Games of Thrones 8, le reazioni dei fan
Tra sviste ed errori quest'ultima serie non ha soddisfatto le aspettative della maggior parte degli appassionati
Questa ottava stagione del Trono di Spade, almeno fino ad ora, non ha soddisfatto le aspettative (forse troppo alte) della maggior parte degli spettatori. Di certo non aiutano le numerose sviste dettate da fretta e stanchezza – dal bicchiere di Starbucks dimenticato su un tavolo alle mani che ricrescono per magia – ma quello che ha spinto alcuni fan a lanciare un’improbabile petizione per chiedere a HBO di rifare l’intera stagione “con degli sceneggiatori competenti” è stato il penultimo episodio, vissuto come un vero e proprio tradimento.
L’anticlimatica (e buia!) battaglia contro gli Estranei
Il primo punto dolente è stata la battaglia contro gli Estranei. La regia confusionaria e la scarsa luminosità, pensate per creare atmosfera, hanno reso difficile seguire l’azione per chi non ha una tv OLED.
Fortunatamente al coro di lamentele si è presto aggiunto anche un fronte degli entusiasti: il respiro epico della Battaglia per Winterfell è stato paragonato a quello del Fosso di Helm nel Signore degli Anelli e sono stati in molti a trovare la realizzazione coinvolgente e ben riuscita, nonostante il pizzico di delusione nel vedere una minaccia paventata come apocalittica e inarrestabile spazzata via in un solo episodio.
La scelta di ignorare tutte le profezie alla ricerca dell’originalità a tutti i costi, invece, è stata meno apprezzata. Chi ha passato anni ad interpretare i segnali di una certa predestinazione si è sentito preso in giro, anche se l’impatto è stato addolcito dal fatto che il personaggio che ha sferrato il colpo finale al Re della Notte è molto amato.
La follia di Daenerys (alla faccia di chi ha chiamato la figlia Khaleesi)
Il penultimo episodio della serie regala il colpo di scena più grande, diventato traumatico a causa di alcuni fraintendimenti incoraggiati dagli stessi autori.
Esauriti i libri, la riflessione sul potere è stata gradualmente sostituita da un’interpretazione della storia che vedeva nel personaggio di Daenerys il simbolo di una rivincita degli emarginati. Soltanto l’anno scorso negli Stati Uniti 560 bambine sono state chiamate Khaleesi, un’esagerazione che a noi farà sorridere ma che adesso mette tutti questi genitori in una posizione a dir poco scomoda.
Gli sceneggiatori – pur sapendo di doversi attenere al finale previsto dall’autore – non hanno saputo accompagnare gli spettatori verso la sua discesa nella follia, facendo sembrare le sue azioni insensate e in aperta contraddizione con il suo percorso, sebbene sia coerente con la sua probabile evoluzione letteraria.
La questione femminile…
L’altro grande malinteso riguarda il ruolo delle donne: le ultime stagioni sembravano voler sovvertire un ultimo cliché, facendole uscire dai ruoli marginali di mogli, figlie, sorelle e vittime inermi per dare loro un rilievo tradizionalmente maschile. La serie ha potuto contare su molti personaggi femminili forti e ben strutturati, ma definirla “femminista” è stata una mossa imprudente.
Gli ultimi episodi hanno contraddetto questa percezione, esacerbando le reazioni negative nei confronti dell’ottava stagione. In effetti i poveri sceneggiatori ne hanno infilata una dietro l’altra: la scelta di Daenerys sembra derivare dal suo essere stata rifiutata (sia da Jon che dall’Occidente), Missandei diventa una vittima sacrificale, Cersei passa da temibile avversaria a madre in lacrime, Brienne viene sedotta e abbandonata e Sansa addirittura soppesa il ruolo degli abusi subiti nel forgiare il suo carattere.
e quella maschile
Se può consolare, agli uomini non è andata tanto meglio: Kit Harington è il primo a dirsi frustrato dal fatto che il suo personaggio sia sempre l’ultimo a capire le cose e i fan di Jaime Lannister non hanno preso molto bene il suo ritorno tra le braccia dell’amata sorella, per quanto commovente fosse il loro finale.
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