Serie tv 2015: le migliori sigle d’apertura
Palette alzate per le opening dei grandi tv show di quest’anno, osannate dai cultori dello streaming online. Perché tutto è bene ciò che inizia bene. O no?
Gli amanti dello streaming on line la saltano senza pietà, i tradizionalisti da tubo catodico la usano come pausa bagno o per prendere uno snack veloce da gustare durante la visione. Ma i cultori, quelli veri, la vivono con estrema passione.
Amate e odiate, intriganti o noiose, chilometriche o flash, artistiche o basic, le sigle sono l’elemento più sottovalutato delle nostre amiche serie televisive. Eppure creano un impatto emozionale non da poco, visto che il gioco del montaggio può abbattere qualsiasi regola da regia televisiva.
Prodotti sempre più cinematografici, sempre meno didascalici, lontani anni luce dalle sigle anni Novanta che combinavano spezzoni delle puntate con tanto di fermo immagine dell’attore per affiancargli nome e cognome. E meno male, direi. Media qualitativa molto più alta, ma ce ne sono alcune che sono già leggenda, per una serie di ragioni che vi spiegherò man mano. Ecco le sigle più belle degli ultimi successi. E quelle, invece, che hanno maggiormente deluso.
Partiamo da uno dei telefilm cult degli ultimi anni: quella di Game of Thrones, in Italia tradotto in Il trono di spade, offre un’animazione molto definita, che funge anche da riassunto e da aggiornamento della storia. Molto bella anche da un punto di vista musicale, riconoscibile sin dalle prime note, orecchiabile quanto basta. A seguire quella di un altro serial imperdibile: American Horror Story, dal montaggio sublime e dalle immagini che fondono arte, mistero e horror. Simile, ma non troppo, quella di Penny Dreadful, gotica e classica, un gioco di violini e di ragni, di fiumi di sangue e di note cariche di tensione.
Corvi e città abbandonate, tombe e fiori bianchi, orologi e fiamme: anche The Walking Dead gioca con le immagini dell’orrore e della tensione per conquistare lo spettatore. Tutt’altro genere per Salem, almeno dal punto di vista audio, per il telefilm non famosissimo che racconta di streghe e tradimenti. A cantarla, perché in questo caso non è soltanto strumentale, è Marilyn Manson, che ha collaborato con il compositore Tyler Bates per il brano Cupid Carries a Gun.
Un vero elogio alla bellezza: non si potrebbe definire altrimenti la sigla d’apertura di True Detective, che gioca sulla continua sovrapposizione di immagini, effetti visivi, scenari e personaggi per introdurre nel suo mondo ricco di suspense e di thrilling. Molto d’impatto, invece, la simpaticissima sigla di Shameless, girata tutta in un bagno, con tutti i personaggi della famiglia Gallagher. Peccato che, dopo 5 stagioni, non ci sia stata una sola modifica e gli attori sembrino ancora giovanissimi, come se il tempo non fosse mai passato. È come tirarsi la zappa sui piedi.
Entra nella nostra classifica per rapidità ed efficacia la sigla di Modern Family: 15 secondi di quadri e di foto, che descrivono le piccole famiglie della macrofamiglia: sempre diversa e sempre uguale a se stessa, ma con una identità ben precisa. Concludono la classifica l’Opening Credits di The Affair, bel mix di velocità, musica e primi piani, tra paesaggi e oggetti, e quella di Sons of Anarchy, molto rock e aggressiva al punto giusto.
Bocciate, permettetemelo, le sigle di due grandi telefilm cult degli ultimi anni: soporifera e poco caratterizzante la sigla di House of Cards, più adatta ad un promo per rilanciare il turismo a Washington, e Orange is the new black, con la canzone “You’ve Got Time” di Regina Spektor, fatta di primissimi piani, tra labbra ed occhi, e poco più. Deludente anche l’intro superflash di Revenge. Per la serie “si può fare di più”.
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