Nasce la Food coalition contro la fame in tempi di pandemia
La FAO mette in campo un programma trasversale per sostenere i bisogni alimentari delle popolazioni a livello globale, peggiorati dall’attuale emergenza sanitaria
La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione alimentare e i mezzi di sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo, a causa della perdita di posti di lavoro, di una diminuzione della disponibilità economica e dell’aumento generale dei prezzi, in particolare di quelli del cibo. Per fare fronte al problema, la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) con il sostegno del Governo italiano e di altri 35 Stati che hanno aderito all’iniziativa, ha lanciato la Food Coalition, un meccanismo multilaterale per mobilitare assistenza politica, finanziaria e tecnica allo scopo di supportare ogni Paese, in base alle specifiche necessità di ciascuno, a contenere i disagi legati all’approvvigionamento alimentare dei suoi abitanti, peggiorato dall’emergenza sanitaria in corso. Il tutto grazie al supporto e allo scambio di idee del settore privato, della comunità accademica, delle organizzazioni degli agricoltori, della società civile e delle organizzazioni non governative (ONG).
Dialogo non stop
La Coalizione “metterà sul piatto” le competenze e l’esperienza dei diversi collaboratori per aiutare la FAO a promuovere sistemi alimentari sostenibili, migliorare e incrementare la produttività agricola e i redditi dei piccoli agricoltori, soprattutto per le aziende capitanate da donne, giovani, nuclei famigliari e popolazioni indigene. Come ha sottolineato Beth Bechdol, direttore generale aggiunto FAO, «la Food Coalition appoggerà le attività promosse dalla FAO per riportare i Paesi sulla strada giusta per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in materia di lotta alla fame e alla malnutrizione».
Purtroppo, già in epoca pre-Covid quasi 690 milioni di persone andavano a letto affamate. Di queste, 135 milioni rischiavano la morte per insufficienza di cibo e 183 milioni erano a rischio di forte indigenza se sottoposte a ulteriori situazioni di difficoltà, come quella che stiamo vivendo.
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