Serenity è il film flop dell’estate?
Nonostante uno sceneggiatore da Oscar e protagonisti come Anne Hathaway e Mattew McConaughey il film non convince. Bocciati i colpi di scena e anche la recitazione troppo sopra le righe
Può uno sceneggiatore pluripremiato, candidato agli Oscar come Steven Knight (Piccoli affari sporchi, La Promessa dell’assassino, Locke) deludere clamorosamente, pur avendo a sua disposizione un cast stellare? Chi ha già visto Serenity – L’isola dell’inganno, nei cinema dal 18 luglio, si sta ponendo questa domanda, con una critica internazionale divisa tra chi ha apprezzato la sua variazione sul tema del noir e i ferocissimi detrattori, che avrebbero invece preferito una struttura più convenzionale.
La trama
La premessa è delle più classiche. Baker Dill (Matthew McConaughey) è un uomo con strane ossessioni e un oscuro passato, che vorrebbe dimenticare. La sua vita sulla piccola isola di Plymouth è piuttosto tranquilla, fatta di turismo e pesca insieme all’amico Duke (Djimon Honsou), senza grandi emozioni eccetto la caccia al tonno Justice (il suo personale Moby Dick) e le visite di Constance (Diane Lane), la sua matura amante. Improvvisamente questa placida routine viene sconvolta dal ritorno della sua ex-moglie, Karen (Anne Hathaway), di cui subisce ancora il fascino. Dopo la fine della loro storia Karen ha sposato un altro uomo, con cui sta crescendo il figlio adolescente avuto anni prima con Baker. Ma adesso sostiene che quest’uomo sia un pericolo per entrambi ed è venuta sull’isola per chiedere al suo vecchio amore di proteggerla… dando in pasto il suo attuale marito agli squali, in cambio di 10 milioni di dollari. Tutto quello che deve fare Baker è spingerlo casualmente fuori bordo al momento giusto. È qui che il film prende una piega completamente inusuale, con un ardito colpo di scena destinato a far discutere.
Qualche nota positiva
Senza fare spoiler, possiamo dire che c’è chi ha riconosciuto all’autore il merito di essere andato controcorrente, anziché limitarsi a confezionare l’ennesimo thriller. La rivista americana New Republic ha particolarmente apprezzato i richiami a Hemingway, chiara ispirazione per il protagonista che sembra uscito dalle pagine de Il vecchio e il mare. È vero che in questo film Knight ha fatto ampio uso dei migliori stereotipi dei noir d’epoca, a partire dall’acconciatura alla Veronica Lake sfoggiata dalla Hathaway, ma in maniera consapevole e orientata al sovvertimento finale di tutte le aspettative.
Questo spiegherebbe anche l’estetica patinata e un po’ kitsch, che strizza l’occhio agli anni ’80. Il risultato a cui puntava il regista è un neo-noir che sa dare il giusto tributo al passato, ma con uno sguardo dissacrante.
Le ragioni dell’insuccesso
Nessuno sembra aver odiato questo film quanto gli inglesi. Consegnato da subito al limbo di gennaio, che per gli spettatori anglosassoni è l’equivalente del mese di agosto in Italia, ha collezionato una serie di pesanti stroncature. Secondo il Guardian, Serenity è un film così brutto che non può neanche avvalersi dell’attenuante del mese difficile per giustificare il suo insuccesso: si tratta proprio di ricompensa karmica.
È quello che capita agli sceneggiatori che hanno da tempo smesso di sentire la parola “no” e non sono più in grado di fare autocritica, portando avanti soggetti tremendi eseguiti con squisita perfezione. Tutta la maestria del mondo non può salvare un’idea così mal concepita.
Se pensate che questa opinione sia viziata da un certo snobismo, sappiate che anche i tabloid ci sono andati giù pesante. L’Evening Standard, il quotidiano gratuito più famoso di Londra, ha inserito tra i capi d’accusa i troppi primi piani artistici del lato B di McConaughey, la recitazione sfacciatamente sopra le righe di entrambi i protagonisti e quella svolta finale che non ha saputo convincere.
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