Venezia 76: l’attesa è finita. Ecco Joaquin Phoenix, Joker da applausi
Alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia è arrivato finalmente il momento del film più atteso, il Joker di Todd Phillips, interpretato da Joaquin Phoenix
È un sabato piuttosto caldo alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, non solo dal punto di vista climatico. Ad alzare la temperatura emotiva ci sta infatti pensando Joaquin Phoenix con il suo Joker firmato da Todd Phillips. Il film, presentato in concorso, è decisamente uno dei più attesi e lo si è visto dalle lunghe file per assistere alla proiezione e alla conferenza stampa.
Naturalmente non vogliamo spoilerare nulla, ma possiamo solo dire che il 3 ottobre, quando uscirà nelle sale, sarà il caso di non perderlo.
Un balzo all’indietro
Trama scontata direte voi, dato che stiamo parlando del villain più noto dell’universo Batman, ma non è per nulla così. Stavolta, infatti, si cambia prospettiva e si viene catapultati nel passato, per la precisione nel 1981 in una Gotham City alla deriva e sempre più violenta. Qui facciamo la conoscenza di Arthur, che vive con la madre in un quartiere povero e si guadagna da vivere facendo il clown, anche se sogna di diventare un comico. L’uomo è seguito dai servizi sociali, per via di alcuni problemi psicologici che lo rendono tremendamente fragile e soggetto a veri atti di bullismo. Il suo male di vivere, in seguito a una catena di eventi, finirà per emergere trasformandolo in una icona.
La parola a Joaquin Phoenix e al regista
«Questo non vuole essere un film politico» precisa il regista Todd Phillips. «Però abbiamo voluto che fosse realistico e per arrivare a questo risultato ci siamo confrontati molto».
Un confronto necessario in particolare per la costruzione del personaggio, come sottolinea Joaquin Phoenix: Todd mi ha detto subito ciò che voleva, a partire dal sorriso che doveva essere qualcosa di doloroso. Un sorriso iconico, che temevo di non essere in grado di fare senza sembrare ridicolo,.
E continua: «Per entrare nel ruolo Arthur sono partito dal tema della perdita e dalle implicazioni psicologiche ad esse legate. Con Todd ho letto più volte la sceneggiatura e lui mi ha consigliato anche dei libri che parlano di doppie personalità per cercare il giusto equilibrio. Ho lavorato sui suoi vari volti, facendo dei passi indietro per non svelare troppo e al tempo stesso scoprendo delle cose in più di lui, man mano che andavano avanti le riprese. E cosa ancora più importante: abbiamo avuto un approccio totalmente nuovo, senza alcuni riferimento ad altre interpretazioni del Joker».
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