Sanremo 2019, prima serata: la nostra top five
Il candidato alla vittoria, la migliore voce, il testo più poetico, il ritornello da hit e la canzone più coraggiosa: cinque categorie per cinque vincitori
Come va? Tutto bene! Potremmo sintetizzare con due menzioni musicali – le avete colte? – la prima serata della 69esima edizione del Festival di Sanremo.
In realtà, al di là della simpatica battuta, che ha l’originalità e la comicità di un cabarettista esordiente di Made in Sud, Il trio composto da Claudio Baglioni, Claudio Bisio e Virginia Raffaele non ha entusiasmato. Ahimé!
E non l’hanno fatto neanche le canzoni. Ma noi vogliamo iniziare con tanta positività, senza stroncare nessuno – anche se ne avremmo anche tutte le possibilità – raccontandovi la nostra top five. Bando alle cattiverie, almeno per oggi. Per quelle vi rimandiamo a domani. Quali sono, per noi, le canzoni che spiccano? Ecco i cinque brani “top” per altrettante (e diverse) ragioni.
Il candidato alla vittoria – Quella di Ultimo è la canzone candidata alla vittoria. E lo era ancor prima che tutti la ascoltassero. Poi l’abbiamo sentita, e possiamo tranquillamente confermarlo. Ottima musica, testi attenti, interpretazione delicata. Pensate che sui social, tra i cuoricini di Instagram e le visualizzazioni su Youtube, è il brano più cliccato tra tutti quelli in gara. E sappiamo benissimo quanto questi dati contino. Ultimo sarà di nuovo primo?
La voce – Se c’è un cantante che poteva osare con la vocalità, incurante della tensione tipica di quel palco, è Arisa. Un’alternanza tra alti e bassi da applausi, con quella semplicità tipica di uno che canta sotto la doccia. Con una bella carica emotiva e un testo per niente banale. Ok, ogni tanto ci siamo chiesti, dato anche il dualismo della melodia e il bipolarismo di lei – scherziamo, eh – se stesse davvero bene. Ma quello è un altro discorso. Comunque, a dieci anni dalla sua vittoria con Sincerità e a cinque da Controvento, Arisa potrebbe aggiudicarsi un altro oro. Chi ci scommette?
Il testo – Il testo di Simone Cristicchi è bellissimo. Una dolce canzone d’amore mai scontata, mai ascoltata. Con picchi di miele come “Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro. Basta mettersi al fianco invece di stare al centro”. Insulina da flebo, insomma. Una canzone poco cantata, ma molto recitata. E bene interpretata. Che piacerà a tutti quelli che amano i testi autoriali, quelli di contenuto e di spessore.
Per il pubblico “giovine” – “Scusa ma non me ne importa, sono qua un’altra volta”. Toglietemi di testa questo ritornello. Anche perché io non ho proprio l’età. I due giovanissimi, Federica Carta e Shade, insieme se la cavano, un bel matrimonio che piacerà a tutto il popolo “teen”. La canzone è leggera, come loro, e comunque ben fatta, da un punto di vista discografico. Che vinca è improbabile, ma ne sentiremo parlare.
La canzone che non ti aspetti – Una menzione speciale per Mahmood: uno tra i più giovani, dal punto di vista artistico e anagrafico, ha presentato una canzone coraggiosa, come lui. Un brano per niente sanremese, dalle sonorità fusion, anche un po’ mediorientali, che parla di amore padre/figlio e di interessi economici. Non c’è amore, bensì cinismo e materialismo. E, dopo tutte queste dichiarazioni d’amore e di benessere, ci sta. Si è esibito per ultimo, ma ha attirato l’interesse (e l’applauso) anche della sala stampa.
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