione. Per questo non si può restare indifferenti.