05/09/2024

Venezia 81: è arrivato Iddu, con Elio Germano e Toni Servillo

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 05/09/2024 Aggiornato il 11/10/2024

Ultimo film italiano in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia, Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, liberamente ispirato alla storia del boss mafioso Matteo Messina Denaro

Iddu - Venezia 81

Proprio il giorno in cui esce la notizia della morte della madre di Matteo Messina Denaro, viene presentato all’81esima Mostra del Cinema di Venezia Iddu, il film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza.

Il film è incentrato sulla figura del celebre boss rimasto latitante per quasi trent’anni e morto un anno fa, otto mesi dopo l’arresto.

A interpretarlo è Elio Germano, che divide la scena con un altro grande attore come Toni Servillo. Nel cast anche Daniela Marra, Barbora Bobulova, Giuseppe Tantillo, Fausto Russo Alesi, Betti Pedrazzi, Antonia Truppo, Tommaso Ragno, Filippo Luna, Rosario Palazzolo, Roberto De Francesco, Vincenzo Ferrera e Gianluca Zaccaria.

Iddu uscirà nelle sale il 10 ottobre, distribuito da 01 Distribution.

Ispirato ai fatti reali

Il film, liberamente ispirato a fatti realmente accaduti (con personaggi che però sono frutto della fantasia degli autori), è ambientato in Sicilia nei primi anni 2000.

Dopo avere passato alcuni anni in carcere per mafia, un politico di lungo corso di nome Catello si trova senza più nulla. Così, quando i Servizi Segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo grande latitante di mafia in circolazione, coglie l’occasione per rimettersi in gioco. Uomo furbo e dalle cento maschere, Catello dà vita a un unico quanto improbabile scambio epistolare con il latitante, cercando di approfittare del suo vuoto emotivo. Un azzardo che con uno dei criminali più ricercati al mondo comporta un certo rischio.

La parola ai registi

«Lo studio su Matteo Messina Denaro è iniziato qualche anno fa ed è stato lungo e complicato. Era un figura di cui non si capiva la reale portata e avevamo a nostra disposizione solo alcune sentenze e atti giudiziari, però anche molti pizzini che abbiamo iniziato a leggere e studiare. Poi ci siamo soffermati in particolare sul carteggio tra lui e un l’ex sindaco di Castelvetrano andato avanti fino al 2006: si trattava di una decina di lettere, ma molto interessanti, perché in poche righe si affrontavano gli affari ma poi lui si dilungava su riflessioni esistenziali. Da qui è emerso un ritratto psicologico interessante e lontano dagli stereotipi delle figure di mafia, mentre il sindaco incarnava una sorta di maschera della commedia italiana. Così abbiamo lavorato su questo materiale e, quando ne è uscito altro dopo l’arresto, abbiamo capito che il ritratto che avevamo messo a fuoco era piuttosto fedele, così abbiamo proseguito su questa strada» – spiega Fabio Grassadonia.

E come hanno raccontato la fama di latin-lover del boss? Ce lo spiega Antonio Piazza: « Il rapporto con le donne uno degli elementi che fanno di questo boss una figura peculiare. Siamo abituati a vedere i boss apparentemente casa e chiesa, mentre lui non si è mai sposato. Nel film il suo approccio con le donne entra come elemento di contrasto tra lui e il padre».

…e ai protagonisti

«Nella letteratura dei processi si descrivono gli atti che ha commesso, mentre dai pizzini emerge il suo lato umano. Tra le varie cose lui cambiava registro in base alle persone con cui dialogava, anche per esibire la sua cultura e dimostrare di essere superiore agli altri (un elemento che caratterizza un po’ tutti i personaggi messi in scena in questa storia). Dopo l’arresto ho avuto modo di ascoltare le registrazioni della sua voce e l’ho trovato inquietante e al tempo stesso interessante per me come attore, perché era una persona capace di terribili crudeltà ma anche tenero e con una sua etica» – spiega Elio Germano.

Dice invece Toni Servillo: «Quando ho letto la sceneggiatura e il carteggio ho trovato tutto talmente inverosimile che si è aperta per me, come attore, una strada di verosimiglianza. È appassionante fare un personaggio che deve recitare, un uomo assediato dalla disperazione che usa strumenti da piccolo amministratore locale e ricorre alla cultura della maschera, assumendosi questo rischio per sistemare la sua condizione».