Infermieri a viso aperto. Una mostra fotografica racconta il loro lavoro
Al via la campagna di sensibilizzazione che racconta la professionalità degli infermieri, oltre la retorica degli “angeli in corsia”. Un progetto fotografico di Settimio Benedusi che mostra i volti e le storie di chi ogni giorno è al fianco dei pazienti
Una mostra virtuale pensata per far conoscere al grande pubblico la quotidianità degli infermieri, da visitare sul sito infermieriavisoaperto.it.
Attraverso i ritratti di Settimio Benedusi, fotografo e giornalista ligure naturalizzato milanese, conosciamo le storie e il percorso di dodici professionisti che fanno dell’empatia una pratica quotidiana, con impegno e dedizione.
Un progetto promosso dalla multinazionale farmaceutica Chiesi, con il patrocinio non oneroso della FNOPI, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche.
Il progetto “Empathy Manifesto”
La mostra si inserisce nel progetto più ampio dedicato all’empatia promosso dal gruppo Chiesi. Ugo Di Francesco, Amministratore Delegato del Gruppo Chiesi, dichiara: «La Campagna “Infermieri, a viso aperto” rappresenta un esempio di trasformazione del concetto di empatia in un’attività tangibile, di condivisione di quei valori che gli infermieri mettono in campo ogni giorno nell’assistere i pazienti e ai quali non può che andare la nostra gratitudine per il ruolo fondamentale che ricoprono, indipendentemente dalla pandemia».
Non chiamateli angeli
Durante la prima ondata, l’immagine di un’infermiera che crolla addormentata alla scrivania con ancora addosso tuta e mascherina ha fatto il giro del mondo. Un simbolo di impegno e dedizione, certo, ma anche del prezzo altissimo che professionisti come lei pagano per assicurare ai pazienti un’assistenza umana e dignitosa. Celebrarli come eroi o come angeli può sembrare un complimento, ma rischia di mettere in secondo piano la loro professionalità. Un percorso costante di formazione, istruzione e educazione che permette di acquisire competenze specifiche, complementari a quelle del medico e di certo non meno importanti.
«Gli infermieri ci sono, ci sono stati, ci saranno. Lo sanno bene i cittadini che li riconoscono in questa pandemia come quei professionisti vicini ai pazienti, al proprio fianco per rispondere ai loro bisogni, per garantire l’umanizzazione dell’assistenza e la dignità del fine vita. Perché per noi, come recita il Codice deontologico, “il tempo di relazione è tempo di cura”» ha commentato Barbara Mangiacavalli, Presidente FNOPI.
Un lavoro che è anche una vocazione, ma di cui non bisogna trascurare i punti più critici: «Impegno, professionalità e dedizione sono sotto gli occhi di tutti. Lavoriamo a viso aperto, bardati da tute di contenimento e tripli guanti di lattice di protezione, pagando un prezzo altissimo, sopperendo alle criticità delle strutture e alle carenze di personale che denunciamo da anni: in Italia occorrono subito 53mila infermieri, di cui gran parte sul territorio come infermieri di famiglia/comunità, per una vera assistenza a misura di cittadino».
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